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Autore: NotFadeAway    27/03/2014    2 recensioni
Lo scambio culturale è il compromesso al quale molti studenti si ritrovano costretti a scendere pur di perdere qualche giorno di scuola in più. Esso risponde tuttavia anche al nome di “esperienza entusiasmante che ti cambia la vita” o al ben più tragico “incubo interminabile dettato dall’incompatibilità tra i soggetti interessati”.
Ad ogni modo, comunque lo si voglia chiamare, se ne avete mai fatto uno, saprete certamente di cosa sto parlando, ma per coloro estranei al mondo della condivisione del patrimonio culturale tra popoli, lasciate che io spenda qualche parola.
Lo scambio culturale, caro neofita, sebbene possa rispondere più che appropriatamente ai nomi sovra indicati, è senz’altro da esperire, ma tenendo bene a mente tre cose:
1. La scelta del proprio corrispondente è un momento cruciale, dovrai trascorrere molto tempo con il soggetto di cui sopra, per cui è opportuno prendere una decisione oculata. Se esso ti viene affidato arbitrariamente difficilmente si possono prevedere tempi lieti.
2. Il corrispondente non sarà MAI come da te auspicato.
3. Dal momento in cui il corrispondente metterà piede nella tua parte di biosfera, tutto potrà succedere.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Mai/Zuko, Suki/Sokka
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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*ANGOLO DELL'AUTRICE*
Okay, salve a tutti e a qualcuno (forse) ben tornato.
Sono tremendamente dispiaciuta di questo enorme iato che ha visto coinvolta questa storia. Sono successe un po' di cose in questi mesi e i principali colpevoli del mio vogliamo definirlo ritardo? Sono i test di Medicina e il conseguente inizio dell'università. 
Se siete ancora lì fuori e vi va di continuare questa storia, io sto cercando di portarla avanti, tra una prova intercorso e l'altra. 
Comunque sia, ora basta parlare e buon divertimento.

-Oh oh, qualcuno sembra avere il muso più lungo del solito…-
-Sokka, non è il momento! –
-Cos’è successo? Problemi con la tua fiamma? – esclamò il ragazzo, guardandosi in giro, tutto soddisfatto della sua battuta, che riscosse solo sguardi perplessi e rassegnati.
-Stai zitto! – lo freddò, scavalcando la panca e mettendosi a sedere.
Zuko era arrivato al tavolo per ultimo, tutti gli altri si erano già serviti da mangiare da più di dieci minuti.
-Su col morale, piccolo piromane! – intervenne Toph, sfoderando una poderosa pacca sulla spalla. Peccato che la mano utilizzata non fosse la sua, ma quella del suo corrispondente, ancora racchiuso in un’armatura di ferro.
Zuko grugnì in protesta.
-Cosa ti è successo?-
Alla fine era intervenuta Katara, la cui voce calma e pacata fu un balsamo sulla ferita aperta del ragazzo. Questi fece un sospiro profondo e drammatico e raccontò loro la triste vicenda di qualche ora prima. Ma tutto il clima che si era venuto a creare attorno alla narrazione dei fatti, fu spezzato dalla stridula voce di Sokka, che balzò in piedi, gridando:
-Ah, ma quello è il mio corrispondente! Cosa ti è successo alla faccia? Qualcuno ti ci ha vomitato sopra? –

Zuko tornò nel dormitorio con il capo chino, cercando di escogitare un piano per farsi perdonare da Mai. Superò un paio di corridoi devastati senza alcun dubbio da Toph e salì le scale fino al ritratto di una signora grassa, che con grande fantasia e tatto era conosciuta proprio come Signora Grassa. Ringhiò la parola d’ordine e s’infilò nella Sala Comune.
Mai era proprio davanti all’entrata, con un borsone su una spalla e, senza dare cenni di averlo visto, gli passò oltre, per uscire.
-Mai! Un attimo, dove stai andando? – chiese, preoccupato.
La ragazza lo ignorò e sparì oltre il ritratto.
Zuko stava per lanciarsi al suo inseguimento. Non poteva perderla di nuovo e in più lei non poteva lasciarlo in quel posto infernale da solo.
-Stai calmo, corrispondente di Ron, non se ne sta andando via –
Il ragazzo si voltò per fronteggiare una tipa con la chioma rosso fuoco, dai tratti simili a quelli del proprio corrispondente. Ovviamente gli era stato detto il nome e lui l’aveva dimenticato, ma sapeva che era sua sorella.
-E dove sta andando allora? -
-La tua noiosa e deprimente fidanzata ha gentilmente accettato di fare uno scambio. Lei andrà da Cho Chang, mentre Suki, la corrispondente di Cho, verrà da me. -
Zuko si sentì sollevato, forse dopo tutto non era così arrabbiata… aveva cercato di accoltellarlo solo una volta e senza poi neanche tanta convinzione. Forse c’era una possibilità.

