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Autore: Serendipity__    25/03/2014    12 recensioni
Ci sono strade che devono essere percorse sino in fondo per capire a cosa porteranno.
Yuki non avrebbe mai potuto immaginare dove l'avrebbe portata quella che ha imboccato quando è salita la prima volta sull'Arcadia, ma ora, a distanza di tanti anni e nonostante il dolore, sa che se tornasse indietro rifarebbe la stessa identica scelta.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Un po' tutti, Yuki
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Prima di tutto lasciatevi dire ancora grazie per l'accoglienza calorosa che avete riservato non solo alla mia storia, ma anche a me!
Mi ha fatto davvero un immenso piacere chiacchierare con voi, condividendo la passione comune per il Capitano e la sua ciurma.
Detto questo... vi lascio alla lettura del capitolo e aspetto di conoscere le vostre impressioni (per chi avrà ovviamente voglia di farmele conoscere).
A presto
Sere 






Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock






Yuki ha una discreta esperienza in fatto di astronavi e quella che vede attraccata al molo 7a ha tutta l'aria di essere in procinto di cadere a pezzi.
Dovrebbe esserne preoccupata, ma a fare da garanzia a quel ferro vecchio, e a chiunque lo piloti, è stato Yama in persona. Tanto le basta per avvicinarsi al portellone abbassato, affacciarsi all'interno ed annunciare la sua presenza con il rimbombare cupo dei suoi passi.
- Mizuko Miura, giusto?
L'uomo è sbucato da dietro un pannello aperto, probabilmente quello della centralina di comando dei propulsori DAS, un tipo di alimentazione ormai superata da diversi anni.
- Sì.
- Io sono Takao Fukuda. Proprietario e pilota di questa bagnarola... e non smentire la cosa, ce l'hai scritto in faccia che lo pensi.
Scorge un lampo ironico negli occhi dell'uomo e si appunta di non sottovalutarlo, l'aspetto può farlo sembrare un innocuo personaggio un pò in là con gli anni, ma potrebbe non essere affatto così.

Anzi, se lei sta per imbarcarsi su quella nave con lui, è quasi certo che abbia avuto la sua parte di guai in passato.
- Mi hanno detto che sei una tipa in gamba. Forse, allora, puoi darmi una mano con questi circuiti elettrici. Venendo qui sono incappato in una tempesta magnetica e hanno dovuto fare gli straordinari per tenere in funzione i propulsori. Ora fanno un pò di capricci e vanno rimappati. Però devo anche finire di stivare il carico, quindi se ci dividiamo i compiti, partiremo sicuramente prima.
La sta decisamente sottoponendo a un qualche tipo di esame. Non sa bene perchè se è donna o perchè semplicemente vuole testare le sue reali capacità.
In ogni caso ha fretta anche lei di partire, quindi lascia cadere la sacca dove sono contenute le poche cose che possiede  e si avvicina al quadro comandi.
Lo studia un attimo e poi torna a fissare l'uomo che si è spostato per farle spazio.
- Sono le centraline ad essere rimappate non i circuiti elettrici. Quelli si possono solo controllare con un tester che qui non vedo.
Dopo quella risposta spunta un sorriso più spontaneo sulla faccia di quel Fukuda e glielo rende decisamente meno sospetto.
