Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |       
Autore: cheekbones    01/04/2014    5 recensioni
"Bene, un altro giorno alla base di San Francisco dell'FBI. Cosa ci toccherà stamattina?" cantilenò Stiles, simulando un tono allegro da manuale.
"Rapimento, Stilinski" Stiles sobbalzò sulla sedia e si voltò verso l'ingresso dell'open space, così come gli altri tre.
Un giovane uomo in giacca e cravatta, capelli scuri, occhi verdi straordinariamente familiari, stava ritto in piedi con un'espressione infastidita. Aveva con sè un borsone e uno scatolone, mentre analizzava le quattro scrivanie, l'una di fronte all'altra. Si soffermò su quella vuota e la raggiunse a passo di marcia. Poggiò per terra le sue cose e si sedette. Non spostò il bicchiere di caffè, ma Stiles notò che l'aveva visto ancora prima di muoversi.
"Scusi, quella scrivania non è disponibile" Lydia stava per alzarsi, furente.
"Credo proprio che sia la mia, invece. Agente speciale Derek Hale. Sono il vostro nuovo capo"
-
[Sterek!AU]
Genere: Drammatico, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
?
IL CANTO DEL CIGNO





1. Goodbye, agent Dunn





"... rimarrà per sempre nei nostri cuori. Amen"
"Amen" rispose in coro la folla radunatasi al cimitero, quel martedì mattina.
In seconda fila, Stiles Stilinski tirò su col naso e guardò in alto, individuando strane forme nelle nuvole. Lo faceva spesso, quando voleva distrarsi e pensare ad altro; non voleva piangere. Era rumoroso anche quando piangeva e non era mai riuscito ad ovviare al problema. Era grande, ormai, e i singhiozzi non gli si addicevano più.
Accanto a lui, Lydia Martin sapeva esattamente come piangere. Il suo viso era una maschera di pietra, ma sulle guance rotolavano sempre più velocemente lacrime salate, che lei si limitava a raccogliere con la punta della lingua, straordinariamente senza intaccare il rossetto.
"Adesso, l'agente Scott McCall verrà a leggerci qualche parola in memoria di George Dunn"
Stiles sentì Scott irrigidirsi al suo fianco e stringergli il braccio. Ricambiò la stretta e lo vide andare verso il reverendo, che gli lasciò il posto accanto alla bara.
"Ho pensato a lungo a cosa dire, nelle ultime ore" si schiarì la voce. "Non sono molto bravo, in questo, e Dunn lo sapeva" accennò un sorriso che contagiò la signora Dunn e sua figlia, così come Stiles e Lydia. Era difficile parlare con loro di fronte, ma Scott prese un respiro profondo.
"Ho pensato di raccontare tutte le volte che George Dunn ci ha salvato la vita, di quanti casi ha risolto nella sua carriera. Dipingervi George Dunn come un eroe nazionale. E lo era. Ma più di tutto, George Dunn è stato come un secondo padre, per noi"
Lydia si lasciò andare in un singhiozzo, che coprì con una mano velocemente. "Ci ha afferrati e strappati alla nostra vecchia vita, ci ha accolto tra le sue braccia e ci ha dato una squadra. Una nuova famiglia" Scott aveva gli occhi lucidi e Stiles notò che guardava in alto anche lui. "Ci portava il caffè tutte le mattine, perchè passava di fronte a Starbucks e ricordava le nostre ordinazioni - anche se odiava il caffè senza zucchero dell'agente Martin"
Stiles e Lydia ridacchiarono, e la ragazza poggiò la guancia sulla sua spalla. "Era divertente fare appostamento con lui e mangiare la pizza fredda. Ma una delle cose più belle di George Dunn era la dedizione alla sua famiglia. Il Bureau era la sua vita, ma mai una volta ha messo il suo essere un agente dell'FBI sopra sua moglie e sua figlia. Vi amava tantissimo" Mamma e figlia si strinsero le mani e annuirono.
"Io oggi parlo per la squadra dell'agente Dunn, che ha fatto la storia dell'FBI e che merita di essere celebrato come di dovere. Grazie, capo"

