Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: StarFighter    02/04/2014    10 recensioni
Tutto sembra procedere per il meglio ad Arendelle: Elsa ed Anna cercano di recuperare il tempo perso, ed intanto la principessa cerca di chiarire il suo rapporto con il suo-più-che-amico, Kristoff. Ma, durante il suo primo viaggio fuori dal regno, Anna è vittima di un incidente. Questo potrebbe mettere in pericolo il fragile equilibrio creatosi dopo il Grande Inverno? R&R!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11: Di sogni imbarazzanti, fantasie inconfessabili e scommesse sul futuro

Non ricordava quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che si era svegliato cullato da una piacevole sensazione di calore, tra la morbidezza di cuscini di piume d’oca e lenzuola profumate. Di solito al mattino, era il rumore delle sue ossa, anchilosate dal freddo della notte in montagna, a farlo rinvenire.

Il tepore che gli si irradiava dal petto e che pian piano si stava estendendo fino alla punta dei piedi, sembrava quasi avere un corpo proprio, come se una calda coperta lo avvolgesse e conciliasse il suo torpore. Anzi, oltre che un corpo, quel calore sembrava avere un certo peso…ma le coperte non si muovono e non fanno deliziosi versetti.

Aprì piano gli occhi sbattendo più volte le palpebre, per abituarsi alla luce abbagliante del Sole, che già splendeva alto in cielo, e si concentrò sulla stanza che lo circondava: di sicuro non era la baita in montagna e nemmeno una delle stanze del castello, dove Anna lo costringeva a rimanere qualche volta. I ricami d’oro della carta da parati damascata, rilucevano alla luce che entrava da una finestra, che nella posizione in cui era non riusciva a vedere; un delizioso profumo di primule aleggiava nell’aria, ed era sicuro che provenisse da quel vaso di fiori gialli, poggiato sulla mensola del camino spento; due grossi bauli, traboccanti di stoffe troppo colorate e costose per i suoi gusti, erano poggiati in un angolo della stanza, mentre altri abiti giacevano abbandonati sul pavimento, ricoperto da tappeti d’importazione  con ricche trame d’oro e porpora: delle calze, una gonna verde, quello che sembrava un corsetto, un gilet sgualcito, un paio di piccole scarpette rosse, la sua giacca, il famoso fazzoletto di seta, i suoi stivali, il vestito rosso di Anna…la sua camicia: aspetta, che? Quando se l’era tolta? E i calzoni? Perché giacevano disfatti, come se li avesse lanciati alla cieca? La mente cercava febbrilmente una risposta a tutto quello, e mentre macinava pensieri su pensieri, per poco non svenne quando colse con la coda dell’occhio il riflesso nello specchio difronte: due figure immobili, o quasi, riposavano distese nell’enorme letto, coperte da leggere lenzuola bianche; una era lui di sicuro, riusciva a vedere i suoi occhi spalancati, unica macchia di colore sul suo viso impallidito di botto, e i suoi capelli indomabili che gli ricadevano scomposti sulla fronte. E chi era l’altra figura, quella che stringeva come il più prezioso dei tesori?

No. Non poteva essere! Come era potuto accadere? Non aveva la mente totalmente lucida, ma ricordava tutto quello che era successo la notte precedente: i balli, le risate, la tensione, tutti i suoi stupidi ripensamenti, qualche bacio, la sua dichiarazione inascoltata e la scarpinata su per la collina di Corona, una richiesta…anzi più una supplica, sussurrata tra uno sbadiglio e l’altro, che ancora gli rimbombava nelle orecchie. Resta. Un’unica parola che gli martellava in testa, quell’unica parola che avrebbe potuto spiegare tutta quella situazione.

Abbassò lo sguardo sulla figura dormiente tra le sue braccia e un verso sconvolto gli risalì dalla gola, fermandosi sulle labbra serrate per la sorpresa: Anna riposava beatamente con la testa poggiata sul suo petto, stretta a lui in un abbraccio che aveva poco o niente d’ innocente, con le guance lievemente arrossate ma un’espressione rilassata sul volto, le spalle nude, coperte solo in parte dai capelli sciolti, mosse dai suoi lievi respiri e il resto nascosto solo da un leggero e quasi trasparente lenzuolo, attorcigliato attorno alle loro gambe.

Lasciò per un momento che lo sguardo vagasse sulla figura addormentata della principessa e poi lo distolse da quella vista, poggiandosi una mano sugli occhi chiusi: “È solo un brutto sogno, falso e di cattivo gusto…ti prego fa che sia solo un sogno. ”- si disse fra sé, mentre riapriva piano gli occhi sperando di ritrovarsi nella sua stanza, nel suo letto, da solo. “Perché mi caccio sempre in certe situazioni!?”- si lamentò ancora una volta.

-“Stanotte non sembrava ti dispiacesse molto questa situazione.”- sentenziò una voce assonnata ma abbastanza chiara da essere capita. Sobbalzò, mentre Anna al suo fianco si stirava come un gatto e sbadigliava graziosamente.

-“Buongiorno.”- disse la principessa, con un versetto di apprezzamento, sorridendogli in modo accattivante.

