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Autore: Mariposa81    31/03/2014    7 recensioni
“Per questo” riprese Soun perentorio “abbiamo deciso che da questo momento il fidanzamento è rotto”
*
La mia storia è una prosecuzione del Manga che diciamoci la verità ha lasciato un po' tutti con l'amaro in bocca. Tante volte mi sono chiesta: ma se la Takahashi avesse continuato a disegnare come sarebbe andata a finire tra quei due? Bè, questa volta a mettere il bastone tra le ruote nei i cuori di Ranma e Akane saranno proprio i loro stessi padri con risultati....inaspettati....tanto da far ricomparire anche una loro vecchia conoscenza.
Se vi ho incuriosito abbastanza non vi resta che leggere la mia fanfic che è la prima in assoluto quindi siate clementi... ;)
Spero tanto che vi piacerà!
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Shinnosuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove voglio andare con questa caviglia?!
Ferma ad un incrocio con gli occhi indecisi, Akane dondolava lo sguardo sulle due strade dinanzi a sé: a sinistra per fuggire lontano, a destra per…..Il suo corpo si mosse prima ancora che la sua testa avesse preso una decisione. La pioggia aveva finalmente frenato la sua corsa verso il suolo, ma l’aria s’era fatta più fredda. Rabbrividì e automaticamente le sue mani si strinsero intorno alle braccia avvertendo l’umido di cui era imbevuto il suo maglione giallo che adesso era più color sabbia.
“Scusi signora, potrebbe dirmi che ore sono?” chiese ad una passante che reggeva pesanti borse della spesa.
“Le 6.30” rispose questa guardando il pulcino bagnato che aveva di fronte e che poteva avere la stessa età della figlia.
Akane s’inchinò ringraziando. E’ ancora presto, se mi sbrigo riesco anche a fare un bagno caldo prima di andare a scuola, pensò affrettandosi con la caviglia che le ricordava di non correre.
L’idea di partire, di scappare lontano, adesso le sembrava così stupida. Non avrebbe mai avuto il coraggio di separarsi da suo padre e dalle sue sorelle e forse, nemmeno da lui.
“Che volontà labile!” la schernì la sua voce interiore, deridendola per la sua scarsa grinta e per il suo infimo coraggio. Davanti a quel “ti amo”, che le era parso più una supplica che una rivendicazione, era scappata a gambe levate. Perché è più facile non credergli, vero?! La sfidò nuovamente la sua coscienza che cercò invano di zittire. Provò a concentrarsi sul paesaggio, famigliare, sicuro, lo stesso che dettaglio dopo dettaglio, albero dopo negozio e lampione l’avrebbe ricondotta a casa.
Spinse il pesante portone di legno scuro fermandosi ad osservare i kanji  neri dell’insegna della palestra. Ideogrammi carichi di responsabilità che cadevano come macigni sulle sue spalle e che le ricordavano sua madre  e la sua bella calligrafia.
Dei rumori di stoviglie provenivano dalla cucina: Kasumi doveva essere già al lavoro, intenta a preparare una gustosa colazione. Lentamente, si chiuse la porta alle spalle; una raffica di domande l’avrebbero travolta se si fosse fatta vedere in quello stato e sapeva che alla sorella maggiore non era capace di  mentire. Bottiglie vuote di sakè erano sparse sul tavolo del soggiorno, segno che gli uomini di casa avevano festeggiato molto la scorsa notte.
Suo padre doveva essere davvero felice per il ritorno del suo amico, pensò con una nota di affetto.
 
Sgattaiolò subito nella stanza da bagno e si immerse nel vapore che rendeva l’ambiente indistinto e ovattato. Si sfilò i vestiti che la pioggia aveva reso stretti e appiccicosi e dopo essersi sciacquata velocemente s’immerse nella vasca.
Un brivido di piacere le salì lungo la spina dorsale e con la testa poggiata sul bordo si lasciò coccolare dall’acqua rilassandosi completamente. La caviglia aveva iniziato a pulsarle; alzò la gamba sinistra estraendola dall’acqua e l’analizzò con gli occhi giudicando che in fondo non era poi così gonfia.
Pochi giorni e avrebbe potuto ricominciare ad allenarsi, questa volta però l’avrebbe fatto da sola perché dopo quello che le aveva detto non era più sicura che sarebbe stata in grado di guardarlo in faccia senza morire dalla vergogna.
Lo sentì ripetere ancora e ancora…io ti amo……
S’immerse completamente nascondendo il viso sotto la superficie dell’acqua;  ti amo anch’io Ranma, ma non sarà facile vero?
 
