Non
ricordava quanto tempo fosse passato dall’ultima volta
che si era svegliato cullato da una piacevole sensazione di calore, tra
la
morbidezza di cuscini di piume d’oca e lenzuola profumate. Di
solito al
mattino, era il rumore delle sue ossa, anchilosate dal freddo della
notte in
montagna, a farlo rinvenire.
Il
tepore che gli si irradiava dal petto e che pian piano si
stava estendendo fino alla punta dei piedi, sembrava quasi avere un
corpo
proprio, come se una calda coperta lo avvolgesse e conciliasse il suo
torpore.
Anzi, oltre che un corpo, quel calore sembrava avere un certo
peso…ma le
coperte non si muovono e non fanno deliziosi versetti.
Aprì
piano gli occhi sbattendo più volte le palpebre, per
abituarsi alla luce abbagliante del Sole, che già splendeva
alto in cielo, e si
concentrò sulla stanza che lo circondava: di sicuro non era
la baita in
montagna e nemmeno una delle stanze del castello, dove Anna lo
costringeva a
rimanere qualche volta. I ricami d’oro della carta da parati
damascata,
rilucevano alla luce che entrava da una finestra, che nella posizione
in cui
era non riusciva a vedere; un delizioso profumo di primule aleggiava
nell’aria,
ed era sicuro che provenisse da quel vaso di fiori gialli, poggiato
sulla
mensola del camino spento; due grossi bauli, traboccanti di stoffe
troppo
colorate e costose per i suoi gusti, erano poggiati in un angolo della
stanza,
mentre altri abiti giacevano abbandonati sul pavimento, ricoperto da
tappeti
d’importazione con
ricche trame d’oro e
porpora: delle calze, una gonna verde, quello che sembrava un corsetto,
un
gilet sgualcito, un paio di piccole scarpette rosse, la sua giacca, il
famoso
fazzoletto di seta, i suoi stivali, il vestito rosso di
Anna…la sua camicia:
aspetta, che? Quando se l’era tolta? E i calzoni?
Perché giacevano disfatti,
come se li avesse lanciati alla cieca? La mente cercava febbrilmente
una
risposta a tutto quello, e mentre macinava pensieri su pensieri, per
poco non
svenne quando colse con la coda dell’occhio il riflesso nello
specchio difronte:
due figure immobili, o quasi, riposavano distese nell’enorme
letto, coperte da
leggere lenzuola bianche; una era lui di sicuro, riusciva a vedere i
suoi occhi
spalancati, unica macchia di colore sul suo viso impallidito di botto,
e i suoi
capelli indomabili che gli ricadevano scomposti sulla fronte. E chi era
l’altra
figura, quella che stringeva come il più prezioso dei tesori?
No.
Non poteva essere! Come era potuto accadere? Non aveva
la mente totalmente lucida, ma ricordava tutto quello che era successo
la notte
precedente: i balli, le risate, la tensione, tutti i suoi stupidi
ripensamenti,
qualche bacio, la sua dichiarazione inascoltata e la scarpinata su per
la
collina di Corona, una richiesta…anzi più una
supplica, sussurrata tra uno
sbadiglio e l’altro, che ancora gli rimbombava nelle
orecchie. Resta. Un’unica
parola che gli martellava in testa, quell’unica parola che
avrebbe potuto
spiegare tutta quella situazione.
Abbassò
lo sguardo sulla figura dormiente tra le sue braccia
e un verso sconvolto gli risalì dalla gola, fermandosi sulle
labbra serrate per
la sorpresa: Anna riposava beatamente con la testa poggiata sul suo
petto,
stretta a lui in un abbraccio che aveva poco o niente d’
innocente, con le
guance lievemente arrossate ma un’espressione rilassata sul
volto, le spalle
nude, coperte solo in parte dai capelli sciolti, mosse dai suoi lievi
respiri e
il resto nascosto solo da un leggero e quasi trasparente lenzuolo,
attorcigliato attorno alle loro gambe.
Lasciò
per un momento che lo sguardo vagasse sulla figura
addormentata della principessa e poi lo distolse da quella vista,
poggiandosi
una mano sugli occhi chiusi: “È solo un brutto
sogno, falso e di cattivo
gusto…ti prego fa che sia solo un sogno. ”- si
disse fra sé, mentre riapriva
piano gli occhi sperando di ritrovarsi nella sua stanza, nel suo letto,
da
solo. “Perché mi caccio sempre in certe
situazioni!?”- si lamentò ancora una
volta.
-“Stanotte
non sembrava ti dispiacesse molto questa
situazione.”- sentenziò una voce assonnata ma
abbastanza chiara da essere
capita. Sobbalzò, mentre Anna al suo fianco si stirava come
un gatto e
sbadigliava graziosamente.
-“Buongiorno.”-
disse la principessa, con un versetto di
apprezzamento, sorridendogli in modo accattivante.
-“B-buong-giorno?!”-
rispose sconvolto lui, mentre le dita
della principessa correvano sul suo petto e lei si stava avvicinando
pericolosamente al suo viso sconvolto. Quando le labbra di Anna si
posarono
sulle sue, non riuscì a ricambiare il bacio, troppo preso da
quella situazione
imbarazzante. Questo non piacque alla ragazza che si scostò
da lui,
rivolgendogli uno sguardo confuso: “Qualcosa non
va?”