Al centro del corridoio principale del castello era stata eretta una rudimentale costruzione di pietra: quattro pareti, un tetto, un fossato di un paio di metri e qualche decina di spuntoni di roccia. Diciamo che era più un misto tra un porcospino e un bunker da guerra.
Una luce fioca proveniva da sottili fessure sulla sua superficie.
-Dopo lunghe ed estenuanti ricerche… -
-In… quel luogo… -
-Quel luogo tetro -
-Di perdizione -
-Dov’è concentrato tutto ciò che male -
-Il cui nome è disgustoso solo a pronunciarsi -
-Il Luogo Che Non Deve Essere Nominato -
-Tu-Sai-Dove… -
-Insomma, - Fred abbassò il tono di voce – la biblioteca -
I gemelli rabbrividirono al sentore di quella parola e si trascinarono un attimo di silenzio dietro, poi interrotto dal tonfo di un vecchio volume.
-Abbiamo trovato questo – George indicò il libro.
-Abbiamo scoperto come ha fatto Piton a batterti e come impedirgli di farlo di nuovo – concluse l’altro gemello.
Fred, George e Toph erano tutti e tre riuniti attorno ad un tavolo di pietra, c’era anche Percy, murato in una delle pareti della costruzione, con solo la faccia e due flaccide mani che fuoriuscivano dalla roccia. George aveva chiesto a Toph di murargliele vicino alla faccia, ed era questo il motivo per cui ora aveva entrambi gli indici infilati nel naso.
-Fa più accogliente – aveva commentato il gemello, con un sorriso soddisfatto.
-Bene, ditemi come, perché avrei già un paio di idee su come distruggere la sua credibilità davanti agli studenti per gli anni a venire.-
Fred soffocò un singulto di commozione.
-Contieniti, fratello -
-No, lo so, lo so… è che la musica mi ha sempre fatto questo effetto. Va avanti tu… -
-Allora, come dicevamo, è stato grazie alla Legilimanzia – scandì, indicando una pagina sul libro.
-Cioè? -
-Cioè poteva leggere i tuoi pensieri e sapere le tue mosse in anticipo, solo guardandoti negli occhi. -
-Quindi, tutto quello che dovresti fare è combattere ad occhi chiusi – concluse Fred.
Un ghigno si disegnò sulla faccia di Toph.
-Ad occhi chiusi, eh? Ho come l’impressione che non sarà un problema -

Hermione e Ron erano di ronda quella notte, ma Ron sembrava essere venuto a conoscenza del piccolo episodio con Zuko, quindi non sembrava molto desideroso di condividere quattro ore di vagabondaggio notturno con lei.  Hermione, dal canto suo, si sentiva un verme per quello che aveva fatto e voleva solamente stare da sola.
Si divisero il castello in area est ed ovest e si separarono.
Di solito in giro per quelle ore non c’era mai nessuno, non da quando la Umbridge aveva iniziato ad imporre il proprio pugno di ferro, ma la presenza dei corrispondenti aveva reso tutto un po’ movimentato.
Passando vicino al porticato, infatti, Hermione sentì delle voci. Sembravano due ragazze. Allungando il passo vide Luna e la sua corrispondete al centro dello spiazzo erboso, nel bel mezzo della notte, a fare acrobazie.
-Ehi, che cosa pensate di fare, voi due? -
-Ty Lee mi sta insegnando il flick avanti, vuoi unirti a noi? -
Hermione le aveva raggiunte al centro del chiostro.
-Certo che no! Adesso tornate nei vostri dormitori, non potete stare qui! -
-Ma ci hanno cacciato dal nostro dormitorio, perché disturbavamo gli altri. Noi non volevamo, così siamo venute qui. – fece Luna, accartocciata al suolo, guardandola a testa in giù.
-Infatti, voi due dovreste stare dormendo. Non vi posso lasciare qui, su, vi scorterò nel vostro dormitorio. -

