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Autore: Daisy Pearl    25/03/2014    2 recensioni
Finì di parlare e ansimò brevemente, come se avesse fatto una corsa infinita, lo sentii andare avanti e indietro e in qualche modo riuscii a immaginarmelo. Aveva un lungo abito bianco che si adagiava sul pavimento in pietra. La veste ondeggiava con eleganza e sembrava brillare di luce propria. Le lunghe ali erano spalancate sulle sue spalle, candide come il vestito e, a completarne la figura c’erano i classici boccoli oro che gli ricadevano sulle spalle con gentilezza. Potevo quasi vedere gli occhi azzurri come il cielo fissarmi attendendo che fossi in grado di alzarmi, in quel modo mi avrebbe potuta portare dove dovevo stare.
Mi avrebbe portata all’inferno.
- Questa è la storia di Mar e di Dave. Una storia di magia, tradimenti, colpi di scena, pazza, lucidità, amore. Bene e male si intrecciano in continuazione fondendosi in alcuni punti per poi separarsi. Il confine tra bianco e nero non è mai stato così invisibile.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
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CAPITOLO 25


“Clare Bostonel” sussurrai, incapace di pronunciare a voce alta quel nome.
“Mar!” la voce di Cyfer era chiara, ruotai la testa verso destra e vidi il suo volto teso. Si era piegato sulle ginocchia per avvicinarsi a me e comprendere perché fossi improvvisamente caduta a terra.
Portò una grossa mano su un lato del mio volto e spostò i capelli da esso, per riuscire a vedermi in viso chiaramente.
“Cos’hai?” la voce era ferma, ma gli occhi tradivano il suo stato d’animo: era sorpreso e preoccupato al tempo stesso.
“Clare Bostonel!” ripetei più forte. Cyfer lanciò un’occhiata a Samantha che parve capire.
“Aggiungete un altro nome alla lista!” disse a denti stretti fissandomi a lungo come se temesse che potessi dire altri cento nomi.
“Come lo sai?” Cyfer era estremamente serio. Inspirai profondamente e cercai di frenare il tremore della mia voce. Mi sentivo stupida ad essere così scossa, eppure non potevo farne a meno. Avevo sentito il dolore e la disperazione nella voce di Dave e in qualche modo le avevo fatte mie.
“L’ho udito!” mi sentivo terribilmente sciocca a dirlo ad alata voce. Un conto era provarlo, sentirlo con corpo e con la mente, un altro era ammetterlo ad alta voce ad altre persone. Non volevo dare a quella gente un’altra scusa per sedarmi, ero già un individuo pericoloso con una grande quantità di potere e non volevo essere etichettata anche come ‘pazza’.
“Cyfer!” abbassai il tono della voce e agguantai con una mano il colletto della sua maglietta nera. Avvicinai il suo volto al mio in modo da avere le labbra all’altezza del suo orecchio. “Ho sentito Dave, è lui a dire tutti quei nomi. Lo fa centinaia di volte perché questo crede che possa aiutarlo a controllarsi!”
Non risultava poi così strano detto in quel modo.
“Come fai a sentirlo?” era perplesso.
“Siete tu e questo covo di scienziati pazzi gli esperti, dovreste sapere perché accadono queste cose!” ero leggermente stizzita, ma le sue parole mi avevano aiutata a calmarmi e a tornare padrona di me stessa. Mi misi in piedi e con energia mi asciugai il volto eliminando le tracce delle lacrime che lo avevano inondato.
“Se tu riesci a metterti in contatto con lui possiamo capire dove si trova! Riesci a rifarlo?” il suo tono era impaziente.
Strinsi la mascella. Non era stata una bella esperienza e se avessi potuto scegliere non avrei mai voluto rifarla, ma dovevo trovare Dave e non avevamo nulla in mano che potesse rendere quel compito più facile.
“Ci provo!” ignorai lo sguardo inquisitore di Samantha e quello impaziente di Cyfer. Cercai di non far caso a tutti gli occhi che mi scrutavano come se fossi un’aliena.
