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Autore: Morgan__    07/04/2014    1 recensioni
Sin da piccola ho vissuto nella consapevolezza che la mia famiglia nascondesse un segreto,un segreto che non poteva essere rivelato a nessuno. Al compiere dei miei sedici anni di vita mi venne rivelato quel segreto.
La mia famiglia custodiva,da secoli ormai,ancor prima che Roma venisse fondata,un potente manufatto che era passato tra le mani dei grandi Imperatori romani,da Gaio Giulio Cesare,non Imperatore di nome ma di fatto,a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto,primo vero Imperatore di Roma,meglio conosciuto come Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi,la loro discendenza.
Ma ormai il manufatto non era più al sicuro,così fui costretta ad andarmene,contro il mio volere,da Roma per portare con me il manufatto.
Però non servì a niente. La mia famiglia venne uccisa lo stesso.
Per mano di Cesare Borgia. E io,io venni imprigionata a Castel Sant'Angelo e per mesi cercarono di farmi parlare.
Ormai avevo perso la fiducia in tutto e in tutti.
Questo prima di incontrare Ezio Auditore e gli Assassini.
Grazie a loro ho ricominciato a credere nel prossimo.
Mi chiamo Giulia Colonna e questa è la mia storia.
[CONCLUSA]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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22




Mi svegliai con la sensazione di nausea che,ormai da circa un mese,davano il buongiorno alle mie giornate.
Ebbi appena il tempo di scostare le coperte,appoggiare i piedi nudi sul freddo pavimento della camera,afferrare il pitale da sotto il letto e rimisi tutto ciò che il mio stomaco conteneva.
Sentii indistintamente la mano di Ezio afferrarmi i capelli sciolti e raccoglierli sulla schiena per evitare che venissero schizzati. La sua mano che vagava delicatamente lungo la mia schiena.
Quando ebbi finito mi sentivo stordita,sporca e stanca.
Voltai lo sguardo su mio marito.
I capelli sciolti gli scivolavano sulle spalle e mi accorsi vagamente che era completamente nudo.
-E' uno schifo.-
Io mi sentivo così. Cercai addirittura di allontanarmi da lui per non fargli sentire il mio alito che sicuramente non sapeva di freschezza.
-Sei bellissima.-
-Non è vero,ma ti ringrazio.-commentai con un impercettibile sorriso.
Mi faceva addirittura male fare una cosa semplice come distendere le labbra in un sorriso.
Mi rialzai,visto che senza accorgermene dovevo essermi messa a sedere sul pavimento,ed Ezio mi aiutò a rimettermi a letto,rimboccandomi le coperte come se fossi una bambina.
L'alba schiariva in parte la camera che,altrimenti,sarebbe stata immersa nel buio completo.
Chiusi gli occhi per frenare l'improvviso capogiro che mi infastidiva ogni volta dopo la nausea mattutina.
Sentii il materasso accanto a me abbassarsi sotto il peso di mio marito e dopo cinque secondi la sua mano posarsi sul mio ventre.
Era ancora completamente piatto,ma ormai non vi erano più dubbi.
Non dopo tutte quelle nausee ed il mancato appuntamento con il mestruo.
Aprii gli occhi e mi voltai verso Ezio che,reggendosi la testa con la mano sinistra,stendeva di fianco intento a guardarmi.
-Mi metti in imbarazzo.-
A quelle parole si aprì in un sorriso.
-Perché mai?-
-Perché tu sembri bello e riposato come al solito,mentre io mi sento...bé,l'hai visto.-
-Non posso dire che tu sembri riposata,ma sei sicuramente bella.-
-Ahhh...smettila.-risposi infastidita.
-Ti sei offesa?-mi chiese incredulo.
-No.-
-Si.-
-No.-
-Giulia.-
-Ezio.-ribattei usando il suo stesso tono d'ammonimento che mi aveva ulteriormente irritato.
-Non fare la bambina.-
Per tutta risposta incrociai le braccia sotto al seno e fissai ostinata il soffitto.
Sentii un sospiro e la mano lasciare il mio ventre.
Lo guardai con la coda dell'occhio portarsi le mani dietro la testa e distendersi sulla schiena.
Rimanemmo in silenzio per vari minuti.
Sapevo perfettamente che non aveva fatto nulla di male,ma sentirmi dire che ero bella quando ero più che convinta di essere un vero schifo mi irritava leggermente. Anzi,tanto.
Era il mio stramaledetto umore altalenante di cui mi avevano avvertito Claudia,Anna e Maria.
Quando avevamo dato l'annuncio alla madre di Ezio lei mi aveva stretto le mani tra le sue,esili e ossute,mentre con un sorriso sulle labbra,che accentuava ancor di più le profonde rughe che la segnavano,si congratulava con noi.
Subito dopo si era voltata verso Ezio.-Qualunque cosa accada nei prossimi mesi sappi che sarà sempre colpa tua. Le donne in stato interessante tendono ad avere sempre e comunque ragione. Più del solito.-
Avevo visto Ezio lanciarmi un'occhiata preoccupata per poi rivolgersi nuovamente alla madre:-Terrò presente.-
-Scusa.-
Quella parola venne accolta dal più completo silenzio.
Temetti di averlo fatto davvero arrabbiare ed ero pronta a scusarmi ulteriormente,quando le sue braccia mi circondarono e mi fece appoggiare il capo sul suo petto.
-Uomo avvisato,mezzo salvato.-disse con un mezzo sorriso sulle labbra. Sicuramente si era ricordato anche lui dell'avviso di Maria.
Sentii le sue dita immergersi tra le ciocche dei miei capelli e con un sospiro mi abbandonai alle sensazioni che le sue dita mi lasciavano.