Zuko sembrava destinato a non poter dormire, il pensiero di quello che era successo poche ore prima lo tormentava. Ma non se ne sarebbe stato con le mani in mano, se vi era anche solo una minima possibilità che Mai lo ascoltasse e lo perdonasse, lui era disposto a coglierla.
Scese dal letto: era ora di dirigersi verso il dormitorio di Corvonero.
Si era fatto spiegare bene come arrivarci da Suki, quindi riuscì a raggiungere la scala senza troppi problemi, sapeva come entrare e anche dov’era la stanza della corrispondente  di Mai e quindi di Mai stessa.
Tante scale, tanti corridoi e, poi, di nuovo tante scale. Strano indovinello. Di nuovo scale.
Una rampa, due rampe, tre rampe e poi la porta di Mai.
Tranne che non c’era solo la porta di Mai. C’era anche Sokka, accovacciato a passo di giaguaro, davanti.
Ecco, adesso, il temperamento di Zuko non è mai stato dei migliori, c’è sempre tutto il fatto dell’irascibilità e dell’impulsività che tolgono punti alle sue capacità di intendere e di volere in determinate situazioni.
Queste due brillanti qualità vennero generosamente a galla in quel preciso istante.
-CHE COSA CI FAI QUI?! – quello fu un ruggito, accompagnato da copiose quantità di fuoco, dando un aspetto poco rassicurante alla figura del ragazzo.
Sokka, colto di sorpresa, sobbalzò sul proprio ventre, rotolò sul dorso e diede una poderosa testata al muro adiacente.
-Ma che diavol… razza di piromane! Che vuoi? -
I movimenti di Zuko furono come quelli di una grossa lucertola, in un lampo si ritrovò faccia a faccia con Sokka, con una mano alla sua gola.
-Ho detto, che cosa ci fai qui? – sibilò, mantenendosi in tema e serrando la stretta.
-Tu sei pazzo. Perché dovrei venirlo a dire a te? -
-Perché dubito che tu voglia finire come il tuo corrispondente, Sokka. ORA RISPONDIMI! -
Ma con un movimento agile Sokka riuscì a liberarsi dalla presa di Zuko, quest’ultimo fu spinto e barcollò un poco all’indietro, dando al ragazzo il tempo necessario per estrarre la propria lama.
-Non credo proprio. E poi dovrei essere io a chiederti che ci fai qui. -
Zuko sfoderò le sue spade.
-Non fare lo sciocco, non mi hai mai battuto nella scherma. -
-Sto ancora aspettando, che ci fai qui? – ribatté Sokka.
-No. Io sto aspettando da prima -
-Vogliamo metterci a litigare per chi stava in fila da prima? Prendere un numeretto? Ascoltare l’ordine in un megafono? -
Zuko emise un verso di esasperazione e lanciò una fiammata ai piedi di Sokka.
-Oh, insomma, basta! Che cosa ci fai qui? -
-E va bene, va bene, calma. Qui c’è la mia ragazza, io sono il suo ragazzo, ti lascio alle tue deduzioni. – si arrese Sokka.
-No, ti sbagli, qui c’è la mia ragazza! -
-Solo perché ora te ne vai in giro a baciare tutte, non significa che Suki possa essere considerata come un’opzione disponibile, Zuko. – rimbeccò Sokka, - E poi ricorda che quello bello e affascinante sono io, tu sei quello con l’infanzia difficile, che punta alla compassione per intenerire le ragazze. Non c’è paragone, caro m… -
Ma la sua frase fu stroncata dalla carica di Zuko, che dando prova della sua temperanza, si era lanciato a spade levate contro l’amico.

Mai ebbe modo di godersi cinque minuti buoni di un ridicolo combattimento. Aspettò che si ritrovassero accartocciati sul pavimento, con Zuko che mordeva l’orecchio di Sokka, sovrastandolo, e quest’ultimo che tentava di liberarsene facendogli il solletico, poi intervenne.
-C’è la mia ragazza, là dentro, razza di accendino con le gambe! -
-No, quella è la mia ragazza, coda di cavallo! -
Si avvicinò, sovrastandoli con la propria ombra, oscurando in parte la luce che proveniva dalla propria stanza. I due si ammutolirono senza esitare, poteva sentire il groppo scendere nelle loro gole. Si chinò rigidamente, li afferrò entrambi per le orecchie e li trascinò vicino al muro. Prese due coltelli e li infilò con forza nelle pareti, immobilizzandoli.
-Veramente – disse, - non sono la ragazza di nessuno di voi due. Ora fate silenzio, voglio dormire. -
La guardarono sparire nella stanza, poi Sokka spezzò il silenzio con un fischio.
-Però, ti ha freddato! L’ha fatta grossa  questa volt…AHIA! -
Odore di carne bruciata e vestiti affumicati, nonché una sottile colonnina di fumo, provenivano ora dal didietro di Sokka, che si decise una buona volta a stare zitto.

