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Autore: Earth    23/03/2014    2 recensioni
Vecchio titolo: Afterword.
Come ha fatto quel libro a finire in quella giacca? Come andarono le cose prima e dopo/dopo e prima di Manhattan?
Piccola ff di 4 capitoli sul Dottore senza il Dottore in cui ti racconterò la mia versione dei fatti e se pensi che non ci sia nulla di meglio da fare se non girovagare qui su efp prego: questa storiella è fatta a posta per te ^.^
Dal testo:
"...La città era già lontana, i binari curvarono a destra, ed eccola lì che apparve, come per un ultimo saluto, avvolta dai suoi palazzi che sfioravano il cielo, la bella e frizzante Grande Mela, mentre diventava sempre più piccola. E, come un bruco, che a pancia piena esce da un buco nella rossa buccia di quel malcapitato frutto, il treno si allontanò da New York..."
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Amy Pond, River Song, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 4

In cui il Dottore cerca la sua giacca




« Sei sicura di dover andare? Anche se sei vecchia sei divertente! » disse il bambino, sfoderando un sorriso a trentadue denti, mentre si avvicinavano al vagone numero otto del treno per Philadelphia.
« Anthony! » lo rimproverò Amelia, dandogli un leggero schiaffo sulla testa.
« Ahi! Mamma mi hai fatto male!» si lamentò lui, sistemandosi i capelli, scombussolati dal vento presente nella stazione e dalla mano della madre.
« Non si dicono queste cose!»
River rise. Per qualche strano motivo, a lei ancora non del tutto chiaro, stare con quella sua scollacciata famiglia la faceva sentire bene. Nessuna spiegazione da dare, nessun emozionante pericolo da scampare, solo strani momenti di vita “normale” a cui non era certa si sarebbe mai abituata del tutto, anche se, probabilmente, era proprio questa forse reale, tranquilla semplicità che la faceva sorridere.
« Buon viaggio per... per ovunque tu vada » disse Rory stringendole la mano.
« Stai attenta » aggiunse Amy abbracciandola.
River stava salendo sul gradino che separava il marciapiede dalla carrozza « Perché? » chiese.
« C'è sempre da stare attenti » spiegò Amelia, sorridendo « E sappi che puoi venire qui da noi quando vuoi. Ok? » aggiunse con tono da “discorso serio”.
« Ok! » rispose lei divertita « Vedrò di ricordarmelo. »
« Torni dai tuoi amici nel cinquentanesimo secolo? » il piccolo Anthony la scrutò dall’altro in basso, come aveva fatto la sera precedente, quando le aveva aperto la porta del salotto. « Prima devo sbrigare una faccenda, ma poi sì, torno nel “cinquentanesino” secolo » e lui sembrò soddisfatto da quella risposta: infilò le mani nelle tasche del cappotto e non replicò più nulla.
« Allora, a presto » le disse Amy.
« A presto » rispose lei. Li osservò per un attimo: sembravano proprio una comune famigliola, perfettamente mescolati in quel luogo e quel tempo che era diventato un po' anche loro.
« Ciao! » gli disse sorridendo, poi si voltò e con passo deciso si fece strada lungo il corridoio del treno.

La città era già lontana, i binari curvarono a destra, ed eccola lì che apparve, come per un ultimo saluto, avvolta dai suoi palazzi che sfioravano il cielo, la bella e frizzante Grande Mela, mentre diventava sempre più piccola. E, come un bruco, che a pancia piena esce da un buco nella rossa buccia di quel malcapitato frutto, il treno si allontanò da New York. Il fatto che il manipolatore del vortice non funzionasse in quella New York era snervante, ma almeno aveva l'occasione di capire per quale motivo certa gente non amava viaggiare e, nonostante tutte la meraviglie del mondo, preferisse starsene comodamente seduta nel proprio salotto ad ascoltare la radio.
Il signore dai capelli brizzolati seduto di fronte a lei non aveva fatto altro che leggere un giornale sgualcito, mentre fumava la pipa, così da spargere nell'aria un infinità di piccole nuvolette grigie dalla forma confusamente ovale. Intanto una coppia di bambini, vestiti perfettamente uguali, stava litigando da circa mezz'ora per un vecchio orsacchiotto di peluche, mentre la loro mamma chiacchierava amabilmente con una signora dal cappello viola, su quale fosse il modo migliore per preparare una torta di fragole all'arancia. E, poi, c'era il tipo che controllava i biglietti; continuava a passare ogni trentasette minuti esatti, neanche avesse una sveglia, e, con una scusa o con un'altra, si fermava ripetutamente accanto alla ragazza bionda, seduta all'altro capo del vagone, facendo ingelosire, in modo evidente, quello che doveva essere il fidanzato della bella.
River tornò a guardare fuori del finestrino il paesaggio che correva veloce e si trovò a pensare che, se il Dottore fosse stato lì in quel momento, avrebbe trovato incredibilmente adorabile tutto quel trambusto che a lei stava solo facendo venire mal di testa.