* * * 
 
Lui entrò in casa proprio in quel momento e a Kasumi cadde dalle mani il cucchiaio con cui stava riempendo le ciotole di riso.
“Ranma, sei tu!” esclamò andandogli incontro. Lo abbracciò stretto e lui arrossì come al suo solito non abituato alle smancerie.
“Ehm Kasumi” farfugliò imbarazzato fuggendo dalle sue braccia “Hai visto Akane?”
“Ma io credevo che stesse con te! E’ da ieri sera che non la vedo!”
Ranma stava per inventarsi una scusa ma fu stretto nuovamente, questa volta con più forza, da due braccia che gli fecero mancare il respiro.
“Raaaanmaaaa, ben tornato!” esordì il capofamiglia piangendo a dirotto.
“Ehm Signor Tendo, così mi fa male”
“Ma sei bagnato fradicio figliolo, vai subito a farti un bel bagno caldo” gli ordinò. Ranma annuì senza batter ciglio.
*Ma che bagno caldo* pensò mentre saliva le scale *Se Soun sa che Akane è partita per chissà dove, come minimo mi uccide*
Al piano di sopra, i suoi passi lo condussero automaticamente verso la stanza della ragazza. Davanti alla porta chiusa, Ranma si soffermò a guardare la paperella spezzata e ricomposta con un po’ di colla che però non era riuscita a nascondere il taglio. *Chissà cosa è successo durante la mia assenza? Hai sofferto molto Akane?* pensò, scorrendo con il dito quella ferita in rilievo sul nome della ragazza.
*Devo fare in fretta e poi devo uscire a cercarla* si disse con decisione spalancando la porta del bagno.
Ma Akane era lì, con i capelli bagnati, gli occhi spalancati e un asciugamano color crema avvolto intorno al corpo, immersa in una nuvola di vapore.
Si fissarono per un momento, scossi solo dal bruciore che avvertivano sulle loro guance. 
“A…Akane ma cosa ci fai qui?”
Lei distolse subito lo sguardo fissandosi i piedi. “Ho solo pensato che con questa caviglia non sarei andata molto lontano”
“Mi dispiace tanto” mormorò notando il gonfiore sulla pelle bianca  
“Non è colpa tua” tagliò corto lei facendo un passo verso la porta e dimenticandosi che peso in eccesso non era previsto, sulla parte sinistra del corpo.
Accadde tutto nel giro di pochi secondi. La caviglia le si piegò dolorosamente, facendole perdere l’equilibrio ma prima di ritrovarsi stesa sul pavimento le mani di Ranma erano già sulla sua vita che la sostenevano. Il suo tocco la faceva sempre sussultare e lui, accorgendosene ogni volta si sforzava di non sorridere come uno sciocco.
Sotto quel morbido asciugamano, riusciva quasi a sentire la sua pelle e il suo inebriante profumo che saliva fino alle sue narici lo stava mandando in trans.
Da un lato sperava che Akane si staccasse velocemente tirandogli uno dei suoi ceffoni dall’altro avrebbe tanto voluto trovare il coraggio di stringerla a sè. Lei invece alzò lo sguardo, piantandogli i suoi grandi occhi addosso e fece un piccolissimo passo in avanti per rimettersi in equilibrio riducendo la distanza tra i corpi. Quando Akane si asciugò con le dite alcune gocce d’acqua sulle labbra che le erano scivolate dalla punta dei capelli, Ranma si sentì ribollire. *Stai calmo* pensò mentre il cuore gli batteva così forte che aveva paura che lo potesse udire anche lei. Tu- tum Tu-tum
Improvvisamente fece un passo indietro staccandosi da quel corpo così sensuale e da quella vita che non era affatto larga come lui affermava.  “S…scusa…devo andare”  farfugliò.
Si chiuse in fretta la porta alle spalle e gli si appoggiò contro, ansimante. Si guardò le mani, sorpreso: stavano tremando. In vita sua non si era mai sentito così eccitato *Ma che diavolo mi sta succedendo?* Staccò di scatto la schiena dalla porta e corse verso il tetto di casa. Aveva bisogno d’aria.
Rimasta improvvisamente sola, Akane scosse leggermente la testa mentre un sorriso malizioso le affiorava sulle labbra.
 