-“B-buong-giorno?!”- rispose sconvolto lui, mentre le dita della principessa correvano sul suo petto e lei si stava avvicinando pericolosamente al suo viso sconvolto. Quando le labbra di Anna si posarono sulle sue, non riuscì a ricambiare il bacio, troppo preso da quella situazione imbarazzante. Questo non piacque alla ragazza che si scostò da lui, rivolgendogli uno sguardo confuso: “Qualcosa non va?”

La osservò per un secondo: “Mi chiedi cosa c’è che non va?!”- le disse con una risatina isterica- “Questo, non va!”- disse indicando loro due. La principessa continuava a guardarlo in modo strano.

-“Non vorrei sembrare scortese o rude o come vuoi dire… ma come ci siamo finiti in questa situazione? Io davvero non ricordo. E ad essere sincero non era proprio nei miei piani. Non che il pensiero non mi abbia mai sfiorato, ma…non ti sembra un po’ sconveniente, prematuro?”- disse con la spontaneità di un bambino.

Non appena metabolizzò quello che il ragazzo aveva detto, il volto delicato di Anna si trasformò in una maschera rossa di rabbia ed imbarazzo: “Aspetta che? Non solo mi stai dicendo che non ricordi nulla di questa notte, ma che secondo te sarebbe stato solo uno stupido errore nei tuoi, non tanto chiari, piani?”

-“Beh, io dico solo che…”- tentò di ribattere lui, ma venne zittito da una cuscinata ben assestata in faccia.

-“Sta zitto!”- disse sull’orlo di una crisi isterica –“Kristoff Bjorgman hai chiuso…goditi i tuoi ultimi giorni di vita, perché al nostro ritorno ad Arendelle, mia sorella Elsa sarà più che felice di trasformarti in un ghiacciolo!”- gli urlò dietro, mentre cercava qualcosa da lanciargli.

-“Ma, ma io…adesso calmati, così ne parliamo, che ne dici?”- cercò di placarla, ma venne raggiunto da una delle sue scarpette rosse, dritto su una tempia e cadde bocconi sul pavimento, non prima di aver sbattuto la fronte sullo spigolo del comodino. Poi non sentì più nulla e la vista gli si oscurò.

 

 

Si alzò a sedere, con un gran mal di testa, massaggiandosi la parte dolente: era seduto sul pavimento, al fianco del letto, con una gamba ancora aggrovigliata nelle lenzuola bianche. Nella stanza regnava un innaturale silenzio dopo le urla isteriche di Anna e di lei non c’era la minima traccia. Fece leva sul bordo del letto per rialzarsi e quasi cadde all’indietro quando scorse la principessa, ancora tra le braccia di morfeo, al centro del letto, avviluppata tra le coperte leggere, ma con ancora indosso l’ingombrante vestito rosso. Abbassò lo sguardo su di sé e scoprì di avere ancora la camicia e i calzoni al posto giusto, e non poté fare a meno di sospirare di sollievo: “Grazie a dio. Era solo un sogno!”- si lasciò sfuggire al colmo della gioia, mentre si tirava su.

Se quella notte il pensiero di rimanere nella stessa stanza di Anna lo aveva scombussolato, quel sogno lo aveva ulteriormente terrorizzato: e se qualcuno lo avesse trovato li? Come avrebbe giustificato la sua presenza? ‘Ho riaccompagnato la principessa nelle sue stanze e lei mi ha supplicato di rimanere’ scusa vera ma poco credibile. Doveva uscire di li.

Però quel sogno, in fondo, era stato piacevole: scosse la testa, come a voler scacciare via quel pensiero.

Si passò una mano sul volto stravolto e per quanto poteva permettergli la sua stazza, raccolse silenziosamente le sue cose dal pavimento: solo la giacca, il gilet e gli stivali, fortunatamente. Si diresse con passo felpato verso la porta. Ma, come la sera precedente, non appena posò la mano sulla maniglia, qualcosa lo trattenne.

-“Ehi, buongiorno…perché stai sgattaiolando via come un ladro?”- con la testa mollemente poggiata su una mano, Anna lo fissava con gli occhi socchiusi, seduta al centro del letto.

-“Ciao. Beh, io veramente stavo tornando nella mia camera e non volevo svegliarti.”- le rispose evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo, temendo che lei potesse scorgere nei suoi occhi le ultime immagini di quel sogno che ancora occupava gran parte dei suoi pensieri.

-“Mi dispiace informarti che hai fallito miseramente. Io ho il sonno pesante, ma tu sei più rumoroso di un branco di troll esaltati!”- ridacchiò sbadigliando.

-“Ehi, non è vero. Ho cercato di essere il più silenzioso possibile. Evidentemente hai il sonno più leggero di quanto tu creda.”- le diede le spalle, deciso ad interrompere quella diatriba sul nascere e ad uscire dalla stanza.

-“Kristoff?”-

-“Mmh?”-

-“Qualcosa non va?”-

Oddio quella domanda: la stessa del sogno. Si voltò lentamente verso di lei, che lo fissava ben sveglia, con uno sguardo preoccupato.

