Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: Lurilala    31/03/2014    12 recensioni
[Storia a Oc] [Iscrizioni chiuse] [Ispirato ad Hunger Games]
Dal Trattato del Tradimento
Come punizione per la rivolta, ogni Distretto offrirà in tributo un ragazzo e una ragazza fra i 12 e i 18 anni in una pubblica "Mietitura".
Quei tributi saranno tutti presi in consegna da Capitol City, quindi trasferiti in una pubblica arena dove si sfideranno in un combattimento mortale finchè rimarrà un unico vincitore.
D'ora in avanti e per sempre questo spettacolo sarà conosciuto come:
Hunger Games
____
Il presidente Snow si aprì in un sorriso al gusto di sangue.
-Felici Settantaseiesimi Hunger Games a tutti.- un lampo negli occhi. -Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!-
____
Si avviarono sotto la pioggia nelle strade cupe del Distretto 3, verso l'imminente Mietitura; solo una luce rimase e rimarrà accesa, adesso e nei giorni che verranno.
La luce della speranza.
____
...Che gli Hunger Games abbiano inizio.
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Distretto 1

Marina fece girare nervosamente lo sguardo.
Dove si era cacciato?!
Trattenne uno sbuffo e incenerì con lo sguardo la ragazza di fianco a lei che la stava guardando incuriosita.
Che andasse all’inferno.
Prese un respiro profondo, mentre il presentatore iniziava a parlare.
Fece girare lo sguardo sopra le teste dei suoi coetanei, e per una volta si disse che essere così alta era il pregio più grande che avesse potuto avere.
E poi, poi finalmente lo vide.
Suo fratello era lì, non stava prestando alcuna attenzione al palco, anzi, tentava di sgattaiolare via.
-Dylan!- Sibilò gelida, afferrando per i capelli il ragazzo.
-Ahia!! Lasciami  Mari! Perché mi hai colpito?- Sbuffò lui, quando si fu liberato dalla presa della ragazza.
Lei avvicinò il suo viso a quello del fratello.
-Tu prova a fare un altro passo e ti stacco il collo. Se provi a fuggire lo faranno i Pacificatori per me.- Ghignò soddisfatta, allontanandosi.
Ma cosa aveva fatto di male per avere un gemello simile?
A volte si chiedeva perché la sorte dovesse esserle sempre così avversa.
Intanto il presentatore si apprestava a estrarre il Tributo femmina.
“Che strano” pensò stupita “Quest’anno non ci sono volontari.”.
E questo, nel Distretto 1, era davvero una novità.
Scrollò le spalle; ma cosa le importava, dopotutto?
Infilò le  mani nei jeans scuri, alzando gli occhi ghiacciati sul palco.
-Marina Haugen!- Squittì allegro il presentatore.
Si udì uno strillo in mezzo alla folla.
E non era Marina ad averlo emesso.
Alzò gli occhi al cielo e maledisse Dylan per tutte le figure orribili che le faceva fare.
Con passo deciso, senza curarsi del fratello, avanzò verso il palco, e un sorriso pieno di stupore le illuminò il viso leggermente abbronzato.
-Bene, facciamo un applauso al nostro primo Tributo!- E seguì uno scroscio di battiti di mano.
Marina sorrise sicura, sistemandosi dietro all’orecchio una ciocca di capelli castani.
-Ora estrarremo il Tributo maschio di quest’anno!-
E nessun volontario neanche qui.
La castana non ebbe il tempo per formulare il pensiero che quella sarebbe stata un’edizione davvero speciale, che il presentatore esclamò il nome.
-Suzuno Fuusuke!- Fu il grido pieno di gioia.
Non ci fu lo sbigottimento generale, altroché.
Tutti si fissarono un po’ stupiti, e un ragazzo pallido uscì dalla mischia.
Aveva occhi sottili e freddi come un lago ghiacciato, capelli corti color brina con un ciuffo a coprirgli la fronte.
Non sorrideva, aveva un’espressione seria e quasi inquietante.
Marina lo osservò incuriosita, mentre si stringevano la mano.
Aveva le mani gelide.
Avvertì un brivido attraversarle la schiena, mentre si stringeva nella sua maglietta azzurra a maniche corte.
Poi un sorriso beffardo fiorì sulle sue labbra: insieme, avrebbero trasformato l’Arena in un campo ghiacciato.

