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Autore: Neko    05/04/2014    4 recensioni
Le nostre eroine sono potute tornare alle loro vite normali solo per poco. Nemmeno il tempo di riposare che un nuovo nemico, subdolo quanto tutti gli altri, se non peggio, compare a portare scompiglio nella vita delle guerriere Sailor e il loro obbiettivo è lo stesso di sempre, eliminare la principessa Serenity, ma cosa accade se il nemico non attaccherà direttamente lei, ma qualcosa a cui è strettamente legata, portando ripercussioni su tutti?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Capitolo 3:

Capitolo 3: La situazione peggiora

 

Dopo aver ricevuto la notizia di una probabile bocciatura, Usagi e sua madre  tornarono a casa.

Il tragitto verso l’abitazione fu carico di ansia e i giorni successivi non alleggerirono la tensione che si era venuta a creare in casa Tsukino. I rimproveri arrivavano quando Usagi meno se l’aspettava e il costante controllo che i genitori avevano su di lei, facevano sentire la ragazza come in gabbia. Si meravigliava che non le avessero ancora chiesto di domandare il permesso per andare in bagno.

Usagi non riusciva più a reggere quella situazione e un giorno, durante il pranzo della domenica, quando i suoi genitori le stavano nuovamente rinfacciando la sua negligenza, si alzò di scatto dalla sedia e sbattendo i palmi sul tavolo e rovesciando il suo bicchiere d’acqua, urlò “Adesso smettetela. Non potete rinchiudermi in casa e trattarmi come se fossi una stupida ragazzina immatura e superficiale! Anch’io ho bisogno dei miei spazi e…” cominciò prima di essere interrotta dal padre, che con un finto tono calmo disse “Ah, quindi noi ti trattiamo come una stupida ragazzina immatura e superficiale? E tu come chiameresti una che perderà l’anno scolastico perché invece di studiare, va chissà dove a divertirsi. Non hai idea di quando ci hai deluso Usagi!” finì Kenji.

La ragazza sussultò. Lo sguardo che suo padre le aveva lanciato dicendo quelle parole, era un qualcosa che Usagi non avrebbe mai potuto dimenticare.

Ikuko lasciò cadere la posata, incredula alle parole del marito. Erano arrabbiati con lei, questo sì, ma arrivare a dire che per loro era una delusione, era eccessivo.

La donna non avrebbe mai considerato la sua bambina una delusione. Sapeva che sua figlia era una brava ragazza sempre disponibile ad aiutare il prossimo. Si era solo lasciata troppo andare. Cosa che molti giovani facevano. Anche loro avevano commesso degli errori in giovane età, chi per un motivo, chi per un altro, ma quegli errori avevano permesso loro di diventare le persone che erano. E Usagi avrebbe trovato la sua strada, ne era sicura.

Non aveva però intenzione di allentare la presa con Usagi. Sapeva che era giusto punirla, per impedirle di perdere completamente la strada, ma a suo avviso il marito era stato troppo duro.

Certe parole non si dimenticavano facilmente, anche se dette solo per rabbia. Perché Ikuko sapeva che il marito stravedeva per la figlia e probabilmente si era già pentito di quanto aveva appena detto.

Ikuko spostò il suo sguardo su Usagi preoccupata, per la reazione che la sua bambina avrebbe potuto avere.

La ragazza infatti, si sentì ferita dalle parole del padre. Quel dolore che il suo genitore le aveva appena dato, era più forte di quello creato quando veniva attaccata la luna. Abbassò lo sguardo per poi scappare a rinchiudersi in camera, non riuscendo più a sopportare gli sguardi della sua famiglia su di sé.

Chibiusa era rimasta paralizzata, durante tutto quell’attimo. Aveva paura di peggiorare la situazione anche solo respirando.

Era già stato strano per lei sentire Usagi alzare la voce con i propri genitori, ma non si sarebbe mai immaginata che la serata sarebbe andata a finire in quel modo. 

Non riusciva a capire cosa potesse provare Usagi in quel momento. Nel futuro aveva ricevuto dei rimproveri dai suoi genitori, ma non erano andati oltre a un semplice castigo. Nemmeno quella volta che aveva preso il cristallo d’argento di nascosto.

