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Autore: OfeliaMontgomery    31/03/2014    1 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24, marzo, 1961
– Bene Arlene. Ora cambia posa – urlò il fotografo scattando foto alla pin up.
La ragazza cambiò posa, andando a sedersi su una sedia di legno con lo schienale rivolto verso il fotografo. Appoggiò una mano sopra all'altra e poi le poggiò entrambe sul bordo dello schienale e sorrise.
Il fotografo fece altri scatti poi quando ebbe finito appoggiò la sua macchina fotografica sul tavolo al suo fianco.
– Arlene abbiamo finito,  puoi pure andare, grazie – disse gentilmente l’uomo sorridendo alla ragazza.
Arlene annuì scoccando un sorriso al fotografo prima di uscire dallo studio fotografico. La ragazza si diresse verso il porto. Arlene insieme ad un gruppo di sue amiche pin up avevano deciso di andare incontro ai soldati che sarebbe attraccati al porto da lì a poco. Tornavano dalla guerra. Tornavano dalle loro famiglie.
Le amiche di Arlene civettando si avviarono verso il porto. Arlene stava al fianco di Sophia, la sua più cara amica.
Arlene era l’esatto di Sophia. Arlene aveva una folta chioma di capelli castani e splendidi occhi azzurri, brillanti e lucenti. Arlene era minuta, arrivava a malapena a un metro e sessanta. Invece Sophia aveva  una fluente chioma di capelli nero corvino, occhi azzurri come diamanti e arrivava a un metro e settanta di altezza.
– Sono così emozionata. Non vedo l’ora di vedere i nostri soldati – esordì Sophia appoggiando la testa contro a quella di Arlene – Se incontrerai qualcuno prima del tuo ventiduesimo compleanno, giuro e dico giuro che ti porto con me in Spagna e ci facciamo una lunga e bella vacanza –.
Arlene rise picchiettando il braccio dell’amica – Ma se mancano pochissime ore al mio compleanno – esclamò la ragazza continuando a ridere.
– Ohhh…hai mai sentito parlare di amore a prima vista? – chiese scherzosa Sophia.
Arlene e Sophia si conoscevano da quando avevano sei anni, erano andate a scuola insieme poi avevano iniziato a fare le pin up all’età di diciassette anni. Arlene apparve per la prima volta su un cartellone pubblicitario all’età di diciotto anni insieme a Sophia.
– Si Sophia, so cos’è l’amore a prima vista – ribatté Arlene fermandosi di fronte al porto.
– Quindi preparati a trovare l’amore della tua vita, come farò io – ribadì Sophia entusiasta.
Sophia non stava più nella pelle di conoscere i soldati. La ragazza aveva sempre sognato di trovare l’amore della sua vita come si vedeva nei film. Voleva diventare una brava mamma e una brava cuoca per i suoi figli e per suo marito, stanco, dopo essere tornato a casa dal lavoro.
– Sì certo, mia cara Sophia – commentò sarcasticamente Arlene prima di girarsi indietro per vedere se le altre ragazze erano già arrivate. Tonya la salutò con un cenno di mano prima di ritornare a guardare il mare, aspettando l’arrivo dei soldati e dei marinai.
Dopo un paio di minuti che per le ragazze sembravano secoli arrivò la nave che portava i soldati e i marinai.
Attraccarono la nave al porto e tutti i passeggeri compresi i soldati e i marinai scesero dall’imbarcazione.
I soldati scesero dalla nave marciando verso la piazzola dove appoggiarono il carico che portavano in spalla.
Arlene rimase affascinata da tutto quello, ma soprattutto da un uomo dai capelli castani e lucenti e dagli occhi color caramello brillanti.
In pochi secondi tutta la piazzola si riempi di famigliari dei soldati e dei marinai o semplicemente persone che li ringraziavano per i loro lavoro.
Arlene sorrise vedendo Sophia intenta a guardare maliziosa un soldato che tra l’altro ricambiava lo sguardo.
– Va’ Sophia, va’. Prima che mi rinfacci di non averti dato la possibilità di trovare il tuo amore – disse Arlene spingendola leggermente. Sophia la guardò con espressione dolce poi con la bocca mimò un grazie prima di sparire nella folla.
Arlene si guardò in giro in cerca delle sue altre amiche, ma erano tutte impegnate a parlare con soldati o marinai.
Quella sera ci sarebbe state una festa in un piccolo luna park per ringraziare i soldati e tutte le sue amiche sarebbero andate. Lei ancora non aveva deciso.
– Salve bellissima signorina – disse una voce maschile dietro alle spalle della ragazza. Arlene si girò, trovandosi il soldato dagli occhi di caramello che le sorrideva – Salve – ricambiò il sorriso, le sue guance si tinsero leggermente di rosso.
