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Autore: OfeliaMontgomery    22/03/2014    2 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17, ottobre, 2014
Ofelia stava dormendo tranquilla nel suo letto fin quando non sentì una voce chiamarla, Ofelia, Ofelia vieni qui.
La ragazza si alzò dal letto, balzando giù senza fare rumore e poi dirigendosi verso il bagno, si fermò davanti allo specchio. L’immagine dall’altra parte si muoveva da sola, non era il suo riflesso ma era un’altra lei. La ragazza oltre lo specchio le sorrise – Così sei tu l’ultima rinata – esordì con voce flebile l’altra lei – Io sono quella morta prima di te, il mio nome Rebekah Warner – continuò a parlare il riflesso.
– Come sei morta e perché? – domandò frettolosamente Ofelia perché voleva sapere ogni cosa.
Rebekah rise leggermente – Quante domande – disse spostandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio – Abbiamo sempre avuto dei capelli stupendi – continuò toccandosi in continuazione la folta chioma.
– Rispondi alle domande, come sei morta? E perché? – ridomandò Ofelia portando le braccia al petto.
Rebekah sospirò – E va bene! Mi hanno sparato in testa – disse alzando le spalle – Ho minacciato la persona sbagliata, ecco tutto – continuò appoggiando una mano sullo specchio riflettendolo verso Ofelia.
– Perché hai minacciato una persona? – chiese sempre più curiosa Ofelia appoggiando la sua mano sullo specchio andando a coprire quella di Rebekah.
– Oh..vuoi proprio sapere tutto eh? Comunque…facevo la prostituta e mi servivano soldi. Un giorno entrò nel club un uomo molto ricco e chiese di me così lo accontentai, sai cosa intendo. Dopo quella notte, iniziai a pedinarlo e scoprì che aveva una famiglia. Lo minacciai di dire tutto sua moglie, ma lui non voleva saperne di cedere. Gli dissi che se non mi avesse dato la somma che volevo, quella stessa sera sarei andata a dirlo a sua moglie. Ma lui fu più furbo di me e ordinò ad un suo sicario di uccidermi. Il suo sicario venne a casa mia dicendomi che il suo capo non aveva intenzione di pagare la somma, allora io gli disse che le foto le avrei portare proprio in quel momento dalla moglie, ma lui fu più veloce, mi spinse facendomi cadere dalle scale, picchiai la testa sul pavimento e mi feci male ad una gamba. Non riuscivo ad alzarmi, il dolore alla gamba era insopportabile, così mi trascinai fino ad arrivare vicino ad un tavolino dove c’era appoggiata una lampada. Ero sul punto di prenderla, ma non ci riuscii perché mi sparò un colpo in testa. Ecco tutto – finì il suo racconto facendo una smorfia – Che vita di merda – esclamò ancora Rebekah.
– Oh mio dio – esclamò Ofelia portandosi una mano alla bocca sconvolta – Davvero eri una prostituta? Ma nostra madre dov’era? – domandò scossa.
– Ahhh, la storia con nostra madre era un po’ complicata. Io non volevo niente. Non volevo farmi mantenere da loro e così scappai di casa a quindi anni – rispose sospirando stanca.
– Oh, mi dispiace. Posso chiederti com’è possibile con te riesco a parlare e con le altre no? –
– Ti potrebbe succedere anche con le altre. Io volevo davvero parlarti quindi sono riuscita a collegarmi a te, senza farti del male. Non come quello che ti ha fatto Georgia il giorno in cui ti sei trovata nel bosco. Lei è entrata in te, in quel momento non eri più Ofelia ma Georgia –
– Vorresti dirmi che loro possono usare il mio corpo quando vogliono? –
Il nostro corpo. Comunque no, solamente quando vogliamo parlare con te. Per Nora, Delia e Georgia è molto più difficile trovare un contatto con te perché loro sono nate moltissimo tempo fa. Mentre io e Arlene riusciamo a contattarti senza farti del male, solamente perché siamo nate un po’ più vicine a te. No, forse Arlene potrebbe farti del male ma involontariamente –
– Wow che casino – esclamò Ofelia massaggiandosi le tempie.
– Tesoro con chi stai parlando? – domandò una voce femminile da fuori, Ofelia guardò impaurita la porta poi tornò allo specchio, ma il riflesso era tornato il suo, non c’era più Rebekah.
– Con nessuno mamma. Avevo solamente un po’ di mal di testa. Ora torno a letto – parlò la ragazza appoggiando la testa contro alla porta.
– Va bene, buonanotte tesoro – disse dolcemente la madre. Ofelia sentì sua madre allontanarsi con passi veloci, quando fu certa che la sua camera fosse vuota uscì, andando ad infilarsi sotto alle coperte pronta a rimettersi a dormire, anche se dopo quello che aveva scoperto non aveva molto più sonno.
 
Riuscì finalmente ad addormentarsi, ma un dolore allucinante la svegliò dal suo sonno. Una fitta fortissima le attraversò la schiena facendola piegare in due, tanto da farle mancare il fiato. Provò a chiamare sua madre, ma le uscì un suono strozzato. Sembrava che le stessero rompendo ogni ossa del corpo. Un dolore allucinante. Cercò di alzarsi dal letto, ma l’unica cosa che fece fu un frastuono assurdo perché la lampada che teneva sul comodino si frantumò al suolo.
La madre sentendo quei rumori scorse subito in camera della figlia, dove la trovò rigida e con gli occhi bianchi.
– Madre – parlò Ofelia, ma il suono che uscì dalla sua bocca era metallico, proprio come l’era successo con Georgia.
– Chi sei? – domandò la madre avvicinandosi al letto.
– Madre, sono Nora – rispose facendo tossire sangue ad Ofelia – Sono stati Re Albert e sua figlia ad uccidermi. Non mi sono suicidata – tossì ancora muovendo a scatti il braccio fino a portarselo al viso. Si toccò con una mano la bocca e si spaventò nel vedere il sangue – Madre chi sono le altre fanciulle con me? Ho paura – domandò Nora impaurita.
– Oh tesoro – disse rattristata la madre accarezzando il viso gelido della figlia – Nora, figlia mia devi liberare Ofelia sennò morirà e ricordati che ti vorrò sempre bene – continuò Lena guardandola tristemente prima di darle un bacio sulla testa. Nora annuì con le lacrime agli occhi poi li chiuse e tornò Ofelia che si alzò di scatto tossendo fortissimo.
– Shh piccola mia andrà tutto bene – le sussurrò la madre cullando fra le sue braccia. Ofelia scoppiò in un pianto di paura e disperazione stringendosi di più alla madre. Lena le sussurrò in continuazione andrà tutto bene fin quando non si addormentò fra le sue braccia.

 
  
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