Capitolo 3: La situazione peggiora
Dopo aver ricevuto la
notizia di una probabile bocciatura, Usagi e sua
madre tornarono a casa.
Il tragitto verso
l’abitazione fu carico di ansia e i giorni successivi non alleggerirono la
tensione che si era venuta a creare in casa Tsukino.
I rimproveri arrivavano quando Usagi meno se
l’aspettava e il costante controllo che i genitori avevano su di lei, facevano
sentire la ragazza come in gabbia. Si meravigliava che non le avessero ancora
chiesto di domandare il permesso per andare in bagno.
Usagi non riusciva più a reggere quella
situazione e un giorno, durante il pranzo della domenica, quando i suoi
genitori le stavano nuovamente rinfacciando la sua negligenza, si alzò di
scatto dalla sedia e sbattendo i palmi sul tavolo e rovesciando il suo
bicchiere d’acqua, urlò “Adesso smettetela. Non potete rinchiudermi in casa e
trattarmi come se fossi una stupida ragazzina immatura e superficiale! Anch’io
ho bisogno dei miei spazi e…” cominciò prima di essere interrotta dal padre, che
con un finto tono calmo disse “Ah, quindi noi ti trattiamo come una stupida
ragazzina immatura e superficiale? E tu come chiameresti una che perderà l’anno
scolastico perché invece di studiare, va chissà dove a divertirsi. Non hai idea
di quando ci hai deluso Usagi!” finì Kenji.
La ragazza sussultò.
Lo sguardo che suo padre le aveva lanciato dicendo quelle parole, era un
qualcosa che Usagi non avrebbe mai potuto
dimenticare.
Ikuko lasciò cadere la posata, incredula
alle parole del marito. Erano arrabbiati con lei, questo sì, ma arrivare a dire
che per loro era una delusione, era eccessivo.
La donna non avrebbe
mai considerato la sua bambina una delusione. Sapeva che sua figlia era una
brava ragazza sempre disponibile ad aiutare il prossimo. Si era solo lasciata
troppo andare. Cosa che molti giovani facevano. Anche loro avevano commesso
degli errori in giovane età, chi per un motivo, chi per un altro, ma quegli
errori avevano permesso loro di diventare le persone che erano. E Usagi avrebbe trovato la sua strada, ne era sicura.
Non aveva però
intenzione di allentare la presa con Usagi. Sapeva
che era giusto punirla, per impedirle di perdere completamente la strada, ma a
suo avviso il marito era stato troppo duro.
Certe parole non si
dimenticavano facilmente, anche se dette solo per rabbia. Perché Ikuko sapeva che il marito stravedeva per la figlia e
probabilmente si era già pentito di quanto aveva appena detto.
Ikuko spostò il suo sguardo su Usagi preoccupata, per la reazione che la sua bambina
avrebbe potuto avere.
La ragazza infatti, si
sentì ferita dalle parole del padre. Quel dolore che il suo genitore le aveva
appena dato, era più forte di quello creato quando veniva attaccata la luna.
Abbassò lo sguardo per poi scappare a rinchiudersi in camera, non riuscendo più
a sopportare gli sguardi della sua famiglia su di sé.
Chibiusa era rimasta paralizzata, durante
tutto quell’attimo. Aveva paura di peggiorare la
situazione anche solo respirando.
Era già stato strano
per lei sentire Usagi alzare la voce con i propri
genitori, ma non si sarebbe mai immaginata che la serata sarebbe andata a
finire in quel modo.
Non riusciva a capire
cosa potesse provare Usagi in quel momento. Nel
futuro aveva ricevuto dei rimproveri dai suoi genitori, ma non erano andati
oltre a un semplice castigo. Nemmeno quella volta che aveva preso il cristallo
d’argento di nascosto.
Ricordava di essersi beccata una bella
ramanzina per quella faccenda, ma nonostante il suo gesto, vedeva negli occhi
dei suoi genitori solo amore, non delusione per aver quasi portato alla
distruzione del suo mondo.
