A
Eleanor94, per la sua dolcezza e perché’ ama questi due
‘piccoli grandi eroi’ quanto me <3
«Everybody's waiting, Everybody's watching
Even when you're sleeping
Keep your ey-eyes open.»
E. Y. E.S.
O.P.E.N.
[1]
«The tricky thing is yesterday we were just
Children playing soldiers, just pretending
Dreaming dreams with happy endings.»*
Un tiepido sole mattutino aveva appena incominciato ad
arrampicarsi nel cielo, rischiarando i volti sporchi di carbone della gente del
Giacimento. Di fronte all’abitazione della famiglia Hawthorne due ragazzini
stavano duellando a colpi di bastone, fingendo di brandire una spada. Uno dei
due, il più piccolo, si chinò appena in tempo per schivare il colpo del
maggiore e toccò l’altro con la punta del suo bastone.
“Bella mossa, soldato Hawthorne!” si complimentò con un
sorriso fiero il più grande, battendo una mano sulla spalla del fratellino.
Vick Hawthorne sorrise e si mise sull’attenti, saltellando poi in avanti per
tendere un agguato con la sua spada improvvisata.
“In guardia, soldato!” esclamò, cercando di imitare il
tono autoritario di Rory. Incespicò nella maglia troppo grande che gli rendeva
difficile muoversi in maniera sciolta, ma il maggiore riuscì ad afferrarlo in
tempo per evitare che ruzzolasse a terra.
“Due parole, Vick,” lo ammonì poi, aiutandolo a rimettersi in piedi. “Occhi aperti!”
Dovevano sempre tenere gli occhi aperti, le persone del
Giacimento. Nelle miniere, nei boschi o barattando la selvaggina al forno. Rory
questo lo sapeva, anche se nel primo posto c’era stato una volta sola, con la
scuola, e negli ultimi due ci andava raramente, in compagnia del fratello
maggiore. Tuttavia ricordava ancora bene quanto spesso suo padre gli ripetesse
quella frase, quando giocavano a scacchi la domenica. “Occhi sempre aperti, ragazzo”
lo avvertiva Joel Hawthorne, ogni volta che
il re di Rory rischiava di venire mangiato da una delle sue pedine. Era
una delle abitudini dell’uomo che al ragazzino mancavano di più, assieme
all’ossessione per il numero quattro che Joel aveva trasmesso al secondogenito.
Il quattro era sempre stato il numero portafortuna del signor Hawthorne: aveva
avuto quattro figli, tutti con nomi da quattro lettere e nulla l’aveva mai reso
più orgoglioso che rincasare la sera e venire accolto dai sorrisi dei suoi tre ragazzi e da Hazelle, che teneva
protettiva una mano sul pancione, mentre l’altra era immersa nel catino dei
panni.
“Sissignore!”
dichiarò in quel momento Vick, prima di tornare all’attacco con la sua spada. Rory schivò il colpo e i due
bastoni cozzarono l’una contro l’altro; quello del maggiore si spezzò in due.
“Ho vinto!” dichiarò Vick orgoglioso, portandosi le mani
sui fianchi.
Rory scosse il capo con aria distratta, notando due
ragazzine che si stavano avvicinando all’ingresso di casa Hawthorne.
“No che non hai vinto” commentò svogliatamente,
sorridendo alle due bambine. “Ehi, Prim!” esclamò poi, rivolgendosi alla
coetanea che si avvicinò per prima. “’Leen” aggiunse, salutando la seconda
ragazzina.
Eileen Ferral ricambiò il sorriso, incastrandosi una
ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Era la figlia del lattaio, una
delle migliori amiche di Prim. Aveva lunghi capelli biondi e luminosi occhi
azzurri come la coetanea, ma non era pallida e smagrita quanto lei. Rory ci
aveva parlato qualche volta, a scuola o mentre passava per consegnare la
biancheria pulita ai suoi genitori: non era male, per essere una femmina. Però non era Prim.
“Vi abbiamo portato il latte… ” spiegò in quel momento
Eileen, spostandosi per mostrare ai due fratelli il carretto. Vick e Rory
appoggiarono a terra i bastoni e corsero dentro a prendere le bottiglie vuote
per sostituirle con quelle appena arrivate.