- Esame superato. Il tizio che mi ha parlato di te, mi ha detto che hai bisogno di cambiare aria per un pò e che potresti avere anche bisogno di un lavoro e di un posto in cui stare. Si da il caso che io stia proprio cercando un aiuto per mandare avanti l'officina in cui aggiusto bagnarole come questa. Posso anche offrirti una stanza decente in cambio di un modesto affitto che tratterrò direttamente dalla tua paga.
Yuki è decisamente presa in contropiede da queste affermazioni, ma se c'è una cosa che ha imparato bene in questi anni è proprio quella di mascherare le sue emozioni davanti a degli sconosciuti. Così anche se non ha la minima idea di cosa Yama abbia detto di lei a quel tale, fingerà che ne sia a conoscenza.
- Può darsi che sia vero quello che ti hanno detto. Però anch'io ho bisogno di capire una cosa da te.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, si sente pronta a scattare come quando era in procinto di gettarsi a capofitto nel pieno dell'azione se la sua risposta non la convincerà.
- Eri già un simpatizzante della causa per conto tuo o lo sei diventato dopo essere stato "ospite" a bordo dell'Arcadia?
La reazione dell'uomo è quella di scoppiare in una sonora risata e le ricorda qualcun'altro di cui lei si è subito fidata.
Yattaran, speriamo che il mio sesto senso non si stia sbagliando su questo tale come non lo ha fatto con te!
- Sinceramente? Lo sono diventato dopo aver scoperto che il soggiorno offerto era decisamente più piacevole rispetto a quello che mi è stato riservato nelle galere della Gaia Sanction.  
- E come ci sei finito a bordo dell'Arcadia?
- Qualche anno fa la sua rotta ha incrociato quella dell'astronave che mi stava trasferendo in un'altra colonia carceraria insieme ad altri detenuti ed è scoppiata una battaglia. Siamo sopravvissuti in pochi, pensavamo che ci avrebbero abbandonati al nostro destino, invece ci hanno scaricati dopo un paio di giorni su un pianeta sicuro, facendo di noi degli uomini di nuovo liberi.
- Che cosa avevi fatto?
- Trasportavo merci proibite... terra, sementi e piante trafugate dalle serre installate sulla Terra Madre. Il guadagno era buono e l'idea che nello stesso tempo infrangevo le leggi della Gaia Sanction era un incentivo.
Yuki non ha bisogno di sapere altro. Anzi, un'ultima cosa c'è.
- E hai avuto la fortuna di conoscere il leggendario Capitano che la governa?
Fukuda si fa improvvisamente serio.
- No. Ma la sua presenza su quella nave l'ho avvertita in ogni singolo componente del suo equipaggio. La fede incrollabile che nutrivano in lui è qualcosa che se anche campassi mille anni non potrei dimenticare.
Yuki sente lo stomaco annodarsi, perchè quello è sempre stato l'effetto che il suo Capitano ha suscitato negli altri.
- Sì, hai ragione, il Capitano dell'Arcadia è qualcuno che davvero non si può proprio dimenticare.
Yuki lo afferma mentre pensa che non ha la minima idea di come lo troverà, o come reagirà o cosa le dirà, è certa però di volerlo scoprire a qualsiasi costo, anche quello di vedersi un'altra volta respinta.
Solo che non si arrenderà, ma anzi, proprio come le ha insegnato lui, questa volta combatterà sino in fondo la sua battaglia.