Un verso gli sfuggì dalle labbra: “Mmm, non direi, perché?”- le chiese con un tono di voce strano, stringendo a sé gli abiti che aveva tra le mani ed indietreggiando impercettibilmente verso la porta.

-“S-stai bene? Non hai una bella cera…”- Anna saltò all’improvviso giù dal letto, inciampando tra le coperte e l’orlo del suo abito, cadendo rovinosamente di faccia- “Ahi!”- si lamentò alzandosi sulle ginocchia.

-“Oh mio dio, Anna!”- Kristoff lasciò cadere le cose che reggeva e le andò incontro, inginocchiandosi alla sua altezza- “Tutto bene?”

-“Ohi-ohi”- Anna si massaggiava il naso, mentre piccole lacrime le si stavano affacciando agli angoli degli occhi chiusi.

-“Lasciami vedere.”- le scostò gentilmente le mani dal naso e tenendole il mento tra l’indice e il pollice, le fece voltare la faccia da un lato e dall’altro, analizzando il rossore che stava pian piano affiorando sul viso della ragazza- “Non sembra rotto, ma servirebbe un po’ di ghiaccio…”

-“Ma tu metteresti del ghiaccio dappertutto, eh? E poi da quando saresti esperto in nasi rotti?”- gli chiese con tono dolorante.

-“Beh, sappi che un branco di tagliatori di ghiaccio assetati è pericoloso e io non sono immune alle scazzottate giù alla taverna di Bjorn. Se metti insieme queste due cose, capirai che forse ne so un po’ più di te in fatto di nasi rotti.”- ridacchiò lui, mollando la presa sul suo visino, un po’ troppo vicino al suo e scostandosi di qualche centimetro –“Vedrai che fra un po’ passa.”-

Anna gli si avvicinò piano, riempiendo il silenzio con il fruscio del suo abito, posandogli una mano sulla fronte: “Scotti! Non avrai per caso la febbre? E poi perché sei così rosso, terribilmente rosso.”- chiese innocentemente, facendolo arrossire ancora di più.

-“N-no, non ho nulla. Sto benissimo. Ora dovrei proprio andare, se permetti…”- si alzò e recuperando le sue cose frettolosamente, uscì dalla stanza lasciando la porta semiaperta.

Anna fissò per un momento il punto in cui era sparito e poi aiutandosi con le mani, si alzò e trascinandosi dietro quell’enorme vestito, si fece strada verso la stanza del ragazzo, che aveva già chiuso la sua porta a doppia mandata.

La principessa bussò: “ Kristoff! Ma che cosa ti prende? Si può sapere qual è il problema? Perché sei così sfuggente stamattina?”-

Il ragazzo aprì piano la porta, lasciando aperto solo uno spiraglio: “Non sono sfuggente, e poi non c’è nessun problema!”- ‘oh si invece che c’è un problema’ avrebbe voluto dirle ‘il problema è che ti ho appena sognata senza quel vestito e non credo che riuscirò più a guardarti, senza pensarci!’.

-“Allora cosa c’è che non va? Sembri…imbarazzato.” - lo fissò intensamente per un secondo e poi, come se le fosse balzata un’idea in testa, si portò le mani a coprire la bocca -“Ti prego, dimmi che non ho detto nulla di sconveniente…sai io tendo a straparlare quando sono brilla e non è colpa mia, ma le parole sfuggono alle mie labbra come se nulla fosse, senza pensarci. Se ho accennato a qualcosa, tipo te senza vestiti, sono terribilmente mortificata, non volevo. Sai come si dice: ‘in vino veritas’. Erano solo parole dettate dal vino! E quindi…”- Anna ciarlava a ruota libera, guardando lo stipite della porta, la punta dei suoi piedi nudi, le sue mani che nervose si stringevano l’una all’altra, ma mai diritto negli occhi di Kristoff.

-“Anna, stai blaterando.”- la avvisò il ragazzo, ridendo dell’espressione colpevole sulla sua faccia rossa, un po’ per l’imbarazzo e un po’per la botta al naso. Ma un campanello d’allarme gli suonò all’orecchio, quando le parole ‘te’ e ‘senza vestiti’ sfuggirono dalla bocca di Anna, lasciandolo per un momento basito e piacevolmente sorpreso: “Aspetta, che? Tu hai delle fantasie su me senza vestiti?”- le chiese con un sopracciglio alzato, risollevato da quella rivelazione.

Anna gli rivolse uno sguardo strano, e se possibile arrossì ancora di più: “Stanotte non ho detto nulla di tutto questo, vero?”- s’informò umiliata.

-“Ehm, no. Per la verità non hai detto molto, hai solo balbettato qualcosa di incomprensibile prima di cadere in un sonno profondo.”- incrociò le braccia al petto, cominciando a ridacchiare sommessamente.

-“È davvero umiliante tutto questo.”- commentò demoralizzata abbassando il capo.

Kristoff non disse nulla, cominciando a sentirsi un po’ in colpa: “Ehi, furia scatenata, non fa niente. Capita anche a me a volte.”- aveva parlato senza pensare, voleva solo consolarla.

