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Autore: PhoenixQuill    03/04/2014    4 recensioni
[La storia si è classifica prima al contest "Hermione Jane Granger: Due coppie, 18 frasi, 9 incantesimi, una storia..." di sulfuslove]
Dal testo:
"Non è ancora finita, Granger."
Hermione lo guarda come se avesse detto una stupidaggine delle sue. "In che senso?"
"Nel senso che il destino, magari, la rivincita te l'ha data. Ma non sotto le vesti di Viktor Krum."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Dopo la II guerra magica/Pace
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Genere: Romantico
Rating: Verde
Eventuali nda: Il nome di Anastasia è scelto dal film "Anastasia", il cartone animato che mi piace da impazzire *-* Anche lo scambio di battute "E' un finale perfetto!" "Io direi, un inizio perfetto!" è tratto da lì.
Prima, dopo o durante la guerra: Prima (con Dopo abbastanza ampliato)

 
Altra nota: Il contest è a pacchetti, che sono esattamente: la frase "E' difficile quando è la vita stessa a sembrarti uno scherzo del destino", l'incantesimo Ferula (dalla bacchetta, fuoriescono delle bende che curano le ferite, tranne quelle inflitte da Maledizioni) e il Mantello dell'Invisibilità. Perciò, se qualcosa vi semba forzato all'interno della storia, perdonatemi!
Buona lettura :3 
PhoenixQuill

                                   
                            
                                    Raccontami di voi 



                                                                             



"Papà." Una ragazza dai capelli rossi e gli occhi nocciola si avvicina alla figura che, seduta sul divano, è intenta a riparare un piccolo oggettino dai colori gialli e viola. 
"Sì?" Risponde lui, ancora concentrato. Ha le guance arrossate, non solo per lo sforzo che stava compiendo -aggiustare con la magia quella diavoleria era quasi impossibile-, ma anche perché aveva avuto la brillante idea di prendere per sé la poltrona più vicina al camino. 
Lei, avvolgendo con le braccia le spalle dell'uomo leggermente stempiato, gli chiede, quasi cantilenante: "Come vi siete innamorati tu e la mamma?" 
L'uomo poggia il cacciavite Babbano sul tavolino di fronte a lui e, sospirando, le risponde: "Anastasia, è una storia lunga." Poi, accorgendosi dell'ingresso di sua moglie nel salotto della casa, sorride: "Sappi solo che tua madre è caduta immediatamente ai miei piedi." 
Quella, che, nonostante gli anni non aveva abbandonato il cipiglio che l'aveva sempre caratterizzata, esclama: "Anastasia, non dar retta a tuo padre." E, mani ai fianchi (sporcando di farina il grembiule che indossava), continua: "Piuttosto, è stato lui a perdere la testa per me nel giro di pochissimo tempo." 
L'uomo butta indietro la testa e ride di gusto. "Questa, sì, che è una vera balla, Granger! Io stesso non avrei saputo raccontarla meglio!" 
Hermione, stizzita, si avvicina a passo di carica alla poltrona che occupa il marito e chiede: "Avanti, allora, Fred Weasley. Racconta ad Anastasia come è andata." 
Harry e Ginny, seduti sul divano poco distante dalla piccola scenetta che si era appena creata, si guardano negli occhi. Quei due non sarebbero cambiati mai. 
"Bene!" Si strofina per bene le mani e inizia. "Cara Anastasia, devi sapere che la prima volta in cui mi accorsi che tua madre era più cotta di un Erumpent per me, è stata un po' di anni fa, quando tuo padre era l'uomo più affascinante di tutta Hogwarts -non che ora non sia affascinante, ma sai com'è! Non frequento più Hogwarts."