XXXXXXXXXXXXXXX



- Ehi, presto, svegliati!
E' uno scossone rude quello che la strappa da un sonno profondo, tanto che per un attimo non riesce a capire bene dove si trovi.
- Forza, dai! Abbiamo un problema e bello grosso.
Le viene gettato addosso qualcosa di pesante e Yuki lo afferra al volo, in un riflesso condizionato retaggio di quel passato che la vedeva pronta a scattare in qualsiasi momento.
- Di che si tratta?
Le ci è voluto il tempo di capire che stringe tra le mani un kit di sopravvivenza per renderla del tutto lucida e attenta.
- Un incrociatore della Gaia Sanction di pattuglia. Non avrebbe dovuto battere questa rotta, ma evidentemente qualcosa è cambiato rispetto alle informazioni che mi avevano dato.
L'uomo sta cercando qualcosa in una cassa portaoggetti lì vicino, ma lei ha bisogno di guardarlo in faccia, così lo afferra per un braccio e lo strattona con forza per farlo voltare verso di sè.
- Perchè non stiamo scappando?
Perchè sta succedendo? Perchè Yama si è fidato di quel tipo? E lei, perchè si è fidata a sua volta?
Le domande si accavallano nella sua mente e i pensieri corrono veloci, esaminano ogni possibilità, senza trovare nemmeno una risposta soddisfacente.
L'uomo però non abbassa lo sguardo, ma anzi la fissa a sua volta.
- Perchè le probabilità di sfuggirgli con questa astronave sono praticamente nulle e lo sai meglio di me.
Con un gesto rabbioso si libera della sua presa e torna a frugare nella grande cassa.
- Mi hai tradita?
Il disprezzo che mette in quelle parole le brucia quasi la gola, perchè per il suo codice morale quello è il delitto peggiore che qualcuno potrebbe commettere.
Proprio in quel momento Fukuda la costringe ad afferrare una busta sigillata scaraventandogliela addosso con forza.
- Non so chi sia tu, bellezza, però so bene chi sono io: uno che è pronto a pagare il suo debito verso chi gli ha salvato la vita. Mi è stato chiesto di portarti a destinazione ad ogni costo ed è quello che ho intenzione di fare.
Tra di loro irrompe il suono del computer di bordo che li avvisa che c'è una comunicazione prioritaria in entrata che chiede la loro identificazione immediata.
- Perciò sbrigati ad indossare la tuta termica perchè nel giro di un minuto devi essere su quella capsula di salvataggio.
Con la testa accenna al portellone dipinto di un rosso vivo che si trova poco distante da loro.
- E' l'unica parte di nuova generazione che c'è su questa bagnarola e ti porterà a destinazione con un'autonomia di aria e carburante più che sufficiente.
Yuki è in uno di quei momenti dove sa che lo spazio per prendere le decisione deve viaggiare sul filo dei secondi.
- Allora possiamo salirci entrambi.
Ma il suo interlocutore non la sta più guardando è già intento ad aprire il portellone di sicurezza che immette nello spazio antistante la capsula.
- Così hai deciso che non sono un traditore, eh?
Lei non risponde perchè si è chinata sulla cassa per vedere di trovare un'altra tuta, dopo aver indossato velocemente la sua ed è per quello che l'uomo riesce a prenderla di sorpresa.
- Bene, sappi che mi fa piacere.
L'ha afferrata da dietro, imprigionandole le braccia lungo i fianchi. Prova a liberarsi, ma lui la sta già trascinando verso la capsula.
- Allora, il piano è questo: getterò fuori tutto il carico per tentare di confondere nel mezzo la capsula e poi mi darò immediatamente alla fuga per attirare la loro attenzione. Quindi tu aspetta ad accendere i motori finchè non ci saremo allontanati. Ho già inserito le coordinate corrette nel computer di bordo, quindi seguile alla lettera.
Sono dentro lo spazio angusto della piccola navicella, ora, ma lui ancora non l'ha lasciata andare.
- Un pò mi dispiace che sia andata così, sono sicuro che avremmo lavorato bene insieme. Chissà, magari ci rincontreremo e avremo comunque modo di scoprirlo.
Yuki sta pensando che la sua prima impressione era corretta: non era un uomo da sottovalutare. Infatti con una velocità che non gli avrebbe mai attribuito, è riuscito a sgusciare fuori all'ultimo mentre il portellone di sicurezza si stava già riabbassando.
- Nel frattempo, Mizuko, ti auguro buona fortuna.
Tutto è successo molto rapidamente, senza lasciarle alcun margine per poter agire diversamente. Non concepisce l'idea di lasciare qualcuno nei guai al posto suo, non è questo che le è stato insegnato a bordo dell'Arcadia.
Poi la capsula si stacca all'improvviso dall'astronave, dandole la sensazione di andare alla deriva e allora i pensieri tornano inevitabilmente a tanti anni prima, quando ha vissuto una situazione simile con la differenza che lo sconosciuto che lei e Yattaran avevano dovuto abbandonare era stato Yama.
A salvarlo, però, era arrivato il loro Capitano.
E mentre i ricordi passati si accavallano alle immagini del presente, Yuki non può fare altro se non rendere omaggio al coraggio di quello sconosciuto sfruttando al meglio la possibilità di salvezza che le ha regalato con il suo sacrificio.
Così è con un misto di rabbia e dispiacere che aspetta di vedere l'incrociatore lanciarsi all'inseguimento della piccola astronave prima di accendere i motori .   


XXXXXXXXXXXXXXX


- Tu pensi che il Capitano ce l'abbia con me, Yattaran?
- Che cosa te lo fa credere, scusa?
- Non mi rivolge quasi mai la parola.
- Il Capitano è uno di poche parole con tutti, Yuki. Con il tempo ci farai l'abitudine.

Yuki sente queste voci ma fatica ad afferrarle, le sfuggono come se fossero sabbia tra le dita.

- Yuki, c'è una cosa che devo dirti prima che tu te ne vada.
- Che cosa, Yama?
- Grazie. Perchè hai creduto in me. Non so cosa ti abbia spinto a farlo quel primo giorno e poi anche dopo, quando nemmeno io sapevo più chi fossi davvero... però te ne sarò per sempre grato. 

Un peso le schiaccia il petto, ora, sente il bisogno di piangere.