* * *
 
La minore dei Tendo osservava il suo respiro uscire dalla bocca e mutare in una piccola nuvola di vapore. Cauta nei  passi, procedeva verso il liceo Furinkan come ogni mattina. Tra una settimana sarebbero iniziate le vacanze di Natale in quell’inverno così rigido e in parte passato con qualcuno che non era Ranma.  Shinnosuke le aveva lasciato un biglietto in camera: un altro pezzo di carta, che questa volta  aveva  il sapore di un addio.  Torno a Ryugenzawa, è meglio così. Sii felice.
Le dispiaceva per lui; era un bravo ragazzo e un caro amico ma entrambi cercavano dall’altro qualcosa che non si era disposti a concedere.
 
“Fa molto freddo oggi, vero?” Quella domanda la colse di sorpresa, abituata ormai alla solitudine che in quel mese l’aveva logorata.
“Già, sembra quasi che voglia nevicare” rispose, osservandolo saltar giù dalla ringhiera.
Parole di circostanza, quelle sul tempo. Dialoghi di chi non sa cosa dirsi o vorrebbe poter dire di più ma non trova il coraggio. Eppure, dargli una seconda possibilità, le era sembrata la cosa più giusta da fare. Perché, nonostante tutti i rancori, voleva credere ancora in loro, nei loro cuori che, in certi momenti, sembravano battere all’unisono.
Fermò il passo risoluta e si girò a guardarlo con gli occhi e le labbra che fremevano. Ok, diamogli un’altra possibilità.
Ranma si mise subito sulla difensiva convinto che quella ragazza, tanto carina quanto violenta, era di nuovo pronta a litigare. “Che c’è Akane?”
“Ranma…..” il suo nome uscì fuori come parte terminale di un grosso sospiro.
 
“Aaaaahhh, Ran-chan ma allora è vero, sei tornato!
“Oh Lanma, sono così felice di vedelti!”
“Oh oh oh sapevo che saresti tornato da me, mio adorato Ranma!”
 
Ranma chiuse  gli occhi, pregando che le sue orecchie gli stessero tirando un brutto scherzo. Sapeva bene a chi appartenevano quelle voci, ancora prima di voltarsi e guardare le tre ammiratrici che gli correvano incontro. Strinse le labbra e senza pensarci due volte, mise un braccio introno alla vita di Akane sollevandola di peso e fuggì via più velocemente che poteva.
 
“Ranma che fai? Mettimi giù! La caviglia mi fa male!” urlò lei, trascinata via come un pacco postale.
“Tranquilla non ti succederà niente” rispose schivando una delle mini palette di Ukyo che si andò ad infilzare in un tronco d’albero.
“Raaaanma, aspettaciiiii!!!”
“Mio adorato perché scappi?”
“Ma così faremo tardi a scuola!” protestò nuovamente Akane
“Oggi la scuola può aspettare” rispose ammiccante e la strinse a sé più forte, un po’ perché non voleva che si facesse male un po’ perché, gli piaceva da morire. Akane chiuse la bocca e abbassò la testa per non fargli vedere quanto era diventata rossa.
Era un film già visto che Ranma non voleva far finire come le tutte le altre volte; Akane non doveva arrabbiarsi con lui, non più. Provò a seminare le ragazze, dando bella mostra della sua agilità e della sua forza mentre saltava da un tetto all’altro  ma il trio non aveva nessuna intenzione di mollare la preda, soprattutto adesso che questa si era degnata di farsi rivedere in città.
Ma i suoi sorrisi e le sue parole rassicuranti, non bastarono a quella ragazza, che ad un tratto si divincolò esclamando esasperata: “Ti ho detto di mettermi giù! Non voglio finire nelle vostre beghe”
A malincuore, Ranma fermò la sua corsa e la posò sul tetto di una grossa villa circondata da un bellissimo e curato giardino. Alberi potati perfettamente donavano armonia a tutto l’ambiente e il laghetto con le carpe vicino al giardino di roccia completavano quello che veniva considerato il parco più bello di tutta Nerima. Nemmeno la famiglia Tendo ne possedeva uno paragonabile  a questo per grandezza e bellezza.
Nel frattempo Ukyo, Shampoo e Kodachi ne approfittarono per raggiungerli.
 
