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Autore: _Naira    28/03/2014    2 recensioni
Continuazione di "la ragazza dagl'occhi color cielo"
Due ragazzi che finalmente sono riusciti a dichiarare il loro amore, ma non esiste il felici e contenti nella realtà... :)
Un bacione a tutti isy_94.
P.s. spero di essere riuscita ad incuriosirvi ;)
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Pov Naira
Sono passati due mesi da quando è nato Alarick, è il cocco di tutti anche perché di notte dorme e di giorno gioca tranquillamente, per fortuna non ha preso da noi due su questo. Stiamo lavorando, c'è un sacco di gente e fa un sacco caldo, alle 2 Marta mi chiama dicendomi di salire subito a casa, presa dall'ansia mi precipito su con Enrico, quando arriviamo troviamo Michelle seduta in cima alle scale in attesa e Marta sbuca dalla porta d'ingresso tenendola quasi completamente chiusa.
"Mi ha detto che voleva vedere il bambino, non l'ho fatta entrare." Mi spiega la mia migliore amica. 
"Hai fatto bene." Risponde Enrico per poi guardare la donna "Cosa vuoi?" Chiede duro.
"Vedere mio nipote!" Alza la voce alzandosi. 
"Allora fai un figlio e aspetta che partorisca." Continua sarcastico il biondo. 
"Tu sei mio figlio!" Lo fronteggia sicura.
"Non lo sono più!" Urla stringendo i denti. 
"Non è vero! Tu sei mio figlio!" Continua imperterrita.
"Se lo ero davvero non ci lasciavi per il primo stronzo che ti ha trombato!" 
"Cosi mi fai male." Sussurra la donna.
"È proprio ciò che voglio fare!" Conclude il ragazzo sorpassandola ed entrando in casa.
"E a te sta bene che tratti così sua madre?" Chiede Michelle riferendosi a me. 
"Non mi fa ne caldo ne freddo, sono affari vostri!" Rispondo gelida seguendo Enrico e sbattendo la porta con forza. Ci sediamo sul divano aspettando che se ne vada, intanto controlliamo Alarick che dorme tranquillamente.


Pov Enrico
"Rick chicco, vieni a cavallo con me?" Urlo chiamando mio figlio. 
"Si papi." Mi risponde iniziando a corrermi incontro, ha quasi 3 anni è cresce ogni giorno di più.
Lo tiro su per un braccio e lo siedo davanti a me, ogni volta che salgo per andare in passeggiata lui viene con me, si diverte, partiamo con una coppia di fidanzatini per fare un'ora. 
"Papi, dov'è la mamma?" Chiede il ragazzo. 
"A lavorare col nonno." Rispondo sorridendo.
Michelle per fortuna non ci ha più rotto le palle, spero che abbia capito come stanno le cose. Quando torniamo Rick salta in braccio a Marco, Naira mi viene a dare un bacio e poi prende al volo nostro figlio appena lanciato dal moro, sto bambino crescerà pazzo, ogni giorno gliene facciamo una. Mi perdo ad osservare lo sguardo di Naira che rivolge al piccolo, si ci legge amore incondizionato, fierezza, dolcezza e felicità, Rick le sta raccontando cosa ha visto e fatto a cavallo con me. Non sono mai stato così felice in vita mia e spero che questo non cambierà mai, Marta sbuca affianco a me facendomi sobbalzare, la saluto e lei va a prendere il bimbo. Decidiamo di andare a mangiare sulle nostre montagne, in un posto magnifico e magico, un mondo a cui non si può rinunciare, non dopo esserne stati partecipi almeno una volta, raccogliamo tutto, selliamo i cavalli e partiamo. Arriviamo in un pezzo di prato costeggiato dal fiume a sinistra e da alcuni alberi a destra, in fondo all'orizzonte si può vedere il mare, il sole di giugno illumina le montagne infinite, l'erba rigogliosa, l'acqua del fiume e noi. Torniamo a casa verso sera, una macchina parcheggiata davanti alle nostre cattura la mia attenzione, non è una macchina di qualcuno del paese, tuttavia non ci do molto peso, andiamo a dormire con un brutto presentimento. 


