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Autore: danonleggere    04/04/2014    1 recensioni
Daccordo, mi ero preparata per quello.
Ma sarebbe stata la mia prima missione così lontana dalla gilda.
Dover studiare per tre anni in una accademia maschile dalla quale sarei potuta uscire pochissime volte.
Sì, ne ero in grado.
Se non per il fatto che sono una ragazza.
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Questa è la storia di una ragazza con un passato oscuro. Che nonostante le sfide che ha incontrato ha lottato ed è riuscita a farsi ammettere nella gilda dove operava il mentore.
E ora sta per iniziare la sua prima vera missione nella quale incontrerà veri amici, rivali e forse qualcuno di speciale.
Sulle note di un regno medievale con combattimenti mortali e sprazzi di magia spero di riuscire a coinvolgervi e divertirvi!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi voltai di scatto stringendo le lame tra le mani. Mi sistemai la sacca sulla schiena e mi avviai al tavolo delle iscrizioni.
Mi chiesero i documenti e una volta accertato che ero Suno Unamis, figlio del mercante di spezie Ruhk Unamis, iscrizione 435 mi avviarono ad un piccolo giardino interno che a malapena ci conteneva tutti.
Ci divisero in gruppi di dieci persone mentre sistemavano gli spalti nella paizza di prima.
Avremmo dovuto combattere tra di noi, e le ultime quattro persone che sarebbero rimaste in piedi in ogni gruppo avrebbero avuto il diritto di entrare nell'accademia.
Ovviamente c'erano le eccezioni, ad esempio i raccomandati, ma era difficile farla franca. Considerando che ogni combattimento avveniva davanti ad un pubblico.
Non so quanto tempo fosse passato da quando mi avevano portata in quel giardino, ma mi sentivo chiamare per il mio turno di combattimento.
In genere non me la cavo male, anzi, in queste situazioni i miei sensi si acutizzano ed evito di distrarmi o perdermi via delle cose, ma sarei stata contro dei ragazzi che si allenano da una vita per questo.
Scrollai nervosamente le spalle e sfoderai le armi per darmi una calmata. Io adoro combattere con le lame gemelle, e il fatto che per un occasione del genere il mentore mi aveva dato le sue mi fece salire l'adrenalina. Quindi inizioai a provare i movimenti, parate, affondi, disarmi. Ho necessitavo di muovermi.
Ero così esaltata che non mi accorsi di aver quasi staccato la testa ad un ragazzo che passava lì vicino.
"Scusami" esclamai con la voce arrocchiata dalla fatica.
L'altro scosse le mani davanti a se come a scusarsi e aggiunse "Tranquillo, non mi hai preso!"
Gli sorrisi notando il fazzoletto che aveva legato al braccio che era dello stesso colore del mio.
"Siamo nello stesso gruppo." gli dissi indicandolo.
Lui mi battè una mano sulla spalla "Allora cercavi di eliminare la concorrenza."
"Non ne ho bisogno!" gli risposi raddrizzando le spalle per sembrare più alta.
Lui però se ne accorge e cominciò a ridere. "Non arrabbiarti nanetto!" e calcando in modo fastidioso sull'ultima parola, ma sempre con una faccia allegra.
Io mi arrabbiai. Ma riuscii a trattenermi dall'urlare.
"Sei solo qualche centimetro più di me, non gasarti!" gli risposi sfoderando uno sguardo gelido.
Ma sembrò non funzionare, perchè mettendomi una mano sulla testa mi scompigliò i capelli. Mi ribellai immediatamente cercando di togliermi di dosso la sua mano.
Inutilmente dato che la sua risata aveva già contagiato facendomi perdere la serietà.
Allungai una mano davanti a me "Ciao, io sono Suno!"
E lui stringendola "Piacere, io mi chiamo Dienomonus." disse gonfiando il petto.
E subito una lampadina mi si accese in testa. Dienomonus Kcalem, della famiglia Kcalem di Roum. Secondogenito che aspira a diventare soldato e capo delle carceri della città. Le ore passate su le cartelle anagrafiche stavano dando i loro frutti.
"...E io dovrei conoscerti?" gli chiesi facendo una faccia perplessa.