Shampoo fece un passo nella loro direzione, ancheggiando come una diva del cinema; con una mano lanciò alle sue spalle i suoi lunghi capelli viola esordendo con un tono di voce smielato:
“Lanma, dimmi,  quanto ti sono mancata?”
“Ma che dici!” strillò Ukyo sbarrandole la strada “Ranma ha pensato solo a me, non di certo ad una ragazza di facili costumi come te!”
“Oh oh oh  povere illuse! Diglielo amore che mentre eri via non facevi altro che sospirare per me!”
Le tre ragazze si guardarono in cagnesco. La loro aurea combattiva si stava facendo sempre più grande e spaventosa, tanto che Ranma dovette schermarsi gli occhi con la mano per non venire accecato da quella intensità.
“Bene, se le cose stanno così!” Da brava amazzone, Shampoo partì all’attacco per prima lanciandosi a gamba tesa contro Kodachi. Ma la rosa nera schivò il colpo e a finire per terra fu Ukyo.
“Oh oh oh , come siete violente e per niente aggraziate!”
Ukyo si rimise subito in piedi e furiosa si scaraventò contro la cinesina brandendo la sua enorme paletta per gli Okonomiyaki.
“Smettetela! Non c’è affatto bisogno di comportarsi in questo modo!” tentò Ranma, cercando inutilmente  di fermarle.
Kodachi approfittò di quel trambusto per avvinghiarsi al suo adorato, ma tempo un minuto le altre ragazze erano già lì che cercavano di staccarla senza preoccuparsi che così facendo rischiavano di strangolarlo. “Ranma, dillo a queste galline!” pregò Ukyo
“Sì diglielo mio tesoro!”
“Lanma, chi ti è mancata di più?”
“Agh, agh, cof, cof” Ranma riuscì solo a tossire.
 
Akane assisteva in disparte e annoiata a quel teatrino. *Questa storia sarebbe andata avanti per sempre*, pensò chiudendo gli occhi per farle sparire dalla sua vista.
“Io me ne vado a scuola. Divertiti!”  esclamò ad un tratto.
“No Akane, aspett….aiut….”
Lo ignorò, come solo lei riusciva a fare, dando le spalle al gruppetto.
STRAPP! Il rumore della sua divisa che si lacerava e della cartella che cadeva con un tonfo sul tetto, la lasciò per un momento basita. Girò subito la testa cercando d’individuare chi avesse osato attaccarla.
“Ops, scusa Akane” si giustificò Ukio rivolgendole un sorriso allegro, “non era te che volevo colpire”.
Aveva pronunciato quelle parole con leggerezza, come se in tutto quel delirio Akane fosse solo un’ inutile spettatrice, non una possibile rivale;  un soprammobile, che Ranma era costretto a trascinarsi  dietro per quella promessa fatta dal padre tanti anni prima.
Posò gli occhi sui i brandelli della sua gonna, rimasta coinvolta nella colluttazione con l’arnese di Ukyo e si sentì profondamente offesa; i suoi libri sparsi sul tetto con alcune pagine piegate e sporche sembravano guardarla, in attesa di una sua reazione. Voleva essere al di sopra delle parti, ignorarli, ma questa volta non ci riuscì. Dal profondo dello stomaco sentì la rabbia salirle per il corpo, pronta ad esplodere dalla sua bocca con un urlo che le avrebbe rubato tutto il fiato che aveva nei polmoni. Uno, due e……
 
“E’ Akane!!!!!!!!!!!!”
 