Chiusi le palpebre e mi concentrai sul ricordo della voce di Dave. Mi sembrava di poterla nuovamente udire nella mia testa, ma non erano parole nuove quelle che sentivo, erano solo l’eco di quelle già pronunciate in precedenza. La mia mente stava ripercorrendo i ricordi, ma non riusciva a stabilire un contatto.
Immaginai con chiarezza che Dave riuscisse a sentirmi, immaginai una sorta di connessine tra le nostre menti fatta da fili dorati.
Dave. Chiamai.
Non ricevetti alcuna risposta. Ritentai, più e più volte. Sforzai la mia mente finchè non sentii che iniziava a farmi male la testa.
Non poteva sentirmi.
“Nulla!” sussurrai strizzando gli occhi a causa di una leggera fitta in corrispondenza delle tempie.
“Ci serve una comunicazione!” esclamò Cyfer, sembrava avere in mente qualcosa “Andiamo!”.
Mi precedette lungo il corridoio che avevamo percorso per arrivare a quella postazione, senza pensarci troppo lo seguii.
“Tracciate un itinerario degli omicidi finora commessi. Dopo di che voglio che facciate un controllo incrociato tra i posti della mappa, i dati nei nostri data base e la posizione geografica degli ultimi morti! Trovatemi la prossima vittima. Cercate tutto riguardo a Clare Bostonel e inviate una squadra sul posto, voglio un rapporto dettagliato entro stasera!” la voce di Samantha si faceva sempre più lontana man mano proseguivo lungo il corridoio fra le varie scrivanie, alle calcagna di Cyfer.
“Dove stiamo andando?” domandai affiancandolo e ben lieta di aver qualcosa da fare. In quel modo i miei pensieri sarebbero stati alla larga da Dave Sullivan.
“In laboratorio!”
Storsi il naso: non era la risposta che mi aspettavo.
Cyfer mi lanciò un’occhiata obliqua. “Ti sei offerta spontaneamente a qualsiasi studio volessero farti, ricordi? Ha detto che avresti collaborato!”
“C’è sempre una scappatoia!” il mio cervello stava già valutando la situazione.
“Ascoltami. Tra te e Dave si dev’essere creata una sorta di connessine magica, quindi abbiamo bisogno di conoscere la natura di questa, se abbiamo intenzione di utilizzarla. Hai idea di quanto tempo potremmo risparmiare?”
Tempo. Era tutta una questione di tempo eppure esso sembrava scivolarmi via dalle dita. Non riuscivo ad afferrarlo, tantomeno a rallentarlo. Era estenuante.
“Continua!” dissi semplicemente.
“Con dei semplici test possiamo comprendere la natura della connessione, ma devi essere collaborativa!”
“Ovviamente!” commentai con un sorriso furbo. Cyfer non pareva molto convinto tuttavia non disse nulla.
Udii dei passi svelti che si avvicinavano, segno che il segugio aveva finito di impartire ordini a destra e a manca ed era di nuovo pronto a fare il mio cane da guardia.
Poco dopo giungemmo in quella che aveva tutta l’aria di essere una camera di ospedale, ma almeno dieci volte più grande. Era bianca e su un lato di essa vi era un grosso letto. Per il resto era stracolma di oggetti e macchinari di cui temevo anche solo chiederne l’utilizzo. Solo al centro di essa c’era una specie di pedana circolare sulla quale era inciso qualcosa. Mi avvicinai incuriosita e lanciai uno sguardo alla struttura.
Con gli occhi seguii il triangolo equilatero che la solcava. L’incisione era profonda almeno un paio di centimetri. Da un lato partivano due segmenti, equidistanti dal punto medio del lato stesso, prima proseguivano per un breve tratto linearmente e poi incurvavano, uno in direzione opposta rispetto all’altra. Ognuno dei due tratti proseguiva attorno al triangolo racchiudendolo in una sorta di cerchio. In corrispondenza del vertice opposto al lato in questione partiva un altro segmento che andava verso l’esterno, incidendo sulla circonferenza esterna e proseguendo oltre essa per un piccolo tratto.
