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Autore: Prue786    05/07/2008    2 recensioni
“Allora, per la festa di domani? Passo a prenderti io?” Il giovane giapponese fa un gesto con la mano: “No, Karl, ti ringrazio, ma la settimana scorsa ho comprato un vero bolide e non vedo l’ora di farci un giro… vedrai, è fantastico!”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, rieccomi con una nuova fanfic… lo so, devo ancora finire le vecchie, ma deve tornarmi l’ispirazione^^ Comunque, per quanto riguarda questa storia, è venuta fuori perché mi è stato chiesto di scrivere una fanfic su Genzo nella quale vi fosse un nuovo personaggio di cui era stata già decisa  la famiglia di appartenenza… il nome mi è stato suggerito successivamente.

Anche se un po’ titubante, mi sono messa all’opera… diciamo che l’ho presa come una sfida.

Spero venga fuori qualcosa di carino e spero di riuscire a mantenere i personaggi IC… se dovessi andare fuori pista fatemelo sapere!   

Grazie in anticipo per l’attenzione

Baci Prue

 

P.S. per kari87: visto?! Alla fine ci sono riuscita! Ci ho messo un bel po’ di tempo però ce l’ho fatta! Spero ti piaccia! Baci!

 

I personaggi di Captain Tsubasa appartengono a Yoichi Takahashi e non sono usati a fini di lucro.

 

 

 

Lui, la macchina… e lei

 

CAPITOLO 1- Lui

 

Le grida dei giocatori, le urla dell’allenatore e i rimbalzi del pallone bianco e nero.

Il cielo stranamente terso, il tiepido calore del sole e un campo verde.

Ventidue giovani sono impegnati in una partita di allenamento; una metà porta una canotta verde sulla divisa e l’altra metà bianca, come quella che ha il ragazzo fra i pali che segue attentamente il gioco. Due giocatori con la canotta verde si avvicinano, insidiosi; sono entrambi  biondi e di colpo quello in possesso di palla passa in favore del compagno che si avvicina alla rete con fare deciso e calcia.

Il portiere socchiude di poco gli occhi e si lancia a sinistra, afferrando il pallone con sicurezza e cadendo a terra, di lato.

“Accidenti!” Il biondo scuote la testa sospirando, per poi sorridere leggermente: “Bella parata, Genzo!”

Il giovane, ancora a terra, si tira su a sedere e toglie il berretto che fino a quel momento gli nascondeva i capelli corvini: “Grazie Karl, ma devo ammettere che non era poi così difficile come tiro… anzi, direi che era piuttosto scarso!” Gli occhi del giovane sorridono a dispetto dell’espressione seria del volto.

“Modera i termini e preparati ad essere umiliato!” Schneider prende il pallone da terra per tornare indietro.

“Non ti sarai offeso?” Gli urla il bruno ridendo, ma Karl si limita ad esclamare: “Non mi chiamo Wakabayashi!” Facendo inarcare le sopracciglia a Genzo che però non dice più nulla.

Il tedesco posiziona la sfera a centrocampo.

“Kaaaarl!”

Schneider gira di scatto la testa e apre leggermente la bocca nel vedere una giovane arrivare di gran carriera. Il giocatore non riesce a muovere un passo che la ragazza  gli salta addosso gettandogli le braccia al collo: “Ehi…”

“Ciao Karl!” Urla l’altra con allegria prima di lasciare andare il ragazzo che prende a massaggiarsi una spalla guardando la nuova arrivata con aria rassegnata, mentre sente i compagni che ridacchiano.

“Ciao!” dice con un sospiro, sorridendo.

“Che fai di bello?”

“Ci stiamo allenando e forse dovresti uscire dal campo!” Esclama Karl con aria paziente scompigliando i capelli scuri della ragazza che si limita ad alzare le spalle: “Papà ha detto che non ci sarebbero stati problemi se…”

“Hikari!”

I due si voltano verso un uomo di mezz’età che entra in campo a passi spedii e decisamente accigliato.

“Dicevi?” Schneider scuote la testa mentre la ragazza accenna un sorriso incerto alzando una  mano: “Ciao papà…”

“Che ti avevo detto? Non entrare in campo, ma aspetta la pausa, no? E allora che ci fai qui?”

“Sono venuta a salutare Karl!” Risponde l’altra come se la cosa fosse ovvia.

L’uomo chiude gli occhi e inspira profondamente.

“Mikami, non si preoccupi, i ragazzi avrebbero comunque dovuto fermarsi fra poco… anticipano la pausa!”

“Grazie, mister!” Esclama Karl mentre Mikami sembra di tutt’altra opinione, ma si limita solo a scuotere la testa e a guardar male la figlia che, invece, rivolgendosi al ragazzo, domanda: “Chi sta vincendo?”

“Hm? Siamo pari, non ha segnato nessuno! Come mai qui a quest’ora?” Chiede Schneider rivolto a Mikami che sospira: “Hikari ha saputo che Genzo era tornato in Germania e mi ha costretto a portarla qui.” Fa un segno con la testa per indicare il campo.

“Ma… non potevi aspettare fino a domani? O no venite?”

“Se parli della festa organizzata dalla squadra, è ovvio che veniamo, vero papà?” Chiede la ragazza sorridendo verso l’uomo che annuisce e allarga le braccia: “Conosci tua cugina, no? È noiosa in modo inverosimile… se non l’avessi accompagnata qui me la sarei dovuta subire per tutto il giorno!” Lancia un’occhiataccia alla diretta interessata e poi guarda Karl con aria eloquente.