Si alzò da tavola
senza dire niente e lentamente salì le scale per dirigersi verso la porta di Usagi. Poteva sentire i singhiozzi della ragazza anche da
fuori la porta. Sospirò. Voleva tirarla su di morale perché conoscendo Usagi, sapeva che quella serata avrebbe pesato parecchio su
di lei. L’avrebbe resa meno sicura di sé stessa, in quanto si sarebbe domandata
come sarebbe riuscita a mantenere la pace sulla terra, facendo si che le
persone vivessero felici, se non riusciva nemmeno a rendere felici i suoi
genitori.
Ma Chibiusa
sapeva che ci sarebbe riuscita, non solo perché Usagi
era la sua mamma del futuro, ma perché vedeva in lei quella forza di volontà
che sperava di aver tanto ereditato.
Le ragazze si erano
nuovamente date appuntamento al tempio di Rei per studiare, ma ci rinunciarono,
appena Luna le mise al corrente di quanto successo prima a Usagi.
La guerriera di marte
aveva preso a battere nervosamente un dito sul tavolo. Trovava tutta quella faccenda
ingiusta e assurda. Lei era sempre la prima a sgridare Usagi
per certe cavolate che faceva e quando prendeva le cose troppo alla leggera. Ma
si era sempre accorta se la sua amica aveva dei problemi. Non riusciva a capire
come dei genitori non potessero capire lo stato d’animo del proprio figlio.
Non si sarebbe stupita
se fosse stato suo padre a non accorgersi del suo stato d’animo, ma lei
non aveva con l’uomo quel rapporto che Usagi poteva vantare di avere con i suoi genitori. Tutto
questo le metteva rabbia e Usagi gliene faceva venire
ancora di più.
Lei aveva capito che Usagi era strana e stanca in quel periodo, tutte loro lo
avevano notato. Non avevano però capito da cosa potesse dipendere e Usagi non parlava. Erano convinte che il malumore della loro
principessa fosse il residuo dello scontro con Galaxia,
dato che era passato molto poco tempo dal termine di quella storia. Aspettavano
che fosse Usagi a fare il primo passo, quando sarebbe
stata pronta a confidarsi con loro, ma invece avevano scoperto che era qualcosa
di ben più grave, qualcosa di cui lei avrebbe dovuto metterle al corrente.
Strinse i pugni per
questo. Come aveva potuto Usagi tacere su cosa stesse
passando? Avevano sempre affrontato i nemici insieme, visto la morte in faccia
tutte insieme, rimaste unite in qualunque situazione e unite avrebbero dovuto
affrontare questa nuova minaccia.
Non le importava se Usagi riteneva che loro non potevano aiutarla per la
questione luna. Loro avrebbero potuto occuparsi da sole dei mostri che di tanto
intanto comparivano, farle qualche compito di nascosto in modo che i suoi voti
non fossero calati così tanto. Invece aveva taciuto e ora ne pagava la
conseguenze.
“Baka
Usagi. Le sta
bene, alla fine se l’è andata a cercare lei!” urlò la ragazza alzandosi in
piedi e cominciando a camminare avanti e indietro.
“Rei!” disse Ami riprendendola.
“Cosa? Non dirmi che
la difendi! Anche a te ha dato fastidio il suo silenzio!” disse Rei alzando la
voce facendo sussultare le ragazze.
“Si, ma…se non ci ha
voluto mettere al corrente delle sue difficoltà, un motivo ce l’avrà avuto.
Chissà cosa sperava di ottenere facendo tutto da sola!” disse Ami
rattristandosi.
“Non ha scusanti
questa volta Ami. Lo so che sei preoccupata per lei, lo siamo tutte, ma ciò non
toglie che Rei ha ragione!” disse Makoto. Tutte
ritenevano che Usagi avesse sbagliato.
“Ormai è fatta
ragazza, piuttosto mi domando se in qualche modo possiamo alleggerire un po’
questa situazione! Ami, forse con qualche ripetizione puoi ancora aiutare Usagi a risollevarsi. Magari vedendo che ha deciso di
impegnarsi, gli insegnanti cambieranno idea e i genitori la perdoneranno!” disse Minako
speranzosa.
“Non so se servirà a
qualcosa. Dubito che ormai Usagi possa recuperare. Su
questo l’insegnante Haruna ha ragione. I suoi voti
sono disastrosi. Forse ci sarebbe una speranza raccontando quello che sta
succedendo, sperando ovviamente nella comprensione dei genitori e degli
insegnanti!” disse Ami.