La
osservò per un secondo: “Mi chiedi cosa
c’è che non
va?!”- le disse con una risatina isterica- “Questo,
non va!”- disse indicando
loro due. La principessa continuava a guardarlo in modo strano.
-“Non
vorrei sembrare scortese o rude o come vuoi dire… ma
come ci siamo finiti in questa situazione? Io davvero non ricordo. E ad
essere
sincero non era proprio nei miei piani. Non che il pensiero non mi
abbia mai
sfiorato, ma…non ti sembra un po’ sconveniente,
prematuro?”- disse con la
spontaneità di un bambino.
Non
appena metabolizzò quello che il ragazzo aveva detto, il
volto delicato di Anna si trasformò in una maschera rossa di
rabbia ed imbarazzo:
“Aspetta che? Non solo mi stai dicendo che non ricordi nulla
di questa notte,
ma che secondo te sarebbe stato solo uno stupido errore nei tuoi, non
tanto
chiari, piani?”
-“Beh,
io dico solo che…”- tentò di ribattere
lui, ma venne
zittito da una cuscinata ben assestata in faccia.
-“Sta
zitto!”- disse sull’orlo di una crisi isterica
–“Kristoff Bjorgman hai chiuso…goditi i
tuoi ultimi giorni di vita, perché al
nostro ritorno ad Arendelle, mia sorella Elsa sarà
più che felice di
trasformarti in un ghiacciolo!”- gli urlò dietro,
mentre cercava qualcosa da
lanciargli.
-“Ma,
ma io…adesso calmati, così ne parliamo, che ne
dici?”-
cercò di placarla, ma venne raggiunto da una delle sue
scarpette rosse, dritto
su una tempia e cadde bocconi sul pavimento, non prima di aver sbattuto
la
fronte sullo spigolo del comodino. Poi non sentì
più nulla e la vista gli si
oscurò.
Si
alzò a sedere, con un gran mal di testa, massaggiandosi
la parte dolente: era seduto sul pavimento, al fianco del letto, con
una gamba
ancora aggrovigliata nelle lenzuola bianche. Nella stanza regnava un
innaturale
silenzio dopo le urla isteriche di Anna e di lei non c’era la
minima traccia.
Fece leva sul bordo del letto per rialzarsi e quasi cadde
all’indietro quando
scorse la principessa, ancora tra le braccia di morfeo, al centro del
letto,
avviluppata tra le coperte leggere, ma con ancora indosso
l’ingombrante vestito
rosso. Abbassò lo sguardo su di sé e
scoprì di avere ancora la camicia e i
calzoni al posto giusto, e non poté fare a meno di sospirare
di sollievo:
“Grazie a dio. Era solo un sogno!”- si
lasciò sfuggire al colmo della gioia,
mentre si tirava su.
Se
quella notte il pensiero di rimanere nella stessa stanza
di Anna lo aveva scombussolato, quel sogno lo aveva ulteriormente
terrorizzato:
e se qualcuno lo avesse trovato li? Come avrebbe giustificato la sua
presenza?
‘Ho riaccompagnato la principessa nelle sue stanze e lei mi
ha supplicato di
rimanere’ scusa vera ma poco credibile. Doveva uscire di li.
Però
quel sogno, in fondo, era stato piacevole: scosse la
testa, come a voler scacciare via quel pensiero.
Si
passò una mano sul volto stravolto e per quanto poteva
permettergli la sua stazza, raccolse silenziosamente le sue cose dal
pavimento:
solo la giacca, il gilet e gli stivali, fortunatamente. Si diresse con
passo
felpato verso la porta. Ma, come la sera precedente, non appena
posò la mano
sulla maniglia, qualcosa lo trattenne.
-“Ehi,
buongiorno…perché stai sgattaiolando via come un
ladro?”- con la testa mollemente poggiata su una mano, Anna
lo fissava con gli
occhi socchiusi, seduta al centro del letto.
-“Ciao.
Beh, io veramente stavo tornando nella mia camera e
non volevo svegliarti.”- le rispose evitando accuratamente di
incrociare il suo
sguardo, temendo che lei potesse scorgere nei suoi occhi le ultime
immagini di
quel sogno che ancora occupava gran parte dei suoi pensieri.
-“Mi
dispiace informarti che hai fallito miseramente. Io ho
il sonno pesante, ma tu sei più rumoroso di un branco di
troll esaltati!”-
ridacchiò sbadigliando.
-“Ehi,
non è vero. Ho cercato di essere il più
silenzioso
possibile. Evidentemente hai il sonno più leggero di quanto
tu creda.”- le
diede le spalle, deciso ad interrompere quella diatriba sul nascere e
ad uscire
dalla stanza.
-“Kristoff?”-
-“Mmh?”-
-“Qualcosa
non va?”-
Oddio
quella domanda: la stessa del sogno. Si voltò
lentamente verso di lei, che lo fissava ben sveglia, con uno sguardo
preoccupato.
Un
verso gli sfuggì dalle labbra: “Mmm, non direi,
perché?”-
le chiese con un tono di voce strano, stringendo a sé gli
abiti che aveva tra
le mani ed indietreggiando impercettibilmente verso la porta.
-“S-stai
bene? Non hai una bella cera…”- Anna
saltò
all’improvviso giù dal letto, inciampando tra le
coperte e l’orlo del suo
abito, cadendo rovinosamente di faccia- “Ahi!”- si
lamentò alzandosi sulle
ginocchia.