- Esiste un modo per farti cambiare idea?
- No.
- Perchè sapevo già che sarebbe stata questa la tua risposta?
- Perchè mi conosci meglio di chiunque altro.
- No, non di chiunque altro.
- Yattaran, ti prego.
- Lo sai che è vero.
- Maledizione, sei proprio un testone! Vuoi che la nostra ultima conversazione sia una litigata?
- No. Vorrei solo che non fosse la nostra ultima conversazione, tutto qui, Yuki.

Forse sta piangendo, non ha piena coscienza di sè. Quelle voci sono sussurri e grida al tempo stesso, ma non sa se appartengono al passato o al futuro, perchè le sembra di fluttuare in un luogo dove il tempo non esiste.

- Oggi si spegne una luce anche dentro di me, Yuki Kei.
- Non penso di brillare così forte, Meeme.
- Lo dici perchè non sarai qui a vedere le ombre richiudersi dietro di te.

Forse le ombre sono venute a reclamare lei, invece, perchè non c'è luce dove si trova adesso. Vorrebbe gridare, ribellarsi, ma le voci non glielo permettono, continuano impietose a condurla in quel viaggio fatto di dolore che brucia come se un fuoco le stesse divorando la carne.

- Capitano, io lascio l'Arcadia.
L'uomo che le siede di fronte non si scompone.
- Prendo atto della tua volontà, Yuki Kei.
Le parole sono lame taglienti che le incidono la carne, laddove non lo ha già fatto il suo sguardo rimasto impassibile.
- L'Arcadia ti porterà ovunque tu abbia deciso di ricominciare.
Lei stringe forte i pugni, adesso, perchè il punto di non ritorno lo ha appena superato.
- La ringrazio per questo e... per tutto il resto.
In realtà c'è un fiume di altre parole che vorrebbe rompere l'argine delle sue labbra serrate, ma quando lui si alza in piedi pronto a congedarla, lei sa che accoglierà con il silenzio qualsiasi altra cosa potrà dirle perchè non sarà ciò che in realtà desidera.
- Come tuo Capitano ho soltanto un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre e sino alla fine dei tuoi giorni.
C'è tutto un futuro diverso per loro nello sguardo che è affiorato sul viso di quell'uomo che lei ama più della sua stessa vita, ma è durato il tempo di un battere di ciglia prima che lui le voltasse le spalle per lasciarla andare incontro al suo destino.

Si ribella, Yuki, geme, lotta contro quella visione che tenta di riportarla in una dimensione dove ha già sofferto troppo.
- Signore, la febbre è ancora alta. Credo non sia il caso di lasciarla da sola.
Quella nuova voce le giunge più nitida. Vorrebbe dirle di andarsene, di portarsi via anche tutte le altre, vuole solo essere lasciata in pace.
Ma non ha la forza, così ripiomba nel tormento di quelle voci incessanti.

-  E' ancora incosciente?
-  Sì. Ma la febbre è diminuita, Capitano, e la ferita non sanguina più.
Lei sente una mano sfiorarle la fronte, un tocco fresco sulla sua pelle che brucia.
- Voglio essere informato non appena si sveglia.
Lei vorrebbe dirgli che lo sente, che sta bene, ma il suo corpo non reagisce agli ordini della mente.
- Certo, Capitano. Sarà fatto.

Fresco.
Qualcosa la sfiora e risveglia una nuova sofferenza, più reale questa volta.
- Resto io con lei. Torni pure domani, alla solita ora.
Tutto il suo essere fluisce in quella voce, richiamato prepotentemente alla vita, dentro un corpo di cui torna a sentirne il peso per qualche momento.
- Bene, allora a domani.
Lotta, ma è ancora il buio a vincere, inghiottendola.

- Mi hai fatto perdere dieci anni di vita, Yuki.
- Però neanche un etto, vedo.
Ride Yattaran, lei anche, ma poi lo maledice perchè la ferita che si è procurata nell'ultimo abbordaggio tira e brucia.
- Ragazza, il cibo è la mia più grande consolazione, lo sai.
- Allora non oso pensare cosa diventeresti se dovessi morire!
- Probabilmente mangerei fino a scoppiare... un bel modo per raggiungerti, no?
Sono altre risate, altre maledizioni perchè se va avanti così le fa saltare i punti davvero.
- Invece di dire cretinate, raccontami piuttosto che cosa mi sono persa in questi giorni che ero fuori uso.
- Uhm... a parte che il Capitano era più taciturno e intrattabile del solito, niente.
- Come mai?
- Era molto preoccupato per il suo secondo ufficiale.
La guarda più serio adesso.
- Mi sa che stavolta hai fatto perdere dieci anni di vita anche a lui.