“Allora avanti,
facciamolo!” disse Rei “Chi di noi glielo dice?”
“Rei, le vostre
identità devono rimanere segrete. Potreste mettervi in pericolo se tutti
sapessero chi siete. Per non parlare delle persone che rischierebbero la vita venendo a conoscenza di tale verità!”
disse Luna, cercando di far ragionare la guerriera di marte che era ormai fuori
di sé.
Minako non era da meno, sebbene lo fosse
più per le sorti che erano toccate all’amica, che del suo tacere, e chiuse il
libro con rabbia, sorprendendo le sue compagne. “Ho preso la mia decisione. Non
studierò più nemmeno io!”
“Cosa stai blaterando?
Vuoi farti bocciare anche tu?” chiese Artemis,
guardandola stralunato.
“Esatto, Usagi sta passando tutto questo per la salvezza dell’intero
pianeta e perché noi non possediamo i poteri per aiutarla. Non la lascerò
affondare tutto da sola. Voglio esserle vicino e se non posso starle accanto in
questo momento difficile, almeno le starò accanto il prossimo anno di scuola!”
disse con determinazione la guerriera di Venere.
“Un gesto carino Minako, ma non credo che Usagi
sarà contenta di questo!” disse Chibiusa, che fino a
quel momento era rimasta in disparte. “Luna, anche io sono una discendente
della luna e anche se la mia è quella futura, io non posso prendere parte del
peso che Usagi si porta dietro?”
La gatta sgranò gli
occhi alle parole della piccola, le diede un dolce sorriso, per poi abbassare
le orecchie e scuotere la testa.
“Sei molto coraggiosa
piccola, ma come hai detto tu, sei la custode della luna futura. Anche per
questo i tuoi poteri sono molto limitati rispetto a quelli di Sailor Moon!” disse la micina.
“Cioè vuoi dire che i
suoi poteri sono limitati perché viene dal futuro e non perché è una bambina?”
chiese Minako sorpresa.
“Lei è la figlia di Usagi quindi il suo potenziale è uguale al suo, solo che
non essendo al momento la custode del cristallo, non ha poteri molto forti.
Quelli che ha, gliel’ha donati sua madre, altrimenti ne sarebbe completamente
priva!” spiegò Artemis
agitando la coda. Cercava di non darlo a vedere, ma anche lui era nervoso per
la situazione. Lui era il consigliere della principessa insieme a Luna, ma si
ritrovò a pensare che non l’aveva guidata poi molto in quegli anni. Era sempre
stata Luna al suo fianco. Infatti tra lui e Usagi,
non c’era quel rapporto di amicizia che legava Luna a lei e che legava lui a Minako.
“Fantastico, quindi
sarò potente in un lontano futuro mentre ora sono completamente inutile!” disse
la bambina sbuffando.
“Suvvia Chibiusa, ognuno di noi fa quello che può e anche tu sei
utile alla nostra squadra!” disse Makoto, poggiando
una mano sulla spalla della bambina.
Improvvisamente, con
sorpresa di tutti, Rei uscì nel cortile guardandosi intorno preoccupata. Aveva
avvertito qualcosa di malvagio e cercò di individuare il luogo da cui proveniva
quella fonte di energia.
“Rei? Cosa succede?”
chiese Makoto, mettendosi in allerta.
“Sento una forte
energia negativa!” Rispose l’interpellata.
Le ragazze non
dovettero discutere su cosa fare, era loro tutto chiaro.
Misero mano alle loro
penne e una volta trasformate, si recarono sul luogo individuato da Rei.
Si diressero al parco
della loro città dove le cinque ragazze, trovarono diversi automa, portare
scompiglio tra la gente che, fino a un momento prima, passeggiava
tranquillamente.
“Dovremo chiamare Usagi?” chiese Chibiusa incerta.
“No, ce la vedremo da
sole!” Disse Rei chiamando a sé un attacco e indirizzarlo verso un automa.
Riuscì a sconfiggerlo senza problemi e le sue compagne fecero un passo indietro
spaventate dalla guerriera.
“Wow, Rei fa paura
quando è arrabbiata!” disse Chibiusa, nascondendosi
dietro le gambe di Makoto.