-“Oh
mio dio, Anna!”- Kristoff lasciò cadere le cose
che
reggeva e le andò incontro, inginocchiandosi alla sua
altezza- “Tutto bene?”
-“Ohi-ohi”-
Anna si massaggiava il naso, mentre piccole
lacrime le si stavano affacciando agli angoli degli occhi chiusi.
-“Lasciami
vedere.”- le scostò gentilmente le mani dal naso
e tenendole il mento tra l’indice e il pollice, le fece
voltare la faccia da un
lato e dall’altro, analizzando il rossore che stava pian
piano affiorando sul
viso della ragazza- “Non sembra rotto, ma servirebbe un
po’ di ghiaccio…”
-“Ma
tu metteresti del ghiaccio dappertutto, eh? E poi da
quando saresti esperto in nasi rotti?”- gli chiese con tono
dolorante.
-“Beh,
sappi che un branco di tagliatori di ghiaccio
assetati è pericoloso e io non sono immune alle scazzottate
giù alla taverna di
Bjorn. Se metti insieme queste due cose, capirai che forse ne so un
po’ più di
te in fatto di nasi rotti.”- ridacchiò lui,
mollando la presa sul suo visino,
un po’ troppo vicino al suo e scostandosi di qualche
centimetro –“Vedrai che
fra un po’ passa.”-
Anna
gli si avvicinò piano, riempiendo il silenzio con il
fruscio del suo abito, posandogli una mano sulla fronte:
“Scotti! Non avrai per
caso la febbre? E poi perché sei così rosso,
terribilmente rosso.”- chiese
innocentemente, facendolo arrossire ancora di più.
-“N-no,
non ho nulla. Sto benissimo. Ora dovrei proprio
andare, se permetti…”- si alzò e
recuperando le sue cose frettolosamente, uscì
dalla stanza lasciando la porta semiaperta.
Anna
fissò per un momento il punto in cui era sparito e poi
aiutandosi con le mani, si alzò e trascinandosi dietro
quell’enorme vestito, si
fece strada verso la stanza del ragazzo, che aveva già
chiuso la sua porta a
doppia mandata.
La
principessa bussò: “ Kristoff! Ma che cosa ti
prende? Si
può sapere qual è il problema? Perché
sei così sfuggente stamattina?”-
Il
ragazzo aprì piano la porta, lasciando aperto solo uno
spiraglio: “Non sono sfuggente, e poi non
c’è nessun problema!”- ‘oh si
invece
che c’è un problema’ avrebbe voluto
dirle ‘il problema è che ti ho appena
sognata senza quel vestito e non credo che riuscirò
più a guardarti, senza
pensarci!’.
-“Allora
cosa c’è che non va?
Sembri…imbarazzato.” - lo
fissò intensamente per un secondo e poi, come se le fosse
balzata un’idea in
testa, si portò le mani a coprire la bocca -“Ti
prego, dimmi che non ho detto
nulla di sconveniente…sai io tendo a straparlare quando sono
brilla e non è
colpa mia, ma le parole sfuggono alle mie labbra come se nulla fosse,
senza
pensarci. Se ho accennato a qualcosa, tipo te senza vestiti, sono
terribilmente
mortificata, non volevo. Sai come si dice: ‘in vino
veritas’. Erano solo parole
dettate dal vino! E quindi…”- Anna ciarlava a
ruota libera, guardando lo
stipite della porta, la punta dei suoi piedi nudi, le sue mani che
nervose si
stringevano l’una all’altra, ma mai diritto negli
occhi di Kristoff.
-“Anna,
stai blaterando.”- la avvisò il ragazzo, ridendo
dell’espressione colpevole sulla sua faccia rossa, un
po’ per l’imbarazzo e un
po’per la botta al naso. Ma un campanello d’allarme
gli suonò all’orecchio,
quando le parole ‘te’ e ‘senza
vestiti’ sfuggirono dalla bocca di Anna,
lasciandolo per un momento basito e piacevolmente sorpreso:
“Aspetta, che? Tu
hai delle fantasie su me senza vestiti?”- le chiese con un
sopracciglio alzato,
risollevato da quella rivelazione.
Anna
gli rivolse uno sguardo strano, e se possibile arrossì
ancora di più: “Stanotte non ho detto nulla di
tutto questo, vero?”- s’informò
umiliata.
-“Ehm,
no. Per la verità non hai detto molto, hai solo
balbettato qualcosa di incomprensibile prima di cadere in un sonno
profondo.”-
incrociò le braccia al petto, cominciando a ridacchiare
sommessamente.
-“È
davvero umiliante tutto questo.”- commentò
demoralizzata
abbassando il capo.
Kristoff
non disse nulla, cominciando a sentirsi un po’ in
colpa: “Ehi, furia scatenata, non fa niente. Capita anche a
me a volte.”- aveva
parlato senza pensare, voleva solo consolarla.
-“Cosa?
Di fare fantasie su me senza vestiti?”- Anna si
riprese nel giro di un secondo, scoccandogli un’occhiata
indagatrice.
-“Si…”-
rispose di getto –“Ma no, che vai dicendo.
Intendevo: capita anche a me a volte di parlare senza
riflettere.”- si corresse
subito, tirando un sospiro di sollievo quando si accorse che Anna non
aveva
fatto caso al suo repentino cambio di risposta.