-“Cosa? Di fare fantasie su me senza vestiti?”- Anna si riprese nel giro di un secondo, scoccandogli un’occhiata indagatrice.

-“Si…”- rispose di getto –“Ma no, che vai dicendo. Intendevo: capita anche a me a volte di parlare senza riflettere.”- si corresse subito, tirando un sospiro di sollievo quando si accorse che Anna non aveva fatto caso al suo repentino cambio di risposta.

La ragazza scrollò le spalle, rassicurata dalle sue parole e poi come se nulla fosse, si stampò un sorriso in faccia e tornò ad essere la solita principessa chiassosa e provocante: “Allora, che ti va di fare oggi?”

-“Non saprei, a te che va di fare?”- Kistoff si aggrappava alla porta come ad un àncora di salvezza, mentre la vedeva avvicinarsi sempre di più.

La ragazza lo spinse con poca grazie da parte e si intrufolò per la seconda volta in un giorno, nella sua stanza. Si accomodò sul letto, dopo aver fatto spazio tra gli abiti sparsi sul materasso.

-“Capisco che tu sia una principessa e che quindi tu non abbia bisogno di domandare mai nulla, ma di solito non si chiede il permesso prima di entrare in camera di qualcuno?”- le chiese stizzito, rimanendo sull’uscio della porta.

-“ Ehi, tu hai dormito nella mia stanza, nel mio letto! Non mi sembra che tu mi abbai chiesto il permesso.”- scherzò Anna.

Kristoff avvampò, colto alla sprovvista: “Beh, me l’hai chiesto tu di restare.”

-“ Ah si?! Io non me lo ricordo, forse anche tu eri poco lucido e hai scambiato un ‘buonanotte’ con un ‘resta’. E così approfittando del mio stato di incoscienza ti sei intrufolato nel mio letto…mia sorella potrebbe ammazzarti per questo.”- gli lanciò un’occhiata divertita, ma allo stesso tempo seria.

Kristoff la osservò terrorizzato, sbiancando e ingoiando a vuoto.

Anna scoppiò in una fragorosa risata:“ Sto scherzando, ovviamente. Oh mio dio dovresti vedere la tua faccia. So di essere stata io a chiederti di restare. Comunque, sorvolando sulla questione chi ha dormito nel letto di chi eccetera, avrei pensato ad una passeggiata in giro per Corona, cosa ne pensi?”

Il ragazzo non rispose subito: “Ti odio quando fai così!”- le disse chiudendo la porta.

-“Non è vero. Tu ti sei irrimediabilmente innamorato di me, ricordi? E mi ami con tutti i miei pregi e difetti, mi sbaglio?”- gli sorrise languidamente, sbattendo le ciglia, ripetendo le parole che le aveva confessato lui la sera precedente.

-“Cosa?”- le chiese sorpreso –“ Ma tu stavi dormendo beatamente, come hai fatto a…a meno che tu…”- le parole gli morirono in gola.

-“Ah-ah, stavo sonnecchiando che è ben diverso, ho sentito tutto.”- confessò battendosi un dito sull’orecchio -“Vuoi rimangiarti quello che hai detto?”- chiese tutto ad un tratto preoccupata.

-“No, ovviamente.”- Anna sospirò rassicurata.

Rimasero in silenzio per almeno un minuto, prima che Kristoff riprendesse la parola: “Per me va bene.”

-“Che cosa?”-

-“La passeggiata in giro per Corona, la trovo un’ottima idea.”- rispose con entusiasmo.

-“Bene, allora torno di là, così potrai cambiarti.”- gli sorrise mentre si avviava verso la porta. Ma di nuovo inciampò goffamente nell’orlo dell’abito. Però prima che potesse sbattere di nuovo con la faccia sul pavimento, due braccia forti la sostennero; Kristoff l’aiutò a rimettersi in piedi, ma non mollò la presa sulla sua vita e sulla sua schiena. Anna si mantenne al suo avambraccio e incrociò il suo sguardo divertito.

-“Forse sarebbe ora di toglierlo questo vestito.”- le disse senza riflettere.

-“È un ordine o un suggerimento, signor mastro consegnatore?”- gli chiese facendo scorrere le dita sull’avambraccio, su per la spalla sinistra ed il collo, poggiandogli infine il palmo della mano sulla guancia, mentre lo fissava intensamente con una strana luce negli occhi.

Kristoff si era perso nel suo sguardo limpido e seducente, sciogliendosi sotto il suo tocco inebriante e aveva perso l’uso della parola; ma quella domanda sussurrata a un centimetro dalle sue labbra, lo riscosse dal torpore in cui lo aveva precipitato la presenza ammaliante della principessa: “Cosa?”- disse sbattendo le palpebre velocemente, per recuperare un briciolo di lucidità –“Io non…cioè non era implicato nulla di…non volevo, insomma dicevo solo che forse potevi toglierlo per evitare di schiantarti al suolo ad ogni passo. Ecco tutto.”- la allontanò di poco, sperando di non sembrare scortese.