Distretto 2
La piazza era coperta di foschia.
Il Distretto 2 se ne stava avvolto in un manto biancastro e appiccicoso.
La Mietitura era iniziata.
Hikari tirò una boccata di fumo dalla sigaretta che teneva fra le labbra, preoccupata.
Non che la spaventassero i Giochi, altrochè.
Morire nell'Arena sarebbe stata una cosa meravigliosa, in confronto a quel pericolo che stava ubriaco a casa.
Lui non veniva a vedere la Mietitura da tanto, e a quel pensiero tremò.
Tremò, e le dita fuggirono subito ad accarezzare i lividi e le ferite sulle braccia, abilmente coperte dalla maglia nera e aderente che indossava.
La sua mente correva rapida da un pensiero all'altro, facendole girare la testa.
Un filmato intanto era partito, e Hikari non aveva intenzione di ascoltarlo.
Strinse febbrilmente una ciocca di capelli neri e viola sfuggiti allo chignon, deglutendo.
Se fosse tornata a casa, Ikuto l'avrebbe picchiata di nuovo. O peggio.
Scosse la testa, senza focalizzare i suoi pensieri sul "peggio".
Doveva stare calma. Respirò a fondo.
Intanto la presentatrice trillava qualche parola su quanto adorasse i filmati che mandava Capitol City.
Stava per selezionare i Tributi.
Un momento... I Tributi!
Parve illuminarsi in un sorriso beffardo.
Doveva solo darsi volontaria, e non sarebbe tornata a casa dal fratello.
Era così semplice. E se fosse sopravvissuta agli Hunger Games, sarebbe andata a vivere lontano da lui.
Così le parole le scapparono di bocca senza che riuscisse a controllarle, e si stupì nel sentire la propria voce urlare "mi offro volontaria come Tributo".
Era una situazione assurda, si ritrovò a dirsi mentre saliva sul palco, e la cosa la faceva solo ridere.
-Come ti chiami?- fissò interdetta per un attimo la presentatrice, poi ghignò.
-Hikari Katana.-
-Ecco il nostro primo tributo!- Tutti esplosero in un applauso, e la mora si concencesse un risolino soddisfatto.
Che poi svanì quando si rende conto chi era il tributo maschio.
"No." pensò, spalancando gli occhi vermigli. "Non lui."
Ma il giovane era già sul palco, i lunghi capelli neri e gli occhi come topazi che brillavano di luce propria e iridescente.
-Come ti chiami, caro?-
-Desarm.- Ed era solo un sussurro freddo e apatico.
Hikari lo fissò e chiese disperatamente una spiegazione nei suoi occhi, senza che però nessuna parola sfuggisse dalle sue labbra sigillate e contratte in un ghigno maligno.
Strinse la sua mano lattea, e si perse nei suoi occhi.
Ma Desarm non disse nulla, e le sue iridi non parlarono, non le parlarono.
Hikari lo avrebbe schiaffeggiato, ma non lo fece.
-Diamo il benvenuto a Hikari Katana e Desarm, i Tributi del Distretto 2!-

Distretto 3
Kiara sospirò, rabbrividendo.
Avrebbe dovuto mettere in vestito più caldo, dato che quello che indossava era già completamente fradicio.
Cercò con lo sguardo Shiva fra gli altri ragazzi, ma non la trovò.
Quando la presentatrice chiese, avvicinandosi alla boccia contenente i nomi femminili, se c'era qualche volontario, Kiara trattenne il fiato.
Iniziò a pregare dentro di sè che ci fosse qualcuno.
Fece girare lo sguardo, ma tutte le ragazze erano mute e guardinghe.
Si morse le labbra, la rossa, rabbrividendo ancora.
Perchè doveva sempre essere così sfortunata?
Cercò di pensare alle parole della sorella.
Aveva già superato un anno. Avrebbe superato anche questa Mietitura.
Se lo ripetè a bassa voce un paio di volte, mentre la mano della presentatrice spariva fra i biglietti.
Riuscì quasi a convincersene, mentre il cuore le batteva nelle orecchie.
Aveva freddo.
-Kiara Ovuet.- Dichiarò allegramente la presentatrice, e quasi la rossa non se ne accorse.
Si guardò intorno, come se cercasse la ragazza a cui apparteneva quel nome.
Gli altri si scostarono, e Kiara li guardò confusa.
Come in trance, i suoi piedi si mossero fino al palco, mentre lei continuava a chiedersi dove fosse questa Kiara Ovuet.
Appena però sentì tutti applaudire, si risvegliò da quella specie di sogno.
E fu panico.
Spalancò gli occhi elettrici, e le ginocchia iniziarono a tremare.
Prese qualche respiro profondo, molto profondo, e trattenne un gemito disperato.
In quel momento la vide, Shiva, che si era fatta spazio e la guardava disperata, come se le implorasse di scendere da lì.
Kiara si morse le labbra e cercò di pensare ad altro, scostando lo sguardo.
Ma era terribilmente difficile.
Voleva solo piangere, ma lottò contro il bisogno di farlo.
Intenta com'era a cacciare indietro le lacrime e tentare di rimanere seria non si accorse del ragazzo che saliva sul palco con passo lento.
Carnagione olivastra e occhi profondi e magnetici.
-Midorikawa Ryuuji.- Il suo nome le arrivò ovattato, e non sentì la prentatrice chiederglielo.
I capelli color pistacchio erano bagnati e raccolti in una coda, i tratti morbidi.
Doveva avere più o meno la sua età.
Gli strinse la mano e cadde nei suoi occhi profondi e scuri come abissi, lucidi e brillanti.
Sembrò volerle sussurrare qualcosa, ma non disse niente.
-Facciamo un applauso ai Tributi del Distretto 3, Kiara Ovuet e Midorikawa Ryuuji!-