 Ricordava di essersi beccata una bella ramanzina per quella faccenda, ma nonostante il suo gesto, vedeva negli occhi dei suoi genitori solo amore, non delusione per aver quasi portato alla distruzione del suo mondo.

Si alzò da tavola senza dire niente e lentamente salì le scale per dirigersi verso la porta di Usagi. Poteva sentire i singhiozzi della ragazza anche da fuori la porta. Sospirò. Voleva tirarla su di morale perché conoscendo Usagi, sapeva che quella serata avrebbe pesato parecchio su di lei. L’avrebbe resa meno sicura di sé stessa, in quanto si sarebbe domandata come sarebbe riuscita a mantenere la pace sulla terra, facendo si che le persone vivessero felici, se non riusciva nemmeno a rendere felici i suoi genitori.

Ma Chibiusa sapeva che ci sarebbe riuscita, non solo perché Usagi era la sua mamma del futuro, ma perché vedeva in lei quella forza di volontà che sperava di aver tanto ereditato.

 

Le ragazze si erano nuovamente date appuntamento al tempio di Rei per studiare, ma ci rinunciarono, appena Luna le mise al corrente di quanto successo prima a Usagi.

La guerriera di marte aveva preso a battere nervosamente un dito sul tavolo. Trovava tutta quella faccenda ingiusta e assurda. Lei era sempre la prima a sgridare Usagi per certe cavolate che faceva e quando prendeva le cose troppo alla leggera. Ma si era sempre accorta se la sua amica aveva dei problemi. Non riusciva a capire come dei genitori non potessero capire lo stato d’animo del proprio figlio.

Non si sarebbe stupita se fosse stato suo padre a non accorgersi del suo stato d’animo, ma lei non  aveva con l’uomo quel rapporto che Usagi poteva vantare di avere con i suoi genitori. Tutto questo le metteva rabbia e Usagi gliene faceva venire ancora di più.

Lei aveva capito che Usagi era strana e stanca in quel periodo, tutte loro lo avevano notato. Non avevano però capito da cosa potesse dipendere e Usagi non parlava. Erano convinte che il malumore della loro principessa fosse il residuo dello scontro con Galaxia, dato che era passato molto poco tempo dal termine di quella storia. Aspettavano che fosse Usagi a fare il primo passo, quando sarebbe stata pronta a confidarsi con loro, ma invece avevano scoperto che era qualcosa di ben più grave, qualcosa di cui lei avrebbe dovuto metterle al corrente.

Strinse i pugni per questo. Come aveva potuto Usagi tacere su cosa stesse passando? Avevano sempre affrontato i nemici insieme, visto la morte in faccia tutte insieme, rimaste unite in qualunque situazione e unite avrebbero dovuto affrontare questa nuova minaccia.

Non le importava se Usagi riteneva che loro non potevano aiutarla per la questione luna. Loro avrebbero potuto occuparsi da sole dei mostri che di tanto intanto comparivano, farle qualche compito di nascosto in modo che i suoi voti non fossero calati così tanto. Invece aveva taciuto e ora ne pagava la conseguenze.

Baka Usagi.  Le sta bene, alla fine se l’è andata a cercare lei!” urlò la ragazza alzandosi in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro.

“Rei!” disse Ami  riprendendola.

“Cosa? Non dirmi che la difendi! Anche a te ha dato fastidio il suo silenzio!” disse Rei alzando la voce facendo sussultare le ragazze.

“Si, ma…se non ci ha voluto mettere al corrente delle sue difficoltà, un motivo ce l’avrà avuto. Chissà cosa sperava di ottenere facendo tutto da sola!” disse Ami rattristandosi.

“Non ha scusanti questa volta Ami. Lo so che sei preoccupata per lei, lo siamo tutte, ma ciò non toglie che Rei ha ragione!” disse Makoto. Tutte ritenevano che Usagi avesse sbagliato.

“Ormai è fatta ragazza, piuttosto mi domando se in qualche modo possiamo alleggerire un po’ questa situazione! Ami, forse con qualche ripetizione puoi ancora aiutare Usagi a risollevarsi. Magari vedendo che ha deciso di impegnarsi, gli insegnanti cambieranno idea e i genitori la perdoneranno!”  disse Minako speranzosa.