L’ala ovest del castello pullulava di bambini del primo e del secondo anno di ogni casa. Si aggiravano in formazioni compatte, manco fossero in un esercito, e non si preoccupavano di nascondere il rumore del passo di marcia, che rimbombava nei corridoi vuoti della scuola.
Ron non avrebbe potuto ignorarli meglio.
Sembrava facessero parte di una cosa grossa, aveva una mezza idea di chi vi potesse essere dietro e di certo non aveva la voglia di immischiarsi.
Si lasciò sfuggire un paio di “Tornate nei vostri dormitori”, accompagnati un gesto pigro delle mani e passò oltre.
È che era sicuramente stata tutta colpa di quel *espressione irripetibile* del suo corrispondente, che se ne andava in giro sventolando i capelli come fossero una bandiera e dandosi l’aria del duro per un po’ di pelle affumicata. Poi tutto il fatto delle mossettine di karate e la parte del lanciafiamme. Era tutta apparenza. Che cosa ci poteva aver mai trovato in lui?
Soffiò dalle narici irritato al pensiero e lanciò delle scintille a due che pomiciavano sul bordo di un balcone solo per vederli sobbalzare e rovinare per terra.
-Nei dormitori! – ringhiò.
Le coppie, per qualche motivo, gli erano particolarmente indigeste in quel momento.
Furono pochi passi e una rampa di scale più in basso che lo incrociò.
Era proprio Zuko, che vagava fuori orario, davanti ai dormitori di Serpeverde, nel bel mezzo del turno di ronda di Ron e esattamente nella sua rotta.
Fosse stato più assennato, lo avrebbe riportato alla autorità.
Ma c’era sempre l’opzione più divertente…

-Mai mi ha detto di quello che è successo… - fece Ty Lee, mentre si avviavano verso la rampa di scale. – Perché l’hai fatto? -
Hermione sobbalzò, colta di sorpresa, e si mise sulla difensiva. –E chi dice che sia stata io a fare il primo passo? -
-Lo dice il fatto che io conosco Zuko e Mai e quindi so per certo che sei stata tu – ribatté serenamente Ty Lee.
-Okay, sì, sono stata io… ma il punto è che sembravano così… non lo so… non danno l’impressione di essere felici assieme -
La ragazza fece una risata leggera.
-Questo perché non conosci i loro standard di felicità! – ribatté.
-No, magari no. Ma chi dice che Zuko non potrebbe essere più felice di così? – svoltarono il corridoio e iniziarono la prima scalinata.
-Nessuno. – rispose  Ty Lee, senza aggiungere altro.
Hermione la guardò confusa. Non aveva nessun senso lasciare cadere la conversazione in quel modo.
Fecero il resto delle scale in silenzio, fino ad arrivare alla porta del dormitorio.
Ty Lee si avviò sopra, ma Luna si intrattenne un momento.
-E’ perché tu non presti attenzione, Hermione, ma Mai è quella giusta per lui. -
-Come sarebbe a dire? Come fai a saperlo? -
-Per i Torcilli. -
Le spalle della ragazza con la chioma crespa si afflosciarono. Per un attimo aveva veramente creduto che l’altra avesse un’argomentazione valida. Sfortunatamente era troppo scortese troncare quella conversazione in quel modo, quindi si vide costretta ad approfondire l’argomento. Le chiese cosa fossero.
-Sembrano delle piccole viti e sono presenti ogni volta che due persone sono a meno di un metro di distanza. Ci sono anche qui, ora, tra noi due, tranne che non girano nel verso giusto. -
-Spiegati meglio -
-Di solito i Torcilli girano in senso orario, ma quando la tua anima gemella è nella stanza ed è vicina vicina a te, cambiano verso e diventano levogiri, proprio come fanno quando ci sono Zuko e Mai. -
Hermione cercò di mascherare al meglio la propria espressione perplessa (per non dire avvilita).
-E tutto questo sarebbe documentato dove? -
-Nel Cavillo! Te lo vado a prendere, se vuoi… -
-Non ti disturbare. Domani magari. -

Se c’era qualcosa di più soave alle orecchie di sentire qualcuno stare male, era sapere che quel qualcuno stava male per opera tua.
Lamenti, scrosci d’acqua e una serie di suoni poco adatti alla descrizione deliziarono il senso dell’udito di Severus per tutto il tempo della preparazione del rimedio per Draco. Certo, diventava un po’ disgustoso a tratti, ma no… la soddisfazione superava di gran lunga qualsiasi altra sensazione corporea negativa.
Accompagnando con un allegro fischiettio i movimenti della stanza affianco, dove il vecchio pazzo faceva la spola tra letto e bagno, si dava da fare a sminuzzare ingredienti vari e a ribollirli con dedizione nel calderone.
Insomma, non che si potesse autodefinire di buon umore, ma ci andava vicino.
Era da poco riuscito a spedire Draco definitivamente nella branda, rassicurandolo più del dovuto. Se gli avesse detto che la pozione che l’avrebbe curato, avrebbe fatto ripresentare la calvizie ciclicamente una volta al mese, non se lo sarebbe scrollato più di dosso, e una notte di lamentele di Draco non era quello che voleva. Una notte di lamentele di Iroh, d’altra parte…
Sentì di nuovo un cigolare di molle e con il coltello sul legno scandì i passi del vecchio uno dopo l’altro. Fino a quando un tonfo non previsto gli spezzò il ritmo.

