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Autore: Red Raven    28/03/2014    0 recensioni
*Partecipante alla [Original Challenge 1]La Scala e... la Drabble indetta da Eylis sul forum degli Original Concorsi*
Raccolta di drabble ambientate nel piccolo villaggio di Boschinquieto, al confine tra la contea di Tafferonia e il ducato di Svindolio, nel regno di Kant. Tra strani esseri e avvenimenti bizzarri, e il profumo del pane appena sfornato.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Original Tales'
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- Titolo della storia: Danjo
- Tipologia: triple-drabble (259 parole secondo word)
- Binomio scelto:La Torre..e la Fata
- Genere:: fantasy, drammatico, horror (più o meno)
- Avvertimenti: Non per stomaci delicati, character death
- Rating: rosso
- Credits: //
- Note dell'Autore: le Fate Vecchie le volevo inserire da un fotto in una storia: in teoria dovrebbero essere delle fate poi deviate in qualche maniera, non so ancora bene (vampirizzate, modificate geneticamente, zombie…boh). Spero di non aver toppato ^^
- Introduzione:Un uomo in una torre aspetta il suo destino.

Danjo



Danjo aveva sempre immaginato le Fate Vecchie come creature orribili. Mostri assetati di sangue, con l’aspetto di vecchie decrepite. Ma l’unica cosa che distingueva la sua carceriera dalle Fate Giovani era la pelle, pallida al punto da sembrare trasparente.
Rinchiuso nella Torre, Danjo passava il tempo a fissare il soffitto, un buco rotondo talmente in alto da non lasciare passare neanche la luce del sole. La Fata veniva a intervalli regolari, non sapeva dire di quanto tempo, e si cibava: arrivava, luminosa, splendente, le ali che frullavano leggere, vestita di abiti dai mille colori vivaci. Arrivava, e con la sua bacchetta argentata tagliava via un pezzo di Danjo: prima era stato un piede, poi l’altro. Poi si era presa le mani, le braccia, le gambe, un pezzo alla volta. Tagliava il suo pezzo di carne, e mangiava davanti a lui: infilzava la carne con la bacchetta e poi se la portava alla bocca, mangiandola piano, a piccoli morsi, pulendosi il viso dal sangue con un fazzoletto ricamato. Le prime volte lui aveva gridato, implorandola di lasciarlo andare, di far cessare quella tortura. Lei gli aveva risposto con voce soave: cesserà. E aveva continuato a mangiare. Da quella volta, Danjo aveva smesso di implorare: si limitava a fissare il cielo lontano con sguardo apatico, lamentandosi appena quando un nuovo pezzo gli veniva portato via.
Gettato in un angolo della Torre, come una bambola di pezza, Danjo udì i passi della sua carceriera avvicinarsi, e sorrise: quel giorno la tortura sarebbe cessata, perché la Fata era venuta a togliergli il suo cuore.
   
 
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