“Quello è un amplificatore!” disse una voce. Mi voltai, un po’ colta alla sprovvista e vidi un uomo entrare da una porta che non avevo notato in fondo all’ampia stanza. Doveva avere si e no la stessa età di Cyfer, ma non aveva l’aria dell’agente. Non era affatto muscoloso o semplicemente ben piazzato: era magro come un chiodo e portava un ampio camice bianco che gli arrivava fino alle ginocchia. Aveva un filo di barba nera come i suoi capelli corti e leggermente ricci.
“Amplificatore?” domandai con cortesia.
“Esatto!” confermò con entusiasmo, sembrava essere su di giri, come se gli fosse appena accaduto qualcosa di entusiasmante.
“Questo, Mar, è il mio fidatissimo amico Trent Connor!” lo presentò Cyfer.
Trent sorrise e mi strinse la mano con enfasi.
“E’ un piacere conoscerti Marguerite. Sono tre mesi che qui non si fa altro che parlare di te e dei tuoi straordinari poteri. Ci hai presi tutti in giro e lo hai fatto con grande stile. Hai una forza dentro di te davvero immensa e …” frenò quella specie mi marea di complimenti quando i suoi occhi si posarono su Samantha che lo stava guardando in cagnesco. Lasciò andare la mia mano e divenne leggermente rosso. Voltò le spalle e si mise a fissare intensamente quello che aveva definito come un amplificatore. Cercai di trattenere le risate.
“Anche per me è un piacere conoscerla signor Connor!”
“Chiamami Trent!” disse con rinnovato entusiasmo tornando a guardarmi con ammirazione.
“Perché siamo qui?” sbottò con disappunto Samantha.
“Perché Mar ha avuto un contatto con Dave e voglio capire la sua natura!” spiegò brevemente Cyfer.
“Esiste il dottor Cooper per queste cose!” precisò Samantha sempre più contrariata.
“Il dottor Cooper è una persona raccomandata da Dush, ma se non ti è ancora chiaro preferiremmo limitare la sua influenza solo a te!”
Samantha lo fissò impassibile prima di andarsi a sedere su una sedia posta su un lato della stanza.
“Ha avuto un contato con il ragazzo scomparso?” domandò in fibrillazione Trent.
Cyfer sorrise guardandolo con affetto.
“Mi fido ciecamente di quest’uomo Mar, racconta lui quello che hai detto a me!”
“Non mi fido del tuo metodo di giudizio, dopotutto ti fidi anche di me!” lo canzonai sorridendogli.
“Chi ti dice che sia vero? Ti tengo sempre d’occhi Mar!” ribattè, cercò di nascondere il fatto che era leggermente divertito. Sorrisi lieta di quello scambio di battute che contribuiva ad alleggerire l’atmosfera ormai sempre più tesa.
Raccontai a Trent ciò che era successo e quando terminai i suoi occhi brillavano così tanto da emanare quasi luce propria.
“Straorinario!” commentò iniziando a muoversi lungo al stanza e toccando oggetti, guardandoli per qualche secondo prima di rimetterli ala loro posto.
“Hai qualche teoria in proposito?” domandò speranzoso Cyfer.
“Molte! Se quello che mi dite è vero allora questo ragazzo è come un serbatoio di potere infinito. Può accumularne a suo piacimento, ma non può utilizzarlo. D’altra parte io non credo che sia così!”
“In che senso?” mi intromisi.
“Nel senso  che forse per lui è difficile gestire tutta questa quantità di potere, ma teoricamente potrebbe!”
“Aspetta, tu stai dicendo che potrebbe essere in grado di gestire un potere così ampio?” Cyfer sembrava allarmato e aveva ragione ad esserlo.
“Se se ne rendesse conto sì. Comunque anche in quel caso non saprebbe come usarlo!”
