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Autore: Lily Liddell    03/04/2014    5 recensioni
Dopo aver scritto una one-shot che parlava di un momento del Tour della Vittoria, ho deciso di dedicare a questa cosa più spazio.
Ogni capitolo di questa fanfiction sarà dedicato ad un giorno diverso del Tour, a partire dal Distretto 12 fino alla Capitale e ritorno.
I punti di vista saranno due: Effie ed Haymitch, in nessun ordine preciso; cercherò di alternarli ma potrei anche usare lo stesso POV due volte di fila.
[Hayffie con qualche accenno Evelark].
-
Dal testo:
Tutto era cominciato bene, poi Peeta e la sua promessa cominciano a scaldare le acque, ma è dopo il discorso meraviglioso di Katniss che le cose degenerano.
Succede tutto in fretta; lo schermo che stavamo guardando si annerisce e Haymitch giura di aver sentito un colpo di pistola, ma non è possibile, per quale motivo? Appena vedo i ragazzi mi avvicino preoccupata, quel genere di cose non dovrebbero succedere.
Ci sono altri due colpi e poi Haymitch se li porta via. Non so che fare, quindi lascio che Cinna e Portia parlino. Finalmente arriva ora di cena, questo primo e disastroso giorno è quasi giunto al termine.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cinna, Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A/N: Una piccola annotazione prima del capitolo… sono un geniaccio patentato! Non mi sono resa conto che non manca un giorno, ma due.
Direttamente da Catching Fire:
“Il programma per il Distretto 12 comprende una cena stasera a casa del sindaco Undersee e domani una manifestazione in piazza per la vittoria, in occasione della Festa del Raccolto.”
Quindi sì, me la vedo io magari. Scusate…


Haymitch POV.
 
Nonostante questa mattina non sia stata una sveglia a farmi aprire gli occhi, è almeno un’ora che non prendo sonno.
Il mio corpo non è più abituato a dormire per lunghi periodi senza l’aiuto di un po’ di alcool. Credo possa ritenermi soddisfatto di aver riposato il necessario per poter mettermi in piedi.
Anche se non posso mettermi in piedi.
Ogni volta che provo ad alzarmi, Effie me lo impedisce. Più mi muovo, più la sua presa si stringe, e non accenna a svegliarsi.
Non credevo che avesse il sonno così pesante, soprattutto viste le ultime due notti, evidentemente senza le sue sveglie non va da nessuna parte.
Sono le undici passate e nessuno è venuto a bussare alla mia porta, né sento voci in corridoio, quindi immagino che tutti abbiano avuto l’idea di restare a dormire un po’ più del dovuto.
Oggi possiamo, visto che la giornata la trascorreremo sul treno, peccato che io non possa più chiudere occhio, anche se non mi dispiacerebbe.
Lascio passare ancora un po’ di tempo, poi comincio a giocare con i suoi capelli, nella speranza che si svegli. Riesco a farla stiracchiare un paio di volte, finché alla terza, apre gli occhi e mi osserva uno sguardo assonnato e confuso.
“Finalmente.” La saluto con fare un po’ seccato.
Il suo stato di semi coscienza persiste, finché non si porta il dorso della mano alla bocca per coprire uno sbadiglio. “Che ore sono?” Chiede, quando si è ripresa.
Lancio una veloce occhiata all’orologio sul comodino, prima di tornare a guardarla. “Le undici e mezza.”
Effie borbotta qualcosa di incomprensibile, poi si mette a sedere, liberandomi dalla sua morsa e si strofina il viso. “Devo programmare tutta la giornata, ieri non ho avuto il tempo di fare nulla…”
Non ho il tempo di replicare che è già sgusciata fuori dal letto, continuando a parlare da sola.
Fa uscire solo la testa fuori la porta e dopo aver dato un’occhiata in corridoio sgattaiola fuori, lasciandomi solo.
Provo a riaddormentarmi, ma il sonno non arriva, quindi mi alzo, infilo una vestaglia e raggiungo il salotto.
Ad aspettarmi c’è una sorpresa non da poco.
Effie è seduta su uno dei divani, ancora completamente struccata e non molto più sveglia di prima. Di fronte a lei su un altro divano, sono seduti Cinna e Portia, anche loro al naturale…
I capelli veri di Portia sono scuri e ricci, ora che ci penso, è la prima volta che tutti e tre insieme mi sembrano effettivamente esseri umani. Oggi deve essere una giornata molto tranquilla.