Anna gli sorrise di rimando, non badando al suo repentino cambio d’umore, e allacciandogli le braccia al collo gli scoccò un sonoro bacio sulle labbra: “Io vado, prima che ti prenda un colpo.”- si avviò alla porta lasciandolo inebetito -“Sbrigati, non voglio perdere tempo...a quanto ne so c’è molto da vedere qui a Corona.”- la principessa uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

Kristoff rimase a fissare gli intarsi della porta chiusa. ‘Ti tiene in scacco!’ gli sussurrò una vocina nella sua testa: non aveva idea di cosa volesse dire, ma sapeva che era così.

 

 

Il campanile della vecchia basilica, che sovrastava con la sua torre campanaria tutte le altre costruzioni del regno, aveva da poco battuto le cinque del pomeriggio, quando il Sole cominciò il suo lento declino verso il tramonto, colorando il cielo di rosa e arancione: le molte e variopinte botteghe del borgo cominciavano a chiudere, mentre nell’aria si spandeva l’odore di legna bruciata e di qualcosa di deliziosamente appetibile.

Anna continuava a trascinare il povero Kristoff tra le viuzze di Corona, nonostante fossero usciti dal palazzo a metà mattinata; ma il ragazzo non si lamentava, anzi, dopo aver rilegato il sogno di quella mattina in un angolo buio e polveroso della sua mente, assecondava ogni decisione della principessa lasciandosi condurre come una marionetta prima in quella direzione e dopo nell’altra, sorridendole dolcemente e cercando di tenerla premurosamente fuori dai guai. Infatti la principessa, troppo esaltata da tutte le nuove scoperte fatte quel giorno, aveva rischiato più volte durante la giornata di essere messa sotto da un carro, di cadere nella fontana della piazza grande e di ruzzolare giù per la collina di Corona con le mele del banco dell’ortolano, che aveva accidentalmente fatto cadere. Il povero ragazzo l’aveva tenuta d’occhio, l’aveva aiutata a rialzarsi e le aveva sussurrato parole di incoraggiamento, mentre lei borbottava qualcosa circa la sua sbadataggine e la sua inadeguatezza a essere principessa; Kristoff aveva messo da parte per un po’ il suo ruolo di fidanzato/mastro consegnatore, per calarsi nei panni di un genitore apprensivo pronto a rimproverare e consolare il proprio bambino…ed era proprio così che gli appariva Anna in quel momento: non come una principessa bizzarra e svampita, ma come una bambina bisognosa di affetto e attenzioni, cose che lui non le avrebbe di certo fatto mancare. Mentre camminavano in silenzio l’uno al fianco dell’altra, mano nella mano, lungo la strada delle taverne, Kristoff realizzò ad un tratto quanto gli piacesse prendersi cura di lei: era una sensazione strana e poco familiare, che gli riscaldava il cuore e lo faceva sentire debole e forte allo stesso tempo. Non aveva mai provato nulla del genere, nemmeno per Sven, e questo la diceva lunga sulle sue scarse conoscenze delle emozioni umane. Anna lo aveva reso nel giro di qualche mese una persona nuova, diversa, anche se lei continuava a ripetergli che quel lato dolce e sensibile che si ritrovava ce l’aveva sempre avuto, nascosto sotto strati e strati di fredda indifferenza verso il genere umano e incapacità di relazionarsi con il resto del mondo. Quando lei gli diceva così, lui rideva sommessamente e negava tutto, ma sapeva che in fondo la principessa aveva ragione: su quel maledetto fiordo ghiacciato, non si era sciolto solo il cuore di Anna, ma anche il suo.

-“A cosa stai pensando?”- Anna lo riscosse dal suo interminabile flusso di pensieri, stringendogli la mano e fermandosi nel bel mezzo della strada –“Saranno almeno dieci minuti che non dici una parola.”- constatò.

-“A niente in particolare.”- mentì –“ Anna dimentichi a chi stai rivolgendo la parola? A me. Non sono famoso per le mie doti discorsive! Di solito sei tu quella che parla, io sono bravo ad ascoltare.”- puntualizzò riprendendo a camminare.

-“Mi stai dando della logorroica?”- ribatté indignata.

-“Logo-che? Non so nemmeno che significa, come potrei accusarti di esserlo?”- sbuffò.

-“Significa: una che parla troppo, che stordisce il prossimo di chiacchiere…mi ci rivedi in questa descrizione manualistica?”-

-“Beh se a questa definizione aggiungi anche disordinata, strana, indisponente, a tratti imbarazzante, maldestra, incurante della propria sicurezza, ma anche carina e con uno spiccato senso del coraggio, direi che sei proprio tu.”-

-“Che cosa? Io non sono disordinata, forse un tantino ma nemmeno tanto, ed inoltre a chi hai dato dell’indisponente?”- disse stizzita, lasciando la presa sulla sua mano e incrociando le braccia al petto.

-“Ti ho appena detto che sei carina e coraggiosa e le uniche due cose che hai sentito sono state ‘disordinata’ ed ‘indisponente’?”- le domandò retoricamente, scrollando le spalle demoralizzato.