Distretto 4
Il sole era alto e risplendeva fiero nel cielo.
Qualche rada nuvola sfilacciata e biancastra vagava sospinta dalla brezza salata, mentre le onde del mare si infrangevano sugli scogli; se ne poteva sentire il rumore in un attimo di silenzio.
Tutti i ragazzi del Distretto 4 erano riuniti nella piazza, alla Mietitura.
Zoey sorrise scaltra, mentre alzava gli occhi smeraldini verso il sole caldo.
Il presentatore di quell'anno terminò il suo discorso proprio in quel momento, annunciando che avrebbe estratto i Tributi.
A quell'affermazione, l'attenzione della mora tornò sul palco, e strinse i lembi del vestito dorato, trepidante.
Sperò che fosse lei ad essere estratta, lo sperò con tutta se stessa.
Vide suo padre e sua madre scommettere ai lati della piazza, e catturò lo sguardo della donna, che le rivolse un sorriso incoraggiante.
Come se ne avesse bisogno.
-Zoey Jackson.- La voce del presentatore risuonò repentina per tutta la piazza, e in un attimo calò il silenzio.
La mora sentì le onde infrangersi sulla scogliera poco distante, e sorrise.
Si fece largo fra i suoi coetanei, con un sorriso fiero che si espandeva sempre di più sulle sue labbra, il passo deciso e il sole a illuminarle la carnagione pallida e gli occhi smeraldini.
-Bene. Ora estrarremo il Tributo maschio di questa edizione!-
Zoey fece vagare gli occhi sulla folla, e vide suo padre con le scommesse in mano, mentre la madre esultava felice.
Strinse le labbra in un sorriso fiero e brillante.
Finalmente si sarebbe fatta valere negli Hunger Games.
Avrebbe vinto. Ne era sicura.
-Il Tributo maschio di quest'anno sarà... Mac Roniejo!-
Zoey lo vide salire sul palco, con quella pelle scura e gli occhi profondi.
Era bello, non si poteva certo negare.
Anzi, era fra i ragazzi più desiderati del Distretto, e vantava di una certa fama.
Lui le indirizzò un sorriso insicuro, e la mora gli sorrise prontamente.
Era anche gentile.
Quando avvertì la sua stretta sicura sulle sue mani, dedicò qualche secondo in più ad osservare quegli occhi scuri e piccoli, profondi come gli abissi immobili dell'oceano.
Zoey ridacchiò. Quegli Hunger Games si prospettavano interessanti.

Distretto 5
Hakai sospirò, stringendosi nelle spalle.
La piazza era illuminata a festa da numerosi striscioni elettrici con piccole lampadine colorate posizionate in modo da mandare riflessi colorati al centro del palco.
A lei piacevano quelle decorazioni, e Riku, suo fratello, le aveva detto che loro padre sapeva come costruirle.
Erano belle, forse l'unica cosa serena che si presentava alla Mietitura.
Era divertente osservare come ogni anno cambiavano colore e postazione, anche se di solito era più impegnata a sperare che non la scegliessero che prestare attenzione alle decorazioni.
Quell'anno mandavano riflessi blu, bianchi e verdi, che creavano giochi di luce decisamente affascinanti.
Cercò Riku con lo sguardo, e lo trovò qualche fila dietro di lei; le sorrise, e Hakai si sentì più tranquilla.
-Bene, ora vedremo quale sarà la fortunata giovane che rappresenterà il nostro meraviglioso Distretto ai Settantaseiesimi Hunger Games!-
Il cuore della bionda perse un battito.
Affondò le mani sottili nelle tasche dei jeans blu, mentre una folata di vento le scuoteva i lembi della camicia viola che indossava.
-Non me, non me, non me...- mormorò a bassa voce, stringendo gli occhi.
Ci fu qualche secondo di snervante silenzio, in cui solo il vento risuonava apatico.
-Hakai Chinmoku!- Trillò contenta la presentatrice.
Silenzio.
Anche il vento parve essersi fermato.
Il tempo sembrò scorrere a rallentatore.
Hakai sentì le lacrime premere prepotentemente negli occhi, e incastrarsi sulle ciglia, illuminando i suoi occhi azzurro ghiaccio.
-Vieni cara, su! Dove sei? Oh, eccoti qui! Ma come sei bella! Vieni, vieni, non avere paura!- La voce mielosa della donna le arrivò alle orecchie come il rumore di mille proiettili, mentre camminava lenta verso il palco.
Quando salì, si ritrovò vicino alle illuminazioni colorate.
Le osservò come in trance, e una lacrima, una sola, le scivolò lungo le gote.
Appena se ne accorse, la tolse rapida con la manica della camicia e trattenne un singhiozzo.
Notò in quel momento del ragazzo che stava salendo sul palco: aveva magnetici occhi acquamarina e capelli fulvi scossi dal vento.
Non pareva così sconvolto, ma Hakai vide nei suoi occhi il puro terrore.
In qualche modo, lo sentì vicino; dopotutto, condividevano la stessa pena.
Hiroto Kiyama, si appuntò il suo nome nella mente; sembrava un tipo interessante.
Gli strinse la mano, e il rosso forzò un sorriso.
-Ciao.- Le mormorò e Hakai lo osservò stupita.
Poi rispose al saluto con un piccolo sorriso timido.
Si rese conto solo in quel momento che gli occhi magnetici di Hiroto erano riusciti a farle dimenticare la sua orribile sorte.
Inconsapevolmente, arrossì.