Sul tavolino fra i due divani c’è una teiera fumante, Effie si versa una tazza di tè e comincia a soffiarci sopra; prova ad assaggiare, ma evidentemente è troppo calda, perché la rimette al suo posto. Cinna a quel punto riempie altre tazze, poi solleva lo sguardo e nota la mia presenza.
O almeno così credo, perché un secondo dopo arriva un lamento dietro le mie spalle e mi volto velocemente, facendomi da parte.
La persona che entra nella carrozza crederei sia una sconosciuta, se non fosse per il colore della pelle: verde.
Octavia non mi guarda nemmeno, striscia i piedi per terra finché non raggiunge il divano e si siede al mio posto, accanto ad Effie, praticamente stendendosi sulle sue ginocchia. Sembra stare male, anche se non riesco a capire se il suo colorito attuale sia dovuto ad un malessere o ad una tinta.
“Te l’avevo detto di non bere così tanto.” Le dice Portia, accavallando le gambe e sporgendosi verso Cinna fino ad appoggiargli la testa contro la spalla. “Niente scuse, si lavora anche oggi.”
Attraverso la stanza, mentre Effie comincia ad dare pacche affettuose sulla testa di Octavia, solo per rendermi conto che quello che cerco non c’è. “Dov’è il carrello dei liquori?” Chiedo, a nessuno in particolare.
“Via.” Risponde Effie. “Almeno fino a questo pomeriggio.”
Sta scherzando? Dal suo sguardo capisco che non è uno scherzo. Ieri sera non ho bevuto quasi per niente, mi merito un drink adesso. Non faccio nemmeno in tempo a lamentarmi che dalla porta arriva un altro lamento e due figure altrettanto sconosciute entrano nella stanza.
Prima che anche l’altro posto accanto ad Effie venga occupato, scuoto la testa infastidito, e vado a sedermi.
“Come fai a vivere così ogni giorno?” Non capisco che Octavia sta parlando con me finché Effie non mi da una piccola gomitata, indicandola con un cenno di capo e incitandomi a rispondere.
Non perdo tempo a farlo, comunque. Delle due creature appena entrate, una è spigolosa e l’altra invece è bassa e minuta. Dai tatuaggi su tutto il volto riconosco Venia, e quando l’altra solleva la testa, quegli orribili impianti sottocutanei simili a corna mi dicono che è Daphne. Si siedono accanto a Cinna e Portia e prendono in mano due tazze di tè.
“Dove sono i ragazzi?” Chiede Effie, aiutando Octavia ad alzarsi dalle sue gambe, poi si sporge in avanti per riprendere la sua tazza.
“Immagino in uno stato comatoso.” Risponde Portia divertita, non posso fare a meno di nascondere un sorriso.
In effetti anche queste tre sono in uno stato pietoso; guardandole bene in faccia, senza il solito trucco, mi rendo conto che sono tutte più giovani di quanto mi aspettassi. Octavia sembra poco più grande di Katniss…
A quanto dice Cinna, avrebbero fatto bene ad andarci più piano perché l’alcool che girava era roba particolarmente pregiata, non quello che riuscivano a reperire loro per le loro feste.
Credo che Effie ne sappia qualcosa, lei e il suo champagne rosa…
Dopo un bel po’ di incoraggiamenti da parte di Effie, Octavia, Venia e Daphne si rialzano e vanno a prepararsi per poter lavorare su Katniss e Peeta.
Effie ci ricorda che per le sette di stasera dobbiamo essere tutti pronti e giù dal treno, per il ritorno al Distretto 12 e per la cena con il sindaco.
Per qualche strano motivo che non ho capito, i due ragazzi dovranno indossare degli abiti per scendere dal treno e altri abiti per la cena. Dal momento che non ci sarà tempo per prepararli una seconda volta, dovranno farlo direttamente lì.
Domani ci sarà la Festa del Raccolto, ma non mi interessa.
Mi alzo, torno nella mia stanza e mi metto sul letto. Non cerco di addormentarmi, mi limito a fissare il soffitto aspettando che succeda qualcosa.