-“Beh grazie! Ma non puoi cavartela così dopo quello che hai appena detto…e poi guarda da che pulpito viene la predica. Non mi sembra che tu sia tutto questo insieme di virtù cavalleresche.”- gli puntò contro un dito –“ Mio caro signor Bjorgman prima di incontrare la qui presente principessa, lei era un rude montanaro con la fissazione maniacale per il ghiaccio, che per poco non si è messo ad idolatrare il palazzo di mia sorella; come se non bastasse si ostina a dar voce ai pensieri della sua renna, e lasci che glielo ripeta, è una cosa spaventosamente inquietante; inoltre ha una scarsa attenzione alla sua igiene personale, è inetto nei rapporti sociali, definirla laconico sarebbe un complimento e a proposito, ho appena scoperto che russa… potrei continuare così fino a domattina e…”- e poi ad un tratto, la corsa infinita della sua bocca venne bruscamente interrotta dalle labbra di Kristoff: il ragazzo l’attirò a sé con poca grazia, con l’urgenza di zittirla, cogliendola di sorpresa, tanto che lei non rispose subito a quel contatto inaspettato; ma nel giro di due secondi, tutta la tensione accumulata durante quella filippica, si sciolse come neve al Sole, lasciando al suo posto una piacevole sensazione di calore che le si irradiava dal basso ventre e che pian piano stava raggiungendo il suo volto, lasciando le sue gote in fiamme. Se all’inizio era stato Kristoff a dirigere la danza delle loro labbra, dopo poco fu Anna a prendere le redini della situazione: allacciò le braccia al collo del ragazzo, schiacciandosi contro il suo petto e in punta di piedi cercò di colmare la differenza tra le loro altezze, per avere più facile accesso alla sua bocca e cercare di placare quella strana ed insolita fame che la stava divorando. Kristoff la strinse di più a sé, ricambiando con lo stesso trasporto della ragazza e chiedendosi se non fosse sconveniente un tale comportamento in pubblico; ma il verso di piacere che sfuggì alla gola di Anna, gli fece dimenticare Corona, le persone che passavano loro accanto e tutto il mondo attorno, lasciandolo sospeso per un momento infinito in una bolla di felicità con Anna.

Quando alla fine si staccarono per riprendere fiato, ancora stretti l’uno all’altra, nessuna parola interruppe quel singolare momento di silenzio: solo il rumore del loro respiro affannato risuonava nella poca distanza tra le loro labbra.

-“Conosco già i miei difetti, non c’è bisogno che tu me li ricordi, furia scatenata. E poi non è possibile che debba sempre metterti a tacere in questo modo.”- le sussurrò con voce accattivante , incatenando il suo sguardo a quello di Anna.

-“Beh se questo è il tuo modo per zittirmi, mi dispiace informarti che d’ora in poi dovrai sopportare il doppio delle chiacchiere che escono normalmente dalla mia bocca.”- gli sorrise languidamente, senza mollare la presa su di lui. Un brivido la fece tremare improvvisamente, spezzando la magia del momento.

-“Hai freddo? Forse dovremmo ritornare a palazzo, prima che l’aria fredda della sera scenda sulla città.”- le disse squadrando il suo vestito giallo, che le lasciava scoperte le braccia dal gomito in giù, inadatto alla temperatura in calo del crepuscolo.

-“Si, credo sia ora di tornare indietro.”- gli sorrise, sciogliendo goffamente il loro abbraccio.

 

 

-“Che poi mi chiedo: perché continuavano a proporci di comprare la ‘padella della principessa’? Non sapevo che mia cugina fosse una cuoca, o che avesse queste tanto acclamate doti culinarie!”- avevano appena attraversato il portale d’ingresso del palazzo e Anna si era già lanciata da un po’ nel riepilogo della giornata appena trascorsa.

-“In effetti dovresti chiederglielo; non credo sia una cosa così scontata. E tu mi spieghi perché hai dovuto per forza immischiarti in quella lite tra bambini? Insomma che te ne importava? Ne sei anche uscita perdente con una gamba dolorante, dopo che quel bambino ti ha assestato un calcio.”-

-“Stai scherzando, vero? Quei piccoli mostriciattoli non volevano lasciar giocare quella povera bambina solo perché era femmina…ma dico io, si può essere così stupidi?! E poi il mio istinto materno ha praticamente preso il sopravvento, insomma li hai visti quegli occhioni pieni di lacrime? Non avrei voluto far altro che stringerla fino a farle spuntare di nuovo il sorriso su quel visino paffuto.”- disse stringendosi le braccia al petto, fingendo di abbracciare qualcuno.

-“Istinto materno? E da quand’è che ne avresti uno? Non sei brava nemmeno a prenderti cura di te stessa, figuriamoci di un bambino!”- la punzecchiò.

