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Autore: Mary P_Stark    06/04/2014    5 recensioni
Spring Hamilton è proprietaria di un grazioso negozio di fiori, il Four Seasons, nella contea di Silver Spring, a Washington D.C.. Come i gemelli Winter, Summer e Autumn, padroneggia i poteri di un Elemento, ed il suo è la Terra. Ogni creatura che vive e prospera risponde al suo richiamo, ma nessun potere ancestrale potrà aiutarla a non rimanere abbagliata da Max Parker, A.D. della ditta di costruzioni Parker Inc. Pur se i loro interessi sembrano essere diametralmente opposti, paiono attrarsi come due calamite. Ma riuscirà Spring a passare sopra alla sua paura di ammettere con lui chi è realmente? Potrà dirgli che lei è la Guardiana della Terra? 2° RACCONTO DELLA SERIE "POWER OF THE FOUR" - (riferimenti alla storia presenti anche nel racconto precedente)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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Quattro settimane erano sufficienti, no? Oppure doveva aspettare ancora?

Sulla scatola c'era scritto che...

«Continua a essere positivo, eh?»

La voce di Summer si insinuò nei suoi pensieri errabondi mandandola nel panico e, strillando come un'aquila, Spring lasciò cadere a terra tutto quello che aveva tra le mani.

Minacciosa come una tempesta, fissò poi la sorella cose se volesse scotennarla.

«Sei impazzita?! Sono quasi morta d'infarto!»

Serafica, la gemella replicò: «Ho bussato, suonato il campanello, fatto squillare il telefono e il cellulare. Alla fine, sono entrata perché pensavo fossi morta.»

Con un grugnito, Spring mugugnò: «Ero sovrappensiero.»

«L'ho notato!» ridacchiò Summ, accomodandosi al suo fianco sul divano.

Allungata una mano, raccolse una delle sei scatole cadute a terra dopo il lancio disordinato della gemella.

«Perché sei qui?» le domandò la sorella, allungandosi per recuperare la scatola dalle mani di Summer.

«Colazione a scrocco» dichiarò semplicemente l’altra. «Allora, è positivo, giusto?»

«Impicciarti degli affari tuoi, mai, vero?» sibilò la sorella, afferrando finalmente la scatola per strappargliela di mano.

«In che dimensione vivi, scusa?» esalò incredula la gemella, scrutando il libretto delle istruzioni fuoriuscito dalla scatola. «Oooh, che carino! C'era lo smile, sul tuo?»

«Sì! Sei contenta!? In tutti e sei!» ringhiò inferocita Spring, fissandola bieca.

Vagamente sconcertata, Summer biascicò: «Quanta acqua ti sei bevuta, scusa, per fare sei strisciate?»

«Potrei strangolarti, ora come ora.»

Il ringhio che le fuoriuscì dalle labbra fu molto eloquente.

«Già le voglie? Pensavo sarebbero venute più tardi» ironizzò la sorella, per nulla preoccupata dalla reazione della gemella. «A quando le nozze, allora?»

«Come?» esalò Spring, impallidendo leggermente.

«Beh, suppongo tu l'abbia già detto a Max» scrollò le spalle con noncuranza Summer.

«No. E non credo proprio gli interessi di me, visto che sono più di venti giorni che non lo sento» brontolò lei, intrecciando le braccia sotto il seno.

«E la par condicio? Puoi chiamarlo tu, no?»

Facendo il muso lungo, la bionda sorella ammise: «L'ho cacciato in malo modo, l'ultima volta che ci siamo visti. E poi...»

«Uhm. Senso di colpa... poi, cosa c'è?» si interessò Summ, sogghignando.

Accavallando le gambe, abbracciate da leggeri pantaloni di lino color pervinca, la gemella borbottò contrariata: «Non hai idea di quel che è successo l'altro giorno!»

Decisamente interessata a conoscere i risvolti della situazione, nonostante ne ipotizzasse già i retroscena, Summer imitò la posizione della gemella.