Se il Dave- mostro scopriva che bastava solo immaginare una cosa per vederla realizzarsi sotto i suoi occhi allora sarebbero stati guai per tutti. Rabbrividii al solo pensiero.
“Cosa c’entra questo con la connessione con Mar?”
“Spesso capita che le persone, in momenti di debolezza si rivolgano a persone care che li hanno lasciati. Lo fanno quasi in una sorta di preghiera e solitamente queste interazioni sono molto intense. La persona apre il proprio cuore completamente e totalmente al caro ‘defunto’” mimò le virgolette attorno a tale parola “Questo è esattamente ciò che sta facendo il ragazzo. Si sta rivolgendo a Mar perché lei è stata una persona importante della sua vita, solo che lei è viva e vegeta!” mi sorrise come se fosse grato all’intero universo per questo “Quindi l’intensità stessa della comunicazione deve aver creato una sorta di canale che funziona grazie all’enorme quantità di potere che ha dentro di se. Lui però non immagina di essere realmente in contatto con te, ma con la tua anima!”
“Se riesce a mettersi in contatto con me come mai io non posso farlo con lui?” domandai.
“Credo che sia perché lui ha molto più potere e quindi può coprire una lunga distanza! Ecco!” aveva in mano quelle che sembravano delle ventose.
“Sali sulla piattaforma!” mi disse. Ero talmente tanto presa dalle sue parole che mi ero dimenticata di essere lì per fare dei test. Esitai.
“Quello che voglio fare è vedere se in te c’è qualche residuo del suo potere. Se ho ragione e lui si è messo in contatto con te in questo modo allora dev’essere rimasta in te una traccia del suo passaggio. Una volta trovata potremmo seguirla nell’aria, per così dire, ed essa potrebbe darci il percorso che il potere stesso ha seguito e questo potrebbe condurci…”
“Da Dave!” conclusi per lui quasi estasiata.
Trent mi sorrise e io salii sulla piattaforma che lui aveva chiamato amplificatore senza pensarci ulteriormente.
Lui si avvicinò a me e mi posizionò le ventose sulle mie tempie. Da esse partivano lunghi fili che si collegavano ad un macchinario poco distante da lì.
“Vedi i simboli là sotto?” Trent mi indicò con l’incide le incisioni sotto le mie scarpe. “Sono delle forme che permettono di amplificare il potere. Non le abbiamo create noi, ma sono sempre appartenute all’organizzazione, crediamo che sia stata una strega in persona a crearla!”
“Si può ampliare il potere?” anche se avevo abbandonato i miei piani di potenza non potevo far a meno di trovare attraente la prospettiva di essere ancora più forte, in quel modo dopotutto avrei potuto fermare Dave e allo stesso tempo mi sarei potuta liberare di quella stupida organizzazione.
“Si e no!” rispose “Diciamo che il potere emette un segnale. Si tratta di una sorta di sinusoide che in base alla quantità di potere possiede un’ampiezza diversa. Proprio questo segnale crea il caratteristico ronzio che utilizziamo per rilevare il potere. In realtà i trasmettitori che abbiamo sono calibrati male, se riuscissimo a crearne copie più perfette otterremmo una nota musicale, non sappiamo se essa sia ignota o già conosciuta. Fatto sta che l’ampiezza della tua sinusoide è di 100 umm!”
Indicò a Cyfer un foglio e lui prontamente lo prese in mano prima di farmelo vedere. Su di esso c’era disegnata una sinusoide perfetta e sull’asse delle ordinate potevo leggere un picco in corrispondenza dei 100 umm. Ero sbalordita da quanto una cosa che a me veniva naturale quasi quanto respirare fosse così scientifica.