– Come vi chiamate dolcissima fanciulla? – chiese il soldato baciandole una mano.
– Mi, mi chiamo Arlene, signore. E voi come vi chiamate? – rispose Arlene imbarazzata.
– Arlene che nome meraviglioso proprio come voi. Il mio nome è Sebastian – disse Sebastian sorridendole dolcemente.
– Oh Sebastian, vi ringrazio per il complimento – disse la ragazza portandosi entrambe le mani sulle guance ormai accaldate.
– Sapete nel mio armadietto tenevo una vostra foto, eravate molto bella, ma di persona lo siete ancora di più – si complimentò con la ragazza prendendole una ciocca di capelli per poi portargliela dietro all’orecchio.
– Oh…basta con tutti questi complimenti, mi fate arrossire – disse la ragazza felice e imbarazzata.
Non si era mai sentita così prima di all’ora. Che esistesse davvero l’amore a prima vista?
Non aveva nemmeno mai avuto un fidanzato, non aveva mai trovato quello giusto. Che sia Sebastian?
Sentiva il cuore battere a mille, lo sentiva battere nelle orecchie così forte che aveva paura che da un momento all’altro sarebbe scoppiato. Aveva un ansia fortissima tanto da farle venire dei crampi allo stomaco. Che significasse questo ‘avere le farfalle nello stomaco’? Si stava davvero innamorando? Era davvero la persona giusta per lei?
– Signorina Arlene ci siete ancora? – chiese passandole una mano davanti agli occhi mentre rideva.
La ragazza tornò al presente e arrossendo rispose – Si, scusatemi, stavo pensando alla festa di questa sera. Voi ci sarete? –.
– Certamente. Volete andare insieme a me a questa festa? – chiese gentilmente Sebastian porgendole una mano.
– Certo, ne sarei davvero felice – rispose Arlene prendendogli la mano e stringendola nella sua.
Insieme a tutti gli altri si diressero verso il luna park, dove c’era appeso uno striscione con su scritto ‘Bentornati nostri salvatori’
C’erano le montagne russe, due ruote panoramiche, un autoscontro e tante bancarelle di dolci e giocattoli.
Il luna park era luminoso e pieno di colori. Sembrava un arcobaleno.
– E’ così colorato – commentò affascinata Arlene guardandosi in giro.
Sebastian le mise una mano intorno alla vita e l’avvicinò di più a lui. La ragazza rise – Sebastian non scappo, puoi stare tranquillo. Posso darvi del tu? – chiese Arlene toccandosi i capelli che si erano spettinati per via dell’aria notturna.
– Certamente, dammi pure del tu. Io posso fare lo stesso? – rispose Sebastian guardandosi in giro, il ragazzo notò due uomini indicare Arlene mentre la guardavano con sguardo malizioso.
– Certo. Sebastian sapete, sai per caso che ore sono? – chiese Arlene guardandosi in giro in cerca della sua amica Sophia.
– Mancano pochi minuti alla mezzanotte, perché? Dovete andare dal vostro principe? – chiese scherzoso Sebastian ridendo.
Arlene le diede un colpetto sul braccio e scosse la testa – No. Dopo la mezzanotte sarà ufficialmente il mio ventiduesimo compleanno – rispose la ragazza portandosi entrambe le mani sui fianchi poi arricciò il naso teneramente.
– Oh…compiete gli anni e non lo passate con la vostra famiglia? –
– Non sono qui. Sono da mia zia fuori città –
– Capisco –.
Sophia arrivò di corse e scusandosi con Sebastian si portò via Arlene per farle conoscere dei ragazzi che volevano il suo autografo sul loro poster.
Arlene arrossendo e prendendosi altri complimenti firmò i poster dei due uomini.
– Vi posso abbracciare? – chiese uno dei due uomini sorridendo buffamente.
– Si, certo – rispose Arlene abbracciandolo. L’uomo la strinse forte a sé poi la lasciò andare – Vi ringrazio. Siete davvero stupenda – espresse lui sorridendo.
Arlene piegò la testa leggermente in avanti, come per fare un cenno rispettoso. Prese i bordi del suo vestito a pois tra il pollice e le prime due dita di entrambe le mani, tenendo i mignoli estesi. Allargò delicatamente la gonna ad ogni lato poi si abbassò, facendo un inchino per poi tornare con grazia alla posizione originale.
– Grazie mille per i complimenti, davvero. Siete davvero dolce. Arrivederci – disse dolcemente Arlene poi prendendo a braccetto Sophia si andarono a prendere un dolcetto.
