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Autore: kk549210    03/04/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Harm scivolò dentro il condotto e legò la cintura della sua divisa alla turbina. Al momento della riaccensione dei motori, l’F-14 all’interno dell’hangar sarebbe esploso, mandando in fumo anche le complesse trame messe in atto da Fidel Castro per procurarsi il petrolio dall’Iran e aggirare così l’embargo statunitense. Il sabotaggio ora era l’unica strada per evitare che la più sofisticata tecnologia d’attacco finisse nelle mani nemiche. I cubani erano in trattativa con gli iraniani per la cessione del software di cui erano dotati gli F-14 di ultima generazione. L’esperto informatico russo Alexej Barkov era stato mandato a Los Banos proprio per quello scopo, per copiare la preziosissima nuova arma. La posta in gioco era molto alta e così il capitano dell’aviazione cubana Carlos Fuente gestiva ambigue trattative anche con gli Stati Uniti, tenendo la delegazione JAG letteralmente segregata nella sua hacienda, allo scopo di ottenere il ritiro dell’embargo da parte della Casa Bianca in cambio della restituzione dell’aereo sequestrato e del suo pilota.
In tutta quella faccenda, Harm si sentiva particolarmente a disagio. Non solo perché non amava gli intrighi politici e quell’incarico assegnatogli dal nuovo capo del JAG, AJ Chegwidden, gli andava particolarmente stretto. Ma “la Marina ha bisogno di eroi” aveva detto l’ammiraglio nel loro primo colloquio “proprio in questo momento, in cui la stampa ci dà addosso e il Congresso diminuisce gli stanziamenti”. O perché i componenti della delegazione  erano decisamente malassortiti. La Krennick non si era affatto calmata dopo la figuraccia fatta il sabato prima a casa sua, anzi continuava a fargli battutine tra il sarcastico e il malizioso e a invitarlo sfacciatamente in camera. Il funzionario governativo, vicesegretario di chissà quale articolazione della macchina burocratica, tale David Bair, nascondeva una temibile machiavellica astuzia dietro gli occhialini e la barbetta da timido omuncolo di mezza età. E Meg, l’ingenua e gentile sottotenente, unica nota positiva in quel disarmonico concento, andava tenuta a distanza per evitare che si mettesse in testa anche lei delle strane idee: la visita della Krennick gli era bastata. Ma il fatto che maggiormente sconcertava Harm in tutta la questione era la posizione del capitano di corvetta Jack Keeter, suo ex compagno all’accademia di volo e pilota dell’F-14 dirottato dai Mig cubani  guidati da Fuente. Keeter era un abilissimo aviatore, uno dei migliori tra quelli in servizio attivo nella Marina. Impensabile quindi che fosse finito per sbaglio nello spazio aereo cubano. E le giustificazioni che aveva addotto per scusarsi erano poco credibili, anche se Harm non poteva risolversi a credere che il suo amico fosse un traditore, e che avesse deviato di proposito dalla sua rotta verso Guantanamo per far cadere il velivolo nelle mani dei cubani.        
-Che cosa ha fatto! – lo aggredì verbalmente Bair, quando seppe del sabotaggio. Per fortuna erano al riparo da orecchie indiscrete, coperti dallo scroscio della doccia della stanza di Rabb.
-Non le sembra ora di spiegare qualcosa anche a noi? – sbottò la Krennick, piuttosto seccata di essere stata usata come semplice pedina in un complesso gioco internazionale di cui in realtà sapeva poco o niente.
-Lavoro per la Sicurezza Nazionale – spiegò il vicesegretario – Il software contiene un virus che neutralizza l’arma. Keeter si era proposto per questa missione segreta. Il virus è contenuto nell’ultimo chip. Bisogna evitare che l’F-14 esploda a copiatura incompleta.
“Lo sapevo: Keeter non poteva tradire così il suo paese” pensò Harm.
-E ora come facciamo? – chiese la Krennick allarmata. Si vedeva già rotolare giù dal suo piccolo trono di regina del JAG, arbitra delle cause più prestigiose. Retrocessa a fare l’addetto legale su qualche portaerei assordante e puzzolente di carburante bruciato, a dirimere questioni di infima importanza: risse tra ubriachi, furti di mazzancolle per bisbocce notturne, orgiastiche fraternizzazioni.
-Ho trovato! Mi lavorerò un po’ Fuente –propose Harm - Gli dirò che ho messo una bomba sul Tomcat, ma che voglio aiutarlo e la toglierò, se mi aiuta con un diversivo.  Aggiungerò che il software è fasullo, ma conviene che lo vendano lo stesso agli iraniani, perché Clinton non acconsentirà mai a togliere l’embargo.
-E crede di riuscirci? – fece Bair molto titubante, arricciando il naso.
- E’ un pilota: crederà a quello che gli dico. Noi aviatori abbiamo un codice d’onore, qualunque sia il nostro paese.
-Si fidi di lui: sa quel che fa – disse la Krennick con tono appassionato, che  non aveva nulla dell’istinto materno che Fuente le aveva attribuito. Ottimo aviatore, quel cubano, ma pessimo osservatore della natura umana.
E così, il capitano dell’aviazione castrista c’era cascato con tutte le scarpe. Un unico inconveniente nell’accordo: per dare credibilità alla farsa, Rabb e Keeter sarebbero dovuti scappare sul Learjet e farsi abbattere dai Mig della base di Los Banos.
-Andiamo verso sud! – propose Harm, ai comandi del velivolo – Loro ci cercheranno verso nord, così avremo tempo di uscire dallo spazio aereo cubano. 12-13 minuti e non ci beccheranno più!
-E in mezz’ora saremo alle Cayman… sole, mare, belle ragazze in costume… - ribatté Keeter.
Ad Harm non importava niente delle ragazze del suo amico. Voleva solo tornare sano e salvo, dall’unica ragazza che dimorava stabilmente nei suoi giorni e nei suoi pensieri. A casa. Nella nuova, vera casa dove si erano trasferiti quella stessa settimana. Dove avrebbero festeggiato una lunghissima serie di anniversari di matrimonio. Il luogo caldo e accogliente dove loro e la loro famiglia sarebbero cresciuti nella gioia.
-Da Caccia di Los Banos a 7-Zulu! – fece Fuente – State violando lo spazio aereo di Cuba!
-Ci hanno trovato! Mig a ore sei! –gridò Keeter.
-Adios amigo!
Dal Mig partì un missile. Harm guidò in picchiata il Learjet, quasi a toccare il pelo dell’acqua.
-Dai, Keeter! Aiutami a tirarlo su…
Pochi metri ancora ed erano in salvo.
-Caccia di Los Banos! Qui 7-Zulu. Stiamo uscendo dallo spazio aereo cubano. Grazie per averci scortato! – comunicò ironicamente Rabb.
-E’ stato un piacere. Buena suerte! – replicò Fuente, ammettendo sportivamente di essere stato gabbato da un aviatore più abile di lui.
-E allora? Cayman? Sole, mare… e bellezze in bikini? – ammiccò Keeter.
-Dai, non scherzare. Abbiamo abbastanza carburante per tornare in Florida prendendola larga.
-Ma come? Non vuoi divertirti un po’… proprio tu che a Barcellona mi hai pure fregato la ragazza?
-Non fare l’offeso. Come fai a dire che era la tua ragazza, se non ti ricordi nemmeno il nome?
-Perché, tu te lo ricordi?
-Certo, Maria Helena Carmelita Moreno Gutierrez…
-Ah, scommetto che te la spassi ancora con lei!
-Sono due anni che non la vedo… te l’ho detto: mi sono sposato!
-Harmon Rabb jr sposato? Allora non ho più rivali…
Harm rise. Gliele lasciava tutte, proprio tutte. Di quelle che cadono tra le braccia di un Top Gun in capo a mezz’ora, non sapeva proprio più che farsene.
 