Distretto 6
Erano tutti riuniti nella piazza.
I giovani ragazzi, riuniti per età, stavano in un trepidante silenzio.
Hakaikuro stava immobile fra i suoi coetanei, con espressione annoiata in viso.
I suoi occhi freddi riflettevano l'immensità silente della notte mentre se ne stava scocciata fra le file di ragazzi.
Lei odiava la Mietitura. La odiava con tutta se stessa.
Non che avesse paura, altrochè. Avrebbe dovuto essere spaventata da tutti quei ragazzini spauriti che si vedevano in televisione e non sapevano nemmeno tenere in mano un coltello? Ma figuriamoci.
Solo che era una vera scocciatura.
Da quando aveva ucciso la sua famiglia, l'avevano chiusa in quell'odioso istituto, insieme ai bambini tutti moccio e piagnistei.
Magari nell'Arena si sarebbe divertita.
Era da un po' che quell'idea si faceva strada nella sua mente.
Quando avrebbe vinto, si sarebbe ritirata nel Villaggio dei Vincitori, e l'avrebbero lasciata in pace.
Intanto, il presentatore sul palco si perdeva nei soliti discorsi appassionati, quelli che Hakaikuro non ascoltava mai.
Perchè perdere tempo a sentire tante sciocchezze?
Non capiva perchè tutti i ragazzi pendessero da quelle parole.
Sbuffò, buttando dietro alla spalla una ciocca di capelli neri come l'abisso.
Nel suo Distretto di solito non c'erano molti volontari. Magari avrebbe potuto offrirsi lei.
Così, appena il presentatore pronunciò la frase "Prima le signore!", la mora si fece avanti.
-Mi offro volontaria!- Urlò, e un ghigno si fece automaticamente strada sulle sue labbra.
-Oh, ma che ragazza coraggiosa! Vieni cara, vieni.-
Così, accompagnata dalle smielate parole del presentatore, la mora, nel suo completo da ninja nero con sfumature rosso sangue, salì sul palco.
-Come ti chiami?-
Sogghignò.
-Hakaikuro Yamikaze.-
-Facciamo un bell'applauso al nostro primo Tributo!- Trillò l'uomo, e Hakaikuro sentì di star per vomitare.
Ma doveva per forza essere così... zuccheroso, quando parlava?
Il ragazzo che si diede come volontario era alto, un anno più grande di lei, dagli occhi color ghiaccio sporco e un provocante ciuffo castano.
-Come ti chiami, caro?-
-Fudou Akio.- Rispose fiero il diciassettenne, ghignando.
Dopo un caloroso discorso del sindaco, Hakaikuro e Akio si strinsero la mano.
Per un attimo, la mora vide gli occhi del castano brillare, come se un'occhiata di sole avesse illuminato quel lago ghiacciato e sporco.
Mantenne il suo ghigno superbo, ma dentro vacillò.
Quegli occhi la fecero vacillare.
"E' solo uno stupido ragazzino" si disse, anche se il luccichio delle sue iridi l'avrebbe perseguitata ancora per tanto.

Distretto 7
Annalisa sospirò, mentre un'occhiata di sole faceva capolino dalle nuvole plumbee.
Portò una mano a sistemare una ciocca riccia e castana che era sfuggita alla restrizione dello chignon, e distrattamente sentì che le proprie dita profumavano ancora di legno.
A quel pensiero sorrise appena; da quando lavorava con suo padre si era affezionata a quell'odore pungente e penetrante, che sapeva di casa.
Alzò gli occhi verdi sul palco, dove il presentatore si apprestava a scegliere i Tributi.
Come sempre, prima le ragazze.
A volte Annalisa si chiedeva perchè dovesse sempre toccare prima a loro; era insostenibile.
Scosse appena la testa: a Capitol City erano tutti sciocchi e bizzarri, perchè avrebbe dovuto pensare che dessero un motivo all'ordine dell'estrazione?
Infatti, non lo pensava affatto.
Il presentatore sorrise, aprendo il biglietto che teneva fra le mani.
Istintivamente, il cuore della riccia iniziò a martellarle nel petto; afferrò la ciocca di capelli che era di nuovo sfuggita allo chignon, arricciandola convulsamente fra le dita.
-Annalisa Endersoon!- Squillò il presentatore.
Il sole venne coperto dalle nuvole, e la castana avvertì il freddo attanagliarle le braccia.
Deglutii, in preda al panico.
No, no, no, non poteva essere.
Spalancò gli occhi verdi con sfumature nocciola, rabbrividendo.
Si fece lentamente largo fra i suoi coetanei, uscendo davanti a tutti.
Salì sul palco. Inerme, debole, piccola, nel suo leggero vestito color muschio.
Prese un respiro profondo, socchiudendo gli occhi.
Doveva calmarsi; riacquistò la sua dignità da quindicenne, pretendendo di guardare fisso davanti a sè, oltre la folla.
-Ora estrarremo il Tributo maschio di quest'anno!-
Perse lo sguardo fra le montagne dove andava a raccogliere la legna con suo padre, dove cacciava, dove c'era quel familiare profumo di corteccia e resina.
-Gouenji Shuuya!-
Si portò le mani al viso, scoprendo ancora una traccia di quell'odore su di esse, e sorrise debolmente.
Riportò l'attenzione sul presentatore e vide un ragazzo dai lineamenti duri, dai capelli biondi e la carnagione scura salire imperturbabile sul palco.
Non era freddo. Non sembrava uno quei ragazzi senza emozioni, solo stranamente estraniato da tutto.
Forse era un modo per non piangere.
Mh, probabilmente era così.
Quando gli strinse la mano, finalmente li vide.
Occhi sottili, occhi scuri, scuri come il cioccolato, profondi, caldi; ad Annalisa parve di affondarci dentro.
Con la coda dell'occhio vide una bimba dalle trecce castane piangere disperatamente, implorando il nome del biondo.
Forse era sua sorella. Quel pensiero le fece venire l'amaro in bocca. Chissà come doveva stare male, Gouenji.
Poi sospirò.
Ma perchè avrebbe dovuto preoccuparsi di lui? Erano nemici, no? Nell'Arena lui l'avrebbe uccisa senza rimpianti, per tornare da quella bimba.
Però immaginare Shuuya come nemico le riusciva stranamente difficile.