Quando la voce gracchiate dell'altoparlante annunciò che erano arrivati alla stazione nella periferia di Philadelphia, il sole stava già tramontando.
River raccolse la sua borsa e scese con un salto dalla carrozza. Nella stazione l'aria era grigia e un miscuglio di odori, dolci e salati, dei bar che preparavano un imitazione della cena, insieme a quello della gente che andava di fretta, la riempiva. Zigzagò tra i passanti, tra le loro ingombranti valigie e, passando accanto ad un presunto capotreno, che si lamentava del suo prossimo turno di lavoro, previsto tutta la notte, uscì dalla stazione. Sul marciapiede fece segno ad un taxi giallo di fermarsi.
« Dove la porto, signorina? » chiese l'autista, guardandola dallo specchietto retrovisore.
« Al duecentoventuno di Bleecker Street. »
Il taxi ripartì e sfrecciò per le strade vuote della periferia. Attraversarono un gruppetto di villette illuminate dagli addobbi natalizi che, con i loro colori, davano l'illusione che fosse un po' più giorno e un po' meno freddo di quanto non era.

La piccola casa editrice si trovava incastrata al piano terra di un grosso edificio dalla parete di vetro, in una di quelle grandi vie piene di negozi e di gente che va avanti e indietro con grosse buste colorate in mano. E questo sarebbe stato un bene, se solo qualcuno dei proprietari di quelle buste si fosse soffermato a guardare la vetrina della piccola “Scrawling Books”.
River ne osservò l'insegna lampeggiante, a cui si era fulminata qualche lampadina, e poi, accompagnata dal tintinnio delle campanelle appese sulla porta, entrò.
« Signor Scrawl, è qui? » chiese, avanzando tra i cumuli di volumi impilati nell’ingresso « Sa, credo che sia arrivato il momento di dare una sistemata a questo posto » aggiunse, scavalcando un grosso libro dalla copertina verde smeraldo abbandonato ai piedi del bancone.
« Oh, salve Melody, come sta? » un omino grassoccio, infilato in un completo grigio, che faceva a pugni con la camicia gialla sottostante, apparve alle spalle di River.
« A dire il vero non l'aspettavo prima delle sei » continuò il signor Scrawl girando attorno al bancone e controllando il suo orologio da taschino « È andato tutto bene il viaggio? »
« Sì, un po' insolito, ma direi che è andato bene. Le ho portato il manoscritto.» disse, appoggiando la borsa sul bancone e tirandone fuori la cartellina marrone.
« L'ha finito? » chiese il signor Scrawl, sistemandosi gli occhiali sul naso e cominciando a sfogliare quel futuro libro « Non vedo l'ora di lavorarci!» esclamò «Aveva accennato a qualcosa di autobiografico, ma, dalle ultime pagine che mi ha inviato, ho potuto vedere che ha cambiato idea, la storia mi pare tutt'altro che realistica. »
River sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi enigmatici e, come ogni volta, il libraio la guardò perplesso per qualche istante.
« Sa, caro Scrawl » gli disse « Ogni volta che ci incontriamo rimango sempre più colpita dalla sua perspicacia. »
L'uomo sembrò lusingato da quelle parole e, raddrizzatosi in tutta la sua altezza, le porse la mano « Lei è troppo gentile, signorina Malone, prima o poi mi farà arrossire! »
River rise e gli strinse la mano « Arrivederci, allora. Quando pensa che potrò tornare per vedere il mio lavoro pubblicato e sistemato? »
« Oh, beh! Ci vorrà del tempo, sa, c'è tutta la revisione e la stampa, la copertina...» cominciò a farfugliare.
« Per l'inizio della primavera ce la possiamo fare? » chiese lei.
« Primavera? Sì, sì, certo! La primavera andrà benissimo! » continuò a balbettare lui.
Così, dopo qualche altro minuto passato tra saluti e convenevoli di vario genere, River sgattaiolò fuori dalla libreria.