La chiacchierata fatta con Plutarch Heavensbee ieri sera è stata piuttosto interessante, non mi ha potuto dire nulla di preciso, sarebbe stata una follia dato il posto in cui ci trovavamo. Mi ha solo fatto capire che se ci dovessero essere problemi di qualsiasi genere, avrei dovuto informare lui prima di tutti.
All’inizio ero scettico, molto scettico, ma poi Cinna mi ha detto di stare tranquillo, che potevamo fidarci.
La cosa non mi entusiasma per niente, Katniss ha visto solo una piccola parte di quello che sta succedendo, per il momento è meglio che lei proprio non sappia nulla. Chissà che diavolo rischierebbe di combinare altrimenti.
I miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che bussa alla mia porta, è Cinna che mi avvisa che stiamo per pranzare.
Mi alzo, perché solo così potrò mettere le mani su qualcosa di forte da bere. A tavola siamo solo noi tre, Katniss e Peeta stanno ancora dormendo.
Il pranzo dura poco ed è silenzioso, mi prendo quello che voglio e torno in camera. Svuoto due bottiglie e finalmente riesco a riprendere un po’ di sonno.
Quando mi sveglio, sono un bagno di sudore. Devo aver avuto un incubo, ma non riesco a ricordare. L’effetto dell’alcool è già svanito, mi serviva qualcosa di più forte del vino, ma ormai è tardi.
Quando guardo l’orologio, mi rendo conto che sono le sei del pomeriggio passate. Prima che qualcuno venga a ricordarmelo, faccio una breve visita alla doccia, per poi cominciare a prepararmi. In genere mi vesto all’ultimo minuto, ma ho perso una scommessa e devo pagare il mio debito. Non so quanto potrò impiegarci per infilarmi in quel vestito.
Non capisco che cosa ci trovi di tanto bello Effie in questo completo, io lo vedo esattamente identico agli altri, solo più scomodo da mettere.
Dov’è che ha detto che l’ho già messo? Distretto 4? Era il 6? O forse l’8? Ma che mi importa, poi?
Il Distretto 8… Prima di incontrare Plutarch, Portia mi ha detto che c’è stata un’altra rivolta. Questa volta le cose sono decisamente degenerate, in una settimana la situazione è precipitata. Mi ha anche detto che però per ora è del tutto inutile preoccuparsi, perché non c’è niente che si possa fare.
Riguardo l’orologio, mancano poco più di venti minuti alle sette.
Mentre continuo a provare a indossare la giacca, mi rendo conto di essere più nervoso ora di quanto non fossi ieri. Forse sono state le parole di Plutarch, o forse il fatto che stiamo tornando al 12.
Pensavo che la Capitale avrebbe risvegliato molto di più in me vecchi ricordi, e invece ora che siamo di ritorno, mi rendo conto che i ricordi sono molto più vivi.
Immagini del sogno appena fatto si ripresentano alla mia mente, credo di aver sognato il mio Tour della Vittoria. Avrei bisogno di bere… farei bene a distrarmi, visto che Effie non mi permetterà di toccare una goccia di alcool prima della cena.
Non so assolutamente come, ma sono riuscito ad infilare dritta la giacca. Credo. Quello che non riesco a fare, è il nodo alla cravatta. È necessaria? L’ultima volta che ho chiesto ad Effie di sistemarmela mi ha quasi strozzato… non ho altra scelta, però.
Raggiungo la sua stanza e busso, entrando senza aspettare. Effie è seduta alla sua scrivania piena di trucchi. È vestita, ma è ancora struccata e non porta ancora la parrucca. Quando sente la porta aprirsi si alza preoccupata, ma quando si rende conto che sono io, si rilassa. “In genere, dopo aver bussato, si aspetta il permesso per entrare…” Mi fa notare, ma le rispondo con una scrollata di spalle.
Mi avvicino a lei e indico questa specie di cappio che mi penzola dal collo; lei sorride divertita, poi nota che sono stato ai patti e il sorriso si allarga.
“Vedi?” Dice poggiandomi una mano sulla spalla e lisciandomi il colletto della camicia. “È stato tanto difficile non indossarla capovolta?”
“Sicuramente meno difficile di annodare quest’affare.”
Scuotendo appena la testa, Effie comincia ad annodare la cravatta attorno al mio collo, facendo fare alla stoffa risvolti complicati, che non riuscirò mai a replicare. Seguo i movimenti delle sue mani come se ne fossi ipnotizzato, per me sono solo nodi senza senso, ma quando tira un lembo della cravatta, questa si sistema alla perfezione. “Ecco fatto. Molto meglio.” Finisce, però non indietreggia.