La
ragazza scrollò le spalle, rassicurata dalle sue parole e
poi come se nulla fosse, si stampò un sorriso in faccia e
tornò ad essere la
solita principessa chiassosa e provocante: “Allora, che ti va
di fare oggi?”
-“Non
saprei, a te che va di fare?”- Kistoff si aggrappava
alla porta come ad un àncora di salvezza, mentre la vedeva
avvicinarsi sempre
di più.
La
ragazza lo spinse con poca grazie da parte e si intrufolò
per la seconda volta in un giorno, nella sua stanza. Si
accomodò sul letto,
dopo aver fatto spazio tra gli abiti sparsi sul materasso.
-“Capisco
che tu sia una principessa e che quindi tu non
abbia bisogno di domandare mai nulla, ma di solito non si chiede il
permesso
prima di entrare in camera di qualcuno?”- le chiese stizzito,
rimanendo
sull’uscio della porta.
-“
Ehi, tu hai dormito nella mia stanza, nel mio letto! Non
mi sembra che tu mi abbai chiesto il permesso.”-
scherzò Anna.
Kristoff
avvampò, colto alla sprovvista: “Beh, me
l’hai
chiesto tu di restare.”
-“
Ah si?! Io non me lo ricordo, forse anche tu eri poco
lucido e hai scambiato un ‘buonanotte’ con un
‘resta’. E così approfittando del
mio stato di incoscienza ti sei intrufolato nel mio
letto…mia sorella potrebbe
ammazzarti per questo.”- gli lanciò
un’occhiata divertita, ma allo stesso tempo
seria.
Kristoff
la osservò terrorizzato, sbiancando e ingoiando a
vuoto.
Anna
scoppiò in una fragorosa risata:“ Sto scherzando,
ovviamente. Oh mio dio dovresti vedere la tua faccia. So di essere
stata io a
chiederti di restare. Comunque, sorvolando sulla questione chi ha
dormito nel letto
di chi eccetera, avrei pensato ad una passeggiata in giro per Corona,
cosa ne
pensi?”
Il
ragazzo non rispose subito: “Ti odio quando fai
così!”-
le disse chiudendo la porta.
-“Non
è vero. Tu ti sei irrimediabilmente innamorato di me,
ricordi? E mi ami con tutti i miei pregi e difetti, mi
sbaglio?”- gli sorrise
languidamente, sbattendo le ciglia, ripetendo le parole che le aveva
confessato
lui la sera precedente.
-“Cosa?”-
le chiese sorpreso –“ Ma tu stavi dormendo
beatamente, come hai fatto a…a meno che
tu…”- le parole gli morirono in gola.
-“Ah-ah,
stavo sonnecchiando che è ben diverso, ho sentito
tutto.”- confessò battendosi un dito
sull’orecchio -“Vuoi rimangiarti quello
che hai detto?”- chiese tutto ad un tratto preoccupata.
-“No,
ovviamente.”- Anna sospirò rassicurata.
Rimasero
in silenzio per almeno un minuto, prima che
Kristoff riprendesse la parola: “Per me va bene.”
-“Che
cosa?”-
-“La
passeggiata in giro per Corona, la trovo un’ottima
idea.”- rispose con entusiasmo.
-“Bene,
allora torno di là, così potrai
cambiarti.”- gli
sorrise mentre si avviava verso la porta. Ma di nuovo
inciampò goffamente
nell’orlo dell’abito. Però prima che
potesse sbattere di nuovo con la faccia
sul pavimento, due braccia forti la sostennero; Kristoff
l’aiutò a rimettersi
in piedi, ma non mollò la presa sulla sua vita e sulla sua
schiena. Anna si
mantenne al suo avambraccio e incrociò il suo sguardo
divertito.
-“Forse
sarebbe ora di toglierlo questo vestito.”- le disse
senza riflettere.
-“È
un ordine o un suggerimento, signor mastro consegnatore?”-
gli chiese facendo scorrere le dita sull’avambraccio, su per
la spalla sinistra
ed il collo, poggiandogli infine il palmo della mano sulla guancia,
mentre lo
fissava intensamente con una strana luce negli occhi.
Kristoff
si era perso nel suo sguardo limpido e seducente,
sciogliendosi sotto il suo tocco inebriante e aveva perso
l’uso della parola;
ma quella domanda sussurrata a un centimetro dalle sue labbra, lo
riscosse dal
torpore in cui lo aveva precipitato la presenza ammaliante della
principessa:
“Cosa?”- disse sbattendo le palpebre velocemente,
per recuperare un briciolo di
lucidità –“Io
non…cioè non era implicato nulla
di…non volevo, insomma dicevo
solo che forse potevi toglierlo per evitare di schiantarti al suolo ad
ogni passo.
Ecco tutto.”- la allontanò di poco, sperando di
non sembrare scortese.
Anna
gli sorrise di rimando, non badando al suo repentino
cambio d’umore, e allacciandogli le braccia al collo gli
scoccò un sonoro bacio
sulle labbra: “Io vado, prima che ti prenda un
colpo.”- si avviò alla porta
lasciandolo inebetito -“Sbrigati, non voglio perdere
tempo...a quanto ne so c’è
molto da vedere qui a Corona.”- la principessa
uscì, chiudendosi la porta alle
spalle.