Senza preavviso Zuko si ritrovò scaraventato per aria, prima che riuscisse a vedere chi avesse di fronte. Si rialzò, dolorante, con le membra già ammaccate dalle prove di volo di quel pomeriggio. Davanti a lui c’era il suo corrispondente. Era Ron.
-Ma insomma, che cosa c’è che non va in questo posto? – ringhiò Zuko, - Non posso essere lasciato in pace una buona volta?! -
Ma Ron non sembrava disposto a dare spiegazioni, perché di nuovo agitò la bacchetta e scagliò una fattura al proprio corrispondente. Zuko questa volta fu preparato e si fece scudo con una vampata di fuoco.
-Sai bene chi finirà per bruciarsi le manine, quindi levati dai piedi -
-Credi che il tuo fuoco mi spaventi? –sbottò Ron, non sembrava tanto in sé, - Vediamo come reagisci a questo! -
Stavolta dalla bacchetta non uscì un lampo, ma una gittata d’acqua, che colpì Zuko in pieno, inzuppandogli i vestiti. Ma questi, senza esitare, innalzò la propria temperatura corporea, facendo velocemente evaporare l’acqua, poi passò al contrattacco.
Lanciò una palla di fuoco e la indirizzò al petto del proprio corrispondente, scaraventandolo al suolo, poi si mise in posizione di attesa: se quello era un duello, le cose andavano fatte come si deve.
Mugugnando, l’altro si rialzò, la bacchetta protesa in avanti, pronto a colpire, i muscoli tesi, i sensi all’erta.
Vide un gettò di acqua ancora più potente spuntare fuori dalla punta di quell’esile bastoncino, si preparò all’impatto, ma questo non arrivò.
Uno scudo argenteo era stato interposto tra lui ed il proprio corrispondente.
Entrambi, spiazzati, seguirono la scia luminosa che partiva dallo scudo e arrivava alla bacchetta, da quella risalirono al suo proprietario. Che non poteva essere il buon vecchio professor Vitious, o la severa, ma giusta professoressa McGranitt. No, doveva essere Piton, quello.

I Torcilli, che grande baggianata! Come faceva a definirsi una rivista seria, il Cavillo! Con che coraggio fare parte del mondo del giornalismo, quando si pubblicano tali stupidaggini. Non esistevano cose come i Torcilli. E di certo non potevano definire cose come la propria “anima gemella”! Tzk! Certo, chissà come i Torcilli vorticavano in presenza sua e di Ro… No! Quel pensiero non era neanche ammissibile! Era un pensiero non pensabile! Era un pensiero impensabile!
Hermione non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Luna e Ty Lee, che avevano triplicato il suo senso di colpa. Aveva combinato un disastro e ne era ogni momento più consapevole.
Quindi cercò di concentrarsi sulla ronda del castello, ma a parte un paio di coppiette appassionate al chiaro di luna, non trovò null’altro che potesse distrarla. O almeno così fu finché non s’imbatté in una casupola di pietra, che torreggiava nel bel mezzo del corridoio principale.
Hermione corrucciò la fronte e si avvicinò imperiosa al bunker roccioso dal quale provenivano luce e voci.
-Chiunque ci sia là dentro che cosa vi credete di fare? Questo viola almeno diciassette norme del regolamento scolastico! -
Sentì le voci sommesse sparire improvvisamente, per poi riaffiorare in una sonora risata, in cui ebbe modo di riconoscere i gemelli Weasley.
-Venite fuori di lì subito e mettete a posto questo disastro!- aggiunse, perentoria.
Sentì la pietra scricchiolare, poi vide un grosso ammasso roccioso ruotare su un perno centrale, come una porta girevole. Per un attimo lasciò un’apertura nella casupola, poi richiuse la parete, una volta completato il proprio giro di 180°. Non era uscito nessuno, ma ad Hermione bastò una seconda occhiata per distinguere la faccia di Percy incastonata nella parete rocciosa come una tessera in un mosaico.
-La mia munifica padrona e i suoi due gloriosi assistenti la informano che la sua richiesta sarà ignorata come da regolamento -
-Percy, ma che cos…? -
-Non mi è permesso intrattenermi in discussioni futili, che risulterebbero in una perdita in tempo per la mia munifica padrona ed i suoi gloriosi assistenti. Lei è invitata a uscire dalla nostra regione di controllo -
E prima che Hermione potesse ribattere, la parete si mosse di nuovo e Percy fu fagocitato di nuovo dentro.
-Fred! George! Lo so che siete lì dentro! Adesso, uscite subito, se non volete che chiami subito il Preside! -
Il muro con Percy incastonato dentro ruotò nuovamente.
-La mia munifica padrona e i suoi gloriosi assistenti la informano che, sebbene il richiamare l’attenzione del Preside incaricato di questa struttura scolastica non risulti una minaccia per loro, sono costretti a espellerla dalla nostra regione di controllo e ad invitarla al silenzio. Non è per loro possibile un dispendio di tempo a tal punto eccessivo. -
E prima che Percy tornasse nel bunker, Hermione si accorse che il pavimento si stava muovendo sotto i suoi piedi, che erano stati incastrati nella pietra. Senza che potesse liberarsi, fu trascinata via, ben oltre il corridoio principale.


