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Autore: Kary91    27/03/2014    9 recensioni
{Rory/Prim | Mini Long di 4 Capitoli}
Fu solo in quel momento, con Prim stretta a lui e il suo profumo a stuzzicargli delicatamente le narici, che l’avvertì di nuovo: la sensazione che aveva perso con l’arrivo delle bombe e che temeva non avrebbe mai più ritrovato. Era qualcosa che si poteva riassumere in una sola parola, una parola composta da quattro lettere: c.a.s.a.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Primrose Everdeen, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Re Rossi e Brutti Anatroccoli; '
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 A Eleanor94, per la sua dolcezza e perché’ ama questi due ‘piccoli grandi eroi’ quanto me <3

 

 

 

 

«Everybody's waiting, Everybody's watching

Even when you're sleeping

Keep your ey-eyes open.»

E. Y. E.S. O.P.E.N.

[1]

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Premessa. Questo primo capitolo è ambientato a circa un anno di distanza dalla morte di Mr. Everdeen e Mr. Hawthorne.

 
 

«The tricky thing is yesterday we were just

Children playing soldiers, just pretending

Dreaming dreams with happy endings.»*

 

Un tiepido sole mattutino aveva appena incominciato ad arrampicarsi nel cielo, rischiarando i volti sporchi di carbone della gente del Giacimento. Di fronte all’abitazione della famiglia Hawthorne due ragazzini stavano duellando a colpi di bastone, fingendo di brandire una spada. Uno dei due, il più piccolo, si chinò appena in tempo per schivare il colpo del maggiore e toccò l’altro con la punta del suo bastone.

“Bella mossa, soldato Hawthorne!” si complimentò con un sorriso fiero il più grande, battendo una mano sulla spalla del fratellino. Vick Hawthorne sorrise e si mise sull’attenti, saltellando poi in avanti per tendere un agguato con la sua spada improvvisata.

“In guardia, soldato!” esclamò, cercando di imitare il tono autoritario di Rory. Incespicò nella maglia troppo grande che gli rendeva difficile muoversi in maniera sciolta, ma il maggiore riuscì ad afferrarlo in tempo per evitare che ruzzolasse a terra.


“Due parole, Vick,” lo ammonì poi, aiutandolo a rimettersi in piedi. “Occhi aperti!”

Dovevano sempre tenere gli occhi aperti, le persone del Giacimento. Nelle miniere, nei boschi o barattando la selvaggina al forno. Rory questo lo sapeva, anche se nel primo posto c’era stato una volta sola, con la scuola, e negli ultimi due ci andava raramente, in compagnia del fratello maggiore. Tuttavia ricordava ancora bene quanto spesso suo padre gli ripetesse quella frase, quando giocavano a scacchi la domenica. “Occhi sempre aperti, ragazzo” lo avvertiva Joel Hawthorne, ogni volta che  il re di Rory rischiava di venire mangiato da una delle sue pedine. Era una delle abitudini dell’uomo che al ragazzino mancavano di più, assieme all’ossessione per il numero quattro che Joel aveva trasmesso al secondogenito. Il quattro era sempre stato il numero portafortuna del signor Hawthorne: aveva avuto quattro figli, tutti con nomi da quattro lettere e nulla l’aveva mai reso più orgoglioso che rincasare la sera e venire accolto dai sorrisi dei suoi tre ragazzi e da Hazelle, che teneva protettiva una mano sul pancione, mentre l’altra era immersa nel catino dei panni.

 “Sissignore!” dichiarò in quel momento Vick, prima di tornare all’attacco con la sua spada. Rory schivò il colpo e i due bastoni cozzarono l’una contro l’altro; quello del maggiore si spezzò in due.

“Ho vinto!” dichiarò Vick orgoglioso, portandosi le mani sui fianchi.

Rory scosse il capo con aria distratta, notando due ragazzine che si stavano avvicinando all’ingresso di casa Hawthorne.

“No che non hai vinto” commentò svogliatamente, sorridendo alle due bambine. “Ehi, Prim!” esclamò poi, rivolgendosi alla coetanea che si avvicinò per prima. “’Leen” aggiunse, salutando la seconda ragazzina.

Eileen Ferral ricambiò il sorriso, incastrandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Era la figlia del lattaio, una delle migliori amiche di Prim. Aveva lunghi capelli biondi e luminosi occhi azzurri come la coetanea, ma non era pallida e smagrita quanto lei. Rory ci aveva parlato qualche volta, a scuola o mentre passava per consegnare la biancheria pulita ai suoi genitori: non era male, per essere una femmina. Però non era Prim.