Lui scoppiò a ridere "Ovviamente!" e mi preparai alla sfilza di nominature che mi ero dovuta imparare a memoria e che piacevano tanto ai nobili "Sono il capo delle scimmie!"
Lo guardai veramente perplessa. Mi rifiutavo di cercare nella mia memoria un informazione del genere.
E vedendo la mia faccia mi spiegò "Siamo un gruppetto di amici e ci divertiamo a scalare le facciate e i tetti degli edifici. E io modestamente sono il migliore!"
Lo fissai divertita "Ah si? ma se scommetto che te la fai sotto solo a salire su quell'albero." gli dissi indicando un arbusto ad un angolo del cortile.
Bastò uno sguardo di intesa che entrambi ci avviammo verso il tronco. Sarei stata più veloce io di un marmocchio di alta famiglia.
Ma un attimo prima che potessimo iniziare delle guardie con in mano dei fogli ci bloccarono per indicarci dove andare. Adesso sarebbe toccato a noi combattere.
Ci scortarono sotto ad un portico che dava sulla piazza con altri otto ragazzi mentre l'altro duello si concludeva.
Mi guardai intorno, oltre a Dienocoso c'erano Kuesa Soundo, il figlio di una delle due casate più importante che avevo distinto dalle vesti. Alcuni figli di consiglieri, anche loro ricordati grazie agli addobbi che li ricoprivano, ma di cui non ricordavo assolutamente il nome. E gli altri molto probabilmente erano borghesi data la fattura più semplice dei loro vestiti.
Meno raffinata, ma con molti più fronzoli rispetto ai miei, che a confronto parevano stracci. Con anche quel taglio ad altezza ginocchio sui calzoni...
Le guardie ci spinsero avanti mentre ci passavano accanto i quattro vincitori che erano appena stati ammessi. Li guardai con la coda dell'occhio, e per un momento mi prese quasi un colpo. Uno di loro era il ragazzo contro la quale ero sbattuta nella casa di prima.
Tirai dritto ignorandolo, eravamo in tanti, e non dava segni di avermi riconosciuta. Forse l'avrei scampata.
Ci posizionammo al centro del campo di terra battuta guardando i capi del consiglio davanti a noi.
Ci chiamarono per nome per l'ennesma volta e diedero via al combattimento.
Io scattai subito in dietro per allontanarmi dalla massa e sfoderare le mie spade.
Avendo più o meno tutti seguito la stessa strategia ci trovavamo tutti in cerchio. Ma Kuesa evidentemente non riusciva ad aspettare perchè con la sua spada a lama doppia calò un fendente diretto alla testa del malcapitato che aveva a fianco. E scoppiò il putiferio.
Uno dei nobili mi si diresse subito contro, forse volendo usare il vantaggio dell'altezza contro di me. Ma questa convinzione mi animò, perchè io non sono bassa!
Mi spostai di lato schivando il colpo, e facendo ruotare le braccia sopra alla mia testa imprigionai il suo collo tra le lame.
Si sentì un fischio acuto e delle guardie vennero a portare fuori il tipo che avevo sconfitto.
Ripartii all'attacco.
Mi sentivo un adrenalina dentro e dovevo scaricarla, così appena vidi che un'altro aveva appena eliminato l'avversario mi diressi verso di lui. Ma non feci neanche in tempo a chiamarlo che mi accorsi di chi si trattava. Avevo beccato Kuesa.
Merda.
Aveva una fama in combattimento che lo precedeva dov'unque, avrei dovuto evitarlo. Ma ormai era troppo tardi.
Afferrando la spada con una mano mi si avvicinò rapidamente, mentre io con una mezza torsione del busto cercai di colpirlo di taglio ai fiachi.
Ma lui fu più veloce, perchè mise la spada in mezzo per pararsi.
Cazzo se era forte! Mi sembrava di aver colpito un sasso tanto mi tremava la mano per il contraccolpo.
Ma non potevo darmi pervinta, quindi con un po' di rincorsa gli arrivai davanti facendogli credere che l'avrei colpito frontalmente. Quindi mi buttai a terra passandogli tra le gambe, mi rialzai di scatto pronta a colpirlo al collo ma si girò.