Kristoff
rimase a fissare gli
intarsi della porta chiusa. ‘Ti tiene in scacco!’
gli sussurrò una vocina nella
sua testa: non aveva idea di cosa volesse dire, ma sapeva che era
così.
Il
campanile della vecchia basilica, che sovrastava con la
sua torre campanaria tutte le altre costruzioni del regno, aveva da
poco
battuto le cinque del pomeriggio, quando il Sole cominciò il
suo lento declino
verso il tramonto, colorando il cielo di rosa e arancione: le molte e
variopinte botteghe del borgo cominciavano a chiudere, mentre
nell’aria si
spandeva l’odore di legna bruciata e di qualcosa di
deliziosamente appetibile.
Anna
continuava a trascinare il povero Kristoff tra le
viuzze di Corona, nonostante fossero usciti dal palazzo a
metà mattinata; ma il
ragazzo non si lamentava, anzi, dopo aver rilegato il sogno di quella
mattina
in un angolo buio e polveroso della sua mente, assecondava ogni
decisione della
principessa lasciandosi condurre come una marionetta prima in quella
direzione
e dopo nell’altra, sorridendole dolcemente e cercando di
tenerla premurosamente
fuori dai guai. Infatti la principessa, troppo esaltata da tutte le
nuove
scoperte fatte quel giorno, aveva rischiato più volte
durante la giornata di
essere messa sotto da un carro, di cadere nella fontana della piazza
grande e
di ruzzolare giù per la collina di Corona con le mele del
banco dell’ortolano,
che aveva accidentalmente fatto cadere. Il povero ragazzo
l’aveva tenuta
d’occhio, l’aveva aiutata a rialzarsi e le aveva
sussurrato parole di
incoraggiamento, mentre lei borbottava qualcosa circa la sua
sbadataggine e la
sua inadeguatezza a essere principessa; Kristoff aveva messo da parte
per un
po’ il suo ruolo di fidanzato/mastro consegnatore, per
calarsi nei panni di un
genitore apprensivo pronto a rimproverare e consolare il proprio
bambino…ed era
proprio così che gli appariva Anna in quel momento: non come
una principessa
bizzarra e svampita, ma come una bambina bisognosa di affetto e
attenzioni,
cose che lui non le avrebbe di certo fatto mancare. Mentre camminavano
in
silenzio l’uno al fianco dell’altra, mano nella
mano, lungo la strada delle
taverne, Kristoff realizzò ad un tratto quanto gli piacesse
prendersi cura di
lei: era una sensazione strana e poco familiare, che gli riscaldava il
cuore e
lo faceva sentire debole e forte allo stesso tempo. Non aveva mai
provato nulla
del genere, nemmeno per Sven, e questo la diceva lunga sulle sue scarse
conoscenze delle emozioni umane. Anna lo aveva reso nel giro di qualche
mese
una persona nuova, diversa, anche se lei continuava a ripetergli che
quel lato
dolce e sensibile che si ritrovava ce l’aveva sempre avuto,
nascosto sotto strati
e strati di fredda indifferenza verso il genere umano e
incapacità di
relazionarsi con il resto del mondo. Quando lei gli diceva
così, lui rideva
sommessamente e negava tutto, ma sapeva che in fondo la principessa
aveva
ragione: su quel maledetto fiordo ghiacciato, non si era sciolto solo
il cuore
di Anna, ma anche il suo.
-“A
cosa stai pensando?”- Anna lo riscosse dal suo
interminabile flusso di pensieri, stringendogli la mano e fermandosi
nel bel
mezzo della strada –“Saranno almeno dieci minuti
che non dici una parola.”-
constatò.
-“A
niente in particolare.”- mentì
–“ Anna dimentichi a chi
stai rivolgendo la parola? A me. Non sono famoso per le mie doti
discorsive! Di
solito sei tu quella che parla, io sono bravo ad ascoltare.”-
puntualizzò
riprendendo a camminare.
-“Mi
stai dando della logorroica?”- ribatté indignata.
-“Logo-che?
Non so nemmeno che significa, come potrei
accusarti di esserlo?”- sbuffò.
-“Significa:
una che parla troppo, che stordisce il prossimo
di chiacchiere…mi ci rivedi in questa descrizione
manualistica?”-
-“Beh
se a questa definizione aggiungi anche disordinata,
strana, indisponente, a tratti imbarazzante, maldestra, incurante della
propria
sicurezza, ma anche carina e con uno spiccato senso del coraggio, direi
che sei
proprio tu.”-
-“Che
cosa? Io non sono disordinata, forse un tantino ma
nemmeno tanto, ed inoltre a chi hai dato
dell’indisponente?”- disse stizzita,
lasciando la presa sulla sua mano e incrociando le braccia al petto.
-“Ti
ho appena detto che sei carina e coraggiosa e le uniche
due cose che hai sentito sono state ‘disordinata’
ed ‘indisponente’?”- le
domandò retoricamente, scrollando le spalle demoralizzato.
-“Beh
grazie! Ma non puoi cavartela così dopo quello che hai
appena detto…e poi guarda da che pulpito viene la predica.
