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Autore: aniasolary    25/03/2014    5 recensioni
(Storia da revisionare)
Young Adult con elementi sovrannaturali e di Mistero.
In un pomeriggio assolato, le urla di una bambina oscurano il cielo; lei è un'arma, lei non potrà mai vivere, lei non può fare altro che nascondersi.
Anni dopo, un ragazzo trova la sua fotografia fra i documenti di suo padre. Un padre assente, troppo lontano da tutto e da tutti, così preso dai documenti fra cui c'è quella fotografia.
Sei appena venuto a conoscenza della presenza di un burrone. Vai a vederlo. Non ti aspetti che ci cadrai dentro.
Quella ragazza.
Quell'arma.
Quel ragazzo.
Il suo mondo.
Sogni spezzati.
L'amore difficile.
Vite in sospeso.
Amicizie distanti.
Vite rimaste indietro.
Vite in pericolo.
Buio.
Speranza.
Ed un uomo nell'ombra.
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Illustrazione di presa da Google.

Grafica dell'immagine a cura di Honey Essentials.

Ne è vietato il riutilizzo. Tutti i diritti riservati.

Epilogo

Un giorno di sole di tanti anni fa la mia vita si è spenta.

Dopo due anni il sole splende proprio come accadde quattordici anni fa, e le mani mi tremano e scuoto la testa perché va tutto bene, mi ripeto, andrà tutto bene, Sar.

Oltrepasso la staccionata – sassi appuntiti, quando corri non hai paura di cadere? Ricordi d’infanzia, quando le lacrime erano ancora leggere e sparivano sulla pelle – e mi ritrovo davanti alla porta. Il corridoio con i muri dipinti di verde – bambini e risate, bambini e dolci alla liquirizia, bambini e matite colorate. 

La porta della mia aula è socchiusa, come è sempre stata. Le risate dei bambini mi colpiscono le orecchie come piccoli campanelli di cristallo, sono quiete e allo stesso tempo forti, pure.

Hai finito il tuo disegno, Sarah?

Spingo la porta ed entro nella stanza. La luce che filtra dalla finestra attraversa la stanza in diagonale. I bambini, seduti per terra, colorano e giocano attorno a dei bassi, tavoli rotondi.

Non ancora.

C’ero io, una volta, seduta a quel tavolo, e con spesse matite colorate disegnavo tutto quello che non avevo e avrei voluto; quei genitori immaginari, quella vita diversa, quel tramonto sul mare. È strano come, anche se abbiamo tanto, ci ostiniamo a dare valore alle cose che non avremo mai. Alle cose che abbiamo perduto, anche se la colpa sta negli eventi, e non in noi.

Ho sempre immaginato mia madre, il suo profumo, la sfumatura chiara della sua pelle, i capelli più scuri dei miei, ferma a spazzolarmi i capelli e a cantarmi dolci canzoni, con mio padre – un uomo alto, dai miei stessi capelli, con il giornale in mano,  che ci assisteva nella stessa stanza. Li ho immaginati, i miei genitori. E il mio amore per loro è nato dalla mia perdita, dallo loro speranza. Il mio amore per loro è eterno, intangibile, lontano e allo stesso tempo dentro di me. E quello per i miei nonni, così anziani, così costanti, così instancabili nel perseverare quell’amore eterno, intangibile, lontano che hanno sempre avuto solo per me. Io, che sono stata l’unica a sopravvivere. Io che avevo bisogno di loro come loro avevano bisogno di me. Io che li ho amati anche quando odiavo tutto. 

Ricordo ancora lo sguardo della nonna – qualche ciocca grigia nella sua naturale chioma bionda – quando ha raccolto dalla scrivania di un dottore tarchiato il disegno che Julia aveva strappato. E mentre il dottore parlava con parole difficili, lunghe, incomprensibili, mia nonna mi ha guardato. «Rimetteremo tutto a posto, stellina mia.» Mi ha accarezzato i capelli ed ha sorriso, ha sorriso solo per me. «Tornerà tutto a posto.»

Il dottore è uscito dalla stanza e mia nonna, dalla sua borsa, ha estratto dello scotch e delle forbici – ha sempre portato qualunque cosa, nella sua borsa – ed ha rimesso insieme il mio disegno, anche se un po’ più storto. Io l’ho guardato attentamente, scorgendo i buchi nel foglio, dove lo scotch non era stato abbastanza. Non ho più voluto vedere quel disegno. Non volevo, io non volevo, non me ne importava più. Io non volevo, nonna.

Mi ha portato via tenendomi in braccio.

Ed ora, quello stesso disegno, è appeso proprio lì, in alto. Rimesso a posto, sopravissuto, anche se non potrà mai tornare come prima. Quel disegno strappato che mi ha strappato dai sogni dolci del mio essere bambina e che, oggi, riconosco anche se non mi appartiene più. Quel desiderare qualcosa che si è perduta, qualcosa che non si potrà mai avere.