Distretto 8
Misaka fece vagare lo sguardo sui nuvoloni pesanti e cupi.
Era da tanto che nel suo Distretto non si vedeva un'occhiata di sole.
Sbuffò, sistemando le pieghe della corta gonna azzurra; il completo che indossava l'aveva cucito sua madre prima della morte di suo padre.
La mora ci era davvero affezionata; e poi era un vestito comodo, con la gonna azzura che somigliava a quella che metteva a scuola e la camicia bianca.
Prese a giocherellare distrattamente con il ciondolo a forma di fuoco blu che indossava, mentre la presentatrice si apprestava a estrarre il Tributo femmina.
Deglutii, e i movimenti della mano sul ciondolo si fecero più convulsivi, agitati; sentiva i palmi delle mani sudati.
"Calmati" si ordinò, prendendo un respiro profondo.
Fra tutti i ragazzi che c'erano, doveva essere pescata proprio lei?
Certamente no.
Scostò lo sguardo, e i suoi occhi cobalto si posarono su Shu, il cane cecoslovacco che da qualche anno tenevano in casa.
L'aveva trovato che gironzolava davanti al proprio cancello e aveva convito la madre a tenerlo.
Era una bocca in più da sfamare, certo, ma almeno faceva la guardia allontanando i possibili ladri.
-Il Tributo di quest'anno sarà...- E il tentativo di Misaka di pensare ad altro si frantumò pateticamente.
Avvertì i muscoli tendersi, il cuore impazzire dentro al petto, pericolosamente vicino alla gola, la salivazione azzerata e le gambe tremanti.
Non ebbe nemmeno il tempo di sperare che non fosse lei ad essere estratta che...
-Misaka Mikoto!- ...il mondo le crollò addosso.
Panico. Improvviso e letale.
Deglutii, e Shu iniziò ad abbaiare forte, guaiendo.
Si impose di camminare, e tentò con tutta se stessa di non mostrare nulla.
Gelida. Distaccata. Lontana.
Chissà come riuscì nel suo intento.
Salì sul palco, gli occhi azzurri come il cielo poco dopo il tramonto che scapparono subito verso il cane: abbassò appena la testa e Shu, obbedendo al suo comando, si accucciò, emettendo un rantolo di dispiacere.
Intanto la presentatrice estrasse il Tributo maschio.
-Nagumo Haruya!- Fu il grido della donna.
Un ragazzo dal fiero sguardo color miele apparve sul palco, i capelli rossi in una buffa capigliatura che lo faceva somigliare tanto a uno di quei ricconi stravaganti di Capitol City.
Si trattenne dal ridere, e il rosso le scoccò un'occhiata scocciata.
Si strinsero la mano, e Nagumo sogghignò guardandola negli occhi.
Per qualche motivo assurdo, Misaka arrossì.
Arricciò il naso, trattenendosi da tirare un pugno a quello sbruffone.
Cosa voleva dire quell'occhiata?
Si limitò a sbuffare sonoramente, e indirizzargli un'occhiataccia.
Con un compagno del genere, dove sarebbe andata a finire?

Distretto 9
Natsumi roteò gli occhi verdi.
Il sole era oscurato da pesanti nuvole cariche di pioggia.
Almeno, pensò la rossa, i campi ne avrebbero giovato.
Purtroppo il cielo così cupo non era proprio il massimo per il giorno della Mietitura.
In effetti lei avrebbe dovuto essere impaziente di partecipare agli Hunger Games.
Sua madre, Marian Green, famosa vincitrice del Distretto 9, l'aveva preparata a questo evento con tanta gioia.
Eppure Natsumi non voleva partecipare ai Giochi.
Aveva paura. Assurdo a dirsi, ma aveva paura.
Si chiese perchè non avesse ereditato il coraggio della madre.
Sbuffò, arricciando una ciocca di capelli ricci e rossi sulle dita.
-Ora estrarremo la giovane che rappresenterà il nostro Distretto agli Hunger Games!- Annunciò fiero il presentatore.
La rossa si morse le labbra, mentre i suoi occhi verdi diventavano freddi.
Niente emozioni. Solo freddezza.
Prese qualche respiro profondo, giocherellando con i lembi della camicia bianca che indossava.
Catturò con lo sguardo suo padre al lato della piazza prima che la voce squillante del presentatore tornasse.
-Natsumi Kagura!-
Freddo. Fu l'unica cosa che la rossa riuscì a pensare.
Freddo. Mosse i piedi verso il palco.
Freddo. Paura negli occhi.
Freddo. In piedi davanti alla folla.
Freddo. Le ginocchia che smisero di tremare.
Freddo. Iridi che si svuotarono di ogni emozione.
Freddo. Un mezzo sorriso incosciente sul viso.
Freddo. Che improvvisamente svanì.
Sbattè gli occhi e assunse l'espressione più fiera che riuscisse a fare.
Un brivido le attraversò la schiena; una tempesta di emozioni le bruciava dentro ma decise di non darlo a vedere.
-Il Tributo maschio di quest'anno sarà... Kazemaru Ichirouta!- Sembrava il tintinnio di un campanello, quel nome.
Un soffio di vento fra una fessura troppo piccola.
Un ragazzino pallido dai lunghi capelli turchesi e occhi come tazzine di the al limone si fece strada, la paura ben impressa sul viso.
Tutti applaudirono, ma nessuno aveva davvero voglia di farlo.
Improvvisamente Natsumi si ricordò di Kazemaru: frequentavano la stessa scuola ed era un ragazzo molto popolare, ammirato dai ragazzi e desiderato dalle ragazze.
Di sicuro che fosse stato estratto per i Giochi doveva essere un brutto colpo per tutti. Tutti meno lei.
Gli strinse la mano, e il turchese le dedicò un piccolo sorriso rassicurante.
Quel sorriso fu come una folata di scirocco sul viso, calda e affascinante.
Era il vento, quel giovane: il vento che nessuno può comprare, nessuno può placare.
A parte, pensò mentre infilava le mani nelle tasche dei jeans, la stretta inevitabile della morte che fra poco li avrebbe colti.