Sorridente, le domandò: «Di certo non ne so nulla, visto che non c'ero. Vuoi dunque raccontarmi?»

Il cipiglio sul volto di Spring rassomigliava moltissimo a puro terrore e, per un attimo, Summ fu tentata di dirle tutta la verità.

Per un attimo.

Quello successivo, si disse tra sé che, per scuoterla, occorreva necessariamente farla infuriare, anche se non le piaceva vederla così in ansia.

Quando infine la vide prendere fiato per iniziare, la gemella si fece attentissima.

«L'altro giorno, una brunetta tutta smalto, completo Dolce & Gabbana e tacco vertiginoso, si è presentata in negozio per acquistare un mazzo di rose rosse... da consegnare a Maximilian Parker ... per la bellissima serata che hanno passato ASSIEME

L'ultima parola le uscì con un ringhio e Summer, suo malgrado, ridacchiò.

«Wow. Ma non poteva essere semplicemente una cena di lavoro?» buttò lì la gemella, cercando di chetarla e, al tempo stesso, saggiarne le reazioni.

Spring si accigliò pesantemente e borbottò: «Un tête-à-tête? Dubito. E' stata prolifica nei particolari, vantandosi di quanto fosse affascinante il suo ospite e di quanto fosse geniale!»

«Geniale?» ripeté confusa Summ, sollevando dubbiosa un sopracciglio.

Sbattendo le braccia lungo i fianchi con aria ora affranta, Spry esalò: «Mi ha spiegato come ha risolto un problema con alcuni ecologisti. Quel problema.»

«Oh... la faccenda dell'albero» assentì la sorella, con sussiego.

Nel coprirsi il viso disperata, l’altra balbettò: «Lo ha... lo ha inglobato... sarà... sarà l'attrattiva... del... del c-centro. Non lo toccheranno per niente! Ed io che l'ho insultato!»

Summer le sfiorò una spalla con la mano, ora sinceramente dispiaciuta che Spring si sentisse così abbattuta.

 Gentilmente, le domandò: «Non credi che gli farebbe piacere sentire da te che la soluzione che ha scelto incontra il tuo favore?»

«Cosa vuoi che gli interessi, visto che si è già trovato una... gallinella con cui razzolare?!» sbottò a quel punto Spring, riprendendo di colpo tutta la sua grinta.

Ecco la mia sorellina, pensò tra sé Summ, rallegrandosi.

«E tu ti arrendi così, senza neppure dirgliene quattro o dargli del codardo per essersi ritirato alle prime avversità?» le fece notare la sorella sperando che comprendesse, al tempo stesso, che era stata lei a comportarsi da codarda.

«Che dovrei fare? Anche se lo insultassi e lui tornasse da me strisciando, saremmo punto e a capo. Dovrei comunque tenergli nascosto chi sono, perché lui...»

Bloccandosi senza ultimare la frase, Spring fissò impaurita la sorella e biascicò: «Sono io la prima ad essere codarda, vero?»

«Come puoi pretendere che capisca, se non sa la verità?» si limitò ad ammettere Summer, scrollando le spalle. «Se lo vuoi nella tua vita, se vuoi che sia il padre del tuo bambino, dagli la fiducia che merita, altrimenti sarai tu la prima a fuggire da questo rapporto, e credimi, non sarebbe da te.»

«Ma... e se non mi accettasse? E se... se volesse farci del male? Non voglio essere la causa di un simile disastro!» protestò Spring, ormai pronta alle lacrime.

«Io ho fiducia in Max. Devi averne anche tu. E, se proprio dovesse risultare inaffidabile, sapremmo a chi domandare per un aiuto, lo sai» sentenziò torva Summer.

Spring rabbrividì al solo pensiero, ma annuì.

La vecchia Guardiana dello Spirito le aveva sempre messo addosso una paura dell'inferno, eppure sapeva che aveva un animo buono.

Non gentile, quello era sicuro come l'oro, ma buono.