Come Martin. Martin che ha sempre cercato, in Joseph, un padre che non c’era più. Martin che, conoscendo me, pensava di essere più vicino a quel padre. Martin, che amo. Martin che è il motivo per cui non posso desiderare qualcosa che non ho, perché ho lui. Ho il nonno, la nonna. Ho Julia e con lei Cameron. Ho il saluto di Hans che abbassa gli occhi ricordando quello che non siamo stati, il suo sorriso incantato ad una ragazza un tempo bionda, ora con i suoi naturali capelli castano ramati, sorridente a sua volta. Ho un cellulare vecchio, che funziona ancora. Ho la mia creta, che si modella piano nei miei pensieri e sui palmi delle mie mani. Ho le poesie di Emily Dickinson e tutti i libri che potrò leggere. Ho il tempo e lo spazio, ho i giorni, le notti, i ricordi, l’elenco stilato nel mio taccuino. Tutte quelle parole in fila che, a poco a poco, hanno dato vita alle mie speranze ed hanno risposto alle mie domande ed hanno fatto crescere i miei sogni.

«Signorina, è lei la tirocinante?»

Mi volto. Una donna bruna, con indosso un grembiule verde, mi si avvicina quasi correndo.

«Sì, sono io.»

Mi sorride scettica.

«Quella che ha insistito per farsi inserire proprio qui alla Bright?»

«Già, non si sbaglia.» Mi porto una mano al viso e mi accorgo che scotta, il mio arrossire mi imbarazza come ha sempre fatto, nei momenti in cui vorrei essere più sicura di me, in cui vorrei assomigliare di più a Julia. 

«È raro che una ragazza del primo anno  faccia già richiesta.» Stringe a sé una cartella con dei fogli. «Direi che puoi cominciare subito.»

La donna mi presenta ai bambini e loro mi circondano, alcuni restano a disegnare troppo concentrati per accorgersi di me, altri cercano subito un contatto, mi abbracciano le gambe ed io mi sento scossa dalla sorpresa, dalla gioia, da questo cumulo di voci bianche. Eppure è proprio una bambina rintanata in un angolo ad attirare la mia attenzione.

Mi sono iscritta ad un college vicino a casa, Julia è la mia compagna di stanza e studio per diventare maestra d'asilo. Ho pensato che, per mia inclinazione, mi sarebbe piaciuto passare il tempo con i bambini, forse perché lo sono stata per troppo poco tempo. Forse perché sono rimasta un po’ bambina anch’io, sotto certi punti di vista, anche se ho imparato a crescere. Volevo venire proprio qui, dove tutto è iniziato e finito, dove la mia vita si è spenta, dove una luce rossa si è accesa, dove nel mio cuore qualcosa è passato da inattivo ad attivo anche se era vivo da sempre.

La bambina colora il foglio con un pennarello azzurro per realizzare quello che immagino essere il cielo. È così piccola, con i capelli castani e le guance piene, rosse come mele.

«Ciao, io sono Sarah. Che cosa disegni di bello?»

Sussulta. Il pennarello le sfugge dalle mani e si stringe il foglio al petto, così forte da stropicciarlo. Ha gli occhi verdi grandi, ci brilla dentro la luce della sorpresa di essere stata scoperta.

«È un segreto segretissimo.»

«Segretissimo?»

«Segretissi-issi-issimo.»

Sospiro. Forse, come me un tempo, disegna qualcosa che ha perso, qualcosa che non potrà mai avere. Qualcosa che, nella sua assenza, fa capire davvero l’importanza di quello che ha.

«Sono sicura che è bellissimo, piccolina.»

Fino a quando resisterò, mi dicevo. Fino a quando, delle parole in cui la fine nasce nel suo inizio. Ed ora il mio fino a quando si è esteso, diramato, ingrandito; una bolla d’aria in cui respiro, vivo. In cui non ho paura di sentire né di farmi sentire dagli altri. In cui il rumore di me che vivo è un mio diritto, un dono del mondo, un dono al mio mondo in cui ho imparato che perdonare vuol dire ricordare per sempre, vuol dire imparare. Vuol dire lasciare una cicatrice sul dolore per non lasciare che quello, invece, lasci una cicatrice su di noi.

Mi allontano di qualche passo e noto un bambino che sta mangiando una merendina al cioccolato sporcandosi tutto. Metto una mano in tasca per cercare un fazzoletto e…

«Maestra Sarah?» La voce è chiara, acuta, l’ho appena conosciuta. «Vuoi vedere il mio disegno?»

I miei piedi si fermano prima che sia io a pensare di bloccarmi, fermarmi, tornare indietro.

Per fare qualcosa che, per quattordici anni prima di incontrare Martin, non ho fatto. Prima che ci salvassimo a vicenda, avevo dimenticato che potesse essere possibile.

Campanelli di cristallo.

Si trovano sul mobile del soggiorno, basta un piccolo sfioro per farli suonare insieme alle palline d’ottone.