“Vi abbiamo portato il latte… ” spiegò in quel momento Eileen, spostandosi per mostrare ai due fratelli il carretto. Vick e Rory appoggiarono a terra i bastoni e corsero dentro a prendere le bottiglie vuote per sostituirle con quelle appena arrivate.

“…E anche un’altra cosa” mormorò Prim con espressione tutto a un tratto esitante, sollevando un lembo della coperta che nascondeva una metà buona dell’interno del carretto. Rory tornò fuori e aggrottò le sopracciglia.

“Che altra cosa?”

Prim ed Eileen si scambiarono un’occhiata apprensiva. Solo in quel momento Rory notò qualcosa che si muoveva sotto il drappo. Individuò un musetto nero dal pelo sporco e arruffato e due occhi vispi dello stesso colore: un cucciolo. Gli avevano portato un cucciolo.

“Che bello!” esclamò subito Vick, inginocchiandosi a terra. Incominciò ad accarezzare il cagnolino, sotto lo sguardo contrariato del fratello maggiore.

“L’abbiamo sentito che piangeva mentre passavamo vicino al Prato” spiegò Prim, “Al padre di ‘Leen i cani non piacciono, dice che è allergico, così ho pensato che…”

“Non possiamo tenerlo, Prim” la interruppe subito il ragazzino, drizzando appena la schiena e mettendosi a braccia conserte. Prim lo trovava piuttosto buffo quando faceva così, ma non gliel’aveva mai detto. “E nemmeno voi, avete già Ranuncolo.”

“Ma sta morendo di fame, Rory!” s’impuntò la bambina, badando bene a non alzare troppo la voce, per non attirare l’attenzione di Hazelle. “Forse, se prendiamo tutti i giorni qualcosina da mangiare per lui dai nostri piatti possiamo salvarlo: solo un boccone.”

“Anche noi moriamo di fame” le ricordò il ragazzino in tono di voce secco.  “Non lo sai che Sae la Zozza li mette nella zuppa, i cani? Paga anche chi glieli porta.”

Prim sbarrò gli occhi, inorridita. Anche Eileen sembrò rabbuiarsi, al suono di quelle parole. Rory chinò il capo, in imbarazzo per via della loro reazione; non intendeva preoccuparle. Non l’avrebbe ammesso ad anima viva, ma detestava vedere Prim triste o spaventata per qualcosa. Se ne era accorto la prima volta che l’aveva vista piangere, al funerale dei loro padri. Erano in classe assieme da quando avevano incominciato la scuola e prima di allora l’aveva sempre vista allegra: aveva un bel sorriso, di quelli che ti mettevano di buon umore anche se fuori pioveva, faceva freddo e il tuo unico paio di scarpe buono si era rotto giocando a calcio nel fango.  Per quello trovava così brutto vederla piangere. Non era giusto, perché Prim sembrava essere nata per sorridere.

Spostò lo sguardo verso il fratellino, che stava ancora giocando con il cucciolo.

“Forse anche lui ha perso il papà come noi” osservò a quel punto Vick, sedendosi a gambe incrociate sul terreno e prendendo il cagnolino in braccio. “Dobbiamo aiutarlo, come Gale aiuta noi quando va a caccia” concluse, con aria pratica.

“Cane ha quattro lettere” osservò in quel momento Prim, tornando ad accarezzare il muso del cucciolo, senza distogliere lo sguardo da Rory: la tristezza se ne era andata dai suoi occhi, per lasciare il posto a un’espressione speranzosa. “C.A.N.E. A te piacciono le cose con quattro lettere, lo dici sempre!”

Il ragazzino esitò. Analizzò impensierito i lineamenti delicati di Prim, le sue labbra screpolate e le trecce bionde un po’ sfatte. Guardò poi Eileen, che ricambiò lo sguardo con espressione incoraggiante, mentre con una mano si sistemava la fascetta rossa fra i capelli. Eileen era molto bella, ma i suoi  bronci non lo rendevano triste, facendogli sentire un peso all’altezza del petto.  Era bella, ma era Prim che lui voleva far sorridere.

“E va bene” si arrese infine, scoccando un’occhiata riluttante al cagnolino. “Magari se dico a Gale che è stato Vick a portarlo in casa, non si arrabbierà”.