“…E anche un’altra cosa” mormorò Prim con espressione
tutto a un tratto esitante, sollevando un lembo della coperta che nascondeva
una metà buona dell’interno del carretto. Rory tornò fuori e aggrottò le
sopracciglia.
“Che altra cosa?”
Prim ed Eileen si scambiarono un’occhiata apprensiva.
Solo in quel momento Rory notò qualcosa che si muoveva sotto il drappo.
Individuò un musetto nero dal pelo sporco e arruffato e due occhi vispi dello
stesso colore: un cucciolo. Gli avevano
portato un cucciolo.
“Che bello!” esclamò subito Vick, inginocchiandosi a
terra. Incominciò ad accarezzare il cagnolino, sotto lo sguardo contrariato del
fratello maggiore.
“L’abbiamo sentito che piangeva mentre passavamo vicino
al Prato” spiegò Prim, “Al padre di ‘Leen i cani non piacciono, dice che è
allergico, così ho pensato che…”
“Non possiamo tenerlo, Prim” la interruppe subito il
ragazzino, drizzando appena la schiena e mettendosi a braccia conserte. Prim lo
trovava piuttosto buffo quando faceva così, ma non gliel’aveva mai detto. “E
nemmeno voi, avete già Ranuncolo.”
“Ma sta morendo di fame, Rory!” s’impuntò la bambina,
badando bene a non alzare troppo la voce, per non attirare l’attenzione di
Hazelle. “Forse, se prendiamo tutti i giorni qualcosina da mangiare per lui dai nostri piatti possiamo salvarlo:
solo un boccone.”
“Anche noi moriamo di fame” le ricordò il ragazzino in
tono di voce secco. “Non lo sai che Sae
la Zozza li mette nella zuppa, i cani? Paga anche chi glieli porta.”
Prim sbarrò gli occhi, inorridita. Anche Eileen sembrò
rabbuiarsi, al suono di quelle parole. Rory chinò il capo, in imbarazzo per via
della loro reazione; non intendeva preoccuparle. Non l’avrebbe ammesso ad anima
viva, ma detestava vedere Prim triste o spaventata per qualcosa. Se ne era
accorto la prima volta che l’aveva vista piangere, al funerale dei loro padri.
Erano in classe assieme da quando avevano incominciato la scuola e prima di
allora l’aveva sempre vista allegra: aveva un bel sorriso, di quelli che ti
mettevano di buon umore anche se fuori pioveva, faceva freddo e il tuo unico
paio di scarpe buono si era rotto giocando a calcio nel fango. Per quello trovava così brutto vederla
piangere. Non era giusto, perché Prim sembrava essere nata per sorridere.
Spostò lo sguardo verso il fratellino, che stava ancora
giocando con il cucciolo.
“Forse anche lui ha perso il papà come noi” osservò a
quel punto Vick, sedendosi a gambe incrociate sul terreno e prendendo il cagnolino
in braccio. “Dobbiamo aiutarlo, come Gale aiuta noi quando va a caccia” concluse,
con aria pratica.
“Cane ha quattro lettere” osservò in quel momento Prim,
tornando ad accarezzare il muso del cucciolo, senza distogliere lo sguardo da
Rory: la tristezza se ne era andata dai suoi occhi, per lasciare il posto a
un’espressione speranzosa. “C.A.N.E. A te piacciono le cose con quattro
lettere, lo dici sempre!”
Il ragazzino esitò. Analizzò impensierito i lineamenti
delicati di Prim, le sue labbra screpolate e le trecce bionde un po’ sfatte.
Guardò poi Eileen, che ricambiò lo sguardo con espressione incoraggiante,
mentre con una mano si sistemava la fascetta rossa fra i capelli. Eileen era
molto bella, ma i suoi bronci non lo
rendevano triste, facendogli sentire un peso all’altezza del petto. Era
bella, ma era Prim che lui voleva far sorridere.
“E va bene” si arrese infine, scoccando un’occhiata riluttante
al cagnolino. “Magari se dico a Gale che è stato Vick a portarlo in casa, non
si arrabbierà”.
Vick ed Eileen esultarono, stringendosi attorno al
cucciolo per accarezzarlo. Lo sguardo di Prim tornò a farsi luminoso e il
solito sorriso dolce tornò a modellare con grazia le labbra della ragazzina.