“Avanti il prossimo!”
urlò Rei agguerrita, ma una risata riecheggiò nell’aria.
“Benvenute guerriere Sailor!” disse una voce, che le ragazze purtroppo già
avevano incontrato.
Una figura si
materializzò nel cielo a diversi metri da terra e donò alle presenti uno
sguardo cattivo e divertito.
Era Kayoko, la servitrice del nemico che più volte era apparsa
in quel periodo a dare fastidio. I suoi attacchi non avevano una vera e propria
logica. Non avevano bisogno di energia, di cuori puri o altro.
Attaccava solo per un
motivo: tentare di catturare Sailor Moon. Le guerriere però avevano notato lo scarso impegno
che ci metteva. Dato che quando capiva di aver perso se ne andava
tranquillamente, come se il fatto di aver fallito non costituisse un vero e
proprio problema.
Ella era una donna dai
capelli rossi mossi e gli occhi dello stesso colore, vestita con un lungo abito
nero e con bordature bordeaux. Portava maniche lunghe larghe e una scollatura
abbondante a forma di V. Al fianco teneva una cintura argentata, che più per
bellezza, la indossava per appendervi una frusta
“Allora, dove si trova
la vostra cara principessa? Si nasconde per caso?”chiese per poi sospirare “Che
peccato, vorrà dire che dovrò divertirmi solo con voi!” disse, per poi con un
gesto della mano dare l’ordine ai suoi automa di attaccare. Non erano molto
differenti gli uni dagli altri. Sembravano delle semplici silhoutte
nere in tre dimensioni, ma solo perché di aspetto erano semplici, non era detto
che non nascondessero delle insidie.
“Ehm Sailor Mars, credi ancora di
poter sfruttare la tua rabbia per poterli eliminare senza problemi?” chiese Sailor Venus.
“Prima l’ho preso alla
sprovvista, sta volta dovremo sudare per sconfiggerli!” disse la guerriera di
marte.
Venus sbuffò “è quello che temevo!”.
Sailor Jupiter si
preparò a colpire, invocando il suo elemento, il fulmine e lo indirizzò verso
l’automa, che senza pochi problemi si era gettato verso di lei. Il fulmine
centrò il suo bersaglio, ma una cosa che non si sarebbe aspettare accadde. Il
colpo della guerriera venne assorbito e successivamente scagliatogli indietro.
“Sailor
Jupiter!” urlò Sailor Mercury affiancandola, preoccupata per l’amica. Per quanto
il fulmine potesse essere il suo elemento, una scossa elettrica non era uno
scherzo, ma con suo grande sollievo vide la sua compagna rialzarsi.
“Accidenti che
scossa!” disse Sailor Jupiter.
“Ora tocca a me!
Fascio di luce, azione!” urlò la guerriera di Venere riuscendo a colpire due
automa, dato che si trovavano uno dietro all’altro. Ne annientò però solo uno.
“Ehm…li ho colpiti
entrambi vero? Non mi sono sbagliata!” chiese confusa la ragazza “Sembra che
nonostante il loro aspetto, alcuni automa siano più semplici da battere di
altri!” disse Sailor Jupiter.“Ami?
Tu che dici?” Chiese la ragazza, vedendo che la sua compagna si era messa
all’opera per capirne di più su quel mostri.
“Ragazze, fate molta
attenzione. Alcuni di questi automa sono dei buchi neri. Assorbiranno qualunque
nostro attacco e se vi catturano, per voi e finita. Vi ritroverete ad
affrontare una forza gravitazionale inimmaginabile e nel giro di pochi secondi
di voi non resterebbe niente!” disse Ami spaventata all’idea.
Kayoko scoppiò a ridere “Esatto. Ho voluto
farvi credere che quegli automi erano facili da sconfiggere per poi farvi
cadere in trappola, ma purtroppo il gioco è durato poco. Ma sono comunque
curiosa di vedere se riuscirete a cavarvela. Fossi in voi mi arrenderei e mi
farei catturare. È una morte rapida infondo e non lenta come quella che vi aspetta.
Fossi in voi, ci farei ci rifletterei sopra!” disse Kayoko
incrociando le braccia, aspettando il continuo della lotta.