Io e zia Angelina, mano nella mano, percorrevamo i corridoi bui di Hogwarts. Ogni tanto, lei si fermava per poter ammirare, per l'ennesima volta, il mio viso angelico, i miei occhi cristallini, in poche parole tutto lo splendore che emanavo quella sera. Eravamo appena usciti dalla Sala Grande, lasciando a metà il Ballo del Ceppo. Con tutti i professori in mezzo alla mischia e tre quarti di studenti impegnati a scatenarsi, be', chi non avrebbe colto l'occasione!
("Sei il solito cafone! Evita questi dettagli, quando racconti qualcosa a tua figlia!" Sbottò Hermione.)
Dicevo, sì... Chi non avrebbe colto l'occasione! Entrammo, quindi, nella Sala Comune, convinti di trovarla vuota. Lo sai anche tu, Anastasia, difficilmente i Grifondoro rinunciano ai divertimenti, quando gliene si piazza uno dritto proprio sotto il naso.
Ma torniamo alla nostra storia. Entro in Sala Comune, con zia Angelina, e... Cosa trovo? Una piccola, indifesa Hermione Granger, seduta, tremante, sul divano di fronte al camino. 
Cosicché, da gentiluomo quale sono, dissi a zia Angelina: "Non penso sia il caso, amore mio." E le feci notare quel piccolo particolare che a lei -molto probabilmente perché abbagliata dal mio fascino- era sfuggito. 
Zia Angelina sparì su per le scale, amareggiata, mentre io rimasi solo con lei. Ti devo dire la verità, Anastasia, mi sentivo a disagio. L'unico motivo per cui avevo mai visto piangere la Granger era un 'Eccezionale meno' a un compito di Pozioni. Non volevo, quindi, che iniziasse a parlare, con quella sua vocina stridula, di compiti, lezioni e orari. Era la vigilia di Natale, l'avrei affatturata!
Ma, da anima compassionevole quale sono, mi sono avvicinato a lei e le ho chiesto cosa non andasse. Ha farfugliato qualcosa, ma neanche il tempo di finire la frase, che, eccola!, subito mi stringe le braccia al collo, non permettendomi di respirare e- 


"Fermo, fermo, fermo." Lo blocca Hermione. "Le cose non sono affatto andate così!" 
"Avanti, tesoro. Siamo a Natale, non si dicono le bugie." La canzona lui. 
"Appunto." Sbuffa lei, alzando il mento e assumendo quell'aria da saputella che aveva fin da bambina. "La cosa vale anche per te." 
In quel preciso istante, arrivano anche Percy e Audrey, insieme a Molly e Lucy. 
Le tre cugine si salutano amorevolmente e la piccola, più curiosa di tutti, chiede quale sia il motivo delle guance infervorate di zia Hermione. 
"Oh, niente." Ridacchia Anastasia, con lo stesso sorriso Weasley che ha ereditato da suo padre. "Papà raccontava la sua versione dei fatti su come lui e la mamma si sono innamorati. Dice che lei gli si è buttata addosso alla prima occasione." 
Entrambe ridono di gusto, per il racconto decisamente poco credibile. 
"Ridete di me, eh?" Le accompagna Fred. "Allora, chiediamo a mamma di raccontare la sua versione dei fatti." 
"Con molto piacere." 


Lo ammetto, il primo incontro vero e proprio, per così dire, tra me e Fred è stata la notte del Ballo del Ceppo. Ma non è andata come dice lui. Anzi. 
Devi sapere, mia cara Anastasia, che tuo padre era -ed è tutt'ora- un pessimo ballerino. Pestò i piedi a zia Angelina per tutta la sera, per non parlare del fatto che non mi tolse gli occhi di dosso per tutta la serata. Nessuna sorpresa, quindi, che zia Angelina, alla fine, abbia preferito zio George a questo scapestrato che ti ritrovi come padre. 
Ma, dicevo. Avevo appena terminato la mia serata da favola. Ero stata ammirata -forse anche invidiata- da tutta la popolazione femminile di Hogwarts. Il mio accompagnatore era Viktor, quell' amico che viene ogni tanto a trovarci. Lo conosci, vero?
("Viktor." Ripeté, con una smorfia, Fred.)
Ero salita, quindi, in Sala Comune, ma quella sera non riuscivo a prendere sonno. Decisi, così, di sedermi sul divano vicino al camino e a godermi gli ultimi istanti di quella serata. Ma, ovviamente, chiedere tranquillità a Hogwarts è come chiedere di accendere un falò sott'acqua. Nello stesso istante in cui mi sedetti, il ritratto della Signora Grassa si aprì ed ecco zia Angelina, urlare furiosa contro tuo padre, che fila via, dritta verso il suo dormitorio. 
Non mi ci volle molto per capire ciò che era successo. Conoscevo abbastanza bene l'elemento che avevo di fronte. 
Ma eccolo che si siede sul divano, proprio di fronte a me, sospirando. Mi osserva una volta, due, tre. Il tutto nell'arco di cinque secondi. E, nel sesto, lui mi getta le braccia al collo e inizia a baciarmi e- 