“Grazie, Rory!” trillò avvicinandosi a lui per
schioccargli un bacio sulla guancia. Rory fece spallucce. Cercò di mostrarsi
noncurante, nonostante l’imbarazzo per quel gesto fosse evidente dal suo
rossore.
“Sai che roba” minimizzò, mettendosi le mani in tasca.
Quando Prim gli diede le spalle, tuttavia, si passò sdegnato il dorso della
mano sulla guancia. Pensò ad alcuni suoi
compagni di classe che si salutavano con baci appiccicosi sulla bocca e a suo fratello
Gale che aveva sorpreso il giorno prima a sbaciucchiarsi
con una del Giacimento. Gli veniva in mente una sola parola – una parola da
quattro lettere, per la precisione, quando pensava a quelle cose: n.o.i.a.
A lui non interessava avere una ragazza; e non gli
interessavano i baci.
Però Prim sorrideva: sorrideva a lui.
Poteva anche sopportare un po’ di saliva sulla guancia,
se il risultato era quello.
Nota dell’autrice.
*Eyes Open – Taylor
Swift
Questa storia la
incominciai in gennaio, dopo aver ascoltato per l’ennesima volta la canzone da
cui ilracconto prende il titolo. Rory e Prim sono una delle mie OTP,
anche se nella saga vengono approfonditi pochissimo (specialmente Rory), per questo ci tenevo a
provare a scrivere qualcosa incentrata esclusivamente su di loro. Per qualche
strano motivo mi ero fissata con il pensiero di voler terminare la storia entro
l’altro ieri, il giorno del mio compleanno, ma alla fine ce l´ho fatta solo
ieri e, visto che nel frattempo la
storia ha raggiunto le 10 pagine, ho pensato che sarebbe stato meglio
trasformarla in una mini long. I capitoli saranno brevissimi e saranno quattro,
perché il quattro è uno dei due fili conduttori di tutte e cinque le scene
contenute dal racconto.
Su questa prima
scena non c’e molto da dire; è ambientata meno di un anno dopo la morte di Mr.
Everdeen e Mr. Hawthorne, quindi Prim e Rory hanno più o meno otto anni (Vick
ne ha sei). Joel è il nome che ho scelto di dare a Mr. Hawthorne nelle precedenti storie incentrate su di
lui e sulla sua famiglia. Il personaggio di Eileen lo inventai in
gennaio, quando nacque questa storia, per due motivi ben precisi che scriverò
poi nelle note dell’ultimo capitolo. Il nome l’ho scelto perché’ volevo
qualcosa che si rifacesse ai capelli biondi e alla carnagione chiara dei
commercianti del Distretto 12 ed Eileen, oltre ad avere un bel suono, significa luce.
La fissa per le
parole da “quattro lettere” che per ora è stata appena accennata e il relativo
riferimento a Mr. Hawthorne fanno riferimento al fatto che tutti i
ragazzi Hawthorne portino nomi da quattro lettere: mi è sempre piaciuto
immaginare che questa famiglia avesse una sorta di tradizione in merito. La
frase motto di Rory, invece, (“Occhi sempre aperti”) si riallaccia alla canzone
Eyes Open di Taylor Swift, che ho citato nel testo e che mi ha dato l’ispirazione
in gennaio per scrivere questa stramba storia. Il titolo della storia è
punteggiato proprio perché’ entrambe le parole hanno quattro lettere. Il titolo
originale doveva essere “Four Letters – E.Y.E.S. O.P.E.N.” ma nel
frattempo ho aperto la raccolta sul significato dei nomi dei fratelli Hawthorne,
Four Children.
Four Names. Four Letters, e ho quindi
dovuto cambiare il nome a quest’altra storia xD
Penso di aver
detto tutto! Il secondo e il terzo capitolo di questa mini-long saranno
ambientati durante il periodo che Rory, Prim e famiglie trascorrono al Distretto
13. L’epilogo, invece, sarà ambientato dopo la rivolta. Ho già scritto
tutto, quindi per la prima volta nella mia vita posso dire che non aggiornerò
con millemila mesi di ritardo, pur non avendo un computer su cui fare
affidamento >.< Spero davvero che questa mia piccola impresa folle possa
piacere a qualcuno <3 Intanto ringrazio chi è riuscito a seguirmi fino alla
fine del polpettone e vi abbraccio forte!
Laura