Anna non cascò nella trappola delle sue solite provocazioni e rilanciò con una frecciatina ben assestata: “È per questo che sto facendo pratica, così quando avremo dei bambini sarò una madre perfetta.”- sentenziò alzando il mento –“Dovresti cominciare anche tu, non vorrei che i nostri figli un giorno avessero da ridire sulle doti genitoriali del loro padre.”-

-“Bambini? Non ti sembra di correre troppo? Non siamo fidanzati da nemmeno un giorno e già parli di figli e genitori e di tutto quello che ne consegue. Secondo me tutta la cioccolata che hai ingerito oggi ti ha esaltata troppo.”-

-“Certo, bambini. Perché tu non vorresti averne? Immagina un piccolo Kristoff e una piccola me che corrono per i corridoi del castello, che riempiono il silenzio opprimente di quelle immense stanze con le loro risate cristalline e le loro vocine squillanti.”- Anna sospirò sognante, persa nei suoi pensieri sul futuro –“E poi non dire stupidaggini, potrei mangiare cioccolata da ora fino al giorno della mia morte senza risentirne.”- s’impuntò tutto ad un tratto.

Kristoff la guardò in modo strano, continuando a salire le scale, riflettendo sulle sue parole: non era pronto per un matrimonio, figurarsi per avere dei figli. Su questo punto sarebbe stato irremovibile, era troppo presto anche per parlarne.

-“Mm-mm, immagino. E tu pensa ad una notte calma, in cui stai beatamente dormendo nel tuo letto, cullata dal calore delle coperte e all’improvviso un insieme di pianti e vagiti squarciano il silenzio; devi svegliarti per vedere cosa succede e devi acquietare il bambino, prima che svegli tutto il castello e se non riuscissi a farlo? Come la metteresti in quel caso? Sei ancora sicura di volere dei bambini? Io per il momento ho le mie riserve.”- ribatté sogghignando.

-“Vedremo…sono sicura che ti scioglierai quando ti metteranno tra le braccia nostro figlio. Credimi, ti farò piangere: è una promessa! Anzi, scommettiamo.”- gli porse la mano, aspettando che lui la stringesse.

Kristoff fece vagare lo sguardo dalla faccia di Anna alla sua mano tesa, per alcuni secondi, prima di stringerla e sancire la loro scommessa: “Non vedrai mai lacrime cadere da questi occhi.”- affermò convinto, indicandosi la faccia.

Si squadrarono per alcuni secondi rimanendo in silenzio. Ma la loro muta battaglia di sguardi e frecciatine, venne interrotta da una voce squillante alle loro spalle: “Anna! Kristoff!”

I due si voltarono all’unisono, rivolgendo lo sguardo alle due figure dietro di loro: Eugene e Rapunzel.

-“Rapunzel! Che bello vedervi, ma dove siete stati tutto il giorno? Io e Kristoff siamo appena tornati dalla nostra giornata per le strade di Corona e stamattina avevo pensato che avreste potuto farci da ciceroni, ma quando ho chiesto ad una delle donne di servizio se vi aveva visti mi ha risposto di no, e poi è scappata via ridendo, come se avessi detto qualcosa di buffo, ma non ne ho capito il motivo e poi beh, ho rinunciato.”-  Anna era andata incontro alla coppia lasciando indietro Kristoff.

La principessa di Corona strinse in un abbraccio la principessa di Arendelle, mentre questa continuava a palare a ruota libera e poi scambiò uno sguardo d’intesa con il marito, arrossendo appena: “Noi, veramente, siamo stati impegnati.”- disse timidamente.

-“Prima notte di nozze, ti dice niente?”- Eugene strinse per la vita la moglie, strizzando l’occhio ad Anna, che a quella domanda avvampò.

-“Oh io…perdonate la mia curiosità, non volevo impicciarmi, era solo che beh, non vi ho visto in giro e volevo congratularmi con voi per le nozze e dirvi che ci siamo divertiti un mondo Kristoff e io…e quindi…”-Anna si interruppe un istante facendo scorrere lo sguardo dalla faccia imbarazzata di Rapunzel a quella compiaciuta di Eugene, e poi prendendo un respiro profondo chiese: “Eravate a fare bambini, ho capito bene?”-

-“Anna! Ma che domande sono?”- Kristoff alle sue spalle la rimproverò.

Eugene scoppiò in una fragorosa risata: “Frena principessa, chi ha mai parlato di bambini? Noi abbiamo…”-

In un secondo Kristoff tappò le orecchie di Anna cercando di preservare le sue innocenti fantasie romantiche e Rapunzel sigillò la bocca del marito, prima che dicesse qualcosa di altamente sconveniente: “Ma come ti salta in mente anche solo di pensare di poter dire certe cose?”- lo riprese la principessa dai corti capelli scuri, con un tono di rimprovero.

-“Calmati biondina, volevo solo prenderla un po’ in giro…insomma è davvero a digiuno per quanto riguarda i rapporti di coppia.”- scoccò un’occhiata divertita ad Anna che cercava di togliere le mani di Kristoff dalle sue orecchie.

-“Disse quello che aveva sposato una rimasta chiusa in una torre per diciotto anni!”- ridacchiò sollevata Rapunzel –“Nemmeno io ne sapevo molto, loro sono alle prime armi, come noi un anno fa.”

-“Kristoff, si può sapere cosa ti è preso? Non ho sentito una parola di quello che ha detto Eugene.”- disse rivolta al ragazzo che le rivolse uno sguardo disperato, poi voltandosi verso Eugene chiese: “Potresti cortesemente ripetere?”-

-“Mmm non credo sia il caso, furia scatenata. Non sei stanca?”- il tagliatore di ghiaccio anticipò la risposta del moro che li guardava sempre più divertito.