Tutto è confuso, la sua mente non riesce a separare ciò che è reale da ciò che non lo è. Il dolore fisico avanza, questo allora vuol dire che è ancora intrappolata nel suo corpo?
Spinge la sua coscienza ad indagare, ma c'è solo buio fuori e dentro di lei.

Qualcosa la strappa dal sonno agitato e quando apre gli occhi capisce che cos'è: il Capitano, in piedi poco distante dal suo letto.
La sua figura è un'ombra appena più definita tra quelle che si creano per via della tenue illuminazione che rischiara l'infermeria.
- Come stai, Yuki?
- Bene, Capitano.
Non vuole farlo preoccupare e ignorando il dolore, si tira su a sedere.
- Penso che tra un paio di giorni potrò tornare al mio posto.
Le batte forte il cuore mentre lo osserva incombere su di lei. La fissa come è successo solo poche volte, dandole l'impressione di poterle leggere dentro.
- Ti voglio sul ponte di comando solo quando ti sarai veramente ristabilita.
Forse arrossisce leggermente davanti all'uso delle parole"ti voglio", perchè lo vede fare un passo indietro, pronto ad andarsene.
Non vuole che succeda così presto e allora...

- Capitano...
E' suo quel sussurro disperato?
- Capitano... non...
Si sforza di gridarlo più forte, ma le parole si spengono in un gemito sofferente.


- Capitano, non se ne vada!
Lui è rimasto, così lei raccoglie il coraggio a due mani e va avanti.
- E' che ci tenevo a... a ringraziarla. Ecco, mi hanno detto che era abbastanza preoccupato per me... cioè... per la mia salute... così...
Non capisce cosa le stia succedendo. O forse lo sa fin troppo bene e inizia a doverci fare i conti. L'ammirazione e la fiducia che sente per lui sono sfociati in altri sentimenti più intensi e complessi.

Si agita, in affanno, cercando le parole migliori per uscire da quel momento che sta diventando insopportabile.
- Insomma... la volevo ringraziare. Mi fa sentire... meno sola di quanto sia veramente... ecco, tutto qui.
Non è quello che avrebbe voluto dire, è una bugia bella grossa e lo sanno entrambi. Avverte ancora di più il peso di quello sguardo che la costringe ad abbassare il suo, timorosa di aver osato troppo.
- Sono io che ti devo ringraziare, Yuki.
La voce del Capitano non risuona decisa come è abituata a sentirla. E' più bassa e leggermente... roca.
Sì, roca. Non le viene in mente un termine migliore per definirla.
- Per essere abbastanza in gamba da non farti uccidere là fuori. Se succedesse, credimi, non potrei mai perdonarmelo.
Yuki sa che in quelle parole c'è molto più di quanto lui abbia mai concesso a nessun'altro, però sente già che non le potrà bastare.
Mentre si stende nuovamente per dare tregua al dolore sul fianco, è cosciente che quel breve incontro con lui sarà uno di quelli che l'aiuteranno a restare a galla nei momenti bui che arriveranno inevitabilmente.

- Capitano... non... non morirò... glielo... pro... prometto.
Deve dirlo, mentre sente che sta scivolando di nuovo via, in un buio che adesso vede minaccioso.
In uno sprazzo di vera coscienza, forse l'ultimo, Yuki si rende conto che sta lottando tra la vita e la morte.
Ecco cos'è quell'agonia che la vuole strappare via da quei ricordi che ora le sembrano meno dolorosi rispetto a quanto potrebbe accaderle.
Morire e tradire così la promessa fatta al suo Capitano.