La sola idea di chiedere il suo aiuto per cancellare la memoria a Max la fece balzare in piedi con decisione e, scrutando con aria tutt'altro che sicura la gemella, dichiarò: «Andrò a parlargli.»

«Brava» assentì Summer, sorridendole.

Ah, essere una mosca per poter assistere alla scena!

Si sarebbe fatta raccontare i retroscena da Autumn, cascasse il mondo!

ЖЖЖ

«... e avresti dovuto vederla. Quando pensava che non la stessi osservando, fumava di rabbia! E' stato uno spasso!»

La risata di BeeBee esplose nell'ufficio di Max che, seduto scompostamente sulla sua poltrona in pelle nera, osservava a metà tra il divertito e l'offeso la figuretta minuta ed elegante della cugina.

Quando l'aveva vista piombare nell'ufficio con il suo solito sistema 'io passo a qualsiasi modo, in qualsiasi caso', Max aveva dovuto interrompere una telefonata per starla a sentire.

Anche perché, dal modo in cui aveva continuato a sbracciarsi, era chiaro che non avrebbe resistito più di un minuto prima di parlare a macchinetta.

Ridacchiando nell'osservare il vaso ricolmo di rose, che abbellivano l'ambiente ultramoderno dell'ufficio del cugino, BeeBee aveva iniziato a spiegargli come si fosse immedesimata nel ruolo di giovane femme fatale.

Max l'aveva ascoltata a braccia conserte, lo sguardo attento alla mimica spettacolare della cugina che, abbigliata con un comodo completo pantaloni e camicia, si era esibita in un esilarante spettacolo colmo di ironia.

In quello, BeeBee era superba. Non a caso, era un'attrice di Broadway.

«Quindi, dici che il piano è riuscito?» le domandò alla fine Max, grattandosi pensoso una guancia.

«Se avesse potuto, mi avrebbe sbranato. Direi di sì. E' cotta a puntino, e gelosa all'inverosimile del mio affascinante cugino. Il che dimostra che ha gusto, è ovvio» sentenziò BeeBee, ridacchiando allegramente.

Max le sorrise grato e la donna, addolcendo lo sguardo, ammise: «Quella donna ti ha fatto davvero bene. Non ti ho mai visto stare in ufficio in maniche di camicia, e senza un completo. Ti sei sgessato, in tutti i sensi.»

«Tu dici?» mormorò lui, scrutandosi.

In effetti, era vero.

Indossare i gessati non lo esaltava più come prima e prediligeva tenute più casual e, sicuramente, non più la cravatta, che già da almeno una settimana aveva eliminato dal suo guardaroba lavorativo.

Si sentiva più libero, a quel modo, e non solo nel muoversi.

Da quando aveva saputo la verità su Summer e i fratelli Hamilton, Max aveva iniziato a guardare il mondo con occhi diversi.

Dopo un intero giorno passato a domandarsi come approcciare la cosa, aveva chiamato Winter e ne aveva parlato anche con lui.

Si fidava di quell'uomo e riteneva che averlo come alleato, oltre a Summer, fosse la mossa giusta per rientrare a pieno titolo nella vita di Spring.

La faccenda del bambino, inoltre, gli imponeva di essere del tutto onesto con l'uomo di casa – o meglio, con l'altro uomo di casa, visto che con Autumn aveva già parlato.

Quando ne aveva discusso seriamente con lui, aveva trovato il suo plauso su tutta la linea.

Aveva riso, quando aveva saputo del piano congegnato da Summer, ma si era trovato d'accordo sulla tecnica da applicare con la sorella.

Spring sapeva essere enormemente testarda, quando voleva, e fare leva sulla gelosia di lei era sicuramente il mezzo più adatto per farla capitolare.

Perché, anche secondo Winter, non v'erano dubbi sui sentimenti che la donna provava per lui.

Sentirglielo dire, comunque, aveva rincuorato Max.