Quella volta Piton aveva adoperato tutta la sua mente perversa e malvagia per escogitare quella punizione. Era piuttosto sottile e ingegnosa, perché poteva avere più ripercussioni sui malcapitati, alcune tecniche, altre, eventualmente, di natura psicologica.
Ron e Zuko furono invitati a tornare immediatamente nel proprio dormitorio, senza deviazioni che avrebbero ulteriormente aggravato la loro posizione. Il punto era che ulteriori minacce non erano affatto necessarie, e Piton lo sapeva, perché l’ultima cosa che Ron e Zuko volevano era andarsene a zonzo per la scuola in quel modo.
-Questa è tutta colpa tua! Più la mia solita sfortuna! Perché Piton?! – si stava lamentando Ron, con la testa rivolta al soffitto, e la voce colma di disperazione.
-Come può essere colpa mia? Tu mi hai attaccato! Ehi, stai attento, non sai camminare dritto? Mi hai pestato un piede! -
-Sei tu che mi stai troppo addosso! Fatti più in là! – protestò Ron.
-E come dovrei fare, esattamente, secondo te? -
L’obiezione di Zuko si era resa dovuta e tristemente necessaria, perché la brillante punizione (che Ron avrebbe più volte ricordato con l’espressione a suo parere più appropriata di “martirio”), era stata quella di immobilizzarli in una particolare posizione, piuttosto compromettente. Ron, infatti, era stato costretto ad andare in giro con il braccio attorno alle spalle di Zuko, che, invece, era forzato a cingere con il proprio il fianco del corrispondente. Eccetto per le espressioni truci sulle loro facce, sembravano proprio una coppia felice, che camminava abbracciata stretta stretta.
-Stai-zitto! Adesso sbrighiamoci a tornare prima che qualcuno ci veda! Magari Hermione può risolvere questa faccenda e liberarci! -
-Già, così quel tuo professore ci incollerà di nuovo in una posizione ancora peggiore! Non ricordi? – rimbeccò Zuko.
-CHE COSA?! E quando esattamente l’avrebbe detto? – Ron sembrava decisamente in panico.
-Credo mentre tu eri troppo occupato a fissarlo con una scintilla omicida nello sguardo… -
-AH! Come lo odio! Quanto lo odio! -
Il mantra di Ron proseguì ininterrotto, fino a quando la figura di un omino galleggiante a mezz’aria non spuntò a pochi passi tra loro.
Quell’omini era l’unico essere che potesse peggiorare la situazione.
Pix.
-Oh-oh! Cosa abbiamo qui… due innamorati fuori dai dormitori nel bel mezzo della notte? – disse, con tono malizioso, ruotando su se stesso.
-Stai zitto, Pix! Questa è una puniz… - Ma la lingua di Ron si intrecciò, come per magia, prima che potesse finire di pronunciare quella frase. Ovviamente Piton aveva pensato anche a quello! Non potevano dire della punizione. Che tocco di classe!
Nel frattemppo Pix si era avvicinato a Zuko, con un dito inquisitore.
-Ricordami qual è il tuo nome… -
E prima che Ron potesse impedirgielo, il ragazzo glielo disse, confuso.
-Ecco fatto. È la fine – esalò, sconsolato, guardando Pix sfrecciare oltre il corridoio. Era già partito per la tangente, cantando a squarciagola:
“Ron e Zuko sono innamorati
Si danno i bacetti
E mangiano gelati”
Ron guardò Zuko con la stessa furia omicida di prima negli occhi.
“E MANO NELLA MANO
SI DICEVANO TI AMO!”
L’ultimo eco si spense in lontananza. Quella era veramente la fine.