Rapidamente me lo ritrovai di nuovo davanti con un ghigno sadico.
Allora cercai di allontanarmi, ma mi sbarrò la strada con la sua mole impedendomi la fuga. Riprovai a colpirlo con etrambe le spade sul lato scoperto, ma senza che me ne accorgessi parò di nuovo. Aveva una velocità incredibile. Ora era il suo turno ad attaccare.
Sfruttando la differenza di altezza di almeno dieci centimetri caricò il colpo dall'alto lasciando però la pancia scoperta.
Io velocemente mi infilai tra la spada e il suo corpo sentendolo sulla schiena. Parai la sua lama tra le mie e mi girai velocemente. Dovevo colpirlo prima che lui lo facesse a me.
Alzai le braccia senza aver visto però la sua lama calare quando si sentì un potentissimo fischio.
Sia io che lui ci bloccammo nelle esatte posizioni nelle quale ci trovavamo senza più muovere un solo muscolo.
Se io avessi avvicinato i miei polsi tra di loro gli avrei fatto saltare la testa, ma non avevo vinto, perchè a lui sarebbe bastato far cadere la pesante spada per trafiggermmi la schiena.
Ci guardammo intorno e ci accorgemmo che altri due ragazzi nell'arena ci stavano fissando, oltre naturalmente al pubblico in delirio.
Quindi... siamo rimasti in quattro.
Fu il mio primo pensiero, prima ancora di decidermi a spostarmi da quella strana posizione nella quale ero ancora.
Dienocoso mi si avvicinò "Allora ce l'hai fatta nanetto!"
Io sorrisi mentre ansimavo alla ricerca di aria "Non... chiamarmi... così."
Poi allungai la mano al mio sfidante di poco prma per presentarmi, ma in risposta lui me la schiaffeggiò via e sputando in terra se ne andò "La prossima volta non ti andrà così bene."
Non registrai neanche quello che mi aveva detto che abbandonai la piazza girandomi verso Dieno che mi fece segno di ignorarlo. E ritornammo nel cortile inerno.
Una volta lì altre guardie ci indicarono dove andare per l'ultimo saluto ai parenti e l'entrata dell'accademia.
Lasciai il ragazzo che era con me non appena vidi il mentore.
Lui si avvicinò con sguardo fiero e testa alta, come se fosse pieno di orgoglio. Mi mise una mano sulla spalla e disse "Sapevo che ce l'avresti fatta, vedrai che diranno gli altri quando glielo racconterò."
Io sorrisi leggermente, ero esaltata all'idea di avercela fatta. Ma ora quella missione era diventata incredibilmente reale. Non sarei potuta tornare indietro.
Porsi le lame al maestro che però le respinse "No, ora appartengono a te." e se ne andò.
Io mi incamminai verso l'ingresso del grosso edificio dentro la quale si stavano riversando i ragazzi che avevano finito i combattimenti. Ancora un paio e i duecento iscritti sarebbero stati decretati.
Una volta dentro mi andai a sedere un po' in disparte, o almeno ci provai, perchè sentii una voce squillante chiamarmi "Hey nanetto, siamo qua!"
Strinsi i pugni e mi girai. "Sono più alto di più della metà delle persone presenti, piantala di chiamarmi così!" ma sorrisi. Non riuscivo ad arrabbiarmi veramente.
Così lo raggiunsi e Dieno mi presentò i suoi amici.
"Queste sono alcune delle scimmie," disse indicando le quattro pesone lì presenti "mentre lui e quello che stava per battere il grande Kuesa!" e indicò me.
Gli altri mi fecero i complimenti mentre io cercavo di schernirmi, non dovevo attirare troppo l'attenzione.
Fortunatamente in quel momento entrò il rettore dell'accademia e calò il silenzio.
"Salve a tutti." iniziò raggiungendo il leggio imponente difronte alla platea "voi siete coloro che sono passati e potranno frequentare il primo anno. Ma non gioite. Perchè molti di voi molleranno, o addirittura scapperanno. Dopo aver avuto un assaggio della nostra disciplina e dei nostri orari di lavoro vorrete essere stati sconfitti e reclutati in un'altra scuola."