“Non so se servirà a qualcosa. Dubito che ormai Usagi possa recuperare. Su questo l’insegnante Haruna ha ragione. I suoi voti sono disastrosi. Forse ci sarebbe una speranza raccontando quello che sta succedendo, sperando ovviamente nella comprensione dei genitori e degli insegnanti!” disse Ami.

“Allora avanti, facciamolo!” disse Rei “Chi di noi glielo dice?”

“Rei, le vostre identità devono rimanere segrete. Potreste mettervi in pericolo se tutti sapessero chi siete. Per non parlare delle persone che rischierebbero  la vita venendo a conoscenza di tale verità!” disse Luna, cercando di far ragionare la guerriera di marte che era ormai fuori di sé.

Minako non era da meno, sebbene lo fosse più per le sorti che erano toccate all’amica, che del suo tacere, e chiuse il libro con rabbia, sorprendendo le sue compagne. “Ho preso la mia decisione. Non studierò più nemmeno io!”

“Cosa stai blaterando? Vuoi farti bocciare anche tu?” chiese Artemis, guardandola stralunato.

“Esatto, Usagi sta passando tutto questo per la salvezza dell’intero pianeta e perché noi non possediamo i poteri per aiutarla. Non la lascerò affondare tutto da sola. Voglio esserle vicino e se non posso starle accanto in questo momento difficile, almeno le starò accanto il prossimo anno di scuola!” disse con determinazione la guerriera di Venere.

“Un gesto carino Minako, ma non credo che Usagi sarà contenta di questo!” disse Chibiusa, che fino a quel momento era rimasta in disparte. “Luna, anche io sono una discendente della luna e anche se la mia è quella futura, io non posso prendere parte del peso che Usagi si porta dietro?”

La gatta sgranò gli occhi alle parole della piccola, le diede un dolce sorriso, per poi abbassare le orecchie e scuotere la testa.

“Sei molto coraggiosa piccola, ma come hai detto tu, sei la custode della luna futura. Anche per questo i tuoi poteri sono molto limitati rispetto a quelli di Sailor Moon!” disse la micina.

“Cioè vuoi dire che i suoi poteri sono limitati perché viene dal futuro e non perché è una bambina?” chiese Minako sorpresa.

“Lei è la figlia di Usagi quindi il suo potenziale è uguale al suo, solo che non essendo al momento la custode del cristallo, non ha poteri molto forti. Quelli che ha, gliel’ha donati sua madre, altrimenti ne sarebbe completamente priva!”  spiegò Artemis agitando la coda. Cercava di non darlo a vedere, ma anche lui era nervoso per la situazione. Lui era il consigliere della principessa insieme a Luna, ma si ritrovò a pensare che non l’aveva guidata poi molto in quegli anni. Era sempre stata Luna al suo fianco. Infatti tra lui e Usagi, non c’era quel rapporto di amicizia che legava Luna a lei e che legava lui a Minako.

“Fantastico, quindi sarò potente in un lontano futuro mentre ora sono completamente inutile!” disse la bambina sbuffando.

“Suvvia Chibiusa, ognuno di noi fa quello che può e anche tu sei utile alla nostra squadra!” disse Makoto, poggiando una mano sulla spalla della bambina.

Improvvisamente, con sorpresa di tutti, Rei uscì nel cortile guardandosi intorno preoccupata. Aveva avvertito qualcosa di malvagio e cercò di individuare il luogo da cui proveniva quella fonte di energia.

“Rei? Cosa succede?” chiese Makoto, mettendosi in allerta.

“Sento una forte energia negativa!” Rispose l’interpellata.

Le ragazze non dovettero discutere su cosa fare, era loro tutto chiaro.

Misero mano alle loro penne e una volta trasformate, si recarono sul luogo individuato da Rei.

Si diressero al parco della loro città dove le cinque ragazze, trovarono diversi automa, portare scompiglio tra la gente che, fino a un momento prima, passeggiava tranquillamente.

“Dovremo chiamare Usagi?” chiese Chibiusa incerta.