“Che cosa vorresti
dire?” chiese Sailor Mars,
guardando male l’avversaria, la quale sorridendo le rispose “Sopravvivi e lo
vedrai!”
“Ho un’idea ragazze,
se facessimo in modo di far scontrare gli automi fra di loro, si assorbirebbero
a vicenda!” disse Sailor Chibiusa,
sperando di aver avuto una buona idea, in quanto sapeva che il suo potere non
era in grado di sconfiggere nemmeno gli automa che erano facilmente distruttibili.
“Sei un genio Chibiusa, però… ne rimarrebbe sempre uno!” disse Sailor Venus.
“Bhe
uno è meglio di dieci, venti o quanti sono!” disse Jupiter
“Però mi domando come possiamo farli scontrare. Non possiamo farli arretrare,
non temono i nostri colpi!”
“No, ma c’è una cosa
che possiamo usare a nostro vantaggio!” disse Ami sorridendo “Gli automa non
sono dotati di una grande intelligenza, anzi, direi che sono molto stupidi,
quindi anche i metodi più banali potrebbero farli cadere in trappola!”
“Quindi ci mettiamo a
correre, ci facciamo inseguire, ci veniamo in contro e ci scansiamo all’ultimo
secondo?” chiese Sailor Venus.
“Bhe
nei cartoni animati funziona!” disse Chibiusa alzando
le spalle.
“Allora siamo
d’accordo. Chibiusa tu stai in disparte. A loro ci
pensiamo noi!” disse Sailor Mars,
per poi attirare l’attenzione di qualche automa e dare il via al loro piano.
Chibiusa sbuffò. Voleva essere d’aiuto alle
guerriere, ma pensando alla possibilità di finire in un buco nero, le fece
prendere la decisione di concentrarsi sul tifo per le guerriere.
Saltò di gioia quando
vide che il loro piano era andato in porto.
Ora solo un automa era
rimasto da sistemare.
“I miei complimenti
guerriere, ma ora cosa farete?” chiese Kayoko, che continuava
a godersi lo spettacolo, in quanto il suo obbiettivo quella volta non si era
fatto vedere.
“Te lo faccio vedere
io cosa ho intenzione di fare!”disse Chibiusa
prendendo il suo scettro e liberare i suoi piccoli cuori rosa. Questi però non
sfiorarono minimamente la nemica, in quanto ella era librata in aria.
“Scendi giù se ne hai
il coraggio!” gridò la piccola attirando l’attenzione dell’ultimo automa, che
cogliendo di sorpresa le guerriere, si appiatti come un ombra nel terreno e a
una velocità elevata si diresse verso la bambina.
“Sailor
Chibiusa, attenta!” urlò Sailor
Mars, correndo verso la bambina, ben conscia che non
sarebbe giunta in tempo a salvare la piccola.
Chibiusa si girò e sgranò gli occhi a
trovarsi davanti l’automa che la sovrastava e sembrava volersi gettare su di
lei.
Ma in quello stesso
istante, un attacco chiamato da una voce conosciuta alle guerriere, disintegrò
l’automa, salvando la piccola guerriera.
“Sailor
Moon!” la chiamarono all’unisono le guerriere,
vedendo la ragazza all’entrata del parco che ancora teneva in mano lo scettro
puntato nella direzione dove pochi secondi prima vi era il nemico.
“Grazie Sailor Moon, sei arrivata giusto
in tempo!” disse la piccola.
“Ami, mi sembrava che
avessi detto che i nostri colpi non lo sfiorassero!” disse Sailor
Jupiter confusa.
“Forse la volontà di
un genitore di proteggere il proprio bambino è più forte dei buchi neri!” disse
Sailor Venus, sebbene non
credesse fosse quella la motivazione.
Ami girò il suo
computer portatile verso le compagne mostrando loro quanto accaduto. “Sembra
che Usagi abbia accidentalmente colpito l’unico punto
debole dell’automa. Lo chiamerei colpo di fortuna!”
Kayoko guardò la nuova arrivata con un
ghignò. Era giunto il suo momento, il momento che tanto aspettava, un’altra
possibilità di catturare la paladina della giustizia e condurla al patibolo.
“Era ora che arrivassi
Sailor Moon! Cosa ti
succede? Mi sembri un po’ affaticata!” disse la donna, vedendo il fiatone della
ragazza.