"Oh, certo. Come se io baciassi tutte quelle che mi trovo sotto tiro, così, dopo qualche occhiata." Esclama Fred, sollevando gli occhi al cielo. 
"Eri innamorato di me da un pezzo!" Borbotta Hermione. 
La discussione, però, viene stroncata sul nascere, perché alla porta di casa Weasley -una delle tante- si presentano, uno dopo l'altro, George e Angelina, Ron e Therese, Molly e Arthur e, dulcis in fundo, anche Charlie, in licenza per Natale. 
Anastasia, in tutta quella mischia, aveva tentato di ascoltare qualche stralcio di conversazione, il minimo almeno per capire come i suoi genitori si fossero dati il primo bacio, ma era stata reclutata agli angoli della stanza. 
E' lì che la raggiunge zia Ginny, con stampato in faccia lo stesso sorriso che poco prima aveva fatto lei stessa. Il sorriso Weasley, per intenderci. 
"Se vuoi che qualcuno ti racconti una bella storia, devi rivolgerti alle persone giuste." 
Anastasia guarda sua zia, meravigliata come mai in vita sua. 
"Sono la migliore amica di tua madre e la sorella di tuo padre. So alcune cose che non sanno nemmeno loro due." Ginny ridacchia ancora una volta. 
Dall'altra parte della stanza, Harry osserva sua moglie con sua nipote. Ecco, lo sapeva! Ora avrebbero iniziato a parlare e chi le avrebbe scollate da lì, finché la storia non sarebbe finita?