-Se tu preferisci, non farò domande -
Harry era chino sopra il letto di Ron, in esatta corrispondenza con la sua faccia, e aveva svegliato l’amico esattamente con quella frase.
Harry aveva fissato confuso per ben più di un quarto d’ora, il suo migliore amico ed il corrispettivo corrispondente dormire abbracciati, nello stesso letto. Zuko aveva la faccia nell’incavo del collo di Ron, Ron aveva il braccio sinistro dietro le spalle del corrispondente, quello destro poggiato sul suo torace.
Quando Harry parlò, entrambi si svegliarono di soprassalto, balzando a sedere così in fretta che Harry e Ron si diedero una prominente testata.
-Perché mi hai svegliato? – si lamentò Zuko, grugnendo contro di Ron. Quest’ultimo gli restituì un’occhiata feroce, ma mantenne un finto tono di calma.
-Ah, ma come, niente meditazione stamane? -
-Ci sei tu! Come faccio a concentrarmi?! – ringhiò in risposta.
-Ragazzi, ragazzi, calma. Posso sempre farmi i fatti miei, certo… Ma tutto il fatto che vi state abbracciando e che dormite assieme… esattamente quando è cominciato? Temo di essermi perso qualc… -
-Harry, ti prego, non è come pensi! Questa è opera di… - ma come prima, le parole non gli uscirono di bocca.
-Di Cupido, lo so, lo so! Ti capisco -
-No, tu non capisci! – gridò Ron, infuriato.
-Ehi, smettila di agitarti, mi stai sudando sulla spalla! – protestò Zuko.
Harry lanciò loro un’ultima occhiata.
-Va beeene… io vi lascio soli. Però dovete sbrigarvi, oggi c’è la gita ad Hogsmead! -

-Buongiorno mondo! Il sole splende, niente strambe lezioni, il mio corrispondente ha ancora la testa che sembra il sedere di un Bradipo-babbuino e tutto procede bene! -
Aang intercettò il suo sguardo e lo zittì.
Al tavolo c’erano sono lui, Suki e Katara. Quest’ultima sembrava completamente assorta nel difficoltoso tentativo di incenerire con lo sguardo Hermione, che era seduta qualche posto più in là, ignara.
-Avrai sicuramente i tuoi nobili scopi, sorellina, ma questo non farà di te una Dominatrice del Fuoco, se ti inters… -
Splat! Palla di neve.
Il ragazzo se la tolse infastidito dalla faccia e si rivolse ad Aang.
-Sai cos’è successo? -
Ma l’avatar si strinse nelle spalle.
-Non è che ieri sia stato molto diverso. Hanno passato tutta la giornata a… -
Splat! Palla di neve.
-Cooomunque… - fece Sokka, a quel punto, iniziando a riempirsi il piatto di qualsiasi specie di carne popolasse quel tavolo, - Dove sono tutti gli altri? Oh. -
Quell’ “Oh” era stato strappato fuori dalla gola del ragazzo, quando vide uno di quei “tutti gli altri” entrare nella Sala Grande.

-Ci sediamo vicino ad Harry, non ci pensare proprio! -
-Quel tuo stupido amico che non fa che lanciarci stupidi sguardi? Guardalo, eccolo che ricomincia! No! Ci sediamo vicino ai miei amici! -
Stavano parlando a voce abbastanza alta prima di entrare nella Sala Grande, dove c’era un discreto vociare di studenti e professori, poi, varcata la soglia, improvvisamente la voce di Zuko rimbombò.
-Non c’è un po’ troppo silenzio qui? – domandò.
-Sta zitto e continua a camminare! – esalò Ron, - Dannazione, lo sapevo che dovevo Trasfigurarmi la faccia! -
Arrivarono al tavolo di Grifondoro, in un fruscio di voci.
Sokka fu il primo ad intercettarli.
-Oh-oh! Vedo che ti stai dando alla pazza gioia, Zuko! Il tuo sangue è veramente caliente, caro il mio piromane! -
Anche con una sola mano, Zuko fu il più agile: afferrò il bavero dell’altro ragazzo, lo sollevo e lo costrinse a voltare il capo verso il tavolo dei Serpeverde.
-Vuoi davvero che il tuo caro piromane ti riduca come il tuo corrispondente? Volete fare pendant? Non sarebbe un cattivo abbinamento… -
Nella Sala calò di nuovo il silenzio, dal fondo del tavolo dei Tassorosso si sentì una ragazza gridare, appassionatamente: - Bravo! Difendi il tuo diritto ad amare! -
Ma prima che Zuko potesse fare nient’altro, Suki balzò sul tavolo e scaraventò a terra Zuko e compagno.
-Lascia stare il mio ragazzo! – disse, perentoria, fissandoli dall’alto.
-Sì, questa è la mia donna! – esclamò Sokka, con il pugno per aria, pugno per aria che ben presto si ritrovò sul pavimento, assieme al suo proprietario.
-E tu, invece, smettila di fare battute stupide -