Vick ed Eileen esultarono, stringendosi attorno al cucciolo per accarezzarlo. Lo sguardo di Prim tornò a farsi luminoso e il solito sorriso dolce tornò a modellare con grazia le labbra della ragazzina.

“Grazie, Rory!” trillò avvicinandosi a lui per schioccargli un bacio sulla guancia. Rory fece spallucce. Cercò di mostrarsi noncurante, nonostante l’imbarazzo per quel gesto fosse evidente dal suo rossore.

“Sai che roba” minimizzò, mettendosi le mani in tasca. Quando Prim gli diede le spalle, tuttavia, si passò sdegnato il dorso della mano sulla guancia.  Pensò ad alcuni suoi compagni di classe che si salutavano con baci appiccicosi sulla bocca e a suo fratello Gale che aveva sorpreso il giorno prima a sbaciucchiarsi con una del Giacimento. Gli veniva in mente una sola parola – una parola da quattro lettere, per la precisione, quando pensava a quelle cose: n.o.i.a.

A lui non interessava avere una ragazza; e non gli interessavano i baci.

Però Prim sorrideva: sorrideva a lui.

Poteva anche sopportare un po’ di saliva sulla guancia, se il risultato era quello.

Nota dell’autrice.

Questo capitolo partecipa alla - Un anno colmo di prompt - challenge con il prompt 30. Cagnolino.
 

*Eyes Open – Taylor Swift

Questa storia la incominciai in gennaio, dopo aver ascoltato per l’ennesima volta la canzone da cui ilracconto prende il titolo. Rory e Prim sono una delle mie OTP, anche se nella saga vengono approfonditi pochissimo  (specialmente Rory), per questo ci tenevo a provare a scrivere qualcosa incentrata esclusivamente su di loro. Per qualche strano motivo mi ero fissata con il pensiero di voler terminare la storia entro l’altro ieri, il giorno del mio compleanno, ma alla fine ce l´ho fatta solo ieri e,  visto che nel frattempo la storia ha raggiunto le 10 pagine, ho pensato che sarebbe stato meglio trasformarla in una mini long. I capitoli saranno brevissimi e saranno quattro, perché il quattro è uno dei due fili conduttori di tutte e cinque le scene contenute dal racconto.

Su questa prima scena non c’e molto da dire; è ambientata meno di un anno dopo la morte di Mr. Everdeen e Mr. Hawthorne, quindi Prim e Rory hanno più o meno otto anni (Vick ne ha sei). Joel è il nome che ho scelto di dare a Mr. Hawthorne nelle precedenti storie incentrate su di lui e sulla sua famiglia. Il personaggio di Eileen lo inventai in gennaio, quando nacque questa storia, per due motivi ben precisi che scriverò poi nelle note dell’ultimo capitolo. Il nome l’ho scelto perché’ volevo qualcosa che si rifacesse ai capelli biondi e alla carnagione chiara dei commercianti del Distretto 12 ed Eileen, oltre ad avere un bel suono,  significa luce.

La fissa per le parole da “quattro lettere” che per ora è stata appena accennata e il relativo riferimento a Mr. Hawthorne fanno riferimento al fatto che tutti i ragazzi Hawthorne portino nomi da quattro lettere: mi è sempre piaciuto immaginare che questa famiglia avesse una sorta di tradizione in merito. La frase motto di Rory, invece, (“Occhi sempre aperti”) si riallaccia alla canzone Eyes Open di Taylor Swift, che ho citato nel testo e che mi ha dato l’ispirazione in gennaio per scrivere questa stramba storia. Il titolo della storia è punteggiato proprio perché’ entrambe le parole hanno quattro lettere. Il titolo originale doveva essere “Four Letters – E.Y.E.S. O.P.E.N.” ma nel frattempo ho aperto la raccolta sul significato dei nomi dei fratelli Hawthorne, Four Children. Four Names. Four Letters, e ho quindi dovuto cambiare il nome a quest’altra storia xD

Penso di aver detto tutto! Il secondo e il terzo capitolo di questa mini-long saranno ambientati durante il periodo che Rory, Prim e famiglie trascorrono al Distretto 13. L’epilogo, invece, sarà ambientato dopo la rivolta. Ho già scritto tutto, quindi per la prima volta nella mia vita posso dire che non aggiornerò con millemila mesi di ritardo, pur non avendo un computer su cui fare affidamento >.< Spero davvero che questa mia piccola impresa folle possa piacere a qualcuno <3 Intanto ringrazio chi è riuscito a seguirmi fino alla fine del polpettone e vi abbraccio forte!

Laura

   
 
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