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Autore: pepper snixx heat    28/03/2014    2 recensioni
Brittany ha subito un grave trauma e deve superarlo. Molte persone l'aiuteranno, tra cui un'ispanica incontrata per caso.
Dal capitolo 1
-Fantastico! Brittany parlami un po’di te, una conoscenza generale come a scuola ricordi? Cosa ti piace, qualcosa riguardante il tuo carattere, amici, famiglia cose così!-. Panico. Iniziai a mordicchiarmi il labbro e a storcermi le mani. “Pensa in fretta Brittany, pensa”- Non sono mai stata brava a dire le bugie, come quella volta in terza elementare, avevo dimenticato di fare i compiti e dissi alla signorina Brown che il quaderno di matematica si stava facendo il bagno al mare e un calamaro gigante lo aveva fatto affogare
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14





 

Erano due settimane che la lettere era in mano a Santana. Due settimane di silenzio assoluto. Due settimane che io ero indecisa su cosa fare.

Dieci minuti per assaporare il momento del tutto istintivo che ti spinge a fare qualche cosa, quel momento che d’impulso prendi la borsa e con ancora il becco d’oca in testa inizi a correre per arrivare a casa di una persona il più velocemente possibile.

L’unica cosa che riuscivo a pensare era ciò che mi aveva detto Quinn due giorni dopo che le avevo dato la lettera da dare a Santana.

 

 

-l’ha letta?-

Quinn annuì, era appena tornata da casa di Santana, sinceramente pensavo che ci avrebbe messo decisamente di più, ma era rientrata presto, sarà stata fuori un oretta.

-Mi ha cacciato fuori di casa-

Quinn aveva una faccia confusa.

-Spiegati Quinn!-

La bionda alzò le spalle e spalancò la bocca sena dire niente, completamente sopraffatta dallo stupore.

-Le ho dato la lettera, lei l’ha letta e mi ha detto di andare via-

Rimasi a mia volta a bocca aperta

 

 

Dopo quel giorno vissi come un automa, mi alzavo, mi sistemavo e andavo a lavoro, tornavo a casa mi buttavo sul letto a pancia in su, mangiavo e dormivo.

Mi alzavo.

Mi sistemavo.

Andavo a lavoro.

Tornavo a casa.

Mi buttavo nel letto.

Mangiavo.

Dormivo.

E per tutte le due settimane seguenti in quel inferno.

In tutto quel tempo pensavo.

Santana, chissà se mi avrebbe mai richiamato, chissà se aveva letto sul serio la lettera oppure aveva fatto finta e poi l’aveva bruciata. Chissà…

Quella mattina ero stanca di aspettare, e in uno sprizzo di coraggio agguantai la borsa e iniziai a correre.

 

 

 

*Ding-Dong*

-Chi è?-

Oddio, se dico Brittany mi aprirà?”

-Fedex-

Cercai di ingrossare la voce per camuffarla.

Oddio è domenica”

Subito cercai di riprendermi.

-Pizza!-

Ma se lei non l'ha ordinata?”

Ancora una volta cercai di correggermi.

-Polizia-

Brittany rinunciaci.”

-Brittany rinunciaci-

La sua voce. La sentì dire quelle due parole e mi sembrò di esplodere.

Erano due settimane che non sentivo la sua voce. La sua bellissima voce.

Non mi resi veramente conto di quanto mi fosse mancata, finché non la sentì nuovamente. Mi sembrava che fossero passati anni, mi sembrava così tanto tempo che non la sentivo che che trattenni le lacrime a stento.

-Santana sono Brittany, per favore potresti aprire? Vorrei parlarti-

Feci silenzio, immaginai quasi di sentire il suo respiro contro la porta.

-San...-

Era un sussurro, in effetti avevo perso le speranze. Lei però lo sentì, almeno credo, perché sentì scattare la porta.

Era li.

Davanti a me.

I capelli erano spettinati, racchiusi in una coda disordinata da cui spuntavano ciuffi neri. La maglia le ricadeva larda sui fianchi, doveva essere di parecchie taglie più grandi perché non le copriva la spalla ma le cadeva su un braccio. I pantaloni erano corti e non vi vedevano sotto la maglia, sempre che li indossasse.

-posso entrare?-

Sapevo che quella domanda era un azzardo, doveva aver fatto una fatica immane ad aprire la porta, ma lei la aprì, del tutto e si fece di lato per farmi passare.