"Non posso credere che sia morto" Stiles seppellì il viso tra le mani e ignorò volutamente le chiamate di suo padre. Non aveva voglia di parlare dei suoi sentimenti.
"Nemmeno io" pigolò Lydia e soffiò sul caffè che aveva di fronte. "Mi manca"
Scott stava stranamente in silenzio e Stiles capì che cercava di non cedere alla disperazione, come aveva fatto lui la sera prima. George Dunn non era semplicemente il loro capo, era l'uomo che li aveva trovati alla polizia e portati ai federali. Aveva fatto di loro una squadra di prim'ordine, si era preso cura di loro e aveva accolto Lydia, come nessuno avrebbe mai fatto all'FBI. Ed era morto.
"Cosa facciamo, adesso?" Stiles deglutì. "Chi prenderà il comando?"
"Non guardarmi nemmeno. Rifiuterei il posto, Stiles" accennò Scott. "Non prenderei mai il posto di George"
Lydia sbuffò. "Sei l'agente più anziano tra noi. E' ovvio che ti offriranno il posto e ci daranno un novellino. E non rifiuterai, Scott"
"Esatto. Non voglio estranei, e non lo vorrebbe nemmeno George. Meriti quella promozione più di chiunque altro"
Cadde di nuovo il silenzio, mentre nella tavola calda si affacendevano cameriere e nuovi clienti. Erano ad appena due isolati dal cimitero e se ne erano andati subito dopo la cerimonia - per Stiles era stato troppo vedere la signora Dunn ricevere la bandiera americana ed era scappato via. Da quando George era morto, non faceva altro che accarezzare il suo distintivo.
"E' colpa nostra"
"Stiles -" tentò di fermarlo Lydia.
"No, è colpa nostra" alzò lo sguardo e battè un pugno sul tavolo. "Dovevamo saperlo!"
"Non potevamo" Scott si massaggiò le tempie. "Lui sapeva che c'era una bomba. O almeno, lo sospettava. Per questo non ci ha telefonati e ha fatto tutto da solo"
"Potevo disinnescarla" accennò Lydia.
Scott ridacchiò tristemente. "Non puoi esserne certa e George non voleva rischiare. Suppongo che aspettare due anni per andare in pensione non fosse abbastanza per lui. Si è sacrificato per noi. Per farci vivere. Ha fatto la storia e voleva morire con onore"
Stiles guardò fuori dalla finestra e ripetè mentalmente le parole che aveva sentito il giorno prima, quando Isaac Lahey era riuscito a trovare la registrazione della chiamata all'unità di crisi di George.

"George Dunn, agente speciale. Sono a casa del sospettato Livingston, caso 00235. C'è... una bomba"
"Agente Dunn, esca da quella casa. Possiamo mandarle supporto in cinque minuti"
"E' troppo tardi. Provo a dinnescarla. Sta registrando la telefonata?"
"Agente Dunn..."
"Livingston è il responsabile del duplice omicidio, caso 00235. Ripeto: caso 00235"
"La squadra di supporto sta arrivando, agente Dunn. E' solo?"
"Sono solo, sì"
"Dove sono i suoi agenti? Agente Dunn?"
"Suppongo sia la mia ultima occasione per dirlo: Stilinski, Martin, McCall. E' stato un piacere"

"Stiles" Solo quando Lydia gli accarezzò una guancia, Stiles si accorse di star piangendo silenziosamente come aveva sempre sognato. Chiuse gli occhi e desiderò tornare indietro di dieci anni, non entrare nell'FBI e magari fare domanda per l'ufficio dello sceriffo come suo padre.
"Vorrei solo avere cinque minuti per elaborare la cosa" masticò tra sè e sè. 

