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Autore: check_for_double_meanings    23/03/2014    2 recensioni
" Avevo la benedizione di Nemesi, mia madre. Mi sentii incredibilmente potente, niente avrebbe potuto impedire la giustizia, l’equilibrio. La mia vendetta. "
Cosa potrebbe essere successo a Ethan Nakamura. La mia ipotesi sulla vita del ragazzo senza storia.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ethan Nakamura
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non potevo crederci. Il mio cervello si rifiutava di accettare ciò che era appena accaduto. Vedevo tutto intorno a me come fosse a rallentatore. Sentivo delle urla in lontananza, suoni metallici ovattati e voci indistinte. Sentivo un vento gelido che mi attraversava gli abiti ormai strappati e si insinuava nei tagli, ma non era quello che mi faceva male. Qualcuno provava a fermarmi brancandomi per le braccia, che mi scrollavo violentemente di dosso. Gli occhi iniziavano ad appannarsi e la gola a seccarsi. Avevo paura che stesse accadendo davvero, ma era così doloroso che ci misi qualche attimo per realizzare quanto stesse effettivamente avvenendo.  Purtroppo era tutto vero. Vidi un arciere che stava scoccando la sua freccia, puntando dritto al petto di mio fratello Jay. Corsi verso di lui cercando di prendere la freccia al posto suo, ma era troppo veloce. Vidi l'espressione disperata di Jay mentre la freccia lo trapassava da parte a parte. Fece un paio di impacciati passi indietro e cadde da quella conformazione di rocce prima dello strapiombo chiamata il Pugno di Zeus. Mi bloccai di colpo e le ginocchia mi cedettero. Mi ritrovai per terra a urlare il suo nome. Ma era inutile, se n'era andato per sempre. Non ci vidi più. Sguainai la mia spada e mi scagliai contro il primo nemico che incontrai, era un giovane semidio della fazione avversaria. Era poco più di un bambino, ma alla mia spada non faceva differenza. La sua testa rotolò lontano dal suo corpo, lasciando una lunga traccia di sangue tra le piante. I miei compagni mi guardarono sbalorditi, erano spaventati da me. Quella sensazione di smarrimento si trasformò subito in eccitazione. In qualche modo mi piaceva essere temuto, soprattutto da chi da me proprio non se l’aspettava. Però in quel momento ero accecato dalla rabbia, c’era qualcosa di più importante a cui pensare. Continuavo a menare fendenti, uno dopo l’altro, e sentivo sulla pelle il sangue dei ragazzi che uccidevo. Mi avevano privato della mia metà, io non avrei indugiato a privarli della metà del loro esercito. Ma da solo non ce l’avrei mai potuta fare.                                            
Probabilmente me ne sarei pentito per il resto della vita, ma era giusto così. Avevo incredibilmente paura di ciò che stavo per fare, era estremamente pericoloso. Ma ero disposto a tutto per rivendicare mio fratello. Non ero mai ricorso a tanto.                
Decisi di fare un patto con mia madre.                                                                                 
Persino la sua legge fondamentale non mi fece esitare. “Occhio per occhio”. Le feci questo sacrificio. Mi ritirai dietro ad un grande albero e iniziai a pregare. Un gemello per un gemello, un mio occhio per mio fratello gemello Jay. Spezzai un rametto dall’albero e con un urlo me lo conficcai con forza nella cavità oculare. Un dolore fisico che rispecchiava perfettamente il dolore emotivo che provavo. Rimasi privo di sensi quel tanto che bastava per ritrovarmi con una benda sulla ferita e in condizione appena migliore, ma non perché la battaglia fosse finita. Con l’unico occhio che mi rimaneva, che non mi permetteva ancora un buona visione della profondità, riuscì a scorgere una ragazza con un arco con una freccia pronta per essere scoccata. A quel punto nella mia testa balenò il viso di mio fratello trafitto da una freccia. Il mio corpo agì senza riflettere.                                                                                                                             
Provavo una strana sensazione, e non solo perché ero osservato da decine di ragazzi. Arrivato alla spiaggia della baia di Long Island trascinando sulla spiaggia scogliosa l’arciera per la gamba che non le avevo amputato, la gettai in acqua e la annegai. Non tolsi lo sguardo dai suoi occhi finché non li vidi fissare il vuoto. Ma specchiandomi nell’acqua un particolare attirò la mia attenzione, uno strano bagliore viola che emanavo dal corpo. Feci fatica a crederci. Lo avevo visto raramente in vita mia, ma ero sicuro di cosa si trattasse.                                                                                                                      
Avevo la benedizione di Nemesi, mia madre. Mi sentii incredibilmente potente, niente avrebbe potuto impedire la giustizia, l’equilibrio. La mia vendetta.
  
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