Silente sentì bussare alla porta del suo ufficio.
Certo, bussare è il termine adatto se ritenete tale l’aggressione con ferocia di un’asse di legno su cardini.
-Avanti, avanti! – fece, gioviale.
Si poteva fare una lunga lista di cose che erano apparse su quella soglia, tutte straordinarie e incredibili, c’era una fila lunga ed intrecciata che si era formata solo durante gli anni di presidenza di Silente, eppure quella particolare figura lì spiccava un balzo e, senza neanche sgomitare, si ritrovava in prima fila, primo posto.
-Buongiorno, Severus -
Il professore lo guardò, ringhiante, con la mano ancora sulla maniglia della porta. Se ne stava lì, la schiena china a soffiare dalle narici espanse, come un mastino schiumante. Senza vestiti, coperto di lividi, con solo un tanga e una fascia trasversale sul petto, che recitava “Miss Chiappe d’oro”. O e la corona, aveva anche una graziosa corona sulla testa.
-Deduco che per te non è tanto un buongiorno, dopotutto. Posso azzardarmi ad ipotizzare anche perché? -
L’uomo sbatté la porta e avanzò un poco, aveva sempre l’aria che volesse caricare Silente a testa bassa e defenestrarlo.
-Accomodati pure, cosa volevi dirmi? -
L’uomo arrivò davanti alla scrivania, trascinandosi il silenzio. Si chinò, molto lentamente e poi sbatté le mani sul legno tanto forte da far incenerire il pennuto del vecchio pazzo.
-Lo sai perché sono venuto qui così, Silente? -
-Perché vuoi che mi congratuli per la tua vittoria al concorso di Miss Chiapp… -
-STAI ZITTO! ADESSO-PARLO-IO!- sbraitò, - Perché, mi sono detto, era meglio che tu vedessi… -
-Oh sì, - mormorò Silente, lanciandogli uno sguardo preoccupante, - Era meglio, proprio così… ti dispiacerebbe fare un giro su te stesso cosicché io possa vedere il motivo della tua vittoria? -
-HAI FINITO?! – gridò di nuovo, quando riottenne la sua attenzione, proseguì – Questo è quello che due dei tuoi studenti e uno dei frutti delle tue strane idee, ovvero una corrispondente, mi hanno fatto, proprio stamane. -
-Ti hanno costretto a partecipare ad un concorso di bellezza? -
-Mi hanno aggredito in tre contro uno nei corridoi della tua scuola, Silente! -
-Oh, questo ha più senso. – commentò il vecchio.
-E tu devi espellerli o, nel caso della corrispondente, cacciarla. ORA. IN QUESTO PRECISO ISTANTE! -
Silente riunì i palmi delle mani sotto la mento.
-Adesso non iniziamo a drammatizzare, Severus… Sei proprio sicuro di non voler fare  un giro su te stesso, comunque? -
-Io non sto DRAMMATIZZANDO! Sono stato aggredito e maltrattato, fisicamente e psicologicamente, davanti ai miei studenti, e non permetterò che… -
-Ops, mi è caduta la piuma… me la raccoglieresti? -
Severus lo guardò con gli occhi pieni d’odio.
-Comunque non ti ho convocato qui per questo, Severus -
-Tu non mi hai convocato – sbottò l’altro.
-No, tecnicamente no, ma già che sei qui, ti devo dire un paio di cosette…- ribatté il Preside, - Prima cosa: quello che hai fatto a Ron Weasley e al suo corrispondente non mi piace nemmeno un po’… sì, lo so che sei stato tu. L’omosessualità non è una barzelletta e non gradisco che ci si scherzi su… Non desidero che episodi di omofobia si verifichino nella mia scuola -
Severus lo guardò, l’odio permeava dai suoi occhi, grondava, era come se diluviasse odio.
-Fred Weasley, George Weasley e la loro maledetta corrispondente, loro mi hanno aggredito. -
-Quindi, voglio che tu li liberi subito da quell’incantesimo e li punisca in qualche altro modo, che non riguardi questioni sensibili -
-Adesso, o ci pensi tu, oppure darò sfogo alla mia mente malefica e mi ne libererò io,  Silente -
-Stai ascoltando quello che ti sto dicendo? -
-Stai ascoltando quello che ti sto dicendo? -
Fecero assieme i due uomini, Severus gridando solo appena un po’ di più.
-Non fino a quando non farai quello che ti ho chiesto, Silente. -
-Hai le prove? -
-Tecnicamente no, ma ieri mi hanno assalito una prima volta e poi… -
-Allora non posso aiutarti. Ah, e oggi vai ad Hogsmead con Iroh e Bumi. Chiudi la porta quando esci -
   
 
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