Trent andò al macchinario e digitò brevemente sulla tastiera del computer che lo controllava. Il metallo che la ricopriva cominciò a vibrare e pochi istanti dopo le incisioni sotto ai miei piedi si illuminarono di una luce gialla. Mi portai istintivamente una mano davanti agli occhi, ma dopo mi resi conto che il bagliore non mi infastidiva minimamente, anzi. Esso mi entrava dentro, mi riempiva e mi svuotava, mi dava la stessa sensazione che provavo quando mi concentravo sul potere che era dentro di me. Solo che era mille volte più forte. Era estasiante e terrorizzante al tempo stesso, eppure mi faceva sentire in pace con me stessa e col mondo. Avevo la sensazione che tutto quello di cui avevo bisogno fosse lì in me, in quella specie di marea di luce che mi sommergeva e si ritirava ad intervalli regolari. Mi sentivo completa, perfetta.
“Ora l’amplificatore sta aumentando l’ampiezza della tua curva, ma questo non aumenta realmente il tuo potere, tu non hai più forza, semplicemente sto solo ampliando il segnale che emetti per renderlo più chiaro e più facilmente studiabile!”
Ritornai in me cercando di controllare la nuova sensazione che provavo e rimasi un po’ delusa dal sapere che quello che provavo era solo una conseguenza dei simboli sui quali stavo. Mi sforzai di concentrarmi sul grafico schiacciato che compariva sullo schermo della macchina.
“Ora devo analizzare le imprecisioni!” zoommò sul grafico e potei notare delle piccole increspature sulla curva, essa non era perfettamente liscia “Ho bisogno di trovare un’interferenza, un cambiamento nello spettro del tuo potere.” Trent sembrava parlare più a se stesso che a noi.
“Come funziona?” domandai con un filo di voce riferendomi all’amplificatore.
“Con un piccolo apporto di energia dato in questo caso dall’elettricità! Sono sicuro che saresti riuscita ad attivarlo anche tu, col tuo potere, ma credo che Dush non approverebbe se ti chiedessi di usare i tuoi poteri. Quell’uomo teme molto la magia!”
Serrò le labbra e lanciò un’occhiata sospettosa a Samantha, come se temesse di vederla sgaiattolare via a raccontare tutto al suo capo. Capii che la fama di quella donna la precedeva.
Rimanemmo tutti in silenzio. Non ero comoda a stare in piedi su quella pedana tuttavia non mi lamentai. Mi persi a fissare il disegno ai miei piedi chiedendomene il significato, come potevano dei semplici simboli amplificare il potere?
“Devo prelevarti del sangue!” disse pensieroso, senza smettere di fissare lo schermo.
“Del sangue, perché?” non mi piaceva affatto l’idea che mettesse una siringa nel mio braccio, visto e considerato che quando l’avevano fatto in passato mi avevano iniettato dei sedativi.
“Con l’amplificatore posso studiare le onde che emani adesso, mi serve per capire che genere di segnale è proprio di te, ma non trovo un’interferenza, questo vuol dire che in questo istante su di te non sta agendo alcuna fonte di potere esterna! Le cellule del nostro corpo invece hanno una piccola memoria e conservano segnali passati, seppur per limitate quantità di tempo! Da quello che ho capito l’interferenza è avvenuta qualche decina di minuti fa, quindi le tue cellule dovrebbero conservarne il ricordo!”
La sua spiegazione così accurata e dettagliata non mi lasciò scampo,  non sapevo quale obiezione fare.
Cyfer mi guardò con sicurezza, come ad assicurarmi che non ci fosse nulla di male nel concedere a Trent di prelevarmi del sangue.
Strinsi la mascella e annuii. Osservai l’uomo avvicinarsi e constatai con una leggera punta di sollevo che la siringa che teneva in mano era vuota, lo stantuffo era abbassato. Era un oggetto per prelevare qualcosa, non per iniettarla.
Osservai senza sbattere le ciglia l’ago che penetrava la mia pelle dandomi un leggero fastidio.
Quando Trent ebbe preso il sangue che gli serviva estrasse l’ago e fece cadere alcune gocce su un vetrino circolare delle dimensioni di un palmo di mano. Andò a sedersi alla scrivania dinnanzi alla macchina alla quale ero collegata e prese una beuta che sembrava contenere dell’acqua. Inserì in essa un contagocce e prelevò un po’ del liquido trasparente prima di metterlo sul mio sangue.