-“Nemmeno per sogno e poi io…”-

-“Siete davvero una coppia mal assortita voi due, dove avete detto di esservi incontrati?”- Eugene, stoppò sul nascere le proteste di Anna.

-“Non credo sia il momento adatto per parlarne. Ci sarò tempo per conoscerci: anzi ho avuto un’idea. Per farci perdonare domani passeremo la giornata in vostra compagnia, se a voi va ovviamente.”- propose Rapunzel.

-“Davvero? La trovo un’idea magnifica…certo che ci va di trascorrere del tempo con voi. Insomma ho una cugina di cui a stento mi ricordavo e non vedo l’ora di conoscerla meglio.”- Anna era su di giri, già impaziente che il Sole sorgesse di nuovo sul giorno successivo.

-“Potremmo fare un pic-nic nella riserva di caccia reale, e poi prendere i cavalli e passeggiare per la campagna.”-

-“Si, non vedo l’ora che arrivi domani.”-

-“Allora a domattina. Manderò qualcuno a chiamarvi e poi avremo un’intera giornata da passare assieme.”- promise Rapunzel, prendendo sottobraccio Eugene –“ Noi ora andiamo, buonanotte.”- augurò la principessa , con uno strano tono di voce e la faccia in fiamme.

Anna la osservò e poi intuendo il significato nascosto sotto quelle parole e il comportamento della cugina si affrettò a dire: “Oh, si. Buonanotte anche a voi. Anche noi ora dovremmo andare…a dormire.”- si voltò verso Kristoff che evitava accuratamente il suo sguardo –“ A dormire sul serio, non a fare bambini.”- precisò.

-“Oh santo cielo, Anna!”- il povero ragazzo dovette trascinarla via a forza, prima che potesse aggiungere qualcos’altro a quel discorso delirante –“Buonanotte.”- augurò alla coppia, prima di sparire dietro l’angolo con la principessa tra le sue braccia.

-“Ora capisco da quale lato della famiglia viene la tua imbranataggine.”- commentò Eugene, mentre tornavano nelle loro stanze, conquistandosi lo sguardo indispettito della moglie e una gomitata nelle costole.

-“Mi sembra che qualcuno voglia dormire nella stanza degli ospiti stanotte, mi sbaglio?”- proruppe con tono serio Rapunzel.

-“Stai scherzando, vero?- Eugene trattenne il respiro.

La principessa non rispose subito e lo tenne sulle spine per alcuni secondi, guardandolo seria.

-“Ovviamente.”- lo rassicurò sorridente.

 

 

 

 

 

AngoloAutrice: *toc-toc* c’è nessuno? Sono io, Farah, vi ricordate di me? Si, sono proprio io…quella che non aggiorna da più di un mese. Pensavate che fossi morta vero? E penso che dopo la lettura di questo capitolo me lo state augurando XD Beh chiedo infinitamente venia per la lunga attesa, ma il blocco dello scrittore ogni tanto prende anche me, e poi sono stata sommersa dagli impegni e quando avevo un po’ di tempo da dedicare alla scrittura non avevo l’ispirazione, e viceversa. Ma oggi pomeriggio ho cominciato a ticchettare sulla tastiera e ho appena finito di scrivere questa schifezza, che spero vi terrà buoni almeno fino al prossimo aggiornamento. Comunque non so che dirvi se non grazie, a tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo, a quelli che hanno recensito e anche a quelli che hanno aggiunto la storia in una delle tre categorie preferite/seguite/ricordate. Però mio malgrado ho notato un drastico calo nel numero dei miei lettori/recensitori e vorrei saperne il motivo, perché mi dispiace molto che per ogni nuovo lettore ne perda uno vecchio. So di non essere il meglio che c’è sulla piazza, che ci sono molti che scrivono mille volte meglio di me, ma mi sento un po’ abbandonata e scoraggiata. Nonostante tutto grazie a quelli che continuano a seguire ogni capitolo e spero di risentire quelli che ho perso per la strada ;) *si inginocchia e alza le braccia al cielo in segno di preghiera* Vi prego, vi scongiuro, a fine lettura lasciate un vostro commento…farete felice un’anima in pena!XDXDXD *si ricompone* cioè voglio dire: questa è la ff più lunga che abbia mai scritto, è quella con più persone che seguono e preferiscono (quindi ho una grande responsabilità), il primo capitolo ha quasi raggiunto le 900 visualizzazioni e ho ricevuto più recensioni di quante ne avessi mai potute immaginare…quindi un vostro parere, anche critico o negativo, ma pur sempre costruttivo, sarebbe graditissimo. I SWEAR!

Ok dopo questo delirio, vorrei ringraziare in particolare le mie ultime lettrici, che con le loro belle parole mi hanno invogliata a scrivere ancora, quando la voglia era praticamente finita: Potteriano96, Martinastory11 e Amberly_1. Grazie mille ragazze!

Al prossimo capitolo, BACI *.*

 

 

   
 
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