Pov Naira
È mattina presto, decido di fare una passeggiata da sola, come mi alzo Rick si sveglia. 
"Mamma, posso venire con te?" Mi chiede stropicciandosi gli occhi. 
"Dormi ancora un po patato." Rispondo comprensiva. 
"Non ho più sonno, voglio venire con te." Continua testardo.
Acconsento aiutandolo a vestirsi e poi usciamo nell'aria gelida del mattino, decido di usare un puledro, prima di attraversare la strada prendo Rick per mano, la macchina di ieri sera non è più parcheggiata, un brutto presentimento mi stritola lo stomaco, in un secondo mio figlio mi lascia la mano per correre in mezzo alla strada dietro una volpe.
"Rick! Vieni subito qui!" Gli urlo infuriata. 
Il rombo di un motore mi giunge alle orecchie, si sta avvicinando, il panico mi invade. 
"Rick!!! Vieni qui!!" Urlo terrorizzata. Non mi ascolta, la macchina di ieri sera sbuca dalla curva ad una velocità folle, inizio a correre verso il mio bambino che si è paralizzato guardando quel mostro nero con gli occhi sgranati dalla paura. 
"Alarick!! Amore! Spostati!" Lo chiamo sperando che la macchina freni o che lui si sposti. Non succede niente, sento qualcuno che sta correndo dietro di me, quella maledetta macchina si sta avvicinando, deve averlo visto per forza, perché non si ferma!? 

Bum.

L'ultimo suono che sento, il mondo si è appena fermato, il silenzio è arrivato man mano che la macchina si allontanava, il mio cuore cade per terra come mille pezzi di vetro, crollo in ginocchio anch'io, ho raggiunto quella vita troppo tardi, lui era la mia felicità, lui era... non è, era. Una mano si posa sulla mia spalla, quella mano che amo, che cerca di darmi forza ma allo stesso tempo cerca in me un appoggio per non crollare, una lacrima che cade si mischia alle mie copiose, restiamo così, immobili mentre ci sgretoliamo, dopo un tempo che non riesco a quantificare il mio ragazzo mi supera, si abbassa a prendere tra le sue braccia forti quel corpicino sanguinante, lo stringe a sé sporcandosi le guance di sangue, piange, torna sui suoi passi tendendo nostro figlio stretto. Mi alzo seguendolo, sono vuota, mi sembra di vedere me stessa compiere le azioni, come se fossi la spettatrice di un film, un massacrante film horror, i ragazzi che nel frattempo ci sono venuti incontro si paralizzano quando i loro sguardi incrociano la scena, Marco è il primo che si avvicina ad Enrico, gli parla sottovoce e quando cerca di prendere in braccio Rick il biondo gli ringhia mostrando i denti e spostandosi. A quel punto il moro annulla la distanza tra noi e senza dire una parola mi abbraccia, i singhiozzi sfuggono dalle labbra come lame, lacerano i muscoli, la carne, i nervi, mi stringe ancora di più, vuole farmi capire che c'è, che è qui, con noi,per noi.


Pov Enrico
Mi giro nel letto e non sentendo nessuno apro gli occhi, il presentimento della sera prima mi spinge a correre fuori casa per vedere quella macchina ancora parcheggiata, ma quando arrivo sento solo le urla terrorizzate di Naira, mi guardo intorno cercando di capire da dove arrivino e poi mi precipito verso di esse, quando il mio sguardo scorge la scena sento il rumore del mio cuore che si spezza, mi avvicino cauto, guardo mio figlio sdraiato sull'asfalto privo di sensi, sto un po immobile vicino a Naira che piange, poi prendo Alarick tra le braccia, un brivido mi scuote, una lame mi ha appena ucciso, è freddo, come una lastra di ghiaccio, Marco cerca di portarmelo via, non glielo permetto, Marta mi si stringe piano, non mi muovo per qualche minuto, poi inizio a camminare verso il cimitero, gli altri mi seguono preoccupati, poso Rick vicino alla tomba dello zio di Naira e senza dire una parola me ne vado, prendo qualche vestito, salgo in macchina e quando arrivo all'aeroporto compro il primo volo per un qualsiasi altro posto. 


Pov Naira
Sono ore che piango, mio figlio se n'è andato, il mio ragazzo anche, la mia famiglia rimane stretta a me, ma non è lo stesso senza loro due, senza le due metà del mio cuore, Marco mi prende in braccio e mi porta a casa, solo ora mi rendo conto che è buio, mi stende nel suo letto e mi si sdraia vicino, Marta fa lo stesso dall'altro lato, continuo a piangere, mi manca il fiato, inizio a boccheggiare in panico, inizio a urlare in cerca d'aria, i ragazzi mi accarezzano cercando di farmi calmare, una frase si fa spazio tra i miei pensieri: l'urlo nero della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo. Quelle parole gridano nella mia testa, non mi accorgo che sono le mie corde vocali ad emettere questo suono straziante, non riesco a smettere, non ci riesco nemmeno quando Marco mi abbraccia tenendomi premuta contro il suo petto. Ad un certo punto l'energia mi abbandona e crollo. 