La vigilia di Natale era sempre un'attesa scalpitante, ad Hogwarts. Vuoi per gli enormi alberi agghindati, vuoi per le ghirlande mastodontiche, vuoi per la cena abbondante che si mangiava lì, la sera della Vigilia era davvero magica, nel senso metaforico del termine. E, nel quarto anno di Hermione e, conseguentemente, nel sesto di Fred, la Vigilia era, se possibile, ancora più attesa. Il Ballo del Ceppo. Non si parlava d' altro a scuola, se non del Ballo del Ceppo. Ballo del Ceppo di qua, Ballo del Ceppo di là. Accompagnatori così, inviti colì. Per Hermione Granger, quello sarebbe potuto benissimo essere il periodo più straziante dell'anno. Ma così non era. Questa volta, lei aveva un accompagnatore. E non uno qualunque, ma l'accompagnatore. Viktor. 
Aveva perso interi pomeriggi ad Hogsmeade per trovare un vestito all'altezza della divisa che avrebbe indossato lui quella sera. E, fortunatamente, alla fine, era riuscita nella sua impresa. Quel blu marino che le calzava a pennello non lo avrebbe fatto sfigurare, né avrebbe attirato troppo su di sé l'attenzione. Sì, era decisamente perfetto. 
"Oh, Merlino." Esclamò Ginny, quando la vide uscire dal bagno. 
"Sono orribile, vero?" Quella sera, Hermione era attanagliata dai dubbi. "Anzi, no. Sono io quella terribile, giusto? Perché è così, ne sono sicura." 
Ginny, che non voleva che la sua migliore amica si rovinasse la serata, si avvicinò a lei e le disse: "Sta' calma. Sei meravigliosa. Krum impazzirà quando ti vedrà." 
Entrambe sorrisero e decisero di scendere giù, appena fuori dalla Sala Grande per soddisfare gli accompagnatori della loro presenza. Come previsto, non appena Krum vide Hermione, gli si illuminarono gli occhi. Ginny, mano nella mano con Neville, si separò dalla sua amica, senza prima non averle strizzato l'occhio, come segno che sarebbe andato tutto meravigliosamente. 
Ma gli occhi di Krum non furono gli unici a brillare, quella sera. Fred, appena arrivato, osservò Hermione scendere le scale. Fu come se qualcuno gli avesse asportato le ossa delle gambe e gran parte dello stomaco. Si sentiva vuoto, come se solo e soltanto lei potesse guarirlo. 
I suoi pensieri, però, vennero interrotti dall'arrivo di Angelina. Meravigliosa, sì, in quel suo abito giallo canarino, ma il blu marino che lo aveva abbagliato solo pochi secondi prima non riusciva a Smaterializzarsi dalla sua mente. 
"Sei bellissima." Disse Fred, inchinandosi e baciando la mano alla sua damigella. 
"Devo dire che non sei niente male anche tu." Sorrise lei, notando che Fred aveva indossato la giacca che tanto detestava. 
Un bacio veloce ed entrarono entrambi in Sala Grande, dove i balli erano già iniziati. 
"Per le mutande di Morgana! Quella è Hermione Granger! E sta ballando con Viktor Krum!" Esclamò Angelina, quasi esterrefatta. Era, in realtà, punta sul vivo. Lei, considerata una delle più belle ragazze di tutta Hogwarts, non era riuscita ad accaparrarsi Krum... E la Granger sì? Hermione piccola castoro Granger? 
"Dai, non ci pensare." Le soffiò Fred in un orecchio. "Io sono molto meglio di quel pallone gonfiato lì." 
Angelina rise alle parole di lui e chiese: "Non era il tuo giocatore di Quidditch preferito?" 
Anche Fred ridacchiò e rispose, in un sussurro: "Diciamo che sono un po' geloso." 
A quelle parole, le gote di lei si imporporarono. 
Peccato non poterle dire, pensò Fred, che la fonte della mia gelosia non è proprio lei. 


"Che fanno zia Ginny e Anastasia?" Chiede Arthur, quando, seduto a tavola, vide parlare concitatamente sua sorella e sua zia. 
"Vedi, Arthur, tra i Babbani, c'è un verbo, che le descrive molto accuratamente." Risponde Harry, guardandole ancora una volta. 
"Ovvero?" Domanda il ragazzo. 
"Fangirlano."


Peccato che quella serata non proseguì liscia come era iniziata. Fred pestò i piedi ad Angelina più di un paio di volte e quella, dolorante, finì per diventare acida e scorbutica, fino a lasciare il suo neo-fidanzato solo come un cane. 
Hermione, dal canto suo, aveva apprezzato i primi momenti della festa. Ballava, beveva ogni tanto per recuperare energie. Ma la troppa attenzione e i modi antipatici di Ron le avevano fatto cambiare idea, tanto da farla ritirare, prima del previsto, in Sala Comune. 
Fu lì che avvenne l'incontro. Hermione, delusa da tutte le sue rosee aspettative. Fred, stanco dei festeggiamenti e della giacca. Ma soprattutto della giacca. 
"Serata fiacca, eh, Granger?" Chiese Fred, sedendosi affianco a lei. 
"Potrei farti la stessa domanda, Weasley." 
Il gemello prese un respiro profondo ed espirò: "Ho ballato da far pena e la mia fidanzata si è stancata di me." 
Hermione, respirata l'aria di confessioni, bisbigliò: "Uscire con Viktor è terrificante." 
"Nel senso che bacia da schifo o è terrificante lui?" Fece una smorfia e continuò: "Cinque galeoni che è la prima opzione."
"Mi dispiace deluderti, Weasley, ma non è nessuna delle due." 
"Ah, no?" Fred si voltò verso di lei. Intravide, nel suo volto, qualcosa di... divino? Forse. Forse, erano le guance, rosse per il fuoco. O forse i capelli, raccolti in alto in modo da lasciar liberi i dolci lineamenti del volto. 
"No. E' proprio difficile, sai?" Sospirò Hermione. 