La voce di Ranma arrivò inaspettata come la neve che di lì a poco avrebbe iniziato ad imbiancare tutta Nerima.
“Cosa??” chiese il trio all’unisono mentre la “nominata” richiudeva lentamente la bocca con aria interrogativa.
“Cosa dici mio amore? Non capisco” chiese Kodachi
“Sì Ranma spiegati meglio!” continuò Ukyo.
 “Questa…, questa è la risposta a ciò che mi avete chiesto!”
Shampoo gli afferrò le mani. “Ma Lanma, cosa dici? I vostli genitori hanno rotto il fidanzamento non è più necessalio…….e poi Akane non…..” La sua voce vacillò  quando Ranma la scansò con gentilezza. “Akane non ti ama affatto, peldelesti solo tempo con una così!”
“Non è vero…” Parole sussurrate, portate quasi dal vento ma che fecero diventare Akane la protagonista indiscussa della scena. Adesso sei occhi su otto la fissavano, silenziosi e gelidi .
“Cosa non è vero, Akane Tendo?” chiese con tono di sfida Kodachi. Sulla sua bocca era affiorato uno dei suoi sorrisi sarcastici.
Akane distolse lo sguardo dai quei visi duri, contratti da una gelosia che le stava divorando dentro e li posò sulla schiena di Ranma. In quel rosso, che le riempì gli occhi, comparvero all’improvviso tante piccole immagini, come delle istantanee di Polaroid che raffiguravano tutti i momenti che lei e il ragazzo con il codino avevano passato insieme in quei tre lunghi anni. Lui era a soli due metri di distanza e le dava ancora le spalle. Se si fosse girato a guardarla, non sarebbe mai riuscita a dire…..
”Non è vero….che non lo amo”
 
Nessuno disse più niente, anche quell’unico uccellino che coraggioso cantava la sua melodia nonostante il freddo pungente, aveva smesso di far sentire la sua voce. Tanto era lo shock, che aveva provocato Akane nel cuore di tutti.
“Non ci cledo!” urlò Shampoo stizzita riprendendosi da quell’attimo di smarrimento,  “State fingendo!”
“Ranma, tu non ricambi i suoi sentimenti vero?” chiese seria Ukyo, che aveva capito che questa volta non si trattava di uno scherzo.
Ranma era impietrito. Una parte di lui aveva sempre sperato, l’altra invece, sempre temuto e dopo lo schiaffo del giorno prima, si era infine arresa. E invece adesso …. così, davanti a tutte…..  L’unica cosa che riuscì a fare fu alzare la testa e guardare negli occhi quelle ragazze che pretendevano da lui una risposta sincera.
*Parla Lanma, pelché non smentisci? Pelché non neghi come fai semple?” pensava Shampoo con un nodo alla gola ma appena incrociò quegli occhi blu, fermi e risoluti come non li aveva mai visti, tutte le sue domande trovarono dolorosamente una risposta. La verità, che non avrebbe mai voluto conoscere,  era scritta in quel silenzio e nello sguardo di chi, aveva finalmente deciso di non negare più.
“Ranchan….” mormorò triste Ukio
 
Il resto accadde in un attimo. Shampoo scattò in direzione di Akane , perché le amazzoni non perdono mai e le rivali vanno eliminate, ma Ranma, che si aspettava ogni cosa, era già dietro di lei che le bloccava entrambe le braccia prima che queste potessero scendere a colpire la sua ragione di vita.
“Lasciami!!” La cinesina si liberò con uno strattone dalla forte presa del ragazzo e in un istante sparì. Qualcosa di bagnato toccò la guancia di Ukyo che istintivamente alzò gli occhi al cielo, ma non era fatta di pioggia quella goccia che le aveva bagnato il volto.
 “Non credere che finisca qui Ranma, ohohoh” esclamò Kodachi spargendo petali neri ovunque mentre si dileguava ridendo come una sciocca.
Alla fine rimase soltanto Ukyo.  Ranma era davanti ad Akane, pronto a difenderla da qualsiasi altro attacco. Guardò Ukyo e con suo enorme stupore vide il volto della sua amica d’infanzia sciogliersi in un sorriso tanto dolce quanto triste.
“In fondo io, l’ho sempre saputo” mormorò lei con la voce rotta.
“Grazie, Uchan!”  e in un istante anche la ragazza degli Okonomiyaki sparì, lasciando la coppia da sola.
 