– Hai perso il tuo soldato? – chiese Sophia mangiandosi una caramella. Arlene si girò per cercare Sebastian e lo trovò appoggiato ad un lampione. La ragazza gli fece segno di avvicinarsi e poi gli sorrise dolcemente.
Sebastian si avvicinò mettendosi al fianco di Arlene – Lei è Sophia, la mia migliore amica. Sophia, lui è Sebastian – presentò i due gentilmente.
– Sophia ti posso rapire per un po’ Arlene? – chiese educatamente Sebastian sfoggiando un sorriso. L’amica annuì e lasciò che Sebastian la portasse via.
– Vuoi andare sulla ruota panoramica? – chiese Sebastian indicandola poco più avanti. Arlene annuì felice. Fecero la fila e poi quando toccò a loro, Arlene non stava più nella pelle. Era felice, davvero felice.
Quando furono saliti e la giostra partì, Sebastian ruppe il silenzio – Arlene devo dirti una cosa molto importante – disse serio facendo sparire anche la felicità della ragazza.
– Cosa? Avete una famiglia? – chiese la ragazza rattristata.
– Avevo una moglie e morta quest’anno – rispose l’uomo controllando il suo orologio da polso. Era passata la mezzanotte da due minuti.
– Buon compleanno Arlene – disse dolcemente il ragazzo dandole una collana che tirò fuori dalla tasca del suo completo.
– Oh che bella – esclamò felice la ragazza dando un bacio sulla guancia a Sebastian.
– Posso farti una domanda? –
– Certamente –
– Tu fai così con tutti i tuoi fans? Li abbracci e li baci? Non hai paura che ti possano fare del male – chiese Sebastian mettendole la collana intorno al collo.
Arlene l’accarezzò contenta – Perché dovrei avere paura? Sono tutti così dolci con me – rispose alzando le spalle.
– Infatti, magari hanno altri piani ed è per quello che fanno i carini con te – espresse Sebastian stringendo la collana fino a toccare il collo della ragazza.
– Sebastian cosa fai? Mi strozzi così – tossì la ragazza portandosi le mani sul collo.
– Mi dispiace Arlene. Ti sei fidata della persona sbagliata – disse cupo Sebastian mentre stringeva ancora più forte la collana contro al collo della ragazza.
Arlene stava soffocando, scalciava e cercava di divincolarsi, ma le forze pian piano la stavano abbandono. Fin quando non si mosse più del tutto e smise di respirare.
– Mi dispiace e buon compleanno – le sussurrò all’orecchio della ragazza ormai morta con sguardo da psicopatico.
Quando il giro finì, Sebastian portò fuori Arlene tendendola in braccio poi la scaricò in un angolo come se fosse spazzatura.
– E un’altra pin up è andata – disse macabro Sebastian prima di andarsene da lì.
 
Il corpo della ragazza fu trovato due giorni dopo in mezzo alla spazzatura, la prima a ricevere la notizia fu Sophia che scoppiò subito a piangere. La polizia le fece delle domande. Le chiese con chi era stata e se sapeva come si chiamava.
Sophia spiegò che il soldato con cui stava passando la serata Arlene si chiamava Sebastian e che non sapeva altro. La polizia disse alla ragazza che la sua amica era stata assassinata da qualcuno, perché intorno al collo aveva un segno di strangolamento.
Sophia annuì distrutta tornandosene a casa, dove trovò Sebastian con in mano un coltello e con lo sguardo da pazzo.
– Sei stato tu ad uccidere la mia migliore amica. Perché? – urlò furiosa Sophia correndo in cucina. Sebastian le corse subito dietro e le si piazzò davanti, ma Sophia fu più furba e lo accoltellò al cuore. – Questo è per Arlene. Anche se so che tornerà in vita e non si ricorderà più di me –.
Il corpo di Sebastian giaceva a terra in una pozza di sangue. Sophia chiamò la polizia e disse tutto quello che aveva fatto. L’aveva fatto per difendersi. La polizia non l’arrestò e la donna se ne andò da quella città per sempre ma prima andò al funerale della sua migliore amica..
I genitori di Arlene dopo una settimana seppero della morte della loro figlia. Tornarono in tempo per il suo funerale. E per la quarta volta persero la loro bambina. Uccisa al suo ventiduesimo compleanno. Per quanto ancora avrebbero sopportato quella vita? Per quanto ancora?
– Piccola mia, mi dispiace così tanto – disse la madre piangendo sulla lapide della figlia – Mi dispiace, è tutta colpa mia. Ti sarei dovuta stare vicina, invece non c’ero. Non ti ho potuto salvare – continuò singhiozzando.
– Fiorellino ci vedremo nella tua prossima vita – disse il padre appoggiando un fiore sulla lapide prima di portare via da lì la moglie distrutta.
  
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