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Autore: M4RT1    29/03/2014    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se, in una normale giornata di scuola, una futura fan writer avesse incontrato i protagonisti di tre dei fandom che più avrebbe amato?
Cosa sarebbe successo se Harry Potter, Katniss Everdeen e Percy Jackson avessero fatto visita a una futura fangirl di appena cinque anni?
Storia classificatasi terza al Contest "Incontri/scontri improbabili... o quasi" indetto da S.Erlic_
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Giocavano insieme. La bambina dalla treccia castana e il piccolo con gli occhiali rotondi. E il ragazzino con la maglietta arancione. Si rincorrevano e ridevano e chiacchieravano fitto di chissà cosa, incuranti dei compagni attorno a loro.

Li guardavo da lontano, curiosa. Avevo cinque anni ed ero a scuola, nella mia classe, circondata da bambole con cui non mi piaceva giocare. I miei capelli marroni, raccolti in una coda di cavallo, non erano curati come quelli delle bambine che fingevano di indossare i tacchi e fare la spesa; i miei occhi attenti non assomigliavano a quelli di quelle ragazzine che giocavano a imitare le loro madri.

Io ero diversa, in un certo senso. Mi perdevo in mondi nuovi, in immagini di libri che non sapevo leggere, in storie fantastiche di battaglie e magie. Forse fu per questo che scelsero me.

 
Si avvicinarono piano, in silenzio.

Arrivò prima il bambino dagli occhiali rotondi. Indossava uno strano grembiule nero, ma nessuno sembrava farci caso.

― Mi chiamo Harry ― mi disse, sorridendo. ― Harry Potter.

Alzai lo sguardo verso di lui, fissando con intensità la bacchetta di legno che stringeva tra le dita.

― Sei un mago? ― domandai.
― Sì, sono un mago. E sono qui per parlare con te.

A quel punto si avvicinò anche la bambina.

― Io, invece, sono Katniss. Sono come te, non mi piacciono i gioielli e i trucchi.
― Mi chiamo Percy e sono uno sfigato ― si presentò il terzo. Io non avevo idea di cosa quella parola volesse dire – sfigato – ma intuii che non era una bella cosa.
― Volete giocare con me? ― domandai.
― Non è ancora arrivato il momento ― rispose Harry. ― Vogliamo parlare di quando sarai più grande.
― So già tutto di quando sarò grande ― lo interruppi, sicura. ― Andrò alle elementari, poi alle medie. E poi al liceo e troverò un lavoro bellissimo.

Katniss sembrò divertita, ma non parlò.

― Non sempre le cose vanno come vogliamo ― mi contraddisse invece Percy. ― Io vorrei solo crescere come un ragazzino normale, eppure so già che diventerò un semidio.

― Cosa vuol dire semidio? ― chiesi, incerta.
― Vuol dire che la mia vita non sarà mai più normale. Che dovrò combattere e scappare per sempre.
― Ed è una cosa brutta? A me piacerebbe combattere i mostri ― osservai.
― Se vorrai, quando sarà il momento, potrai farlo insieme a me.

L’idea mi lasciò di sasso.

― Dici sul serio? ― chiesi, stupita. ― Io non so usare una spada.
― Non ti servirà ― mi rassicurò lui.
― E, se vorrai, potrai studiare magia nella mia scuola ― aggiunse Harry. In un attimo, ci trovammo tutti a levitare per aria, sospesi dieci centimetri sopra le teste dei miei compagni di classe.
― Tu mi aiuterai a far scoppiare una rivolta ― terminò Katniss, mostrandomi un arco di legno, duro e pesante. ― Senza di te, noi falliremo.

Non capii cosa volesse dire, ma annuii, conscia di quello che sarebbe successo in futuro.

―Come farò a ritrovarvi? ― domandai, alzandomi in piedi.
― Lo farai, quando sarà il momento. Oppure saremo noi a ritrovare te.
― Ma non conoscete nemmeno il mio indirizzo!

Harry rise. Notai che aveva qualcosa sulla fronte, ma non riuscii a capire cosa fosse.

― Non ci servirà, devi fidarti. Quando sarai grande abbastanza, ci aiuterai.

Ricordai che combattere era pericoloso. Che la guerra poteva farti male e il sangue mi faceva impressione.

― Ma se voi verrete, mamma non mi permetterà di fare una guerra ― obbiettai.
― Non ti farai male, non fisicamente ― mi tranquillizzò Katniss. Sovrappensiero, tirò fuori una freccia affilata e ci giocherellò, spiegandomi la situazione. ― Quando avrai bisogno di noi, noi ci saremo. Ti aiuteremo a guarire, capisci? Non potrai farti del male, e se imparerai quello che devi, nemmeno la realtà potrà ferirti.

Spalancai gli occhi, delusa per un attimo.

― Quindi voi non siete reali? ― domandai.

Katniss sorrise, allontanandosi verso la porta. Non ottenni risposta da nessuno dei tre, ma Harry mi fece l’occhiolino mentre si allontanava, a braccetto con Percy.

― Non siamo niente, per ora. Ma tra qualche anno saremo tuoi amici. E saremo reali ― mi disse alla fine. Poi, incuranti della maestra che ci diceva di sederci, uscirono dalla classe.

 
“Certo che sta accadendo dentro la tua testa, Harry!
Ma perché dovrebbe voler dire che non è vero?”
  
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