Le gambe le si erano fatte improvvisamente molli e Akane sentì il bisogno di sedersi. Batuffoli di cotone avevano iniziato a scendere lentamente dal cielo candido, aggiungendo una nuova sorpresa a quella mattinata già ricca di rivelazioni. Si trovarono avvolti in un silenzio incantato, che solo la magia della neve era in grado di donare. Ranma si chinò e le si sedette di fronte incrociando le gambe, con il suo respiro che intrecciava nuvole di vapore con quello di lei.
“Mi dispiace, è sempre colpa mia” esordì, giocherellando con uno dei brandelli di stoffa della gonna.
“Dici…. sul serio Ranma?”
“Sì, certo che mi dispiace”
“No, prima quando hai gridato il mio nome….davvero ti sono mancata?”
Ranma trattenne il respiro. Per tutto il tempo. Avrebbe voluto rispondere ma non sempre ciò che pensava coincideva con ciò che  diceva.
“Ma no! L’ho detto solo per farle andarle via! Non ci avrai creduto vero?” chiese girando lo sguardo lontano per nascondere la sua bugia mordendosi subito la lingua. Akane emise un suono stizzito con la bocca chiusa e istintivamente afferrò uno dei suoi libri più grossi per lanciarglielo addosso.
“Sei il solito stupido!”
Ranma le bloccò il polso con la mano facendosi più vicino.
“Scherzavo!” ammise, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi strafottenti ma così dannatamente sexi.  Lei sussultò e il libro le scivolò, cadendo sulle tegole con un tonfo sordo.
Si trovò imprigionata; la sua mano stretta intorno al suo polso, i suoi occhi blu fissi nei suoi.  Si morse il labbro nervosa, peggiorando la situazione. Ranma seguì il suo gesto e iniziò a studiarla in silenzio godendosi quel momento di pace. Le osservò le labbra, rosse per il freddo, il naso, piccolo e delicato, gli occhi che lo stavano stregando, la neve bianca in forte contrasto con i suoi capelli scuri e in quel momento  pensò che la sua fidanzata, era una delle ragazze più belle che avesse mai conosciuto. 
Mai prima d’ora era riuscito a stare così vicino ad Akane da solo per tutto quel tempo, senza nessuno che li potesse disturbare o interferire nella loro intimità.
E in quel momento, che sembrava così perfetto, Ranma prese la sua decisione.
Akane avvertì con un brivido che la sua mano era scivolata via dal suo polso per stringersi intorno alla sua. Serio in volto lui la stava guardando con gli occhi felici e che brillavano di una luce strana, le guance leggermente arrosate. Non lo aveva mai visto così. Lo sentì irrigidirsi per la tensione e vedendolo farsi sempre più vicino finalmente capì.
Terrorizzata e con il cuore che le batteva a mille cominciò a farfugliare qualcosa di incomprensibile.
“No Akane, non aspetto più”  fu la risposta decisa ai suoi tentennamenti
Il suo viso adesso era così vicino che poteva sentire il calore del suo respiro .
“Se non vuoi fermami ….tanto sai come fare” sussurrò ironico mandandola su di giri.
Ma questa volta, Akane non lo fermò. Chiuse gli occhi e attese quel bacio su cui aveva fantasticato tante volte e che alla fine arrivò, sconvolgendole l’anima. Le sue labbra erano ruvide ma calde, talmente tanto da riuscire a scaldarla completamente, nonostante il freddo. Continui fremiti le percorrevano la schiena e lo stomaco come quella volta che Ranma stava quasi per baciarla nel dojo tanti anni prima. Fu un bacio timido, tipico del primo tra due adolescenti ma mentre lei era pronta a staccarsi e a tirare un enorme respiro, Ranma non era affatto della stessa idea. Le mise una mano dietro la testa, tra i capelli, attirandola a sé ancora di più. E iniziò a baciarla seriamente, con più foga, come se quel momento lo stesse aspettando da una vita intera. Ad Akane avevano iniziato a tremare le mani; in realtà non riusciva ad individuare una parte del suo corpo che non stesse tremando come una foglia per l’estrema eccitazione. Timidamente alzò una mano staccandola dalle tegole e gli iniziò ad accarezzare la nuca inserendogli la mano tra i capelli come aveva fatto lui; lo sentì emettere un forte sospiro. Ranma la spinse lentamente all’indietro. Per un attimo Akane riuscì a vedere i fiocchi di neve che perpendicolarmente scendevano dal cielo, ma fu solo per un momento perché il suo viso era già su di lei, che la cercava ancora.  Le sue labbra iniziarono a spostarsi dalla bocca al naso, alle guance  e infine sul suo collo facendola trasalire. I loro respiri si stavano facendo sempre più corti, come in uno dei loro combattimenti in palestra in un giorno qualsiasi. Ma questo non era un allenamento e Akane, in un momento di lucidità,  pensò che stava accadendo tutto troppo in fretta. Seguì con gli occhi e sentì con il corpo la sua mano che scendeva dalla spalla sul suo fianco mentre una fitta di piacere la trafiggeva….