Non mi sembra che tu
sia tutto questo insieme di virtù cavalleresche.”-
gli puntò contro un dito –“
Mio caro signor Bjorgman prima di incontrare la qui presente
principessa, lei
era un rude montanaro con la fissazione maniacale per il ghiaccio, che
per poco
non si è messo ad idolatrare il palazzo di mia sorella; come
se non bastasse si
ostina a dar voce ai pensieri della sua renna, e lasci che glielo
ripeta, è una
cosa spaventosamente inquietante; inoltre ha una scarsa attenzione alla
sua
igiene personale, è inetto nei rapporti sociali, definirla
laconico sarebbe un
complimento e a proposito, ho appena scoperto che russa…
potrei continuare così
fino a domattina e…”- e poi ad un tratto, la corsa
infinita della sua bocca
venne bruscamente interrotta dalle labbra di Kristoff: il ragazzo
l’attirò a sé
con poca grazia, con l’urgenza di zittirla, cogliendola di
sorpresa, tanto che
lei non rispose subito a quel contatto inaspettato; ma nel giro di due
secondi,
tutta la tensione accumulata durante quella filippica, si sciolse come
neve al
Sole, lasciando al suo posto una piacevole sensazione di calore che le
si
irradiava dal basso ventre e che pian piano stava raggiungendo il suo
volto,
lasciando le sue gote in fiamme. Se all’inizio era stato
Kristoff a dirigere la
danza delle loro labbra, dopo poco fu Anna a prendere le redini della
situazione: allacciò le braccia al collo del ragazzo,
schiacciandosi contro il
suo petto e in punta di piedi cercò di colmare la differenza
tra le loro
altezze, per avere più facile accesso alla sua bocca e
cercare di placare
quella strana ed insolita fame che la stava divorando. Kristoff la
strinse di
più a sé, ricambiando con lo stesso trasporto
della ragazza e chiedendosi se
non fosse sconveniente un tale comportamento in pubblico; ma il verso
di
piacere che sfuggì alla gola di Anna, gli fece dimenticare
Corona, le persone
che passavano loro accanto e tutto il mondo attorno, lasciandolo
sospeso per un
momento infinito in una bolla di felicità con Anna.
Quando
alla fine si staccarono per riprendere fiato, ancora
stretti l’uno all’altra, nessuna parola interruppe
quel singolare momento di
silenzio: solo il rumore del loro respiro affannato risuonava nella
poca
distanza tra le loro labbra.
-“Conosco
già i miei difetti, non c’è bisogno che
tu me li
ricordi, furia scatenata. E poi non è possibile che debba
sempre metterti a
tacere in questo modo.”- le sussurrò con voce
accattivante , incatenando il suo
sguardo a quello di Anna.
-“Beh
se questo è il tuo modo per zittirmi, mi dispiace
informarti che d’ora in poi dovrai sopportare il doppio delle
chiacchiere che
escono normalmente dalla mia bocca.”- gli sorrise
languidamente, senza mollare
la presa su di lui. Un brivido la fece tremare improvvisamente,
spezzando la
magia del momento.
-“Hai
freddo? Forse dovremmo ritornare a palazzo, prima che
l’aria fredda della sera scenda sulla
città.”- le disse squadrando il suo
vestito giallo, che le lasciava scoperte le braccia dal gomito in
giù, inadatto
alla temperatura in calo del crepuscolo.
-“Si,
credo sia ora di tornare
indietro.”- gli sorrise, sciogliendo goffamente il loro
abbraccio.
-“Che
poi mi chiedo: perché continuavano a proporci di
comprare la ‘padella della principessa’? Non sapevo
che mia cugina fosse una
cuoca, o che avesse queste tanto acclamate doti culinarie!”-
avevano appena
attraversato il portale d’ingresso del palazzo e Anna si era
già lanciata da un
po’ nel riepilogo della giornata appena trascorsa.
-“In
effetti dovresti chiederglielo; non credo sia una cosa
così scontata. E tu mi spieghi perché hai dovuto
per forza immischiarti in
quella lite tra bambini? Insomma che te ne importava? Ne sei anche
uscita
perdente con una gamba dolorante, dopo che quel bambino ti ha assestato
un
calcio.”-
-“Stai
scherzando, vero? Quei piccoli mostriciattoli non
volevano lasciar giocare quella povera bambina solo perché
era femmina…ma dico
io, si può essere così stupidi?! E poi il mio
istinto materno ha praticamente
preso il sopravvento, insomma li hai visti quegli occhioni pieni di
lacrime?
Non avrei voluto far altro che stringerla fino a farle spuntare di
nuovo il
sorriso su quel visino paffuto.”- disse stringendosi le
braccia al petto,
fingendo di abbracciare qualcuno.
-“Istinto
materno? E da quand’è che ne avresti uno? Non sei
brava nemmeno a prenderti cura di te stessa, figuriamoci di un
bambino!”- la
punzecchiò.
Anna
non cascò nella trappola delle sue solite provocazioni
e rilanciò con una frecciatina ben assestata:
“È per questo che sto facendo
pratica, così quando avremo dei bambini sarò una
madre perfetta.”- sentenziò
alzando il mento –“Dovresti cominciare anche tu,
non vorrei che i nostri figli
un giorno avessero da ridire sulle doti genitoriali del loro
padre.”-
-“Bambini?