“No, ce la vedremo da sole!” Disse Rei chiamando a sé un attacco e indirizzarlo verso un automa. Riuscì a sconfiggerlo senza problemi e le sue compagne fecero un passo indietro spaventate dalla guerriera.

“Wow, Rei fa paura quando è arrabbiata!” disse Chibiusa, nascondendosi dietro le gambe di Makoto.

“Avanti il prossimo!” urlò Rei agguerrita, ma una risata riecheggiò nell’aria.

“Benvenute guerriere Sailor!” disse una voce, che le ragazze purtroppo già avevano incontrato.

Una figura si materializzò nel cielo a diversi metri da terra e donò alle presenti uno sguardo cattivo e divertito.

Era Kayoko, la servitrice del nemico che più volte era apparsa in quel periodo a dare fastidio. I suoi attacchi non avevano una vera e propria logica. Non avevano bisogno di energia, di cuori puri o altro.

Attaccava solo per un motivo: tentare di catturare Sailor Moon. Le guerriere però avevano notato lo scarso impegno che ci metteva. Dato che quando capiva di aver perso se ne andava tranquillamente, come se il fatto di aver fallito non costituisse un vero e proprio problema.

Ella era una donna dai capelli rossi mossi e gli occhi dello stesso colore, vestita con un lungo abito nero e con bordature bordeaux. Portava maniche lunghe larghe e una scollatura abbondante a forma di V. Al fianco teneva una cintura argentata, che più per bellezza, la indossava per appendervi una frusta

“Allora, dove si trova la vostra cara principessa? Si nasconde per caso?”chiese per poi sospirare “Che peccato, vorrà dire che dovrò divertirmi solo con voi!” disse, per poi con un gesto della mano dare l’ordine ai suoi automa di attaccare. Non erano molto differenti gli uni dagli altri. Sembravano delle semplici silhoutte nere in tre dimensioni, ma solo perché di aspetto erano semplici, non era detto che non nascondessero delle insidie.

“Ehm Sailor Mars, credi ancora di poter sfruttare la tua rabbia per poterli eliminare senza problemi?” chiese Sailor Venus.

“Prima l’ho preso alla sprovvista, sta volta dovremo sudare per sconfiggerli!” disse la guerriera di marte.

Venus sbuffò “è quello che temevo!”.

Sailor Jupiter si preparò a colpire, invocando il suo elemento, il fulmine e lo indirizzò verso l’automa, che senza pochi problemi si era gettato verso di lei. Il fulmine centrò il suo bersaglio, ma una cosa che non si sarebbe aspettare accadde. Il colpo della guerriera venne assorbito e successivamente scagliatogli  indietro.

Sailor Jupiter!” urlò Sailor Mercury affiancandola, preoccupata per l’amica. Per quanto il fulmine potesse essere il suo elemento, una scossa elettrica non era uno scherzo, ma con suo grande sollievo vide la sua compagna rialzarsi.

“Accidenti che scossa!” disse Sailor Jupiter.

“Ora tocca a me! Fascio di luce, azione!” urlò la guerriera di Venere riuscendo a colpire due automa, dato che si trovavano uno dietro all’altro. Ne annientò però solo uno.

“Ehm…li ho colpiti entrambi vero? Non mi sono sbagliata!” chiese confusa la ragazza “Sembra che nonostante il loro aspetto, alcuni automa siano più semplici da battere di altri!” disse Sailor Jupiter.“Ami? Tu che dici?” Chiese la ragazza, vedendo che la sua compagna si era messa all’opera per capirne di più su quel mostri.

“Ragazze, fate molta attenzione. Alcuni di questi automa sono dei buchi neri. Assorbiranno qualunque nostro attacco e se vi catturano, per voi e finita. Vi ritroverete ad affrontare una forza gravitazionale inimmaginabile e nel giro di pochi secondi di voi non resterebbe niente!” disse Ami spaventata all’idea.

Kayoko scoppiò a ridere “Esatto. Ho voluto farvi credere che quegli automi erano facili da sconfiggere per poi farvi cadere in trappola, ma purtroppo il gioco è durato poco. Ma sono comunque curiosa di vedere se riuscirete a cavarvela. Fossi in voi mi arrenderei e mi farei catturare. È una morte rapida infondo e non lenta come quella che vi aspetta. Fossi in voi, ci farei ci rifletterei sopra!” disse Kayoko incrociando le braccia, aspettando il continuo della lotta.