"Cosa?" Le chiese Fred, osservandone ancora più attentamente gli zigomi. 
"E' difficile quando è la vita stessa a sembrarti uno scherzo del destino." 
Lui ridacchiò, dando sfoggio del suo sorriso Weasley. Quello per cui le ragazze cadevano ai suoi piedi. "E questa vena poetica da dove viene, Granger?" 
Hermione sbuffò, portando le iridi castane verso l'alto. "Sapevo che non avrei dovuto dirtelo." 
Lui rise ancora una volta, in un modo che -strano, ma vero- fece arrossire violentemente Hermione. In un nanosecondo, la ragazza si accorse del collo lungo e pulito di lui. Delle sue mani. Della sua leggerezza, che tanto mancava nella sua vita. 
"Per la prima volta nella mia vita, Granger, sarò serio. Quindi, ora o mai più. Perché la vita ti sembra uno scherzo del destino?" 
Hermione sospirò, evitando lo sguardo di lui, e rispose: "Guardami. Da quando sono nata, sono da sempre stata Hermione Perfettina Granger. Hermione, quella bruttina e saputella. Quella che nemmeno sotto tortura avrebbero invitato ad un ballo. Poi, ecco che il destino mi offre la rivincita. Uno dei giocatori di Quidditch più famosi al mondo mi invita ad un ballo, ma è tutto un disastro completo." 
Fred rimane in silenzio. Dopo qualche secondo, risponde: "Non è ancora finita, Granger." 
Hermione lo guarda come se avesse detto una stupidaggine delle sue. "In che senso?" 
"Nel senso che il destino, magari, la rivincita te l'ha data. Ma non sotto le vesti di Viktor Krum." 
Fred azzera la distanza interposta tra loro e poggia le sue labbra su quelle di Hermione. Sì, era esattamente come l'aveva immaginato. O forse no. Le ossa delle gambe e lo stomaco non gli erano ancora stati restituiti. Ma cosa se ne faceva, ora come ora, di un paio di ossa mentre baciava le labbra sottili di quella meraviglia appena scoperta? 


"Vanno ancora avanti con quella storia?" Ron si avvicina ad Arthur, il secondogenito di suo fratello. 
"Mh, mh." Annuisce quello. 
"Ma siamo quasi arrivati al dolce!" Esclama suo zio. 
Arthur si limita a fare spallucce. "Rassegnati, zio. E' quello che ho fatto anch'io." 