L'avere la conferma di BeeBee era la ciliegina sulla torta, per così dire.

«Io trovo che Spring Hamilton sia la donna adatta a te e, se non verrà qui a reclamarti, giuro che mi presenterò al suo negozio e...»

Interrompendosi quando udì trillare l'interfono, BeeBee sorrise come un'idiota quando la voce di Becky, la receptionist, disse allegramente: «Max, hai una visita. Spring Hamilton chiede se può salire. Ci sono problemi?»

«Affatto, falla pure accomodare» ridacchiò Max, prima di chiudere l'interfono. «Direi che non dovrai fare la scena madre al negozio.»

«Oh, posso sempre metterne in scena una qui» sogghignò divertita BeeBee, prima di strizzargli l'occhio e mormorare: «Giocatela bene, mi raccomando. Penso sia la donna perfetta per te.»

«Ne sono convinto» assentì il cugino, levandosi in piedi per andare alla porta assieme a BeeBee che, da consumata attrice, indossò immediatamente la maschera da donna fatale.

Aprendo per prima il battente, vi si appoggiò contro e fissò il cugino come se volesse divorarlo.

Max, con la coda dell'occhio, scorse Spring comparire sulle scale e bloccarsi a metà di un passo non appena vide BeeBee.

Non poté evitare di gongolare tra sé quando notò, senza ombra di dubbio, il furore dipingersi nei suoi occhi di cielo.

Piegandosi verso il viso della cugina, la baciò sulle guance sussurrandole: «Allora, ci vediamo.»

«Ovviamente, tesoro» sussurrò smielata BeeBee, strusciandosi un istante contro di lui prima di allontanarsi elegantemente sui tacchi a spillo e passare accanto a Spring con un sorriso Durbans spiaccicato in faccia.

L’altra la studiò con falsa tranquillità, salutandola elegantemente prima di voltarsi verso Max, perdere di colpo il sorriso fasullo e puntare su di lui come un caccia bombardiere.

A passo di carica, Spring macinò metri su metri fino a raggiungerlo e, senza dargli il tempo di dire bah, lo sospinse dentro l'ufficio e dichiarò senza mezzi termini: «Noi due dobbiamo parlare. Ora

Senza farsi pregare, l’uomo indietreggiò fino a poggiarsi contro la scrivania e, mentre lei chiudeva la porta con fare deciso, lui le sorrise cordiale.

«Ciao. E' un piacere rivederti. Come stai?»

«Come sto?! Osi anche chiedermelo?!» strabuzzò gli occhi Spring, fulminandolo con lo sguardo prima di accigliarsi non poco quando scorse il vaso colmo di rose.

Subito, i fiori sembrarono rattrappirsi su loro stessi, quasi fossero stati spinti a forza a rientrare nel loro bocciolo.

Max, ammirando quell'impercettibile spettacolo con occhi affascinati, immaginò che Spring stesse cercando di eliminarli dalla sua vista.

Ovviamente, trattandosi di fiori recisi, e perciò morti, Spring poté fare ben poco per modificarne la struttura.

Indispettita, li lasciò perdere per tornare a volgere lo sguardo su Max.

«Cosa pensi dovrei ipotizzare, vedendoti con quella... quella... vamp!? Non mi chiami per settimane, non ti fai vivo, sembri scomparso nel nulla e poi, di colpo, mi compare quella tipa in negozio a decantare le tue doti! E osi chiedermi come sto?!»

Max non poté che sorridere di fronte alla sua reazione, ai suoi occhi sempre più ricolmi di scintille e Spring, dinanzi alla sua reazione, si lasciò andare a uno strillo infuriato, subito seguito da un ringhio ben poco elegante.

«Ti diverti? No, perché io non mi sto divertendo affatto!» esclamò furente la donna, sbattendo i palmi delle mani sul ripiano di vetro della scrivania.