“Cos’è? I continui
cambiamenti di posizione della luna, il suo offuscamento e il suo ripetuto
bombardamento, creano in te qualche problema per caso?” chiese divertita.
Sapeva che durante quell’attacco alle guerriere, la
sua padrona avrebbe provveduto ad attaccare la luna. Era concordato. Indebolire
Sailor Moon per metterla
alle corde, ma la guerriera li aveva colti alla sprovvista non presentandosi.
Rei sgranò gli occhi a
quelle parole e si avvicinò verso Usagi “Ci sono
stati altri attacchi?” chiese facendo trasparire tutta la sua preoccupazione.
La rabbia che provava
nei suoi confronti poco prima, era svanita in un secondo quando temette per la
salute della sua amica.
La ragazza annuì “Si,
e se continuano così la luna rischia di essere danneggiata pesantemente, senza
che io possa fare qualcosa per impedirlo. Posso estendere il mio potere per
proteggere la terra, ma non arrivo fino alla luna!” disse stringendo i pugni.
“Stai già facendo del
tuo meglio Usagi!” disse Rei comprensiva, poggiandole
una mano sulla spalla.
“Si ma…cosa
succederebbe se la luna dovesse subire un cambio d’orbita? Se si avvicinasse o
allontanasse dal nostro pianeta? Io non posso far si che le ripercussioni sulla
terra vengano mitigate o addirittura evitate. Non sono così potente!” disse Usagi abbassando la testa.
“Infatti non lo sei, Sailor Moon. Se fossi in grado di
proteggere il pianeta, che gusto ci sarebbe nel distruggerlo? E il divertimento
sta nel fatto che sarà solo colpa tua. La grandiosa principessa della luna che
dovrebbe sorvegliare il pianeta azzurro e mantenere la pace nel sistema solare,
che non è capace di proteggere la terra dal suo stesso satellite. Uh come mi
sentirei a pezzi al posto tuo! ” disse Kayoko
divertita dall’espressione di tutte le guerriere che la guardavano con
disprezzo.
Sailor Jupiter affiancò
anch’ella Usagi e le disse “Ascoltami bene Usagi. Affronteremo tutto questo insieme e troveremo un
modo per risolvere la situazione. Fino ad ora nessuno ci ha mai fermato,
giusto?” disse Makoto, facendole un sorriso.
Usagi sorrise e annui, prima di sentirsi
improvvisamente debole e cadere sulle ginocchia.
La nemica approfittò
del momento, per attaccare e catturare Sailor Moon. Liberò la sua frusta e la puntò contro la ragazza, ma
data la sua vicinanza con Usagi, Sailor
Mars si mise in mezzo e alzando il braccio, le fece
da scudo, per poi trovarsi l’arto immobilizzato.
“Sailor
Mars!” Urlò Usagi.
“Perché ti sei messa
in mezzo. Mi stai complicando le cose!” disse con un finto broncio la nemica.
“Non ti permetterò di
prendere Usagi!” disse Rei afferrando la frusta,
cercando di tirare giù la sua nemica.
“Tanto prima o poi
sarà in nostro potere, perché rimandare l’inevitabile?!” disse Kayoko tranquillamente. Sembrava proprio che non le fregasse
molto dell’esito della missione, avendo la certezza della loro vittoria, il
nemico da cui prendeva ordini, non le faceva pressione, perché comunque andava,
avevano loro il coltello dalla parte del manico.
“Questo lo dici tu!”
disse Ami, ricorrendo alle bolle di nebbia, per impedire la visuale alla
nemica.
Kayoko sbuffò “Proprio vero, che se non si
conosce il nemico, non si fa altro che sottovalutarlo!” disse e allentando la
presa su Sailor Mars,
approfittò della nebbia per scendere e avvicinarsi alla sua preda.
“Ragazze sta
scendendo!” urlò la ragazza di mercurio, che grazie ai suoi occhiali, era in
grado di vedere attraverso la nebbia.
“Cosa? Dov’è?” chiese Sailor Venus guardandosi intorno.
“Un attacco difensivo
piuttosto inefficacie se colpisce anche voi!” disse Kayoko,
dietro le spalle di Sailor Moon,
la quale non fece in tempo a voltarsi che si ritrovò, imprigionata tra le
braccia della donna, che le aveva portato una mano al collo.