Distretto 10
 -Andiamo via sorellona...-
La Mietitura era iniziata da poco, e il palco era illuminato da un sole splendente.
Roxie sospirò, chinandosi per vedere in viso Mia, la sua sorellina, che con i suoi soli cinque anni la guardava implorante.
-Io devo stare qui. Forza, vai dalla nonna.-
La bimba la guardò con quegli occhi limpidi come zaffiri, piagnucolando.
La maggiore sospirò.
Odiava vedere Mia piangere, ma non poteva accontentarla.
-Facciamo così.- Propose, sorridendo. - Adesso tu vai dalla nonna e poi ti porto nei pascoli, mh?-
La bambina si riempì le labbra di gioia in un sorriso luminoso, annuendo felice e correndo via.
Roxie sospirò, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Era contenta che Mia non partecipasse ancora alla Mietitura; lanciò uno sguardo alla nonna che teneva per mano la piccola al lato della piazza.
-Il Tributo femmina di quest'anno è...-
Roxie sussultò, e le dita andarono a giocherellare col percing che aveva sull'ombelico.
Non poteva essere estratta lei. Mia era troppo piccola per portare al pascolo la mandria di mucche che possedevano, e sua nonna era troppo stanca e vecchia per farlo.
Senza di lei, sarebbero state perdute.
Una folata di vento le scosse i capelli rossi con le punte blu notte, gli occhi smeraldini strizzati dalla paura.
-Roxie Ametista!-
Alzò di scatto la testa; non poteva essere. Doveva esserci un'errore.
Camminò verso il palco con passo cascante e lento, la bocca semiaperta e lo stupore negli occhi.
Era impossibile. Non poteva essere stata estratta. Non era semplicemente possibile.
Il suo sguardo scivolò verso la sua famiglia: Mia era completamente aggrappata alla nonna, e piangeva disperatamente.
L'anziana lanciò alla rossa uno sguardo che Roxie non riuscì a decifrare, e sembrò volerla incoraggiare a combattere.
Non si sarebbe mai aspettata una reazione simile da parte sua.
-Kidou Yuuto!- Si girò di scatto quando sentì la presentatrice dire il nome del Tributo maschio.
Kidou Yuuto... Si rigirò quel nome fra le labbra, assaporandone le lettere, come a volerlo riconoscere.
Le sembrava di averlo già sentito...
Il ragazzo che stava salendo sul palco aveva un'aria adulta: la pelle candida e il profilo aristocratico, i capelli rasta raccolti in una coda e gli occhi vermigli e duri.
Improvvisamente, Roxie si ricordò dove aveva già sentito il suo nome: conosceva Haruna, la sorella di Yuuto, e andava da lei qualche volta per comprare pollame.
Kidou non lavorava con Otonashi, e raramente tornava a casa alla sera, così la rossa non aveva mai avuto occasione di vederlo.
Ma la blu gliene aveva parlato spesso; sapeva che lavorava al centro genetica, un'occupazione decisamente importante.
Lo guardò incantata, mentre si stringevano la mano.
Yuuto sembrava un demone e un angelo insieme: la pelle candida e il portamento elegante, un mantello rosso a cingergli le spalle che gli conferiva un'aria nobile, gli occhi infuocati e freddi.
Aveva una bellezza sottile e affascinante, racchiusa in quelle iridi vermiglie.
Lui le dedicò un fugace sguardo, e sembrò analizzarla.
A contatto diretto con quegli occhi, un brivido l'attraversò.