Non ti sembra di correre troppo? Non siamo
fidanzati da nemmeno un giorno e già parli di figli e
genitori e di tutto
quello che ne consegue. Secondo me tutta la cioccolata che hai ingerito
oggi ti
ha esaltata troppo.”-
-“Certo,
bambini. Perché tu non vorresti averne? Immagina un
piccolo Kristoff e una piccola me che corrono per i corridoi del
castello, che
riempiono il silenzio opprimente di quelle immense stanze con le loro
risate
cristalline e le loro vocine squillanti.”- Anna
sospirò sognante, persa nei
suoi pensieri sul futuro –“E poi non dire
stupidaggini, potrei mangiare
cioccolata da ora fino al giorno della mia morte senza
risentirne.”- s’impuntò
tutto ad un tratto.
Kristoff
la guardò in modo strano,
continuando a salire le scale, riflettendo sulle sue parole: non era
pronto per
un matrimonio, figurarsi per avere dei figli. Su questo punto sarebbe
stato
irremovibile, era troppo presto anche per parlarne.
-“Mm-mm,
immagino. E tu pensa ad
una notte calma, in cui stai beatamente dormendo nel tuo letto, cullata
dal
calore delle coperte e all’improvviso un insieme di pianti e
vagiti squarciano
il silenzio; devi svegliarti per vedere cosa succede e devi acquietare
il
bambino, prima che svegli tutto il castello e se non riuscissi a farlo?
Come la
metteresti in quel caso? Sei ancora sicura di volere dei bambini? Io
per il
momento ho le mie riserve.”- ribatté sogghignando.
-“Vedremo…sono
sicura che ti
scioglierai quando ti metteranno tra le braccia nostro figlio. Credimi,
ti farò
piangere: è una promessa! Anzi, scommettiamo.”-
gli porse la mano, aspettando
che lui la stringesse.
Kristoff
fece vagare lo sguardo
dalla faccia di Anna alla sua mano tesa, per alcuni secondi, prima di
stringerla e sancire la loro scommessa: “Non vedrai mai
lacrime cadere da
questi occhi.”- affermò convinto, indicandosi la
faccia.
Si
squadrarono per alcuni secondi
rimanendo in silenzio. Ma la loro muta battaglia di sguardi e
frecciatine,
venne interrotta da una voce squillante alle loro spalle:
“Anna! Kristoff!”
I
due si voltarono all’unisono,
rivolgendo lo sguardo alle due figure dietro di loro: Eugene e Rapunzel.
-“Rapunzel!
Che bello vedervi, ma
dove siete stati tutto il giorno? Io e Kristoff siamo appena tornati
dalla
nostra giornata per le strade di Corona e stamattina avevo pensato che
avreste
potuto farci da ciceroni, ma quando ho chiesto ad una delle donne di
servizio
se vi aveva visti mi ha risposto di no, e poi è scappata via
ridendo, come se
avessi detto qualcosa di buffo, ma non ne ho capito il motivo e poi
beh, ho
rinunciato.”- Anna
era andata incontro
alla coppia lasciando indietro Kristoff.
La
principessa di Corona strinse
in un abbraccio la principessa di Arendelle, mentre questa continuava a
palare
a ruota libera e poi scambiò uno sguardo d’intesa
con il marito, arrossendo
appena: “Noi, veramente, siamo stati impegnati.”-
disse timidamente.
-“Prima
notte di nozze, ti dice
niente?”- Eugene strinse per la vita la moglie, strizzando
l’occhio ad Anna,
che a quella domanda avvampò.
-“Oh
io…perdonate la mia
curiosità, non volevo impicciarmi, era solo che beh, non vi
ho visto in giro e
volevo congratularmi con voi per le nozze e dirvi che ci siamo
divertiti un
mondo Kristoff e io…e quindi…”-Anna si
interruppe un istante facendo scorrere
lo sguardo dalla faccia imbarazzata di Rapunzel a quella compiaciuta di
Eugene,
e poi prendendo un respiro profondo chiese: “Eravate a fare
bambini, ho capito
bene?”-
-“Anna!
Ma che domande sono?”-
Kristoff alle sue spalle la rimproverò.
Eugene
scoppiò in una fragorosa
risata: “Frena principessa, chi ha mai parlato di bambini?
Noi abbiamo…”-
In
un secondo Kristoff tappò le
orecchie di Anna cercando di preservare le sue innocenti fantasie
romantiche e
Rapunzel sigillò la bocca del marito, prima che dicesse
qualcosa di altamente
sconveniente: “Ma come ti salta in mente anche solo di
pensare di poter dire
certe cose?”- lo riprese la principessa dai corti capelli
scuri, con un tono di
rimprovero.
-“Calmati
biondina, volevo solo
prenderla un po’ in giro…insomma è
davvero a digiuno per quanto riguarda i
rapporti di coppia.”- scoccò un’occhiata
divertita ad Anna che cercava di
togliere le mani di Kristoff dalle sue orecchie.
-“Disse
quello che aveva sposato
una rimasta chiusa in una torre per diciotto anni!”-
ridacchiò sollevata
Rapunzel –“Nemmeno io ne sapevo molto, loro sono
alle prime armi, come noi un
anno fa.”
-“Kristoff,
si può sapere cosa ti
è preso? Non ho sentito una parola di quello che ha detto
Eugene.”- disse
rivolta al ragazzo che le rivolse uno sguardo disperato, poi voltandosi
verso
Eugene chiese: “Potresti cortesemente ripetere?”-
-“Mmm
non credo sia il caso, furia
scatenata. Non sei stanca?”- il tagliatore di ghiaccio
anticipò la risposta del
moro che li guardava sempre più divertito.