XXXXXXXXXXXXXXX



Un lungo respiro è la prima sensazione che percepisce.
L'aria ha forzato le sue labbra, è scesa lungo la gola e le ha dilatato i polmoni, riportandola in superficie proprio come se stesse emergendo da una lunga apnea.
Yuki spalanca gli occhi di colpo e si trova nel buio più impenetrabile.
Il panico, quello vero che ghermisce senza pietà, arriva subito dopo quella scoperta.
Il cuore prende a martellarle nel petto, che ora si alza e si abbassa affannoso, mandandola in iperventilazione.
Sta morendo.
Cerca di portare le mani là dove sente quel peso impedire ai suoi polmoni di funzionare correttamente, ma una presa salda glielo impedisce.
- Sei al sicuro, Yuki Kei, respira.
Il sangue le romba nelle orecchie, ma quel frastuono non è nulla in confronto alla forza con cui irrompe quella voce nella sua mente.
- Capitano!
Le sembra di impazzire, prigioniera di quel buio dove forse sta immaginando ciò che vorrebbe.
- Sì, sono io.
C'è qualcosa che sta bruciando dentro di lei, come un fuoco che vuole consumarla e non può fare a meno di credere che morire sia proprio così.
- Sto morendo, Capitano, mi dispiace.
Il panico è diventato una disperata rassegnazione a cui si sta arrendendo.
- Sei ferita gravemente, ma non morirai.
Quella voce... è come balsamo che si riversa su ferite aperte.
- Mi dispiace... mi dispiace...
- Yuki!
La voce è imperiosa, ma riempie lo stesso quel buio di colori vividi e lei può anche chiudere gli occhi ora, perchè non ha più paura.
- Non arrabbiarti con me...
Non vuole lasciare questo mondo con la sofferenza nel cuore.
- Ho provato a lottare... non ho tradito... la promessa...
E' la sua unica occasione per dirglielo, forse quel pensiero gli giungerà davvero, ovunque si trovi.
- Non parlare. Respira.
Si sforza di farlo, ma c'è un peso che le schiaccia il petto. E' troppo faticoso.
- Non... non ci riesco.
- Sì, invece. Lo devi fare.
Le sembra impossibile, eppure da qualche parte dentro di lei è fiorito un sorriso.
- E'... è un ordine... Capitano?
- Sì, Yuki Kei! E' un ordine!
Non le importa che quella voce sia così aspra, perchè è comunque lì per lei.
La porterà sempre nel cuore, anche quando avrà smesso di battere.




XXXXXXXXXXXXXXX



Il profumo è intenso, ma nello stesso tempo... familiare.
Yuki sta lottando contro quel torpore che vorrebbe di nuovo trascinarla nel buio da cui è emersa così faticosamente. Si sente come se stesse camminando sull'orlo di un precipizio e dovesse fare molta attenzione.
Così sta cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa la tenga lontana da quella minaccia, ed è il profumo ciò che la sta salvando.
Lo conosce davvero, ma non riesce ancora a ricordare...
C'è un colpo secco che la fa sobbalzare e sente una voce estranea chiedere il permesso di entrare.
Dove? Chi è?
Sono pensieri appena accennati.
- Avanti.
Ora scoppia il caos nella sua mente, perchè invece questa voce la conosce sin troppo bene.
- Signore, se vuole le posso dare il cambio per un pò.
- No, non ne ho bisogno.
Il cuore le batte forte.
Il cuore le batte forte.
Sente il suo cuore battere, allora è viva.
E quel profumo... allora quel profumo è... reale.
Come la voce.
- Va bene. Se ha bisogno sono di là.
Yuki cerca di capire, ma i pensieri corrono come impazziti e fermarli non è facile.
Si sforza di ricordare...
Un viaggio.
O un sogno? Forse è solo quello, così reale da sembrare vero.
C'è solo un modo per scoprirlo e Yuki spalanca gli occhi.
Buio.
Assoluto, impenetrabile e vuoto.
- Yuki...
Le lacrime spuntano a tradimento, perchè scopre che allora quella voce è di nuovo soltanto nella sua testa.
- Perchè non riesco a svegliarmi...
Avverte solo un lieve spostamento d'aria, prima che accada qualcosa che le toglie il respiro.
Qualcosa le sfiora una mano.
- Sei sveglia. Solo che i tuoi occhi sono feriti e ancora non sono tornati a vedere.
Volta il capo nella direzione da cui ha sentito provenire la voce e pensa... no, non pensa.
- Come... io... non ricordo...
E poi succede, lei cerca di alzarsi e una mano si appoggia delicata sulla sua spalla, invitandola a rimanere sdraiata.
- Sei ancora molto debole.
La sua mano è volata sulla spalla, per essere certa di ciò che ha sentito, ma non ha trovato altro che il tessuto ruvido di una benda.
- Hai riportato ferite gravi sia alla testa che al busto. Sei molto fortunata ad essere ancora viva, Yuki.
Quelle parole le provocano lunghi brividi freddi lungo la schiena. Non per quello che significano, ma per come sono state pronunciate.
C'è una rabbia trattenuta a stento.
- Mi dispiace. 
Un breve flash si affaccia nella sua mente, ha la sensazione di averle già dette quelle parole e proprio a lui.
- Ora devi tornare a riposare.
Niente le fa più male di quella voce che ha ripreso un tono distaccato. Nemmeno il dolore che le opprime il petto e di cui sta diventando cosciente ogni minuto di più.
Cosa le è successo? Non ricorda, tutto è così confuso.
Però ha ragione, è stanca.
- Mi... mi prometti che ci sarai ancora quando mi sveglierò?
All'improvviso sta lottando per rimanere lucida quel tanto che le basta per cogliere la sua risposta.
- Sì, ci sarò.
E' arrivata come sempre senza alcuna dolcezza, però a lei sembra lo stesso rassicurante.
E' di nuovo con lui, al momento solo questo conta.