“Che cosa vorresti dire?” chiese Sailor Mars, guardando male l’avversaria, la quale sorridendo le rispose “Sopravvivi e lo vedrai!”

“Ho un’idea ragazze, se facessimo in modo di far scontrare gli automi fra di loro, si assorbirebbero a vicenda!” disse Sailor Chibiusa, sperando di aver avuto una buona idea, in quanto sapeva che il suo potere non era in grado di sconfiggere nemmeno gli automa che erano facilmente distruttibili.

“Sei un genio Chibiusa, però… ne rimarrebbe sempre uno!” disse Sailor Venus.

Bhe uno è meglio di dieci, venti o quanti sono!” disse Jupiter “Però mi domando come possiamo farli scontrare. Non possiamo farli arretrare, non temono i nostri colpi!”

“No, ma c’è una cosa che possiamo usare a nostro vantaggio!” disse Ami sorridendo “Gli automa non sono dotati di una grande intelligenza, anzi, direi che sono molto stupidi, quindi anche i metodi più banali potrebbero farli cadere in trappola!”

“Quindi ci mettiamo a correre, ci facciamo inseguire, ci veniamo in contro e ci scansiamo all’ultimo secondo?” chiese Sailor Venus.

Bhe nei cartoni animati funziona!” disse Chibiusa alzando le spalle.

“Allora siamo d’accordo. Chibiusa tu stai in disparte. A loro ci pensiamo noi!” disse Sailor Mars, per poi attirare l’attenzione di qualche automa e dare il via al loro piano.

Chibiusa sbuffò. Voleva essere d’aiuto alle guerriere, ma pensando alla possibilità di finire in un buco nero, le fece prendere la decisione di concentrarsi sul tifo per le guerriere.

Saltò di gioia quando vide che il loro piano era andato in porto.

Ora solo un automa era rimasto da sistemare.

“I miei complimenti guerriere, ma ora cosa farete?” chiese Kayoko, che continuava a godersi lo spettacolo, in quanto il suo obbiettivo quella volta non si era fatto vedere.

“Te lo faccio vedere io cosa ho intenzione di fare!”disse Chibiusa prendendo il suo scettro e liberare i suoi piccoli cuori rosa. Questi però non sfiorarono minimamente la nemica, in quanto ella era librata in aria.

“Scendi giù se ne hai il coraggio!” gridò la piccola attirando l’attenzione dell’ultimo automa, che cogliendo di sorpresa le guerriere, si appiatti come un ombra nel terreno e a una velocità elevata si diresse verso la bambina.

Sailor Chibiusa, attenta!” urlò Sailor Mars, correndo verso la bambina, ben conscia che non sarebbe giunta in tempo a salvare la piccola.

Chibiusa si girò e sgranò gli occhi a trovarsi davanti l’automa che la sovrastava e sembrava volersi gettare su di lei.

Ma in quello stesso istante, un attacco chiamato da una voce conosciuta alle guerriere, disintegrò l’automa, salvando la piccola guerriera.

Sailor Moon!” la chiamarono all’unisono le guerriere, vedendo la ragazza all’entrata del parco che ancora teneva in mano lo scettro puntato nella direzione dove pochi secondi prima vi era il nemico.

“Grazie Sailor Moon, sei arrivata giusto in tempo!” disse la piccola.

“Ami, mi sembrava che avessi detto che i nostri colpi non lo sfiorassero!” disse Sailor Jupiter confusa.

“Forse la volontà di un genitore di proteggere il proprio bambino è più forte dei buchi neri!” disse Sailor Venus, sebbene non credesse fosse quella la motivazione.

Ami girò il suo computer portatile verso le compagne mostrando loro quanto accaduto. “Sembra che Usagi abbia accidentalmente colpito l’unico punto debole dell’automa. Lo chiamerei colpo di fortuna!”

 

Kayoko guardò la nuova arrivata con un ghignò. Era giunto il suo momento, il momento che tanto aspettava, un’altra possibilità di catturare la paladina della giustizia e condurla al patibolo.