«Sbaglio, o sei stata tu a cacciarmi fuori dalla tua vita in malo modo... senza farmi spiegare come avevo intenzione di sistemare la faccenda incresciosa dell'albero?» replicò serafico Max, accavallando braccia e gambe con aria del tutto tranquilla.

Spring ebbe la decenza di avvampare in viso e, con un brontolio sommesso, ammise: «Sì, la tua amichetta si è sperticata in lodi anche su questo. Bella... idea.»

«Grazie» dichiarò ironico lui. «Quindi, se non posso chiederti come sto, se non posso vedere le mie amiche senza che tu dia in escandescenza, se non posso parlarti del mio lavoro senza che tu vada in bestia,… cosa dovrei fare, Spring?»

Reclinando il viso con aria colpevole, lei mosse istintivamente una mano a coprirsi il ventre piatto, come a voler difendere il bambino nel suo grembo.

Di fronte a quel gesto, l’uomo si intenerì immediatamente e desiderò ardentemente dirle tutta la verità.

Non voleva ferirla.

Ma, se non si fosse aperta con lui spontaneamente, non avrebbero mai potuto avere la grazia di un futuro felice insieme.

Perciò resistette e, cercando di non badare a quella mano delicata poggiata sul maglioncino di cotone color canarino, Max le domandò ancora: «Desidero far parte della tua vita, Spring ma, se non posso essere sincero con te, come possiamo costruire qualcosa di duraturo?»

Il colpo andò a segno e la donna, afflosciandosi su una sedia vicina, mormorò affranta: «Sono colpe che dovresti rivolgere a me, non a te stesso. Sono io quella che ha sbagliato per prima, che ha mentito per prima.»

«In che senso?» volle sapere lui, sperando di tutto cuore che ammettesse la verità, una buona volta.

«E'... difficile» bofonchiò Spring, non sapendo bene da dove cominciare.

Fu Autumn a prendere in mano le redini della situazione.

Una folata di vento si incuneò tra i battenti socchiusi della finestra dell'ufficio e, con violenza, vorticò all'interno della stanza sparpagliando fogli, carpette e stilografiche.

Da ultimo, il vento sbarazzino si catapultò sui fiori, facendo letteralmente esplodere ogni rosa nel mazzo.

Per diretta conseguenza, l'aria si saturò di una miriade di petali rosso fuoco.

Costernata di fronte a quel palese utilizzo dei poteri del fratello, Spring non riuscì a trattenersi e, sgomenta, esalò: «Autumn, ti prego! Basta!»

Il vento non ne volle sapere di ascoltarla e, dispettoso, le scompigliò i capelli fino al punto da farla rizzare dalla sedia e ringhiare a gran voce: «Autumn, piantala! Richiama il vento!»

Non appena la donna ebbe proferito quelle parole, il refolo cessò e lei, agghiacciata da ciò che aveva appena detto di fronte a Max, si coprì la bocca con le mani ed ansimò sconvolta.

L’uomo, allora, si limitò a fissarla con un mezzo sorriso e lei, apertamente scioccata, mormorò: «Ecco, vedi...»

«C'è qualcosa che devo sapere?» le venne incontro Max, levandosi dalla sua posizione apparentemente rilassata per avvicinarla.

Dopo averle scostato le mani dal viso, le tenne tra le sue massaggiandole delicatamente i polsi con i pollici in lente, pacate carezze.

Con voce appena sussurrata, aggiunse: «Fidati di me.»

E Spring capitolò.

Reclinò il viso e ammise tutto.

Raccontò a Max di se stessa, dei suoi fratelli, del suo retaggio, degli Anziani del Consiglio, di Erin, del suo promesso. Di ogni cosa.

Gettò fuori dalla bocca tutto ciò che la riguardava, sempre fissando le loro mani unite ma mai, mai, il volto dell'uomo che, sapeva, stava perdendo ad ogni sua ulteriore confessione.

Ma era assurdo non dire la verità, visto che lo amava.

Mentire avrebbe voluto dire disprezzare il sentimento che provava per lui, e questo non l'avrebbe più fatto.