“Emh…..Ranma….!?”
* * *
 
“Ranma Saotome”
“E’ assente anche oggi professore” disse Ryosuke guardando il banco vuoto dell’amico
Il professore annuì e continuò l’appello
“Akane Tendo”
Silenzio.
Tutti i compagni si girarono a guardare il banco vuoto di Akane.
“Che strano” disse Sayuri “lei non si assenta mai”.
 
* * *
 
Akane Tendo stava camminando verso casa, lasciando orme dietro di sé sulla neve fresca; sul volto l’espressione un po’ colpevole di chi aveva marinato la scuola e un sorriso che nascondeva la felicità perchè, quel tempo, l’aveva impiegato in un modo migliore. Le sue guance si colorirono di un rosso scarlatto al pensiero di come aveva trascorso quella mattinata. Non avrebbe mai immaginato che sotto quel ragazzo così timido e impacciato si potesse nascondere un fidanzato così audace.
Ranma le aveva chiesto se poteva tornare da sola a casa perché si era ricordato che doveva fare una cosa urgente. Akane si era un po’ meravigliata ma non si era offesa. Era troppo su di giri per arrabbiarsi.
Salì in camera sua, buttò la cartella sulla scrivania e qualcosa cadde per terra dopo aver volteggiato nell’aria: un pezzo di carta. Ancora? 
Lo guardò, così piccolo e minaccioso. In controluce riuscì a vedere i caratteri e ne riconobbe la calligrafia. Era di Ranma.
Il cuore le iniziò a battere velocemente mentre sul suo volto, radioso fino ad un momento prima, si faceva buio. In un primo momento pensò di non leggerlo e andare a cercare subito Ranma ma la curiosità fu più forte e con mani incerte lo raccolse dal pavimento e lo aprì.
Prima di leggerlo però, buttò un’ultima occhiata fuori dalla finestra, sul giardino ricoperto di neve, per immortalare per sempre nella sua mente quello che era accaduto quel giorno: la prima neve dell’inverno e il primo bacio di Ranma Saotome.  
Si fece coraggio, in fondo era solo una frase, pensò mentre lo apriva.
Lo lesse e subito dopo una goccia cadde sulla carta facendo sbavare un po’ i caratteri neri dell’inchiostro. Un’altra finì a bagnare il pavimento accompagnata da un’altra ancora. A volte però si piange anche nello stesso momento in cui si sorride.
 
Quando finiremo la scuola mi sposerai, Akane Tendo?
 
 
 
Ed eccoci arrivati alla fine! :)
La fine, della mia prima fan fiction, ma anche della prima cosa che abbia mai scritto in vita mia. Mi sono divertita tanto a farlo e mi sono emozionata quando ho letto i primi commenti, a volte anche commossa. Altre volte invece, mi avete fatto semplicemente morire dal ridere! u.u
Non pensavo che questa storia sarebbe diventata così lunga e di fare tutta questa fatica per scriverla ma il tempo a mio disposizione è stato sempre molto limitato ecco perché vi ho fatto, mio malgrado, aspettare. Sicuramente se ho continuato a scrivere è stato per merito vostro, che avete letto, avete recensito e avete atteso il successivo capitolo. E per questo, vi ringrazio di cuore!:*
Quindi vi saluto qui, sperando che il mio sia un arrivederci perché, di storie da raccontare, ce ne saranno sempre……vero? ;)
  
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