“Era ora che arrivassi Sailor Moon! Cosa ti succede? Mi sembri un po’ affaticata!” disse la donna, vedendo il fiatone della ragazza.

“Cos’è? I continui cambiamenti di posizione della luna, il suo offuscamento e il suo ripetuto bombardamento, creano in te qualche problema per caso?” chiese divertita. Sapeva che durante quell’attacco alle guerriere, la sua padrona avrebbe provveduto ad attaccare la luna. Era concordato. Indebolire Sailor Moon per metterla alle corde, ma la guerriera li aveva colti alla sprovvista non presentandosi.

Rei sgranò gli occhi a quelle parole e si avvicinò verso Usagi “Ci sono stati altri attacchi?” chiese facendo trasparire tutta la sua preoccupazione.

La rabbia che provava nei suoi confronti poco prima, era svanita in un secondo quando temette per la salute della sua amica.

La ragazza annuì “Si, e se continuano così la luna rischia di essere danneggiata pesantemente, senza che io possa fare qualcosa per impedirlo. Posso estendere il mio potere per proteggere la terra, ma non arrivo fino alla luna!” disse stringendo i pugni.

“Stai già facendo del tuo meglio Usagi!” disse Rei comprensiva, poggiandole una mano sulla spalla.

“Si ma…cosa succederebbe se la luna dovesse subire un cambio d’orbita? Se si avvicinasse o allontanasse dal nostro pianeta? Io non posso far si che le ripercussioni sulla terra vengano mitigate o addirittura evitate. Non sono così potente!” disse Usagi abbassando la testa.

“Infatti non lo sei, Sailor Moon. Se fossi in grado di proteggere il pianeta, che gusto ci sarebbe nel distruggerlo? E il divertimento sta nel fatto che sarà solo colpa tua. La grandiosa principessa della luna che dovrebbe sorvegliare il pianeta azzurro e mantenere la pace nel sistema solare, che non è capace di proteggere la terra dal suo stesso satellite. Uh come mi sentirei a pezzi al posto tuo! ” disse Kayoko divertita dall’espressione di tutte le guerriere che la guardavano con disprezzo.

Sailor Jupiter affiancò anch’ella Usagi e le disse “Ascoltami bene Usagi. Affronteremo tutto questo insieme e troveremo un modo per risolvere la situazione. Fino ad ora nessuno ci ha mai fermato, giusto?” disse Makoto, facendole un sorriso.

Usagi sorrise e annui, prima di sentirsi improvvisamente debole e cadere sulle ginocchia.

La nemica approfittò del momento, per attaccare e catturare Sailor Moon. Liberò la sua frusta e la puntò contro la ragazza, ma data la sua vicinanza con Usagi, Sailor Mars si mise in mezzo e alzando il braccio, le fece da scudo, per poi trovarsi l’arto immobilizzato.

Sailor Mars!” Urlò Usagi.

“Perché ti sei messa in mezzo. Mi stai complicando le cose!” disse con un finto broncio la nemica.

“Non ti permetterò di prendere Usagi!” disse Rei afferrando la frusta, cercando di tirare giù la sua nemica.

“Tanto prima o poi sarà in nostro potere, perché rimandare l’inevitabile?!” disse Kayoko tranquillamente. Sembrava proprio che non le fregasse molto dell’esito della missione, avendo la certezza della loro vittoria, il nemico da cui prendeva ordini, non le faceva pressione, perché comunque andava, avevano loro il coltello dalla parte del manico.

“Questo lo dici tu!” disse Ami, ricorrendo alle bolle di nebbia, per impedire la visuale alla nemica.

Kayoko sbuffò “Proprio vero, che se non si conosce il nemico, non si fa altro che sottovalutarlo!” disse e allentando la presa su Sailor Mars, approfittò della nebbia per scendere e avvicinarsi alla sua preda.

“Ragazze sta scendendo!” urlò la ragazza di mercurio, che grazie ai suoi occhiali, era in grado di vedere attraverso la nebbia.

“Cosa? Dov’è?” chiese Sailor Venus guardandosi intorno.

