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Autore: Rexam    27/03/2014    1 recensioni
Quando Matthew si svegliò aveva la vista distorta ed era confuso. Era steso a terra, faccia in giù, senza forze, quasi privo di coscienza. Il suo corpo era rigido come un gigantesco tronco di legno. Le ossa gli dolevano e non riusciva a sentirsi le gambe. Riposava su una superficie calda e soffice. Non avrebbe saputo dire a cosa somigliasse quella sensazione. Era così familiare, ma anche così distante. Forse perché la sua testa ancora rimbombava di strani rumori immaginari. Percepiva i raggi del sole sulla sua pelle. Il suo respiro era regolare. Nonostante tutto, era felice di scoprirsi vivo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: L’inconsistenza onirica del sogno

Quando in sogni opprimenti e orribili l'angoscia
 tocca il grado estremo, è proprio essa che ci porta al risveglio,
 con il quale scompaiono tutti quei mostri notturni.

La notte è buia e piena di orrori quando non ci sono luci ad illuminarla. Quando il black-out paralizza una città e le candele accese diventano spettri che si muovono fluttuando fra vie dall’odore di pericoli e le stelle brillano minacciose nel cielo, annunciano la rovina. Allo stesso modo Matthew era accucciano in un teepee, rannicchiato su se stesso, il suo ego annichilito da vicende di cui non riconosceva un volto o una ragione. Gli occhi chiusi, spenti. Le labbra leggermente pendenti, i capelli adagiati sul terreno a formale una spirale, che risucchia ogni emozione. Che spegne ogni sospiro. Il conforto sarebbe dovuto arrivare nel sonno ristoratore ma era proprio lui, il sonno – e il sogno – a offuscare ogni briciolo di felicità. Matthew non volava in alto, sereno, fra le nuvole, ma sprofondava sempre più giù, verso l’Inferno. E nonostante avesse paura, non aveva più forza per combattere.
Lasciati andare. Lascia che sia il dolore a conquistarti. L’Oscurità.
Muori in una pozza nera, senza implorare aiuto, lascia che mani di tenebra ti trasportino ai Campi Elisi, che ti cingano il petto, che ti sbattano in una cella grigia e buttino via la chiave. Non ti serve nient’altro di questo mondo. Sei una microscopica capocchia di spillo che si dibatte nelle viscere dell’esistenza, lì al margine fra ciò che è e ciò che non è. Allora non essere. Cessazione della fatica. Di ogni dolore. Annullamento della personalità. Cancellazione dell’ego dai registri dell’universo.
Cammini su una strada sbiadita, ondulata, percorsa solo da lucciole solitarie, forme tangibili di ciò che può essere uno spirito buono. Ma il mondo è percorso anche da spiriti malvagi. E sono loro che danno adito a plumbei pensieri quando non stai guardando. Quando la tua mente è distratta in un’immagine onirica. In un sogno.
Cammini su una strada sbiadita, Matthew, e le ombre di ogni individuo che osservi si contraggono su se stesse divorando i loro proprietari. Inglobano tutto in un’oscurità indistinta. Un macabro banchetto, senza pane né vino, in onore di Fobétore. E quei volti li hai già visti in passato, li conosci. Ma non riesci a ricordarli. Sono facce bianche e ovali come un pallone da rugby, vestite di tutto punto, senza occhi, né naso, né capelli. Senza tratti. Così è come essere nessuno. Eppure sai che basterebbe una spinta per rammentare. Ma sei debole. E ti trascini verso l’Inferno. Dannazione. Peccato. Spirale. Morte. Un ciclo senza fine che circonda ogni essere vivente. Che conduce al rosso acceso. E alla polvere.
Le fate ti salutano dall’alto, mentre ti aggrappi a un’ultima speranza. Mentre credi di poter ancora fare quando ormai il tuo compito è finito. Stai per cedere lo senti. L’incubo ti avvolge e vince.
Ed è così che emerge l’idea. Spontanea e innata. Incausata. Un bagliore leggero ma netto che si staglia contro il fronte ondoso delle tenebre. È così che ti accorgi che non è tutto bianco o nero. Che la natura è un continuo mescolarsi di tonalità e colori diversi. Che non è un discreto ma un continuo divenire. Il bianco e il nero sono solo più realistici. Non tutto è perso o salvato per sempre. Combatti per questa idea, Matthew. Lasciati andare. Perché, quando ti sveglierai davvero, potrai non essere più te stesso. Perché alla luce di quello che capirai e vivrai sulla tua pelle, il mondo potrà apparirti differente. Un chiaro oscuro. Dal gusto di delirio.
All’improvviso, mancanza di ogni sostegno. Sensazione di caduta nel baratro senza fine. Cuore che viene estratto dal petto e divorato. Lacerato. Masticato e gettato ai cani. Mente aperta in due. Dolore. Raggio di sole. Risveglio.

Matthew si svegliò di soprassalto. Una luminosità fioca si estendeva in tutto il teepee, facendo risaltare le strane figure dorate dipinte al suo interno. Era stato un sogno così reale, così reale… Matthew pensava, ma non riusciva a focalizzare. Credeva di aver visto un volto ovale prendere forma.
E la forma assunta era stata quella del Collezionista di Farfalle.


L'Angolo dell'Autore
Doppio aggiornamento questa settimana! Questo week end sarò un po' impegnato quindi pubblico adesso. E poi non vedo l'ora che arrivi il prossimo capitolo, presto vedrete perché! Io sono cattivo e non vi anticipo niente!! :)
  
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