-“Nemmeno
per sogno e poi io…”-
-“Siete
davvero una coppia mal
assortita voi due, dove avete detto di esservi incontrati?”-
Eugene, stoppò sul
nascere le proteste di Anna.
-“Non
credo sia il momento adatto per
parlarne. Ci sarò tempo per conoscerci: anzi ho avuto
un’idea. Per farci
perdonare domani passeremo la giornata in vostra compagnia, se a voi va
ovviamente.”- propose Rapunzel.
-“Davvero?
La trovo un’idea
magnifica…certo che ci va di trascorrere del tempo con voi.
Insomma ho una
cugina di cui a stento mi ricordavo e non vedo l’ora di
conoscerla meglio.”-
Anna era su di giri, già impaziente che il Sole sorgesse di
nuovo sul giorno
successivo.
-“Potremmo
fare un pic-nic nella
riserva di caccia reale, e poi prendere i cavalli e passeggiare per la
campagna.”-
-“Si,
non vedo l’ora che arrivi
domani.”-
-“Allora
a domattina. Manderò
qualcuno a chiamarvi e poi avremo un’intera giornata da
passare assieme.”-
promise Rapunzel, prendendo sottobraccio Eugene –“
Noi ora andiamo,
buonanotte.”- augurò la principessa , con uno
strano tono di voce e la faccia
in fiamme.
Anna
la osservò e poi intuendo il
significato nascosto sotto quelle parole e il comportamento della
cugina si
affrettò a dire: “Oh, si. Buonanotte anche a voi.
Anche noi ora dovremmo
andare…a dormire.”- si voltò verso
Kristoff che evitava accuratamente il suo
sguardo –“ A dormire sul serio, non a fare
bambini.”- precisò.
-“Oh
santo cielo, Anna!”- il
povero ragazzo dovette trascinarla via a forza, prima che potesse
aggiungere
qualcos’altro a quel discorso delirante
–“Buonanotte.”- augurò alla
coppia,
prima di sparire dietro l’angolo con la principessa tra le
sue braccia.
-“Ora
capisco da quale lato della
famiglia viene la tua imbranataggine.”- commentò
Eugene, mentre tornavano nelle
loro stanze, conquistandosi lo sguardo indispettito della moglie e una
gomitata
nelle costole.
-“Mi
sembra che qualcuno voglia
dormire nella stanza degli ospiti stanotte, mi sbaglio?”-
proruppe con tono
serio Rapunzel.
-“Stai
scherzando, vero?- Eugene
trattenne il respiro.
La
principessa non rispose subito
e lo tenne sulle spine per alcuni secondi, guardandolo seria.
-“Ovviamente.”-
lo rassicurò
sorridente.
AngoloAutrice:
*toc-toc* c’è nessuno? Sono io, Farah, vi
ricordate di me? Si, sono proprio io…quella che non aggiorna
da più di un mese.
Pensavate che fossi morta vero? E penso che dopo la lettura di questo
capitolo
me lo state augurando XD Beh chiedo infinitamente venia per la lunga
attesa, ma
il blocco dello scrittore ogni tanto prende anche me, e poi sono stata
sommersa
dagli impegni e quando avevo un po’ di tempo da dedicare alla
scrittura non
avevo l’ispirazione, e viceversa. Ma oggi pomeriggio ho
cominciato a
ticchettare sulla tastiera e ho appena finito di scrivere questa
schifezza, che
spero vi terrà buoni almeno fino al prossimo aggiornamento.
Comunque non so che
dirvi se non grazie, a tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo,
a
quelli che hanno recensito e anche a quelli che hanno aggiunto la
storia in una
delle tre categorie preferite/seguite/ricordate. Però mio
malgrado ho notato un
drastico calo nel numero dei miei lettori/recensitori e vorrei saperne
il
motivo, perché mi dispiace molto che per ogni nuovo lettore
ne perda uno
vecchio. So di non essere il meglio che c’è sulla
piazza, che ci sono molti che
scrivono mille volte meglio di me, ma mi sento un po’
abbandonata e
scoraggiata. Nonostante tutto grazie a quelli che continuano a seguire
ogni
capitolo e spero di risentire quelli che ho perso per la strada ;) *si
inginocchia e alza le braccia al cielo in segno di preghiera* Vi prego,
vi
scongiuro, a fine lettura lasciate un vostro commento…farete
felice un’anima in
pena!XDXDXD *si ricompone* cioè voglio dire: questa
è la ff più lunga che abbia
mai scritto, è quella con più persone che seguono
e preferiscono (quindi ho una
grande responsabilità), il primo capitolo ha quasi raggiunto
le 900
visualizzazioni e ho ricevuto più recensioni di quante ne
avessi mai potute
immaginare…quindi un vostro parere, anche critico o
negativo, ma pur sempre
costruttivo, sarebbe graditissimo. I SWEAR!
Ok
dopo questo delirio, vorrei ringraziare in particolare le
mie ultime lettrici, che con le loro belle parole mi hanno invogliata a
scrivere ancora, quando la voglia era praticamente finita: Potteriano96,
Martinastory11
e Amberly_1.
Grazie mille ragazze!
Al prossimo capitolo, BACI
*.*