Sperava soltanto che Max non decidesse di denunciarli.

Voleva risparmiargli almeno la visita di Mæb. La Guardiana dello Spirito non era famosa per la sua gentilezza.

«Spring» mormorò lui, accostandosi al suo orecchio.

«Sì?» ansò lei, ormai del tutto svuotata.

«E' stato poi così difficile dirmi tutto?» le domandò Max, sollevandole il viso con un dito.

Lo sconcerto tornò ad impadronirsi del suo viso e, mentre Spring osservava il sorriso sincero e orgoglioso dell’uomo che amava, lei lo udì ammettere: «Sapevo già ogni cosa da settimane, ma volevo fossi tu a raccontarmi di te.»

«Ma come...?» esalò la donna, sempre più scioccata.

Avvolgendole la vita con le braccia per sorreggerla, Max le spiegò i suoi sospetti, la chiacchierata con Summer, il piano congegnato per farle aprire gli occhi e, infine, la partecipazione di sua cugina alla messa inscena.

A quelle ultime parole, Spring sgranò gli occhi e, basita, balbettò: «E'... tua... cugina

«E' un'attrice di teatro, non ti stupire se ti ha ingannata così facilmente» ridacchiò lui, dandole un bacio leggero sul naso.

«Oh, Santo Cielo!» esalò la donna, poggiando esausta il capo contro la spalla di Max.

Oh, quel calore, quel profumo muschiato, quell'aroma maschile a lei ormai tanto caro!

Solo in quel momento comprese quanto le fosse mancato, quanto la sola idea di crescere il loro figlio senza la sua presenza l'avesse terrorizzata, e fu a quel punto che, risollevando il viso con un sorriso speranzoso, gli domandò: «Ti sta bene tutto,... nonostante tutto?»

«Ho te. Tutto il resto è la confezione regalo, per così dire. E' il contenuto della scatola che mi interessa ma, visto che anche l'esterno è così bello, tanto meglio» le confessò lui, ridacchiando.

Arrossendo leggermente, Spring gli domandò cauta: «Saresti ugualmente felice se nella scatola ci fossimo in due?»

«Doppiamente felice» annuì lui, perfettamente tranquillo.

Accigliandosi un poco, lei allora lo fissò dubbiosa per alcuni attimi prima di spalancare bocca e occhi ed esclamare: «Summer ti ha detto anche questo

«L'abbiamo ipotizzato il giorno stesso in cui mi ha detto la verità. Le parlai della faccenda di Beltane e lei ritenne logico pensare che, vista la reazione della Madre, ci fosse la possibilità concreta che tu fossi rimasta incinta. In seguito, non l'ho più sentita, ma quando prima ti sei coperta il ventre con la mano, ne ho avuto la conferma» le spiegò l’uomo, sempre sorridendole gaio.

«Oh» borbottò Spring, non sapendo se essere fiera della sorella per il suo coraggio, o infuriata con lei per essersi impicciata dei suoi affari. «Ergo, ci vuoi entrambe?»

Fu la volta di Max di apparire sorpreso e, mentre un lento rossore gli imporporava le gote, lui esalò: «Entrambe? E' una bimba?»

Spring annuì e lui, ridendo sommessamente, la abbracciò stretta per alcuni attimi prima di crollare in ginocchio dinanzi a lei.

Le mani poggiate sui fianchi della sua donna, disse con amore: «Ehi, piccola, sono il tuo papà. Non vedo l'ora di conoscerti, sai?»

Detto ciò, baciò il ventre di Spring prima di levare lo sguardo su di lei, che ora rifulgeva come una stella, e chiederle: «Mi concederai di essere un padre per lei, e un marito per te?»

Prima ancora che lei potesse annuire con il capo, il vento tornò a mulinare nell'ufficio, sollevando ad arte i petali di rosa che ricaddero su di loro delicatamente, dando un tocco romantico alla dichiarazione di Max.

