Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: OfeliaMontgomery    03/04/2014    1 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


Ofelia era ancora immobile contro alla sua macchina e respirava affannosamente. Era nervosa e delusa. Incontrava un ragazzo e lui cos’era? Un cacciatore.
– Ofelia, davvero io non voglio farti del male – disse Evan con voce bassa avvicinandosi alla ragazza.
– Stammi lontana. Non ti avvicinare – esclamò spaventata puntando un dito contro al ragazzo.
Non si era mai sentita così in vita sua. Forse si una volta, il giorno in cui si era ritrovata nel bosco. Spaventata e disorientata. Non voleva morire. Non voleva diventare come tutte le altre lei. Degli spiriti intrappolati dentro al loro corpo per sempre.
Ofelia si stava sentendo strana, sentiva Rebekah chiamarla da dentro al loro corpo. Ofelia sentì un forte dolore alla testa come se gliela stessero martellando. Sentiva un dolore lancinante. Si portò entrambe la mani sulla testa e si piegò in due dal dolore.
– Ofelia – esclamò Evan preoccupato avvicinandosi ancora di più a lei.
– Non toccarmi. Ti prego – disse con voce fioca appoggiandosi con la schiena contro alla macchina. Rebekah stava provando ad uscire. Voleva uscire lei. Non l’aveva mai fatto prima, le era apparsa solamente nel riflesso.
– Ofelia devo chiamare qualcuno? – chiese preoccupato Evan reggendola in piedi.
La ragazza scosse la testa – Ti prego portami a casa tua – disse tossendo sangue. Il ragazzo preoccupato fece quello che Ofelia le aveva detto. La poggiò delicatamente sul sedile del passeggero e lui andò a sedersi sul posto del guidatore. Fece partire la macchina ed accelerando uscì dal parcheggio del ristorante. Aumentò la velocità per arrivare a casa sua il più presto possibile.
Ofelia si stava contorcendo dal dolore. Le pulsava la testa in un modo pazzesco. Rebekah continuava a spingere per uscire. – Rebekah ti prego smettila, mi stai facendo male – disse tenendo premute le mani contro alla testa.
– Chi è Rebekah? – chiese Evan accelerando ancora di più.
In poco tempo arrivarono a casa sua. Evan la fece uscire dalla macchina e poi prendendola in braccio la portò nell’edificio.
Per loro fortuna l’appartamento di Evan era al primo piano. Non ci misero tanto ad arrivare davanti alla porta dell’appartamento. Evan aprì la porta con la chiave e con un calcio la spalancò ed appoggiò Ofelia sul divano del suo piccolo appartamento. Adagiandola lentamente.
La ragazza respirava a fatica. Quando tossiva sputava sangue. Rebekah le stava facendo del male. Voleva uscire a tutti i costi. Ofelia sentiva le sue forze abbandonarla. Lentamente. Pian piano divenne tutto nero e al posto di Ofelia apparve Rebekah con un sorriso amaro sul viso.
– Ofelia ti senti bene? – chiese Evan tornando dal bagno per poi appoggiarle sulla testa un asciugamano bagnato.
– Non sono Ofelia. Dovresti sapere chi sono. Tuo padre non ti ha parlato di quello che mi ha fatto? – rispose Rebekah con voce maliziosa.
– No. Dov’è Ofelia? – chiese Evan scuotendo la ragazza – Come faccio a farla tornare? – domandò ancora guardando Ofelia/Rebekah.
Rebekah rise – Sta bene. Ha preso il mio posto per un po’. Tranquillo la farò tornare – disse la ragazza pulendosi con l’asciugamano la bocca sporca di sangue.
Rebekah sentiva Ofelia chiamarla da dentro al loro corpo. Ofelia sentiva tutto quello che diceva l’altra lei. Sentiva anche i suoi pensieri. Ti prego non ucciderlo. Pensò Ofelia trasmettendolo a Rebekah che scosse la testa – Tranquilla Ofelia, per ora non l’uccido – disse a se stessa.
– Cosa centra mio padre con te? – chiese ad un tratto Evan che si sedette sul tavolino del salotto, di fronte alla ragazza.
– Tu non lo sai? Non sai che mi ha fatta uccidere da uno dei suoi sicari? – chiese acida spostandosi i capelli di lato.
Evan la guardò sconvolta e scuotendo la testa rispose – No. Non ne sapevo niente. Quando sei morta? –.
Rebekah si sdraiò sul divano stando su un fianco – Tuo padre mi ha fatta uccidere nel 1984. Tuo padre era venuto a letto con me perché ero una prostituta. L’ho minacciato e mi ha fatto uccidere. A quei tempi non sapevo che fosse un cacciatore, ma quando oggi a cena ti ho guardato meglio, ho notato che hai gli stessi occhi di tuo padre. E allora ho capito che anche tu lo eri – spiegò la ragazza sospirando.
– Io non ero neanche nato a quei tempi. Sono nato nel 1989 e mio padre non ha mai parlato di questa cosa con me. Magari ne parlò con mio nonno, ma non con me – ribatté Evan portandosi una mano fra i capelli.
Rebekah rise – Giuro che se fai del male ad Ofelia. Ti ammazzo con le nostre mani. Ci siamo capiti? – disse seria la ragazza prima di scomparire. Ricomparve Ofelia che iniziò a tossire fortissimo. Si portò una mano davanti alla bocca perché le veniva da vomitare. Alzandosi di scatto si diresse verso la cucina e vomitò nel lavandino.
Georgia non era stata per così tanto tempo fuori come aveva fatto Rebekah. L’aveva prosciugata delle sue forze. Si sentiva stanca e debole. Voleva solo dormire.
– Ofelia sei tu? – chiese Evan accarezzandole la schiena. Ofelia annuì stando con la testa sopra al lavandino in caso vomitasse ancora.
– Evan voglio dormire – disse Ofelia sciacquandosi la bocca.
– Certo, puoi dormire in camera mia. Io dormirò sul divano – ribatté gentilmente aiutandola a camminare. Era davvero debole. Le gambe le tremavano. Evan lo capì e la prese in braccio portandola in camera sua e adagiandola lentamente sul letto. Evan era sul punto di uscire ma Ofelia lo fermò tirandolo per un braccio – Evan…non è colpa tua. Non si decide in che famiglia nascere – disse tossendo fortemente. Evan si girò verso di lei e sorridendole la coprì con il piumone – Lo so. Ofelia te lo giuro non ti farò del male. Io non lo sapevo che eri una rinata, lo giuro – disse accarezzandole il viso.
Ofelia annuì scoccandoli un sorriso dolce – Dormi con me? – chiese spostandosi i capelli in un lato proprio come aveva fatto Rebekah. Evan la guardò dolcemente – Sì, certo –.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: OfeliaMontgomery