“Ho capito! Quindi domani ci sarete!”

Hikari annuisce e afferra il padre per un braccio senza dire nulla.

L’uomo la guarda e sospira: “Ci vediamo dopo!”

Il giovane fa un cenno col capo e i due si allontanano puntando verso Genzo che fissa i nuovi arrivati per un po’ prima di esclamare, un po’ sorpreso: “Signor Mikami, come mai qui? È successo qualcosa?”

L’altro scuote la testa, ma non fa in tempo a parlare che la giovane al suo fianco aumenta il passo e si avvicina a Wakabayashi tendendogli la mano con aria radiosa: “Piacere, sono Hikari Mikami! È un vero onore conoscerti! Non so da quanto aspetto questo momento!” La giovane fissa Genzo sorridendo e gli stringe calorosamente la mano mentre il ragazzo la guarda un po’ incerto.

“Gra-grazie! Anche per me è un piacere conoscerti…”

“Oh! E pensare che mio padre è stato il tuo allenatore personale per tanti anni! Quando me l’ha detto non riuscivo a crederci! Da piccoli ci saremo anche visti qualche volta! Caspita, non riesco ancora a crederci, Genzo Wakabayashi è qui, di fronte a me e mi guarda come se fossi una matta scappata da chissà dove!” Hikari lascia la mano del ragazzo e smette di parlare respirando leggermente affannata, senza però smettere di sorridere.

“Ehm… io… no, cioè, mi fa piacere, ecco… sono lusingato!” Genzo accenna un sorriso e lancia un’occhiata a Mikami che scuote la testa: “Ora dobbiamo andare! I ragazzi devono riprendere gli allenamenti!”

“Va bene! Allora ci vediamo domani, vero?”

Il ragazzo fissa per qualche secondo la ragazza prima di rispondere: “Hm… a… alla, festa, vero? Sì-sì certo!” Annuendo con la testa.

Hikari fa qualche passo indietro e agita una mano in segno di saluto: “Ciao Genzo!”

“Arrivederci!”

Mikami fa un segno di saluto con la testa e i due si allontanano seguiti dallo sguardo perplesso del giovane: “Devo essermi perso qualcosa…”

Alza la testa e prende a fissare i compagni notando Schneider che guarda nella sua direzione.

Genzo si acciglia e incrocia le braccia al petto: “Potrei giurare che quel farabutto se la stia ridendo alle mie spalle!” Si volta e prende a camminare verso la porta. Si ferma e sospira: “Hikari Mikami… sono passati anni dall’ultima volta che l’ho vista!” Pensa tra sé guardando gli spalti: “Più di dieci, credo…” Inarca un sopracciglio: “Sì, credo di sì… prima che arrivasse Tsubasa, quindi… avrò avuto sui dieci anni. Se non si fosse presentata non ci sarei arrivato. Non che abbia mai chiesto a Mikami della sua famiglia… sapevo solo che esisteva, il resto erano dettagli!” Stringe le labbra e comincia a fissare la traversa. L’immagine della sua casa gli si fa largo nella mente. Si rivede, anni addietro, mentre si allenava nel suo immenso giardino. Mikami calciava la palla e urlava istruzioni e lui seguiva la palla, cercava di intuire la traiettoria e si lanciava per cercare di pararla. Ricordi nitidi… e poi… una bambina.

Genzo chiude gli occhi cercando di visualizzarla, ma la piccola è solo una macchia incerta, una figura dai contorni sbiaditi che corre avanti e indietro cercando di afferrare la coda del suo cane. Ma lui non presta grande attenzione alla scena, è concentrato sull’allenamento; avverte l’abbaiare dell’animale, le risate della bambina… “Una tortura!” Mormora il ragazzo accennando un sorriso e aprendo gli occhi. Con pochi passi rientra nella porta. I compagni stanno ritornando in campo per riprendere a giocare.

Il portiere guarda fuori dal rattengono verde e vede Mikami e la figlia che si allontanano lentamente: la ragazza ha la testa girata e agita convulsamente un braccio in direzione di Schneider. “Credo di averla vista solo un paio di volte e questa è la prima volta che le parlo… dopotutto non avevo tempo da perdere dietro una bimbetta che non conoscevo.” Alza le spalle: “Poco importa… ho una fan in più!” Un sorriso soddisfatto si fa largo sul volto del ragazzo che si prepara per la ripresa della partita.

 

“Genzo!”

Il brunetto, seduto sulla panchina con una bottiglietta d’acqua in mano, alza lo sguardo e vede Karl che gli si avvicina.

L’allenamento è appena finito e i giocatori si apprestano a guadagnare lo spogliatoio.

“Allora, per la festa di domani? Passo a prenderti io?”

Il giovane giapponese fa un gesto con la mano: “No, Karl, ti ringrazio, ma la settimana scorsa ho comprato un vero bolide e non vedo l’ora di farci un giro… vedrai, è fantastico!”

Schneider inarca un sopracciglio e fissa il ragazzo: “Finalmente ti sei deciso a comprare una macchina! Mi complimento con te! Allora ci vediamo direttamente lì… e cerca di essere puntuale!”

Genzo alza i pollici: “Ci puoi scommettere!”

   
 
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