“Un attacco difensivo piuttosto inefficacie se colpisce anche voi!” disse Kayoko, dietro le spalle di Sailor Moon, la quale non fece in tempo a voltarsi che si ritrovò, imprigionata tra le braccia della donna, che le aveva portato una mano al collo.

“Io sono nata e cresciuta in un pianeta lontano dove l’oscurità regna sovrana. Vuoi che una cecità del genere, non mi abbia dato la capacità di muovermi anche in situazione dove la mia vista  non mi aiuta? Mi dispiace, ma…vi siete fregate da sole e ora la vostra adorata principessa è mia!”.

Le guerriere erano alle strette.

Usagi guardò le compagne e fece un cenno della testa, come a dire loro di attaccare. Ma le ragazze indugiarono in quanto la loro amica sarebbe stata colpita.

Poi finalmente l’uomo mascherato che traeva sempre in salvo le guerriere nei momenti più difficili arrivò. Kayoko, sentendosi graffiare  il braccio da una rosa, sebbene il dolore non fosse  acuto, lasciò la presa per la sorpresa e Usagi potè approfittarne per fuggire.

Kayoko sbuffò per l’arrivo di un altro combattente della giustizia e riprendendo quota disse “Ti è andata bene Sailor Moon, ma la prossima volta chi può dirlo!” Salutò con un falso tono amichevole le guerriere, per poi dissolversi nel nulla.

Tuxedo Kamen affiancò Usagi e la guardò preoccupato.

La ragazza accennando un sorriso lo ringraziò di cuore, dandogli poi un bacio che lui non ricambiò. Al contrario allontanò Usagi da sé posandole le mani sulle spalle e guardandola dritto negli occhi, le chiese “Stai bene?”.

Usagi sussultò e dopo un attimo di incertezza disse “Si, non…non mi ha fatto niente!”

“Non mi riferivo a questo, ma…al tuo continuo utilizzo del cristallo per proteggere la terra!” disse Mamoru con un tono di voce tra il preoccupato e l’infastidito.

“Le ragazze te l’hanno detto!” disse Usagi abbassando la testa, preparandosi a sorbirsi una ramanzina dal suo amato.

Mamoru non era contento di essere stato messo al corrente di quanto la sua Usako stava facendo. Non voleva essere messo in disparte solo perché lei non voleva farlo preoccupare o perché nell’ultimo periodo non riuscivano a vedersi.

Loro erano destinati a stare insieme, a diventare una persona sola e i problemi di uno dovevano essere anche dell’altro, per sostenersi e incoraggiarsi a vicenda.

Avrebbe voluto sgridarla, ma quando aveva appreso qualche minuto prima di giungere sul campo di battaglia, lo fece desistere, sapendo che Usagi una volta scoperto cosa successo, ne sarebbe rimasta distrutta.

Usagi non sentendo il rimprovero arrivare, si spaventò. Preferiva essere sgridata piuttosto che affrontare il mutismo di Mamoru, ma alzando lo sguardo, sentì un respiro di sollievo. Mamoru le stava sorridendo dolcemente, non era arrabbiata con lei.

“Vai a casa Usagi e riposa!” disse accarezzandole una guancia.

Le guerriere osservarono la loro amica allontanarsi insieme a Chibiusa, per poi domandare a Mamoru cosa succedesse.

Il suo comportamento era sembrato strano e se era stato zitto, doveva esserci un motivo grave.

Usagi non ce la fa più a reggere il peso di questa situazione!” disse Mamoru, continuando a guardare il punto dove Usagi era scomparsa dietro l’angolo.

C-cosa vuoi dire?” chiese preoccupata Rei.

“La terra, non è più protetta come lo era prima, Usagi sta esaurendo le sue energie!” disse l’uomo girandosi verso le ragazze che lo guardavano preoccupate. Lui era il custode del pianeta e poteva avvertire se qualcosa non andava.

“In questi giorni non ho avvertito nessun cambiamento sulla terra, nonostante l’avvicinamento della luna, ma poco fa, ho avvertito uno squilibrio nella natura!” Fece una pausa, avrebbe voluto mitigare la notizia di quanto stava per dire loro, ma non c’era un modo facile “Diversi paesi e città del mondo che si trovano sulle coste, sono stati sommersi da potenti tsunami!”

  
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