La guerra aveva divampato fino a quel momento, ad Hogwarts. E ora, alla luce del giorno, tutto, lentamente, tornava alla normalità. Con le dovute cure. 
"Ferula." Sussurrò Hermione, mano alla bacchetta. Per fortuna, quella volta funzionò e lei fu felice di tirare un sospiro di sollievo. Significava che il ragazzo che aveva di fronte non aveva subito Maledizioni. Era già abbastanza per poter sollevare gli angoli della bocca. 
Lui, dalla zazzera color biondo cenere, abbassò il petto, per tirare un sospiro di sollievo. Il sangue non bruciava più, a contatto con l'aria satura di dolore che si respirava lì. 
Assicuratasi che il suo paziente, per così dire, non avesse riportato ulteriori danni, Hermione si allontanò dalla prima barella e si avvicinò a quella immediatamente dopo. 
"Ferula." Sussurrò ancora, prendendo fra le mani la testa di un acciaccato Fred Weasley. Dalla bacchetta nacquero altre bende che andarono a coprire la ferita che copriva la fronte del gemello. 
Fred, angoli della bocca in su, chiese: "Che fai, Granger? Ci provi con me?" 
"Oh, no." Rispose, sorridendo. "Sto solo tentando di non far fuoriuscire gli ultimi neuroni che ti sono rimasti in testa. Sempre ammesso che ne siano rimasti." 
Hermione non aveva mai totalmente perdonato Fred. Dopo quello stupido, stupidissimo bacio in Sala Comune, al suo quarto anno, lui l'aveva perennemente ignorata. Non uno sguardo che durasse più di un secondo, non un discorso che non contenesse almeno una frecciatina, sia da una parte che dall'altra. E la fuga a cui si era dato quello sciagurato, insieme a suo fratello, era stata la goccia che aveva fatto traboccare la pazienza di Hermione. 
Ma non poteva, non doveva pensare a quelle cose, ora. Fred era ferito ed era inutile girare il coltello nella piaga.
Il gemello sorrise ancora. Questa volta, però, socchiuse gli occhi. 
"Che fai, Weasley?" Gli chiese lei. "Ti addormenti?" 
Fred fece cenno di no con la testa. "Mi sto godendo il momento." 
Le mani di Hermione, ancora tra i capelli di lui, si irrigidirono, mentre, in fondo allo stomaco, qualcosa la avvertiva che l'atmosfera era troppo carica, a confronto di come si sarebbe dovuto convenire per due semplici amici di vecchia data.   
Amici, come no.
"Sciogliti, Granger." La derise Fred, avvertendo il disagio che si era appena creato tra di loro. "Non è per te. Mi godo la mia non-morte." 
Hermione, leggermente infastidita, si alzò e disse: "Sei sempre il solito, Weasley." 
Quello, dal canto suo, sorrise furbescamente con gli occhi ancora socchiusi e la salutò con un cenno della mano.
"Non te ne andare mai, Granger." Sussurrò, prima di addormentarsi davvero.


"Chi vuole del tè?" Chiede Hermione, mentre l'orologio a pendolo del suo salotto segna le cinque. 
Si levano alcune voci e Angelina, pronta, si alza in piedi per aiutarla. 
"Oh, no." Sorride lei. "Faccio sola, non ti scomodare." 
Con la coda dellìocchio, prima di sparire in cucina, Hermione osserva Ginny e Anastasia parlottare. Abbastanza allegramente, avrebbe detto. 
Chissà cosa si raccontavano? 


"Chiudi gli occhi." Disse Fred. 
Lui e Hermione erano rimasti soli, come da richiesta. Era una faccenda delicata e tutta la famiglia aveva compreso i pensieri del loro "Sfregiato", come lo chiamava George. 
"Perché?" Chiese Hermione, dubbiosa. 
"Fallo e basta." Sospirò Fred, prendendole le mani e portandogliele agli occhi. "Fidati di me, va bene?" 
Hermione inspirò profondamente. Era stata una cotta infantile, era inutile struggersi a quel modo per Fred Weasley. Solo una cotta infantile. 
"Va bene." 
L' uomo -perché questo era, ormai - la prese delicatamente per i fianchi e la portò in una stanza al piano superiore. 
"Perdonami se te li faccio vedere così. Ma ho dovuto." Rise, avvicinando le sue labbra all'orecchio di lei. "Ma, soprattutto, perdonami per tre anni fa. Perdonami per non averti più detto nulla, per non averti detto quanto sono stato bene quella sera, tra le tue braccia. Perdonami, per non averti mai detto che sei tutto ciò di cui ho bisogno. E perdonami, perdonami, perché so che ti amo più di tutte le cose che potrei amare, più della mia stessa vita." Fred sorrise mesto, si allontanò e le soffiò: "Puoi aprire gli occhi." 
Hermione si voltò all'istante, non trovandolo più. Forse, si era Smaterializzato via. Ma non fece in tempo a rendersi conto di dove si trovasse che un rumore la distrasse. Uno sbadiglio. 
Dove diamine l'aveva portata? 
Si girò ancora una volta e quel che si trovò davanti superò tutte le sue aspettative. Sua madre, mano alla bocca, tentava di fermare un altro sbadiglio. Suo padre, disteso sul pavimento, non si era accorto di tutto quello che era accaduto. 
Jane Granger, quando si accorse di essere in una stanza da letto che non era la sua, si alzò velocemente e chiamò subito suo marito. 
"Robert! Robert, svegliati!" 
Hermione, di cui non si erano ancora accorti, tentava di bloccare le lacrime che scendevano sulle sue guance. 
Quel pazzo di Fred Weasley le aveva riportato indietro i suoi genitori. Era andato in Australia, li aveva trovati e li aveva riportati lì. Solo per lei. 
No, quella era molto più di una cotta infantile. 