Prese il vetrino in mano e iniziò a far roteare lentamente il polso facendo amalgamare il liquido trasparente e il mio vermiglio.
Dopo di che aprì uno sportello situato sulla macchina ed adagiò al suo interno il tutto. Premette un bottone e la macchina iniziò a rombare.
“Ora dobbiamo solo attendere qualche minuto!” disse quasi tirando un sospiro di sollievo. Era incredibile come si fosse trasformato. Quell’uomo che un attimo prima sembrava un ragazzino su di giri si era improvvisamente fatto serio mentre faceva il suo lavoro. Iniziavo a capire perché Cyfer lo ritenesse un amico e perché si fidasse di lui. Era professionale, ma non di quella professionalità distaccata che aveva Samantha, lo era solo mentre svolgeva il suo lavoro e lo faceva con una perizia invidiabile.
Lo osservai mentre staccava l’ago dalla siringa e metteva in frigo ciò che rimaneva del mio sangue. L’idea che se lo tenesse non  mi faceva impazzire, ma mi costrinsi a mantenere la calma: nei tre mesi che avevo già trascorso lì probabilmente avevano fatto scorta di campioni di ogni parte del mio corpo, quindi cosa sarebbe stato qualche millilitro di sangue in più?
Mentre attendevamo in silenzio, mi ritrovai a pensare a quei tre mesi di cui non ricordavo assolutamente nulla. Ero sicura che Dave mi avesse ‘contattata’ altre volte, per quello avevo saputo dire tutti quei nomi, eppure non ricordavo quando fosse accaduto. Probabilmente i sedativi mi avevano fatto dimenticare anche quello, mentre però il mio inconscio aveva ricordato.
Li odiavo per quello. Potevo capire la loro curiosità e il fatto che mi reputassero pericolosa, potevo comprendere le loro ragioni, ma non riuscivo ad accettare tutto ciò: mi avevano fatto perdere così tanto tempo. La prima cosa che avrebbero dovuto fare, una volta che mi fossi ripresa, doveva essere interrogarmi, ma loro l’avevano fatto passare in secondo piano. Non ne capivo la ragione.
Con un sonoro ‘beep’ sullo schermo della macchina comparve un grafico identico a quello ottenuto poco prima.
“Questo è insolito!” Trent stava osservando un tratto in cui il segnale si interrompeva bruscamente per poi riprendere parecchio dopo.
“Come mai?” Cyfer si avvicinò allo schermo, come se questo potesse aiutarlo a comprenderlo meglio.
“Qui è come se lei avesse perso il suo potere!”
“Ma io ce l’ho!” mi intromisi, mentre il cuore iniziava a palpitare più forte, sconvolta dalla notizia.
“A meno che…” disse Trent ignorando il mio commento.
“Cosa?” ero impaziente di sentire la risposta e anche leggermente in ansia.
“Bè, quando avviene un’interferenza diciamo che i due segnali si sommano tra di loro, mantenendo però il proprio segno. Quello che intendo dire è che se l’andamento del potere del ragazzo fosse in fase con il tuo i due grafici si dovrebbero sommare. In questo modo otterremmo un’ampiezza maggiore solo in una parte limitata del grafico, quella dove avviene l’interferenza, mentre tutto il resto continuerebbe il suo andamento periodico. Se invece, come credo sia successo, è in antifase avviene che i due grafici vanno a sottrarsi!” indicò il tratto vuoto come se non ci fosse nulla di più ovvio al mondo “La sparizione totale di una parte del grafico indica che l’onda che emana è esattamente opposta alla tua, sia come ampiezza che come fase!”
“Ma è impossibile! Il suo potere aumenta ad ogni persona che uccide!” obiettai. Forse in quel momento aveva esattamente il mio stesso potere, ma in futuro sarebbe variato e la curva che indicava l’interferenza sarebbe comparsa, seppur alterata.
