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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    04/04/2014    2 recensioni
Il mondo di glee trasferito in quello di Hunger games.
La storia d'amore tra Brittana e Santana proiettata nell'arena.
***
Dal testo: «Faremo capire a Capitol City che non possono trattarci come se fossimo loro, noi siamo nostre, e di nessun altro.»
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Mi alzo dal letto la mattina pensierosa: oggi iniziano gli allenamenti, da oggi, la faccenda si fa seria, da oggi, i giochi non saranno interviste e apparizioni pubbliche, da oggi, saranno morte.
Dopo essermi fatta la doccia metto i vestiti che qualcuno si è preso la briga di posizionare sul mio letto mentre ero in bagno:
un pantalone elasticizzato completamente nero e una maglietta aderente le cui tonalità vanno dal grigio al nero.
Saranno vestiti tutti così, lì giù, in palestra.
Lego i miei capelli in uno chignon veloce; quando mi guardo allo specchio mi si stringe lo stomaco:
sembro diretta di nuovo alla mietitura, ma sta volta so che il mio nome sarà estratto da quella boccia e sono preparata.
Mi costringo a distogliere lo sguardo e vado via dalla camera che continua a farmi stare male.
Nella sala da pranzo Sue e Will sono seduti a tavola mangiando una colazione sostanziosa; non vedo Sebastian, però, forse è già sceso, o forse dorme ancora.
Vado verso il banchetto sempre allestito con piatti nuovi
e riempio un piatto di dolcetti di vari gusti: sono tutti colorati e ricoperti di una strana pasta con cui sono realizzate piccole e perfette sculture dolci.
Mi siedo a tavola e saluto gli altri prima di addentare il mio delizioso piccolo cupcake.
Sono davvero affamata e svuoto il mio piatto in modo estremamente veloce: con la stessa velocità con cui lo riempio di nuovo.
Ieri sera non ho mangiato niente, dopo le interviste mi sono sentita, più che mai, fuori luogo, estranea all’eleganza di questo posto. Preferirei andare nell’arena proprio adesso piuttosto che stare anche solo un altro giorno in città.
Dopo aver ripulito il piatto una seconda volta mi alzo e resto per un attimo a fissare i volti sbalorditi di Sue e Will:
«Che c’è? Non ho mai visto così tanto cibo in vita mia, devo approfittarne finché posso»
Sorrido e mi volto camminando leggiadra verso l’ascensore senza cambiare espressione.
Sto per rincontrare Brittany.
Premo il pulsante con il numero più basso e inizio a scendere velocemente.
Nel giro di trenta secondi le porte si aprono e mi ritrovo davanti poco più della metà dei tributi.
Quasi nessuno fa caso a me, tranne Sebastian, che si sta
esercitando con una lanca: tira centrando in pieno il bersaglio e poi mi rivolge quel suo solito sorriso agghiacciante che ormai non mi fa più effetto, e tranne Brittany, che adesso sta camminando spedita nella mia direzione sorridente.
«Hey»
Le vado incontro anch’io e per un attimo penso di abbracciarla, ma poi cambio idea.
«Hey» risponde lei.
«Sei qui da molto?»
Mi guardo intorno e mi ritrovo a guardare Sebastian: i suoi occhi sono fissi su di noi e ha un’espressione sorpresa, non si aspettava che fossi diventata amica di Brittany.
Questa volta sono io a rivolgergli il suo sorriso agghiacciante, poi vado via portando la ragazza con me.
«No, in realtà… Una decina di minuti»
 