"Papà ha fatto questo per la mamma?!" Squittisce Anastasia, strabuzzando gli occhi. 
Anche Ginny sorride e le rivela: "Non ci credevamo nemmeno noi, quando ce lo disse. Fu allora che gli altri capirono tutto. Perché Fred fosse stato assente per tanto tempo, perché Hermione avesse lasciato zio Ron." 
Anastasia sbatte più volte gli occhi. "E poi?" Chiede. 


"Fred!" Hermione, dopo aver ritrovato il gemello in mezzo al giardino della Tana, corse fuori dalla casa, lasciando i suoi genitori nelle mani affidabili di Molly. 
Fred si voltò e le sorrise. "Come stanno?" 
"Stanno bene." Disse lei, avvicinandosi a lui con un sorriso ancora più malandrino del suo. "Mi devi delle spiegazioni, Weasley." 
Una goccia cadde sulla guancia di Fred. Subito dopo, un'altra bagnò la maglietta di Hermione. 
"Te ne posso dare una molto semplice." Sollevò lo sguardo e osservò il cielo. "Sempre che tu lo voglia." 
Hermione assunse un'aria interrogativa. "Certo che voglio la spiegazione." 
Le gocce divennero più insistenti, fino a inzupparli totalmente. 
"Non hai capito." 
Fred le prese il viso di lei tra le mani e, attento, aspettò che Hermione gli desse un cenno d'assenso. Ma si parla di Fred Weasley. Non aspettò che due secondi e, immediatamente dopo, le sue labbra erano già incollate su quelle di lei.   


"Oh, che bellezza!" Anastasia quasi non si mette a battere le mani. 
"Sapevi come sarebbe andata a finire! Voglio dire, non saresti qui, se non fosse finita bene." Ridacchia Ginny. 
"E' un finale perfetto!" 
Ginny, mettendosi il cappotto, dice: "Oh, no, Anastasia. Io direi che è un inizio perfetto." Poi, facendole l' occhiolino, sussurra: "Ma questa è un'altra storia." 
Dall'altro lato della stanza, Harry sfila qualcosa dalla borsa di Ginny e lo passa a Fred. 
"Ti prego, fammi morire dalle risate." Prega Harry. 
"Oh, vedrai, Potter. Non te ne pentirai." Ghigna Fred. 


Hermione, sola nella stanza da letto, si guarda intorno. Dove sarà andato a finire quello scapestrato di suo marito?
Poi, d'un tratto, le luci si spengono. Hermione, furtiva, corre vicino al comodino e, in un istante, impugna la bacchetta. Ma non avviene niente. Anzi, forse qualcosa sì. Da un punto indefinito della stanza, nascono mille fiammelle che vanno a illuminare la stanza. 
Hermione, compreso l'antefatto, sorride e cantilena, maliziosa: "Freeed."
Lui, dall'angolo vicino all'armadio, fuoriesce per metà, sussurrando: "Mi aveva detto che funzionava!" 
Fred getta il Mantello dell'Invisibilità per terra e raggiunge Hermione, che cinge per le braccia. 
"Hai sentito che Ginny ha raccontato la nostra storia ad Anastasia?" Le bacia il collo. 
"Sì, ho sentito. Non ha fatto altro che sorridere per tutta la sera." 
Anche Fred sorride. "E mi è venuto in mente... Quanto tempo non avevamo per noi? Magari, un po' d'intimità..." Le soffia nell'orecchio.
Hermione si volta verso di lui e gli lascia un bacio sul collo. "Troppo, Weasley. Troppo." 
   
 
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