«Grazie, amico» sussurrò l’uomo, più che certo che Autumn l'avrebbe udito.

Spring scoppiò a ridere e, attirandolo a sé, lo strinse in un abbraccio esclamando: «Sì, sì che ti vogliamo! Per sempre!»

Max rise di gioia e, sotto quella pioggia di mille petali rossi, sollevò la sua futura moglie e la fece volteggiare leggera, come leggero era in quel momento il suo cuore.

Lei rise, allargò le braccia e rise ancora.

Quando infine Max la rimise a terra, lo baciò con foga prima di esclamare: «Ti amo! Ti amo!»

«Anch'io, piccola» le sussurrò tra i capelli, stringendola a sé con delicatezza.

Al settimo cielo e ancora incredula, Spring ammise con ironia: «Dovrei ringraziare tua cugina, dopotutto. E' lei che mi ha dato il colpo di grazia.»

Scostandosi da lei, Max accese l'interfono e, a mo' di spiegazione, le disse: «Ho idea che sia ancora qui. Era curiosa di sapere come sarebbe andata.»

«Oh» esalò divertita Spring, ridacchiando.

Quando Becky rispose, Max le domandò: «Scusa, mia cugina è ancora lì?»

«Sì, Max» rispose Becky, con tono vagamente dubbioso. «Devo... devo dirle qualcosa?»

«Dille che è un genio... e che può salire» ridacchiò lui, strizzando l’occhio a Spring.

Dall'interfono si udì un urlo disumano e, mentre Max chiudeva la chiamata con un risolino, Spry chiosò: «Beh, direi che era contenta.»

Un attimo dopo, un ticchettio violento e velocissimo di passi anticipò l'arrivo di gran carriera di BeeBee.

Entrata nell'ufficio come un tornado, si lanciò in un abbraccio stritolante che travolse completamente Spring la quale, non potendo fare altro, si lasciò avvolgere e rise allegra.

«Oh, sono così felice!» esclamò BeeBee, battendole pacche affettuose sulla schiena. «Speravo davvero che lo riprendessi con te! Max è così migliorato, da quando ti ha conosciuta!»

«Ehi! Perché, prima, com'ero?» protesto amabilmente Max, fissando la cugina con aria inquisitoria.

Scostandosi da Spring e avvolgendole un braccio attorno alle spalle, BeeBee lo ignorò fieramente e, alla donna, confessò: «Devi sapere che, prima di incontrare te, era noioso come una pagina del giornale di economia.»

Spring scoppiò a ridere e, nell'osservare Max, notò infine il suo cambiamento.

Il gessato era sparito, come pure la cravatta e, nei suoi occhi, poteva scorgere senza più impedimenti ciò che, all'inizio, lei aveva intuito esserci grazie alla sua risata.

Il vero Max era lì, dinanzi a lei, e lei sola lo aveva liberato dalla gabbia in cui si era rinchiuso da solo.

E così pure lei era libera dalle sue paure, grazie a lui.

Non si sentiva più impaurita dalla vita, ma l'affrontava a testa alta, senza avere il timore di voltarsi e di non trovare nessuno dietro di lei. Ora era più forte, e solo grazie a Max.

E alla loro bambina.

Sorridendo a Max, gli allungò una mano perché si avvicinasse e, rivolto un sorriso a BeeBee, le disse: «Devo ringraziarti per avermi fatto aprire gli occhi e, come ringraziamento, sarai la prima a sapere la lieta novella.»

BeeBee si fece tutta orecchi e Spring, con un risolino, ammise: «Io e Max diventeremo genitori tra otto mesi.»

Max scoppiò a ridere quando la cugina si esibì in un grido di esultanza degno di una partita allo stadio e, nell'avvolgere la vita della sua futura moglie, le confessò: «Entro domani, lo saprà anche il presidente Obama.»

«Non importa. Va bene così» sentenziò lei. «Ho te. Il resto è solo la ciliegina sulla torta.»

  
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