“Questo mi fa pensare ad una cosa. Credo che lui effettivamente non possa utilizzare il potere che assorbe, ma sono più che sicuro che possa utilizzare quella porzione di potere che l’ha reso quello che è oggi!”
“Intendi dire che il potere che Jasmine ha trasferito in lui grazie al libro?”
“Credo di si!”
“Ma se è uguale al mio allora perché lui riesce a comunicare con me e io no?”
“Perso che il potere e le essenze che lui sta immagazzinando dentro di se abbiano la stessa funzione della piattaforma sulla quale ti trovi! Penso che amplifichino il segnale e permettano ad esso di arrivare lontano!”
“Oddio!” mi portai una mano alla bocca comprendendo improvvisamente.
“Lui poteva percepire il potere lo sentiva nell’aria. Potrebbe usare un metodi simile a questo? Potrebbe utilizzare il suo stesso potere, e rendersi conto delle interferenze?” domandai.
Gli occhi di Trent brillarono per un istante.
“Accidenti, sì!” escalmò “Sicuramente lui non se ne rende conto, ma questo dev’essere il meccanismo di base, è così affascinante!” disse estasiato tornando a fissare il grafico.
“Se Mar si trova su un amplificatore, non potrebbe nuovamente provare a contattare Dave? Dovrebbe riuscirci ora, secondo la tua teoria!” chiese con impazienza Cyfer.
“Dubito che possa funzionare, ci troviamo in un campo di contenimento! Il suo potere viene amplificato, ma entro i confini del campo stesso!”
“Se portassimo la pedana fuori?” azzardò Cyfer.
“Allora lì saremmo tutti in grave pericolo! Se ho ragione, e ce l’ho, lui potrebbe sentire il potere e potrebbe esserne attratto. Se arrivasse qui mettereste in pericolo tutti, questo posto pullula di potere! Inoltre la piattaforma è saldata al pavimento, quindi sarebbe impossibile!”
“Ma dobbiamo trovare un modo!” dissi con enfasi. Ogni volta che mi sembrava di avvicinarmi alla soluzione essa i scivolava via dalle mani. Era snervante.
“Dovrete usare quelli classici! Controlli incrociati e…”
“Ci stiamo già adoperando!” precisò con voce annoiata Samantha, come se avesse sentito quel discorso almeno un milione di volte.
“Continuerò ad analizzare i dati, ora che conosco l’andamento del potere di Dave potrei cercare di individuarlo nell’edificio e tracciare un percorso, ma per far ciò mi serve tempo. Vi terrò informati!”
Era più che ovvio che si trattasse di un congedo. Lo vedevo molto impaziente. Probabilmente lui vedeva in quei  grafici qualcosa in più di tutti noi e ne sembrava estasiato. Era come se volesse disperatamente avere la possibilità di stare un po’ da solo per poter studiarli in santa pace.
Si avvicinò a me e mi staccò le ventose dalle tempie. Scesi dalla pedana e guardai a lungo il disegno sul quale ero stata. Cercai di memorizzarne ogni tratto. Avevo del potere, forse potevo riprodurlo in qualche modo, dopotutto quello era stato fatto da una strega. Ero sicura che non basasse solo incidere quei tratti, bisognava sicuramente fare qualcos’altro, ma io avevo dalla mia parte la magia creativa, quindi mi bastava solo immaginare.


Scusatemi tantissimo per il ritardo!
Il secondo semestre è più incasinato del primo, quindi gli aggiornamenti saranno rari -.-"
Mi dispiace, ma grazie mille a tutti.
Spero di non farvi perdere troppo la pazienza!! :)
Risponedrò alle recensioni al più presto! Grazie mille a tutti!
Daisy

Vorrei chiedervi una cosa: ho i capitoli pronti fino al 28. Volete che ne posti uno a settimana e poi rimanga anche per un mese senza aggiornare, o preferite aggiornamenti più sporadici??

 
   
 
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