XXXXXXXXXXXXXXXX




Quando si risveglia, Yuki ha due certezze: i ricordi sono tornati e non è sola, lui è lì come le ha promesso.
Apre gli occhi, ma il buio rimane.
- Cosa mi è successo agli occhi?
La domanda esce spontanea, non perchè sia la più importante, ma forse perchè le darà dell'altro tempo per pensare a come affrontarne di più difficili.
- C'è un coagulo di sangue che preme sul nervo ottico, non appena si scioglierà la pressione si allenterà e riacquisterai la vista poco alla volta. Hai anche riportato lo schiacciamento del torace, con la conseguente rottura di alcune costole.
Vorrebbe chiedergli chi l'ha medicata, chi l'ha curata per tutto il tempo che è rimasta incosciente, ma è un'altra la domanda che preme per uscire.
- Chi mi ha trovato?
- Io.
Il cuore perde un battito, non può essere diversamente.
- Come... come hai fatto?
Non vederlo la sta solo rendendo più consapevole della sua presenza e della sua vicinanza. Tanto che fatica a rimanere lucida.
C'è tutta una ridda di emozioni che deve tenere sotto controllo e non è affatto facile nelle condizioni in cui si trova.
- La capsula su cui viaggiavi è precipitata a solo qualche chilometro di distanza da questo posto.
- E che posto è questo?
- Mi stai dicendo che non conoscevi nemmeno la tua destinazione?
Lei ha avvertito la tensione crescere ad ogni domanda, ma non può fermarsi.
- Sapevo solo che ci saresti stato tu e tanto mi bastava per raggiungerlo.
Coraggio, Yuki.
- Non saresti mai dovuta venire.
Non pensava che sarebbe giunto così presto quel momento, ma lo deve comunque affrontare.
- Non potevo più restare lontana, Capitano.
In quelle parole Yuki ritrova finalmente se stessa. Le sembra di aver percorso una strada che non l'ha mai portata veramente in nessun'altra direzione, se non lì, a quel momento.
- E non hai pensato nemmeno una volta che non fosse quello che volevo io?
Il respiro le si blocca nel petto, perchè quelle parole sono come macigni che lui vi posa sopra.
Ma questa volta non si arrenderà.
- Non riuscirai a farlo di nuovo, Harlock.
Osa pronunciare quel nome che ha custodito sempre e solo dentro di sè, perchè ora vede chiaramente l'uomo dietro il Capitano invincibile che è riuscita ad allontanarla tanti anni prima.
- Perchè ora sono abbastanza forte da poter lottare non contro di te, ma anche per te. Sono sempre stata convinta che a fuggire fossi stata io... mentre invece, otto anni fa, sei tu che lo hai fatto.
Il silenzio che accoglie le sue parole non la spaventa più, perchè adesso vi legge dentro con una chiarezza accecante.
- Perciò raccimola ogni briciola di coraggio che ti è rimasta, Capitan Harlock, perchè questa volta non ti permetterò di lasciarmi un'altra volta.



                                       
 
Note

Spero che le scene iniziali siano state almeno in parte plausibili da un punto di vista logistico, d'altronde non ho molta esperienza di astronavi e viaggi spaziali!
So che forse vi aspettavate maggiori dettagli circa l'incidente di Yuki, ma siccome non amo molto le lunghe parti descrittive (anche come lettrice), preferisco che siano i protagonisti stessi a darne conto all'interno della narrazione (quindi ci sarà modo di saperne ancora).
Vi saluto ancora e adesso tengo le dita incrociate.
Sere
  
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