Si guardò intorno sfidandoci con lo sguardo e riprese "Sarete divisi in camere da venti persone, tranne due che avranno una camera doppia. I fortunati saranno quello che si è distinto meglio nei combattimenti di oggi e una persona da lui scelta. Questo per darvi un assaggio delle nostre regole. Ovvero ogni mese ci saranno delle competizioni diverse per ottenere determinati privilegi, che i vostri capocamera vi spiegheranno meglio."
Fece un segno a delle guardie e riprese "Ma se farete, o solo penserete, di trasgredire le regole le punizioni saranno durissime. La cena è alle sette, per tutti gli altri orari verrete informati dai capistanza. E ora l'allievo che si è più distinto oggi, vieni qua Ognemonis."
Cercai di alzare la testa per vedere chi fosse il ragazzo mentre la mia mente collegava tra loro le informazioni. Ognemonis Montras, della famiglia Montras che insieme alla famiglia Soundo detiene il potere cittadino.
Ma quando vidi chi si era alzato per poco non mi scappò un imprecazione a denti stretti.
Era il tipo contro la quale ero finita prima. Quando si chiama sfiga...
Il ragazzo si alzò dal posto per avvicinarsi al rettore che gli disse di scegliersi l'altra persona con la quale condividere la stanza. Ognemonis, o come caspita si chiama, lasciò scorrere lo sguardo sulla sala. Ero sicura che stesse cercando un suo amico, o qualcuno di un'altro casato importante in modo da fare comunella.
Invece il suo sguardo si posò su di me e mi indicò con il dito. "Lui."
Ma che ca?!
Dieno si girò verso di me come a chiedermi se lo conoscevo, io feci in tempo a sillabargli un no come risposta prima di alzarmi.
Ci assegnarono ad una guardia che ci portò alla nostra camera, mentre anche gli altri venivano smistati.
Mentre seguivo in silenzio la guardia con un espressione rilassata la mia mente si affollava di domande. Perchè aveva scelto me?
Magari mi aveva anche riconosciuta, ma in camera insieme ci saremmo dovuti stare un intero anno, valeva la pena di farlo solo per confermare dei sospetti?
Però tutto ciò giocava anche a mio favore, perchè così avrei dovuto celare la mia identità ad una sola persona, senza saperlo mi aveva fatto un enorme piacere.
La guardia ci condusse al secondo piano dei dormitoi in fondo al corridoio con tutte le camerate degli altri e ci espose brevemente il programma.
"Sveglia alle cinque, corsa , colazione alle sei, le lezioni del mattino iniziano alle sette e durano fino alle dodici. Poi pranzo con una pausa fino alle due. Dopo niziano le lezioni del pomeriggio fino alle sei di sera, svago fino alle sette per la cena e alle otto si spengono le luci."
Ci guardò un attimo per vedere se avevamo capito e riprese "Sul letto troverete le vostre divise, indossatele e sistemate le vostre cose. Alle sette scendete al piano di sotto nella porta opposta a quella della sala dove eravate prima per mangiare." e facendo un segno militare al ragazzo che era con me ci lasciò soli.
Io senza pensarci aprii la porta della stanza, e mi ritrovai in uno spazio di due metri per tre con un letto a castello, un armadio e una tinozza d'acqua. Fischiai aspettandomi di peggio e mi accomodai dentro.
Il mio futuro coinquilino per il prossimo anno invece sembrava più titubante, così lo presi in giro cercando di alleggerire l'atmosfera "Vostra altezza non è abituato ad uno spazio tanto spoglio?"
"Dovresti saperlo, dato che hai visto casa mia." replicò tagliente. Tutta la gentilezza che avevo visto nel suo sguardo fino a poco prima era completamente sparita. Ma non volendo dargliela vinta alzai semplicemente le spalle con una faccia confusa e salii sul letto di sopra "Mio."
Non poteva essere sicuro che quella persona fossi io. Però il fatto che non gli abbia chiesto spiegazioni a quello che mi ha detto, forse l'ha insospettito...
Mi stiracchiai e osservai la stanza dall'alto, mica male. Poi mi buttai giù dal letto e mi diressi verso l'armadio per sistemare le mie poche cose, mentre Ognemonis se ne stava ancora come un ebete a fissare la stanza.