Pov Marta
Le siamo stati accanto tutta la notte, ma non è servito a farla calmare, dormiva e piangeva, piangeva e urlava nel sonno quel nome: Rick. Siamo tutti distrutti, svuotati e silenziosi ma non possiamo permetterci di crollare, non ora che lei ha bisogno di noi, non ora che lei è crollata e non riuscirà mai ad alzarsi.
Sono preoccupata, Naira è una settimana che non mangia, non parla con nessuno, lavora e piange, ho paura che svenga, che si senta più male di come già sta. Per quanto le possiamo starle vicino non l'aiuteremo mai, ha bisogno di Enrico, ha bisogno di Rick, ma purtroppo non si può tornare indietro nel tempo e lui non tornerà mai. Il funerale è stato qualcosa di orribilmente terrificante, c'era un sacco di gente, tutti addolorati per questa perdita prematura, Marco ha tenuto in piedi Naira che non smetteva di piangere aggrappata alla maglia del moro, è stato più forte di tutti noi, ha pianto senza farsi vedere da lei, l’ha fatto senza emettere un suono, lui ce l'ha fatta, l'ha fatto perché le vuole bene, l'ha fatto per lei, ma può esistere un bene che ti permette di fare tutto questo?! O è qualcosa di più?! Le è sempre stato accanto come un fratello. 
La casa è avvolta da silenzio e tristezza, nessuno ha notizie di Enrico, lui che doveva rimanere se n'è andato, non posso biasimarlo, ma avrebbe dovuto essere qui, accanto alla sua ragazza, avrebbe dovuto essere qui a prendere il posto di Marco. Mi sdraio vicino alla mia migliore amica e l'abbraccio, lei si stringe dentro esso e inizia a piangere, devo riportarle l'amore della sua vita, quell'amore che l'ha distrutta e rigenerata, quell'amore che le fa mancare l'aria se viene meno e che la fa respirare se c'è, lo stesso amore che chiunque vorrebbe, lo stesso che scrivono sui libri, che cantano nelle canzoni, quell'amore unico, il suo amore.  Il loro. 


Pov Enrico
Sbatto il bicchiere sul bancone di un bar perso nei vicoli di New Orleans, ho perso il conto di quanti ne ho bevuti, mentre alzo una mano per chiamare il barista, una ragazza bionda mi si avvicina. La guardo scettico, lei si siede vicino a me e mi sorride, le do la schiena chiamando nuovamente il ragazzo infondo al bancone. 
"Cosa ti porta qui?" Sento la sua voce richiamarmi. 
"Non sono affari tuoi." Rispondo gelido.
"Sei italiano vero? Cosa ti ha portato così lontano da casa?" Chiede di nuovo.
"Mio figlio." Abbasso lo sguardo nascondendole una lacrima. 
"Come puoi avere un figlio grande abbastanza da vivere fuori casa?" Continua. 
"Non ce l'ho infatti." 
"Non capisco." Mi guarda confusa. 
"Non ce l'ho perché è morto." Lo dico a voce alta per la prima volta da quando è successo. 
"Mi dispiace, non pensavo... quanti anni aveva?" Vedo la compassione nei suoi occhi. 
"3... aveva 3 anni." Concludo lasciando i soldi sul bancone ed uscendo nell'aria fresca della sera, mi accendo una sigaretta e me ne vado a casa, facendolo guardo le stelle, come se sperassi di vederne una nuova. Mi viene in mente una frase che fino ad ora non avevi mai soppesato più di tanto: E se le stelle non fossero ciò che crediamo?
Se la luce che viene da lontano non fosse generata dai raggi di sole distanti ma dalle nostre ali quando ci trasformiamo in angeli... 
Queste fottutissime parole mi risuonano in testa e non mi fanno dormire. Mi manca Naira, mi manca come l'ossigeno sott'acqua, ma non si può tornare indietro nel tempo, non posso tornare come se niente fosse, non posso farle vedere come sono caduto a pezzi, come sono crollato.



Spazio autrice
Salve, Salve allora... non saprei come descrivere questo capitolo, non trovo le parole giuste. Vi dico solo che spero vi sia piaciuto. Un abbraccio isy_94.  
  
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