“Io sono nata e
cresciuta in un pianeta lontano dove l’oscurità regna sovrana. Vuoi che una
cecità del genere, non mi abbia dato la capacità di muovermi anche in
situazione dove la mia vista non mi
aiuta? Mi dispiace, ma…vi siete fregate da sole e ora la vostra adorata
principessa è mia!”.
Le guerriere erano
alle strette.
Usagi guardò le compagne e fece un cenno
della testa, come a dire loro di attaccare. Ma le ragazze indugiarono in quanto
la loro amica sarebbe stata colpita.
Poi finalmente l’uomo
mascherato che traeva sempre in salvo le guerriere nei momenti più difficili
arrivò. Kayoko, sentendosi graffiare il braccio da una rosa, sebbene il dolore non
fosse acuto, lasciò la presa per la
sorpresa e Usagi potè
approfittarne per fuggire.
Kayoko sbuffò per l’arrivo di un altro
combattente della giustizia e riprendendo quota disse “Ti è andata bene Sailor Moon, ma la prossima volta
chi può dirlo!” Salutò con un falso tono amichevole le guerriere, per poi
dissolversi nel nulla.
Tuxedo Kamen
affiancò Usagi e la guardò preoccupato.
La ragazza accennando
un sorriso lo ringraziò di cuore, dandogli poi un bacio che lui non ricambiò.
Al contrario allontanò Usagi da sé posandole le mani
sulle spalle e guardandola dritto negli occhi, le chiese “Stai bene?”.
Usagi sussultò e dopo un attimo di
incertezza disse “Si, non…non mi ha fatto niente!”
“Non mi riferivo a
questo, ma…al tuo continuo utilizzo del cristallo per proteggere la terra!”
disse Mamoru con un tono di voce tra il preoccupato e
l’infastidito.
“Le ragazze te l’hanno
detto!” disse Usagi abbassando la testa, preparandosi
a sorbirsi una ramanzina dal suo amato.
Mamoru non era contento di essere stato
messo al corrente di quanto la sua Usako stava
facendo. Non voleva essere messo in disparte solo perché lei non voleva farlo
preoccupare o perché nell’ultimo periodo non riuscivano a vedersi.
Loro erano destinati a
stare insieme, a diventare una persona sola e i problemi di uno dovevano essere
anche dell’altro, per sostenersi e incoraggiarsi a vicenda.
Avrebbe voluto
sgridarla, ma quando aveva appreso qualche minuto prima di giungere sul campo
di battaglia, lo fece desistere, sapendo che Usagi
una volta scoperto cosa successo, ne sarebbe rimasta distrutta.
Usagi non sentendo il rimprovero arrivare,
si spaventò. Preferiva essere sgridata piuttosto che affrontare il mutismo di Mamoru, ma alzando lo sguardo, sentì un respiro di
sollievo. Mamoru le stava sorridendo dolcemente, non
era arrabbiata con lei.
“Vai a casa Usagi e riposa!” disse accarezzandole una guancia.
Le guerriere
osservarono la loro amica allontanarsi insieme a Chibiusa,
per poi domandare a Mamoru cosa succedesse.
Il suo comportamento
era sembrato strano e se era stato zitto, doveva esserci un motivo grave.
“Usagi
non ce la fa più a reggere il peso di questa situazione!” disse Mamoru, continuando a guardare il punto dove Usagi era scomparsa dietro l’angolo.
“C-cosa
vuoi dire?” chiese preoccupata Rei.
“La terra, non è più
protetta come lo era prima, Usagi sta esaurendo le
sue energie!” disse l’uomo girandosi verso le ragazze che lo guardavano
preoccupate. Lui era il custode del pianeta e poteva avvertire se qualcosa non
andava.
“In questi giorni non
ho avvertito nessun cambiamento sulla terra, nonostante l’avvicinamento della
luna, ma poco fa, ho avvertito uno squilibrio nella natura!” Fece una pausa,
avrebbe voluto mitigare la notizia di quanto stava per dire loro, ma non c’era
un modo facile “Diversi paesi e città del mondo che si trovano sulle coste,
sono stati sommersi da potenti tsunami!”