 
 
 
-Mi piacerebbe far dipingere di blu le pareti da metà altezza e anche il soffitto… che ne dici? – propose Livia, facendo progetti sulla stanzetta ancora vuota.
-Non sarà un po’ troppo scuro per la stanza di un bambino? – fece Harm un po’ perplesso.
-Mica di blu scuro… un  bel bluette. Poi mettiamo tanti piccoli adesivi fosforescenti, così ci saranno le stelle a vegliare sul suo sonno.
-Così mi va bene. Anzi, è un’idea fantastica! A proposito di idee… sai, Keeter voleva andare alle Cayman…
-Una pensata da scapolone… da Harmon Rabb prima maniera – rise lei scompigliandogli il ciuffo.
-Bè, i Caraibi sono sempre piacevolissimi – le sussurrò all’orecchio – soprattutto al primo anniversario…
Livia sorrise e accostò la fronte alla sua. Poi lo baciò dolcemente. Le sarebbe piaciuto molto un weekend romantico, ma occorreva tenere i piedi ben zavorrati a terra.
-Non voglio smorzare i tuoi entusiasmi, ma per questa casa ci siamo indebitati per almeno tre generazioni di Rabb! Forse è meglio un festeggiamento più modesto…
“Ma perché è sempre così pratica? Per fortuna che non è in Marina, altrimenti la vedrei dura per Krennick e Chegwidden: se li mangerebbe a colazione!”
-Va bene, mamma. E che festeggiamento domestico sia! Ma non fare più indigestione di fagioli o chiedo il divorzio…
Livia rise di nuovo. I suoi cari legumi, oltre che dei radicali  liberi, erano nemici anche dell’intimità coniugale.
Harm le appoggiò dolcemente una mano sulla pancia. Il piccoletto espresse anche lui il suo parere, volteggiando beato nel suo microcosmo liquido. 
  
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