Quindi avrebbe dovuto aspettare diversi mesi. Per quale motivo c'era così tanto tempo da perdere?
Passeggiò per qualche minuto lungo il marciapiede semi ghiacciato di Bleeker Street, pensando a tutto il tempo che mancava alla primavera e al fatto che a lei, aspettare, non era mai piaciuto. No, lei non aveva mai sopportato perdere tempo.
Tornò indietro velocemente, accompagnata dal suono dei tacchi contro l'asfalto bagnato, e, mentre camminava, estrasse dalla borsa il manipolatore del vortice: se lo sistemò intorno al polso, impostò le coordinate, premette il pulsante di “partenza” e, in un attimo, la piccola casa editrice del signor Scrawl apparve circondata dalla primavera.

Poi, nel giro di venti minuti, la “Scrawling Books” sparì di nuovo, dissolta insieme al marciapiede, pieno di vecchie gomme da masticare, e all'aria grigiastra di Philadelphia. Ora il cielo era azzurro e i raggi del sole sbattevano sulle casette di mattoni rossi che si rincorrevano su per la strada. River si guardò intorno, chiedendosi se fosse finita nel posto sbagliato, ma, poi, una cinquantina di metri più in là, accanto all'insegna ingiallita di un negozietto di orologi, notò quell'inconfondibile cabina blu.
La donna sorrise, e si incammino verso il TARDIS, arrivò alla porta ed entrò senza bussare.
Era il solito TARDIS, o almeno quello che era solito essere ultimamente, con quella luce leggermente arancione e i fili che si diramavano di qua e di là, come se avessero voluto imitare le liane di un grosso albero secolare. Comprese le scale e tutto il resto.
Si avvicinò alla consolle, le girò intorno, e quella cosa che faceva su e giù nel pilastro centrale del piano dei comandi fece su e giù.
Lanciò uno sguardo al freno a mano inserito, su cui qualche ragnetto intergalattico aveva tentato di tessere una tela, premette gli stabilizzatori blu e tirò la leva arancione accanto allo scanner.
« Che fine ha fatto la mia giacca? » gridò ad un tratto la voce del Dottore.
River si guardò intorno, ma del Signore del Tempo non vide nemmeno l'ombra.
« Amy! Hai visto la mia giacca? » continuò lui da uno dei corridoi del piano superiore.
« Quale giacca? » chiese in risposta la voce di Amelia.
« Come quale giacca! La mia, quella che avevo ieri! » ora la voce del Dottore si era spostata, e proveniva dal piano inferiore.
« Quella che avevi mentre scappavamo dai tipi con le antenne? »
« Esatto! » si sentirono dei passi e poi il tonfo di qualcosa che rotolava.
« No, non l'ho vista. Non ne hai un'altra? »
« Certo che ne ho un'altra! » le rispose il Dottore con tono indignato « Rory! Hai preso tu la mia giacca? »
River sorrise, notando, lì accanto a lei, abbandonata sul corrimano delle scale, la giacca in tweed marrone chiaro che il Dottore stava cercando. La prese per le spalle e la stese davanti a sé: effettivamente era un po' bruciacchiata e avrebbe dovuto ricevere una bella stirata.
Estrasse dalla sua borsa il libretto in edizione tascabile, per il quale aveva fatto tutti quei giri, lo osservò per un momento, chiedendosi ancora cosa le sarebbe mai saltato per la testa per approvare un'immagine di copertina tanto ridicola, e lo infilò nella tasca interna della giacca, accanto al cacciavite sonico, che ronzò, evidentemente infastidito dal nuovo arrivato. Poi la appoggiò sulla poltroncina accanto alla consolle.
Rimase ancora un attimo lì, ad ascoltare i rumori del TARDIS, dei suoi abitanti e di quell'ordinato groviglio che era la sua vita.
Poi impostò, ancora una volta, le coordinate sul manipolatore del vortice che aveva al polso e, un istante prima che il Dottore facesse capolino nella sala di controllo, sparì.







NdA:
Ed eccoci qui ^.^ qui si conclude questa storia, spero vi sia piaciuta, almeno un pochino, ma anche se vi avesse fatto accapponare la pelle dalla prima all'ultima riga vi ringrazio tanto lo stesso per averla letta! Io ci ho provato, ho cercato di raccontarvi quella che potrei (forse) definire la "mia versione dei fatti" e sappiate che come sempre mi farà molto molto piacere sentire cosa ne pensate, tutti i vostri commenti, belli, brutti, ne belli ne brutti! Saranno sempre ben accetti ^.^ ringrazio tutti coloro che hanno seguito, preferito e ricordato, tutti quelli che hanno letto e recensito :-)

un bacione a tutti e a presto XD

   
 
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