Le sorrido concentrandomi sui suoi occhi.
Sono così belli, tra l’azzurro e il verde.
Decisamente gli occhi più belli in cui abbia mai scelto di perdermi.
«Ti va se ci alleniamo insieme, oggi?»
Sembra incerta quando mi rivolge quelle parole, ma mi rendono comunque felice e quasi euforica.
«Ne sarei davvero felice»
Le sorrido e la vedo tranquillizzarsi, forse non era sicura che lo volessi anch’io, eppure lo voglio.
Voglio passare più tempo possibile con lei, adesso che posso, perché so che prima o poi dovrò dirle addio per sempre, e so che quel momento si avvicina ogni secondo che passa.
Sento lo stomaco contorcersi al solo pensiero di perderla, ce l’ho da così poco che non mi sembra reale,  quasi vorrei che non lo fosse, vorrei che nulla di tutto questo stesse accadendo davvero, così non dovrei perderla.
Ma dovrò perderla, lei dovrà perdere me, se voglio che sopravviva.
Mi blocco per un attimo.
Sto davvero pianificando di sacrificare la mia vita per una ragazza che conosco appena?
Mi basta guardarla per trovare la risposta.
Sì.
Le voglio davvero bene, non ho mai avuto un’amica così, mai.
Adesso non riesco a immaginare come potrei vivere la mia vita senza di lei.
Mi chiedo se sia così per tutte le amicizie, se sia questo un amico, o se noi siamo speciali, se abbiamo qualcosa di diverso, qualcosa di invidiabile e che nessuno ha, qualcosa di diverso da un’amicizia.
Un pensiero mi blocca la mente.
E se non è amicizia?
E se è amore?
Tra due ragazze, che cosa stupida, non potrebbe mai succedere, è contro natura, ma forse…
«Dove vorresti iniziare?»
La sua voce angelica mi distoglie dai miei pensieri.
«Che ne dici di provare il tiro con l’arco? Quella postazione è libera»
Lei annuisce e ci incamminiamo verso la stanza in vetro allestita a dovere per l’occasione.
E’ del tutto vuota, ma fuori ci sono gli archi, le frecce e un gruppo di pulsanti che non so come usare.
Brittany mi si posa davanti e armeggia con i tastini aprendo poi le porte della stanza.
Lei mi precede ed io la seguo subito dopo chiudendomi la porta alle spalle.
Il vetro torna a circondarci completamente e due figure arancioni appaiono dall’alto armate di arco e frecce.
Posiziono il mio arco difficilmente e dopo aver preso la mira scocco una freccia, mancando il mio bersaglio, anche se di poco, la sua freccia mi colpisce e appena mi tocca si infrange in mille pezzi che scompaiono.
La figura colorata scocca un’altra freccia nella mia direzione ma Brittany mi sposta dalla sua traiettoria e colpisce l’ologramma, o qualunque cosa sia, su una spalla e poi nel petto, la figura si distrugge e mi ritrovo a guardare Brittany; se fossimo state nell’arena, mi avrebbe appena salvato la vita.
«Sei brava sai?»
Mi sorride imbarazzata e abbassa lo sguardo fissandosi i piedi.
«Grazie… Tu…»
Soffoco una risata e cerco il suo sguardo.
«… Io no!»
Entrambe scoppiamo in una fragorosa risata e lei torna a guardarmi.
«Non preoccuparti, troverai qualche altra cosa»
«Ne sono certa»
Ci scambiamo un sorriso veloce poi lei mi prende per mano e ci allontaniamo verso altre postazioni.
Per la fine della sessione di allenamento della giornata ho trovato tante armi che non so usare e Brittany tante che usa davvero bene, mi sento demoralizzata, credevo di poter fare di meglio.
L’ultima postazione che usiamo è quella del lancio dei coltelli; quando entro nella stanza di vetro seguita da Brittany non spero nemmeno più di riuscire a tirare bene ma, quando le figure colorate iniziano ad apparire, con mia grande sorpresa, le colpisco precisamente dove miro.
Vengo sovrastata da un brivido di eccitazione: ce l’ho fatta, ho trovato l’arma giusta per me.
Anche Brittany appare felice.
«Visto? Te l’avevo detto che ce l’avresti fatta?»
Mi sorride e io ricambio.
Alza le braccia ma poi le blocca a mezz’aria, restando perplessa.
So esattamente cosa vorrebbe fare: reprimere l’impulso di abbracciarmi, lo stesso impulso che adesso provo anch’io, ma quell’impulso io non lo reprimo; la stringo tra le mie braccia con tutta la mia forza e la sollevo da terra per un attimo, non ho intenzione di liberare la presa, non ho intenzione di lasciarla andare.
 
   
 
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