Quando sollevo lo sguardo dalle sue mani, per capire che cosa voglia, mi rendo conto che è incredibilmente vicina. Non dice niente, nei suoi occhi però brilla una luce strana. Dagli occhi, il mio sguardo cade automaticamente sulle labbra, e prima che me ne possa rendere conto, la sto baciando.
Questo bacio non ha niente a che fare con quello che ci siamo scambiati per sfuggire al Pacificatore, lì lo avevo fatto perché dovevo agire in fretta. Ora non ho idea del motivo per cui io l’abbia fatto.
Mi sorprendo della rapidità con cui Effie risponde al bacio, un attimo prima le sue mani erano sulle mie spalle, l’attimo dopo sono attorno al mio collo, trattenendomi contro di lei. È sempre lei ad approfondire il bacio, mentre una delle mie mani finisce fra i suoi capelli e l’altra è dietro sua la schiena.
Sulla sua lingua si mischiano il sapore del vino e della musse di cioccolato che ha preso a pranzo; è strano ma non mi aspettavo un sapore diverso.
La mancanza d’aria nei polmoni ci costringe a separarci ma non la lascio andare; ha il respiro spezzato, le labbra arrosate e le pupille dilatate. Non credo sia mai stata così bella.
Sembra esserci un attimo di incertezza nei suoi occhi, poi si sporge in avanti e questa volta è lei a cominciare un nuovo bacio, io lo accetto più che volentieri.
Mi ritrovo a pensare che Effie Trinket è una distrazione ugualmente valida rispetto ad una bottiglia di whiskey.
Comincio ad avanzare, costringendola ad indietreggiare finché non finisce contro la sua scrivania; faccio scendere le mani e cerco disperatamente di sollevarle l’orlo del vestito. Perché diavolo devono essere sempre così stretti?
Senza mai rompere il bacio, riesco a guadagnare solo qualche centimetro, ma è sufficiente affinché possa passarle una mano sotto il ginocchio e farmi agganciare la sua gamba alla vita, spingendola ancora di più contro la scrivania.
Questo mi fa guadagnare un gemito strozzato da parte di Effie, che adesso sta cercando di sbottonare la giacca che ha insistito tanto per farmi mettere.
Non riesco a non sorridere e lascio libere le sue labbra, solo per qualche secondo. “Fammi indovinare, ti sei pentita della tua scelta.”
Sembra abbastanza confusa e senza fiato, resta in silenzio per un attimo, mentre cerca di respirare attraverso le narici. “Sta zitto.”
Ha tutta l’aria di essere un ordine e per volta, non mi dispiace darle ascolto.
Di tutta risposta, l’afferro per i fianchi e la sollevo, facendola sedere sulla scrivania.
Decide di lasciar perdere la giacca e di dedicarsi a questioni più importanti, come la cintura dei pantaloni.
È quasi riuscita a disfarla, quando per poco non mi accorgo della porta che si apre alle mie spalle e della voce di Cinna che risuona nelle mie orecchie. “Effie, abbiamo quindici minuti di rit- wow.”

A/N 2: Sì. Ok... mi sono lasciata un attimo prendere la mano. E vabbe, volevate un bacio e un bacio c'è stato... diciamo che doveva finire così, ma non dovevo soffermarmi così tanto. Queste parti si scrivono da sole. .-.
Comunque, il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Come il primo, tratterà della fine di una giornata e di tutta quella seguente, fino alla partenza. Non so quando lo pubblicherò, ma sicuramente entro il 9 aprile. Quindi fra massimo una settimana, questo viaggio finirà. Nel frattempo (poi vi lascio tornare alle vostre vite) se avete voglia, c'è una mia fanfiction che volevo proporvi. Si tratta di un'altra raccolta in realtà, questa volta dedicata solo ad Effie. Per ora è presente solo una one shot, ma al più presto ne scriverò un'altra. La prima si chiama Modeling e la potete trovare
qui.
Ho anche aggiornato Il Leone e La Farfalla,
qui.
Grazie mille a tutti per aver letto e commentato, fatemi sapere cosa ne pensate!

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Lily

 
   
 
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