"Non migliorerà anche se continui così." gli dissi mentre mi appropriavo della parte destra dell'armadio riponendoci le lame gemelle del maestro e la piccola sacca che tenevo legata in vita.
Lui arricciò il naso e passandosi una mano tra i capelli fece un passo avanti.
"Sì, scusami per prima, ero sovrappensiero e ti ho scambiato per un'altra persona..."
Cosa? Com'è che la sua espressione era cambiata così radicalmente?
Prima sembrava un pezzo di ghiaccio e ora sorrideva affabile allungando una mano nella mia direzione.
Io per non farlo insospettire gliela strinsi accennando un sorriso "Tranquillo, tutto a posto. Io sono Suno."
"Io sono Ognemonis, ma forse mi conosci già, sono famoso..." disse tristemente.
Ma che aveva?
"Su col morale!" cercai di rallegrarlo "Posso chiamarti Monis? Che il tuo nome è troppo lungo."
Lui parve di nuovo illuminarsi come in seguito ad uno sbalzo d'umore e annuì felice "Certo fai pure."
E così si girò per afferrare la sua divisa sul letto e guardandola con aria critica decise di indossarla.
Caspita, dovevo trovare una scusa per cambiarmi.
Mentre senza farmi vedere controllavo in che stato versava la fasciatura che mi teneva il seno stretto sollevai anche io la mia. Calzoni e casacca beige e stivali neri in cuoio. Mica male.
"Dobbiamo metterci davvero questa roba?" mi chiese il tipo guardandomi di sbieco.
"Ti fa davvero così schifo?" gli chiesi di rimando io. Ma quanto era viziato?
Lui scosse la testa "E' che sono abituato in maniera diversa, e mi sembra strano."
Io di rimando sorrisi, questo non sarebbe durato un giorno, magari, avrei avuto la camera tutta per me!
Stavo per prepararmi a sciorinare tutte le storie che mi ero inventata per giustificare la fasciatura che mi copriva buona parte del busto quando Monis si tolse la camicia che indossava.
Io ho visto molti ragazzi senza maglia, e molti addirittura nudi per tutti i lavori che ero stata costretta a fare, ma per lo più mi facevano indifferenza.
Non capivo neanche perchè alcune delle ragazze della gilda sbavassero dietro a certi ragazzi, che io consideravo semplici amici, solo per il loro fisico.
Ma forse ora qualcosa avevo in mente. Perchè il tipo in stanza con me aveva una schiena larga e muscolosa e delle spalle ben piantate ma elastiche. Poi quando si girò facendomi vedere i pettorali... "Suno, ci sei?" mi disse sventolandomi una mano davanti alla faccia.
E io senza cambiare espressione "Devo trovarti un'altro soprannome, Monis fa schifo."
E mi girai di schiena.
Fortunatamente avevo una maglietta abbastanza lunga, e quindi decisi di cambiarmi prima i pantaloni approfittando di quel pezzo di stoffa che copriva ciò che poteva farmi scoprire.
Intanto l'altro si sera cambiato completamente e si era sdraiato sul letto biascicando qualcosa sulla scarsa fattura degli abiti.
Io mi girai di schiena sperando che la balla regesse e mi sfilai la camicia.
"Ma che cos'hai, stai bene?" mi chiese il tipo indicandomi la benda che mi fasciava il busto. Io mi sbrigai a mettermi l'altra maglietta e mi apprestai a tranquillizzarlo.
"Sì-sì, tranquillo, non è niente di che."
"Come niente di che?! Sei mezzo faciato." disse alzandosi in piedi.
"Ti dico che è tutto a posto. E' solo una ciccatrice che ho fin da piccolo e che se non tengo fasciata mi brucia."
Ognemonis stava per ribattere quando sentimmo un forte mormorio provenire dal corridoio. Così ci infilammo gli stivali e ci dirigemmo a mangiare.








---------------------------------SALVE!-------------------------------------
Spero sempre di non aver fatto errori, in caso contrario ESCUCIATE! Che però non so in che lingua sia ma vabbè...
Alla prossima e CIAO!
  
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