Esitai ad entrare perché, nonostante fossi stata io a chiederlo, lei aveva ceduto troppo presto.

A quella mia esitazione arcuò un sopracciglio, allora mi sbrigai ad entrare.

-Scusa. Allora come va?-

Oddio...”

La sua casa era un disastro. Era messa peggio della prima volta che ci entrai. Vestiti e oggetti erano raddoppiati, c'erano cose sopra i mobili più alti e addirittura sopra lampade e lampadari. Guardando meglio notai anche il delle cose familiari, sotto tutto quell'ammasso di roba, in alcuni punti, si potevano notare delle torce spente.

Realizzai che erano le stesse di quella notte, con gli occhi e girando leggermente il busto, percorsi lo stesso sentiero delle torce.

-Vuoi andare in cucina?-

Annuì e la seguì in cucina. Come l'altra volta, era tutto in perfetto ordine.

-vuoi qualche cosa da bere?-

Negai con la testa.

 

 

 

-allora che mi devi dire?-

Ovviamente Santana andò dritto al punto.

Cercai di riordinare le idee, per trovare una risposta giusta.

è Santana, probabilmente faresti meglio a dirle semplicemente la verità. Che hai avuto paura.”

La guardai negli occhi, stavo per dirle che avevo avuto paura, ma ero stata egoista.

Anche lei avrà avuto paura, lei come te ha i suoi bei trascorsi!”

Stupida coscienza.

Dissi allora la prima cosa che mi venne in mente:

-Sono qui per aiutarti a mettere in ordine e pulire. In fondo te lo avevo promesso-

 

 

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-I vestiti tutti a lavare, penso che la lavatrice lavorerà un bel po'-

Una battuta.

Non era molto ma almeno non era fredda come il ghiaccio.

-Per non fare avanti e indietro dalla lavatrice, forse è meglio mettere tutto dentro delle ceste, o delle buste-

Annuì concorde.

Stavo per andare a prendere la cesta per mettere i panni sporchi, almeno iniziavamo a farne una, ma lei mi prese il polso.

Il suo tocco era leggero, non strinse, la sentivo comunque le sue dita sul mio polso.

-Non ho mai usato la lavatrice-

Scoppiai in una risata.

Non che ciò, il fatto che Santana non sapesse usare la lavatrice, mi sconvolgesse. Anzi mi sarei stupita del contrario, ma era il modo in cui lo disse. Gonfiò le labbra e le guance e abbassò gli occhi, seguiti da un leggero ticchettio con il piede.

Cercai di chiederle scusa, ma lei iniziò a ridere con me, una risata sincera e genuina, che non mi sarei aspettata, ma era lì.

Le fossette sulle guance, il naso arricciato e gli occhi socchiusi.

Quando smise di ridere, mi girai velocemente verso la porta del bagno per non farmi scoprire a fissarla.

Andammo verso la lavatrice, era di sopra, e io la seguivo.

Si sedette nello sgabello vicino alla porta, mentre lasciava a me il compito di controllare (e fare la lavatrice).

-Non c'è l'ho con te. Non più-

Mi fermai da sistemare la lavatrice, rimasi un po perplessa e con il braccio a mezz'aria.

-Sai, probabilmente avrei fatto una cosa molto simile nella tua situazione, ma non so se avrei mai mandato quella lettera-

 

 

 

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Passammo la serata a sistemare la casa.

Iniziammo dal salone, e ben presto le buste si riempirono di roba da vestire.

Quando venne il momento di togliere le torce, mi sentì a disagio, e vero che mi disse che mi aveva perdonata, ma mi chiedevo che fosse vero, o meglio, se adesso avrei avuto una seconda possibilità.

-Verrò a trovarvi questi giorni, ok?-

Io annuì felice, ci sarebbe voluto del tempo però sapevo che non era tutto perduto.

Fa le cose con calma Pierce”

-San?-

Lei mi guardò di sfuggita facendo segno di parlare.

-Voglio rivedere Mike e Artie, mi accompagneresti?-










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Salve! è passato un botto di tempo, lo so. Chiedo perdono, brutto periodo! 
Comunque, spero che recensirete in tanti, anche perché spero che questa storia non sia caduta nel dimenticatoio! 
Ciao Ciao 
Pepper Snixx Heat

   
 
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