Distretto 11
Un soffio di vento che portava con sè la primavera.
Improvvisamente, tutto si era ridotto a quello.
Skylin annusò l'aria, avvertendone il profumo dolce.
Fece vagare gli occhi gialli oltre l'orizzonte, sui campi che si vedevano poco distante.
Si mordicchiò l'interno della guancia, agitata.
Portò lo sguardo sul palco, ma per quanto si sforzasse non riusciva ad essere preoccupata: suo fratello Derek si sarebbe sposato a poco, e lei era troppo felice per preoccuparsi della Mietitura.
Con tutti gli altri ragazzi, proprio lei doveva essere estratta?
Scosse la testa e un sorriso appena accennato le increspò le labbra, illuminandole il viso.
E poi, a lei piaceva Sue, la fidanzata di Derek.
Era una ragazza simpatica dagli occhi verdi e la pelle scura, i lunghi capelli ricci e castani che la circondavano come una nuvola.
Avevano raccolto la frutta qualche volta insieme, e si erano scambiate due parole.
Nonostante fosse una ragazza inusuale, era di piacevole compagnia e Skylin era davvero contenta che presto sarebbero state imparentate.
-Il Tributo femmina di quest'anno è...-
E quasi non si accorse della voce della presentatrice, il sole a illuminarle gli occhi dorati.
Si stava già perdendo a immaginare il matrimonio dei due, immaginando gli occhi di Derek brillare come mai avevano brillato e...
-Sue Teenking!-
... e Sue che teneva un mazzo di fiori di campo in mano.
Appena capì quello che la presentatrice aveva detto l'immagine felice della festa si squarciò.
Spalancò gli occhi.
Si era quasi dimenticata che Sue partecipava ancora alla Mietitura: aveva diciotto anni, e quella era la sua ultima volta.
Non pensava proprio che potesse essere estratta in quel momento.
Si fece largo a gomitate fra i ragazzi, Sue che andava verso il palco come se stesse andando la patibolo.
La voce le uscì dalla bocca prima che i pensieri potessero formularsi, le parole più veloci della mente.
-Mi offro volontaria come Tributo!-
Silenzio. Un attimo di stupore.
-Oh, ma che ragazza coraggiosa! Vieni cara, vieni.-
Sue la guardò stupita, ma Skylin non ricambiò il suo sguardo.
Lo mantenne fisso davanti a sè, e le parve che la castana le stesse mormorando un grazie a fior di labbra.
-Come ti chiami?-
-Skylin Florance.- La sua voce non tradì un nodo alla gola, vide Derek farsi strada fra la gente con espressione terrorizzata.
Il vento fece ondeggiare i suoi lunghi capelli scuri e i lembi del vestito color pesca, mentre le persone applaudivano.
Sospirò, senza però scomporsi.
Non si era ben resa conto di quello che era successo: semplicemente ora sapeva che era lì, su quel palco, davanti a tutti gli abitanti del Distretto 11, lei, con quella pelle chiara che l'aveva sempre distinta da tutti gli altri, con mille telecamere curiose puntate su di sè e una dignità da tenere viva.
Ecco.
Il Tributo maschio di quell'anno era Fubuki Atsuya.
Non lo conosceva, ma aveva visto più volte il gemello, Shirou.
L'albino era dolce e gentile, e avevano più volte scambiato due chiacchere mentre raccoglievano la frutta, ma non aveva mai visto Atsuya.
Così non potè fare a meno di stupirsi della pelle candida come la sua, così inusuale nel Distretto 11, degli occhi color polvere brillanti uguali a quelli di Shirou solo più arroganti, dei capelli color salmone che lo differenziavano dal gemello.
Lo fissò ostile, chiedendosi quali segreti l'avrebbero reso un'assassino nell'Arena.
Cercò quasi di scoprirli, mentre lui le rivolgeva un sorriso furbo e presuntuoso.
Skylin gonfiò lo guace. Che arrogante!
Gli strinse la mano con riluttanza e si disse che non avrebbe mai stretto amicizia con un tipo del genere. Mai.
Quel pensiero le sfuggì veloce dalle mani, come un fiocco di neve, come una folata di vento gelido che era Atsuya.