È questo, il suono che sento.

È il rumore del mio sorriso.

*

*

*

*

RINGRAZIAMENTI

Ancora non posso credere di essere arrivata fin qui. Alla fine della mia prima Storia Originale. Una storia nata da un sogno, una storia scritta per sfida, per vedere se potevo essere capace di mantenere in piedi una storia nata dalle fondamenta della mia mente sola. Penso di avercela fatta. E so che ci sono delle ingenuità. So che, se scrivessi questa storia ora, sarebbe diversa, ma Until sono io, sono quello che sono stata dai miei sedici ai miei diciassette anni, anche se non somiglio né a Martin, né a Sarah, né ad Hans, né a Yvonne... ognuno di loro ha qualcosa di me. Spero, quindi, che questa Storia vi abbia lasciato qualcosa di bello. Ho parlato di solitudine e speranza, amore e amicizia, figli e genitori, paura e coraggio, perdono e vendetta, rabbia e pace, seguendo come unico filo conduttore quello che mi diceva il cuore. Sì, ricorderò questa storia proprio per questo. L'ho scritta in modo molto impulsivo, e a volte mi sono resa conto che, se non l'avessi fatto, sarebbe stato più semplice, perché in questo modo ho vissuto questa storia proprio come l'avete vissuta voi. E rimarrà sempre nel mio cuore, perché lo rimarrete per sempre voi, che mi avete letta. Ringrazio tutti coloro che hanno preferito, ricordato e seguito questa storia.

Ringrazio Erica, per la sua amicizia e i suoi commenti sinceri.

Ringrazio Noemi, che va sempre più in alto e se lo merita.

Ringrazio Serena, che mi pensa, mi legge quando può e c'è. I capitoli in cui Doreen è protagonista sono a lei dedicati.

Ringrazio Virginia, che solo con un messaggio in cui mi racconta la sua felicità fa felice anche me.

Ringrazio Mia Swatt, autrice della fantastica Underworld, lettrice fidata e costante, dai pareri sinceri ed entusiasti ed anche bravissima grafica, infatti mi ha realizzato il banner che vedete sempre all'inizio.

Ringrazio Binaca Lyra Petrova, una delle mie lettrici più adorabili ed entusiaste.

Ringrazio Maria, che è sempre dolcissima.

Ringrazio Aurore, che scrive sia storie che recensioni splendide.

Ringrazio Adua, che sa cosa vuol dire tutto questo.

Ringrazio Arianna C, perché è una lettrice favolosa.

Ringrazio Paola, perché so che mi legge sempre.

Ringrazio Emide, Deborah93 e Lilyachi che leggono e recensiscono, pur essendo arrivate da poco.

Ringrazio Michelle Verace, che è una lettrice stupenda.

Ringrazio Liz e Roberta, Josie5 e Carmen, per leggermi.

Ringrazio Lyset e Bruli, che mi hanno invogliata a continuare la storia.

Ringrazio fufe, Angel Shanti, Ellie, Gray e Fouis, Incenseash e Cristina che mi hanno reso tanto felice con le loro recensioni.

Ringrazio Caterina, mia prima lettrice. 

Ringrazio Alessandra, mia conterranea, fra le autrici migliori che mi sia mai capitato di leggere.

Ringrazio Loveyoualone, una lettrice meravigliosa che mi commenta sempre su Wattpad. 

Ringrazio Dheja e Marika98, arrivate da poco, mi hanno reso felicissima.

Ringrazio la mia migliore amica, Stefania, perché quando si tratta di parole, lei capisce tutto anche senza che io dica niente.

Ringrazio Alessandro, perché ogni tanto succedono delle cose veramente belle; perché riesce a vedermi davvero, nel silenzio e nelle parole, sempre. 

Ringrazio la mia famiglia perché mi lascia sognare e, al tempo stesso, mi aiuta a stare con i piedi per terra.

Ringrazio quei professori che mi hanno insegnato la vita e non solo le loro discipline.

Siete tutti meravigliosi. Ed io vi auguro di imparare a conoscervi, di amarvi, di essere voi stessi con accanto persone che meritano di starvi accanto, di avere speranza e pazienza e continuare a combattere per i vostri sogni. Lasciate che non si infragano mai. E se ci sono dei sogni infranti, fate che quei sogni siano terreno fertile per altri sogni, forti abbastanza da non spezzarsi mai.  Grazie, grazie di cuore a tutti voi.

Se vi va di parlare con me, ecco a voi il mio profilo facebook, qui trovate la pagina dedicata alla storia, poi il mio account su Wattpad, ed un video su you tube dedicato alla storia.

Oh e già vi dico, e spero che vi faccia piacere, che arriverà di sicuro un missing moment. Se l'ispirazione e il tempo sono con me, anche più d'uno! *-* Ed in particolare, uno è già stato scritto :3

A tutti voi,

grazie.

Un bacio,

vostra Aniasolary.

   
 
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