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Autore: fredlove    02/04/2014    2 recensioni
Guardo. Sento i rumori.
Ma tutto è vano ormai.
Vedo la terra che viene gettata sopra il legno massiccio della bara, sento il pianto.
Vedo le lacrime.
Ma non provo dispiacere.
Ormai , ciò che è lì dentro non è altro che un corpo inutile.
Io sono morta.
E la colpa è solo loro.
L’odio mi pervade ancora, anche mentre vedo il loro dolore.
La colpa è solo loro.

[...]
Ho gettato su foglio, odio e dolore.
Tutto ciò che ho scritto è finzione, vero... ma è come immagino 'se'.
Ci sono dei momenti in cui si è al limite.
Leggete, recensite, fate come volete.
Genere: Dark, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1





«Come ti chiami?»
«Non legherò a lungo con te, tanto da farti sapere il mio nome.» gli sibilo contro.
Chi è questo essere che mi si è avvicinato?
Cosa vuole da me?
Perché mi guarda in quel modo ferino?
«Sei una suicida. Sei nel limbo delle anime perdute. Ora devi fare solo una scelta.»
Lo guardo, ma non sembra tanto importante da soffermarmi sui particolari.
«Sei ad un bivio. Farai ammenda per la tua anima, aiutando altre anime infelici a ritrovare la serenità che si merita.»
Ciò che dice mi fa ridere veramente tanto. La mia risata è sarcastica, ma non mi spaventa. Anzi mi piace.
«Io, aiutare a trovare la felicità? Hai sbagliato persona.»
«Non sei più una persona. Sei uno spirito. Un’anima vagante. » mi guarda.
«Per curiosità, l'altra scelta?»
«Donare all’inferno, più anime possibili. Anime contorte, disperate. Sole. Infelici.»
«Come lavoro può essere interessante. Ma ho altre anime da portare alla disperazione, prima di godermi la mia totale felicità.»
«Sei una suicida. Non esisti più. A cosa ti serve la tua felicità?»
«Fidati, chiunque tu sia, la mia felicità esisterà solo dopo questo mio lavoro.»
Lui o lei, non capisco come distinguerlo / a , apre un varco con un gesto della mano.
Vedo ancora quel dolore che ho causato, lo sconforto, e mi inebrio di quella sensazione di colpa che provano leggendo la mia accusa.
«E per curiosità, l’esito quale dovrebbe essere?»
«Non credo debba importanti. »
Non mi volto nemmeno quando gli parlo. Non mi interessa altro che la vendetta.
Il loro dolore, la loro colpevolezza non sono niente in confronto!
Mentirei se dicessi che non provo dolore. Lo provo.
Per la lontananza da lei. Lei era tutto per me.
Lei era la mia compagna di giochi.
Lei era…
Esatto. Era.

L’ hanno voluta , e dopo un anno l’hanno data via. Nonostante tutta la mia buona volontà.
È ingestibile.
Non so come fare, io sono stanca.


Inutile i miei pianti disperati. E sapevano anche del mio ‘piccolo problema’ di autogestire un’emozione. Specie se negativa.

«Colpa del divorzio.»
Frasi fatte.
«Sempre sola, e sempre in casa. Senza mai uscire. »
La rabbia mi pervade, ancora di più.
Ancora una volta.
«Io voglio una vita sociale! Okay?! Non voglio ridurmi come te, che non hai nessuno!»
Sento dolore per la sua mancanza.
Non dovevano.
È colpa loro se ora, anche lei è sotto terra.
È colpa loro, se è finita mezza uccisa da altri della sua specie, prima di finire in mezzo ai combattimenti clandestini.
Io l’amavo.
L’amo tutt’ora.
È suo il nome tatuato sul braccio.
È per lei che…
«Dovevi esserle molto attaccata. Stai piangendo, anche se sei uno spirito. »
«Taci. »
«Come vuoi. »
Continuo a guardare loro. Colpa. Dolore. Odio.
Odio.
Sento odio.
Che mi entra nelle vene.
Non è da loro che sento tutto questo odio! Anzi a loro è rivolto.
Lei è l’altra che mi teneva aggrappata alla vita.
La mia migliore amica.
«Quanto odio.»
È mellifluo, quasi viscido quando lo dice. Poi mi guarda, perché lo sento.
Sembra voglia entrarmi nella mente.
Vuole sapere.
«Vattene.»
«Qualche segreto?»
«VATTENE!»
Sembra intimorito, mentre si allontana.
Sono sola di nuovo. Mentre resto a guardare quella piccola e grande ragazza, che mi è rimasta vicino. Anche dopo la morte.







   
 
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