Distretto 12
Il cielo era color piombo.
Pesante, cupo, scuro.
Tirava un vento terribilmente gelido, che sapeva di tempesta.
La piazza, seppur ghermita di ragazzi, aveva qualcosa di desolante. Un misto di abbandono, solitudine e paura.
Amelia respirò quell'aria rarefatta che sapeva di mistero e fuliggine, quella che si posava su ogni cosa come polvere di carbone.
In quel teatro di sconforto, la Mietitura era iniziata, come ogni anno.
La ragazza sbuffò, mentre un sibilio di vento faceva ondeggiare la sua treccia castana.
Leila, sua sorella, si era assicurata che lei venisse, ed era stato a dir poco fastidioso: cosa credeva, che sarebbe scappata?
Non aveva paura degli Hunger Games.
Dopotutto, rischiava di morire ogni giorno. Essere uccisa nell'Arena sarebbe stato qualcosa di... originale, per lo meno.
Ma c'era un altro motivo per cui odiava la Mietitura. Quando era lì, fra quei ragazzi, e la voce di Effie Trinket che risuonava stridula, si sentiva debole.
Debole, davanti alla potenza di Capitol City.
Schiva di quelle leggi, che davanti a quel palco doveva rispettare.
Era una sensazione terribilmente fastidiosa.
Non faceva male, era come una spina piantata nel palmo della mano: più tentavi di toglierla più si infilava all'interno.
Si ravvivò la frangia che cadeva leggermente sugli occhi, mentre le sue iridi azzurre scivolavano subito sulla boccia contenente i nomi femminili.
Che ovviamenete la Trinket estraeva per primi.
Cosa ci trovasse di davvero tanto simpatico nei Giochi, proprio Amelia non riusciva a capirlo.
Comprendeva che gli abitanti di Capitol City erano tutti terribilmente sciocchi, ma quello era davvero troppo!
Non era possibile che un umano potesse essere così stupido.
Sospirò: se tutto non fosse stato così ferreamente comandato dalla capitale, magari i Distretti avrebbero avuto più tempo.
Più tempo da passare con le proprie famiglie, più tempo per pensare a un modo migliore di vivere.
E la sua mente fuggì a suo padre, che in quel momento doveva essere in miniera, le mani forti e grandi che scavavano carbone senza sosta, gli occhi stanchi affaticati dalla quasi totale assenza di luce, i pensieri che correvano alle sue bambine, fuori, costrette alla Mietitura.
Quasi sorrise, Amelia, mentre Effie infilava la mano fra i biglietti.
La sua attenzione tornò però immediatamente al palco, il cuore che contro la sua volontà sembrava voler schizzare via dal petto.
Deglutii, e si impose di stare calma. Chissà come, ci riuscì.
-Amelia Jhons!-
La ragazza sbattè gli occhi cerulei, perplessa.
Una folata di vento scosse i lembi del suo vestito verde smeraldo, mentre, ancora troppo stupita per capire cosa stesse succedendo, camminava verso il palco, sotto lo sguardo attento di tutti.
Debole. Ecco come si sentiva. Impotente, gracile, indifesa.
Com'era odiosa quella sensazione dentro al petto, accidenti!
E improvvisamente se ne rese conto. Che non sarebbe più tornata a casa. Che non avrebbe riso con Leila della capigliatura di Effie, o del suo buffo vestito, come ogni volta. Che non avrebbe più abbracciato suo padre. Che presto sarebbe andata a Capitol City. Che sarebbe morta.
Era un pensiero sfuggevole, però, quasi insignificante, che la sfiorò appena.
Si lasciò prendere dalla paura un solo attimo, e le sue dita sfuggirono a giocherellare con i lembi del nastro bianco che le stringeva il vestito alla vita.
Ma poi il controllo prese il posto del panico, e si disse che forse una possibilità ce l'aveva.
Magari sarebbe tornata a casa. Forse - ma solo forse - sarebbe riuscita a vincere.
Era qualcosa di astratto, però, un concetto inafferrabile.
Scosse appena la testa, e si concentrò su Effie, che intanto aveva estratto il Tributo maschio.
-Fideo Ardena!- Esclamò sorridendo, e seguì un attimo si sgomento generale.
Incuriosita, Amelia si sporse un po' per vedere quel ragazzo castano che usciva dalla folla con passo sicuro e occhi un po' tremanti.
Aveva paura, ed era più che palese.
Non lo conosceva, il che era strano, dato che lei era sicura di conoscere tutti gli abitanti del suo Distretto.
Quando si trovarono faccia a faccia, quando si strinsero la mano e lei avvertì le sue dita calde e forti stringere le proprie, improvvisamente se ne accorse.
Si accorse dei bellissimi occhi che il giovane possedeva.
Non li aveva notati prima, e si diede della sciocca.
Rimase un attimo folgorata: erano grandi ed espressivi, blu come l'oceano, come l'oceano che lei non aveva mai visto, come il cielo nelle giornate estive, azzurri, azzurri, azzurri, così profondi e luminosi che non riuscì a pensare ad altro per qualche secondo.
Ma poi si riscosse, distogliendo lo sguardo seccata, e sbuffando appena.
Fideo sorrise leggermente, e il suo viso chiaro si illuminò di riso, esattamente come quello di un bambino.
Un bambino, che sarebbe morto appena avrebbe messo piede nell'Arena.
Amelia si costrinse a pensare che non le importava.
Appena lui si girò, si sorprese a osservare di sottecchi quegli occhi che l'avevano incantata.
Ma Amelia non sapeva che era già caduta nel suo incatesimo, e che non se ne sarebbe liberata tanto facilmente.




















Ehi mondo! *o*
Finalmente sono riuscita ad aggiornare!
Com'è, vi piace?
Lo so, lo so, è lungo. Troppo, già. Ma volevo dedicare uno spazio a tutte le Oc, e... e niente, io non sono capace a fare le cose brevi.
Bene, ecco gli Oc che sono stati accettati:

Distretto 1: Marina Haugen di Marina Dust99
Distretto 2: Hikari Katana di Lelle10
Distretto 3: Kiara Ovuet di Lullopola
Distretto 4: Zoey Jackson di nibo
Distretto 5: Hakai Chimnoku di Hakai Chimnoku
Distretto 6: Hakaikuro Yamikaze di Jessy_Italy
Distretto 7: Annalisa Endersoon di Annalisa_Nali
Distretto 8: Misaka Mikoto di Electromaster
Distretto 9: Natsumi Kagura di Carillon1726
Distretto 10: Roxie Ametista di stella_cometa_37
Distretto 11: Skylin Florance di FallenAngel 95
Distretto 12: Amelia Jhons di _KyokoElise_24

Okay.
Per gli aggiornamenti non so, cercherò di essere puntuale e di seguire la tabella di marcia che mi sono autoimposta, ma non vi prometto niente. XDD
Ah, un'ultima cosa.
Ogni Distretto, come sapete, ha uno stilista.
Ecco, io nel libro mi sono affezionata da matti a Cinna, quindi volevo dare un po' di rilievo a tutti gli stilisti.
Quindi vi chiedo di darmi un piccolo aiuto: non dovete dirmi molto di questi stilisti, solo... boh, se sono maschio o femmina, nome e cognome.
Se poi volete aggiungere anche due righe sull'aspetto e sul carattere, è ben accetto! ;)
Bene, ho detto tutto.
Ciao ciao, al prossimo capitolo! :D
Lucchan
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Lurilala