-

L'ultima telefonata dell'agente George Dunn era stata inviata alla casella di posta di Peter Hale, capo dipartimento dell'FBI di San Francisco. Peter l'aveva ascoltata con rabbia malcelata e, alla fine, aveva scagliato lontano i documenti che doveva firmare. Uno dei suoi agenti migliori era morto e lui non poteva sopportarlo. Gli piaceva Dunn, era in quella sede ancora prima che a lui venisse data la massima carica dell'ufficio, ed era stato un buon braccio destro. Non aveva esitato un attimo ad affidargli una squadra di giovani agenti, nè tantomeno la pericolosa Lydia Martin che, da quando aveva mollato la CIA, non era ben vista dai federali.
Gli altri agenti avrebbero superato la sua morte? Come, se perfino lui non riusciva ad accettarlo?
La voce della sua segretaria nell'interfono lo scosse dai suoi pensieri, annunciandogli che suo nipote era arrivato.
"Fallo entrare, Cynthia"
Peter si alzò per raccogliere i documenti sul pavimento e sentì appena che Derek Hale chiudeva la porta dietro di sè.
"Finalmente quelle cartacce hanno il posto che gli spettano"
"Il tuo umorismo mi fa sempre rabbrividire" sogghignò Peter, invitandolo a sedere di fronte a lui, per poi prendere posto alla sua scrivania.
"Bella tana" Derek incrociò le braccia al petto. "Scommetto che la scrivania in vetro, il tavolo per le riunioni e lo schermo a cristalli liquidi non li ha pagati l'agenzia. E chi, Peter?"
"Non ho voglia di litigare. Non oggi" si sistemò la cravatta. Solo allora, Derek notò le occhiaie e i capelli fuori posto - la verità lo colpì in faccia come un pugno. Suo zio stava soffrendo, con molta probabilità per la morte di quell'agente la sera prima. Era una cosa talmente nuova per lui che rimase zitto per qualche minuto.
"Come ben sai, ventiquattro ore fa, George Dunn è morto durante un caso. Era uno dei migliori qui. Mi fidavo di lui" non distolse lo sguardo da quello di suo nipote. Voleva mostrargli che era sincero e non aveva paura di farlo.
"Mi dispiace. Gira le mie condoglianze alla famiglia. Ma io cosa c'entro?"
"Dunn ha lasciato una squadra"
"Ovvio. E di solito, in queste circostanze, l'agente più anziano prende automaticamente il comando"
"Sì. Ma non in questo caso. Voglio che tu prenda in mano la squadra di Dunn"
Derek mostrò la sorpresa, l'unica espressione che Peter vide da quando era entrato. "Stai scherzando? Non ho mai preso il comando di una squadra"
"Lo so. Ed è ora che tu cominci. McCall non è in grado di prendere le redini, è troppo giovane; tantomeno Lydia Martin e non mi azzarderei mai a mettere la mia carriera in mano a Stilinski. Tu, invece, sei perfetto: non ti ho fatto trasferire a Los Angeles a caso, Derek. Sei pronto"
"E cosa dici sulle voci che gireranno, eh? Il nipote del capo dipartimento che ha una promozione, guarda caso"
"Mi sono già occupato di tutto" sorrise. "Il tuo curriculum rasenta la perfezione, caro nipote. Basta scavare e nessuno potrà dire che non l'hai meritato"
"Ma noi due?" alzò un sopracciglio. "Non avrai la mia fedeltà. Mai"
"Lo so. Dunn era il migliore, ma sapeva tenermi testa. Conto che tu faccia altrettanto, che mi dica cosa non va, di cosa hai bisogno"
"Dov'è la fregatura?" Derek strinse la mascella. "C'è qualcosa che non mi hai detto"
Peter sospirò e guardò la foto di sua figlia Malia sulla scrivania, l'unica pecca sentimentale che si era concesso. "E' una squadra ferita. Sanguinante. George era un padre per tutti loro, non solo per i tre agenti, ma anche per gli esperti di cui si circondavano. Hanno i migliori contatti nelle altre agenzie e gli informatori più attendibili. Senza qualcuno di valido, tutto il lavoro di Dunn su quelle persone andrebbe perso"
"E tu non potresti averlo"
"Se vogliamo metterla così..." tamburellò le dita sulla scrivania. "Non sarà facile integrarti"
"Non voglio farlo. Devo solo dirigerli e risolvere i casi, asciugargli le lacrime non mi interessa"
"Quindi accetti?" Ghignò Peter.

-

Giovedì mattina, Stiles Stilinski, Lydia Martin e Scott McCall tornarono al lavoro. Occuparono le tre scrivanie che nell'open space gli erano state assegnate due anni prima, solo che una era stata svuotata. Tutti e tre la guardarono con nostalgia, ma nessuno le si accostò nemmeno per sbaglio. In ogni caso, Scott ci aveva appoggiato sopra un caffè macchiato con due bustine di zucchero - sarebbe stato come avere George con loro, solo per un'altra mattina. Fingere un suo ritardo, magari.
"Bene, un altro giorno alla base di San Francisco dell'FBI. Cosa ci toccherà stamattina?" cantilenò Stiles, simulando un tono allegro da manuale.
"Rapimento, Stilinski" Stiles sobbalzò sulla sedia e si voltò verso l'ingresso dell'open space, così come gli altri tre.
Un giovane uomo in giacca e cravatta, capelli scuri, occhi verdi straordinariamente familiari, stava ritto in piedi con un'espressione infastidita. Aveva con sè un borsone e uno scatolone, mentre analizzava le quattro scrivanie, l'una di fronte all'altra. Si soffermò su quella vuota e la raggiunse a passo di marcia. Poggiò per terra le sue cose e si sedette. Non spostò il bicchiere di caffè, ma Stiles notò che l'aveva visto ancora prima di muoversi.
"Scusi, quella scrivania non è disponibile" Lydia stava per alzarsi, furente.
"Credo proprio che sia la mia, invece. Agente speciale Derek Hale. Sono il vostro nuovo capo"







































Angolo dell'autrice:

Ho cercato di unire la mia passione per i crime a TW  e alla Sterek :3 Non sarà molto lunga, ma spero vi piaccia :D

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: cheekbones