-Non devi bere l'intruglio che ti ha fatto Anna?-mi chiese poco dopo.
Alla sua domanda piegai le labbra in una smorfia.
L'infuso fatto di erbe di Anna aveva davvero un sapore orribile e nemmeno il miele riusciva a renderlo più dolce,però serviva per equilibrare il mio corpo e per evitare il più possibile i repentini cambi d'umore.
In più mi impedivano di cadere nell'angoscia,infatti dacché avevo iniziato a prenderli non avevo più ripreso a disperarmi,sembrava,anzi,che mi aiutasse a rimanere serena.
Quindi anche se era davvero orribile continuavo comunque a berne tre al giorno.
Mi sciolsi dal suo abbraccio e sospirai.
-Scendo in cucina.-
-Te lo porto io.-
-Sono incinta,non malata.-replicai prima di alzarmi e coprirmi con una vestaglia da camera pesante e calda.
Mi voltai verso di lui e mi inchinai un po' per essere a fior di labbra con le sue:-Ti amo.-
-Lo so.-rispose baciandomi.
Gli stampai un altro bacio e uscii dalla camera.



Mezz'ora dopo stavo seduta di fronte al fuoco della cucina.
Avevo appoggiato i piedi sulla pietra che costituiva il basamento del braciere per potermi riscaldare,stando ben attenta a mantenere comunque una certa distanza.
Tra le mani avevo il mio infuso di erbe e a piccoli sorsi lo mandavo giù.
Dietro di me sentivo Anna sfaccendare per prepararmi la colazione.
Già prima dell'evento di un mese prima ogni tanto veniva a dare una mano alla Confraternita per mantenere pulito ed in ordine il Covo,ma da quando era successo l'incidente con Diego ed aver saputo della gravidanza sia mia che di Claudia si era praticamente trasferita in pianta stabile dagli Assassini.
E loro,ovviamente,non avevano nulla da ridire. Non solo perché ogni volta che erano stanchi si ritrovavano i propri letti puliti e sistemati,ma soprattutto perché non dovevano arrangiarsi come meglio potevano per quanto riguardava il cibo. Tra gli Assassini purtroppo le donne non erano molte e non sempre avevano il tempo di mettersi in cucina per provvedere alla pancia degli altri. Quindi si,si era stabilita lì senza che nessuno glielo chiedesse,ma tutti erano ben contenti della cosa.
Anna cercava di fare il tutto da sola,ma non essendo più giovane come vorrebbe ogni tanto si faceva aiutare da ragazzine intorno ai dodici o tredici anni che,in cambio del loro silenzio,ricevevano qualche moneta.
-Devi berlo finché è caldo.-
La sua voce mi riportò alla realtà.
-Posso metterci altro miele?-
-No,altrimenti gli effetti diminuirebbero. So che non è buono,l'ho bevuto anche io ai tempi,ma non c'è cosa migliore per le donne nelle tue condizioni. Anche Claudia lo prende.- concluse con una certa nota nel tono.
-Si,lo so.-
Lo sapevo bene,ne avevamo parlato tra noi. Di quanto fosse davvero impossibile da mandare giù,ma dei benefici che ci aveva portato.
-Allora fai uno sforzo:chiudi gli occhi,bevi e manda giù.-
E come mi disse feci.
Subito l'amarognolo dell'infuso mi pizzicò la lingua e avrei tanto voluto sputare tutto,ma facendomi coraggio buttai il tutto giù. Sentii lo stomaco bruciare per via della bevanda ancora troppo calda per i miei sensi gustativi e strizzai gli occhi per l'ulteriore sensazione di amaro che mi offendeva la bocca.
Va bene,era andata.
Posai la tazza sul tavolo dietro di me,dando una sbirciata ad Anna mentre preparava il pane.
Gli altri giorni lo comprava dal fornaio,ma almeno una volta a settimana lo faceva direttamente lì.
Non era da molto che era stata costruita la cucina all'interno del Covo,quindi l'ambiente era stato rifornito di tutto ciò che poteva servire.
All'inizio era un semplice edificio composto da sale,biblioteche ed armerie,ma negli scorsi tre anni Ezio aveva deciso di aggiungerci la cucina e le camere da letto per dare la sensazione agli Assassini ed Adepti di ritornare a casa ogni volta che finivano una missione.
Essendo tutti loro ricercati dalle guardie non potevano tornare alle loro vecchie abitazioni perché c'era sempre il pericolo che venissero scoperti e quindi facilmente rintracciabili,così dare una sensazione di calore famigliare avrebbe unito ulteriormente la Confraternita.
Ed aveva ragione.
Insieme al Covo vi erano anche la Volpe Addormentata e la Caserma che assicuravano a tutti i membri un posto sicuro da poter chiamare casa.
Sicuramente era quello che provavo in quel momento. Ero a casa.
Chiusi gli occhi serena e mi crogiolai ulteriormente nel calore del camino quando un rumore di passi leggeri mi fece riaprire gli occhi.
Tempo due secondi ed entrò Magda con un bambino ancora mezzo addormentato in braccio.
Quella mattina indossava gli abiti candidi della Confraternita.
La vidi fermarsi notando la mia presenza.
Ci scambiammo uno sguardo indagatore per qualche secondo poi portò l'attenzione su Anna:-Buongiorno Anna,Giovanni ha fame. O meglio,ne aveva prima che si riaddormentasse.-
La vidi accarezzare con gentilezza la schiena del bambino che avevo subito riconosciuto.
-Ci dovrebbero essere ancora dei biscotti che ho comprato ieri. Dovrebbero essere ancora buoni.-mormorò pensierosa Anna,prima di andare a controllare nella dispensa.
Notai Magda lanciarmi qualche sguardo.
Sembrava volesse dire qualcosa e quel silenzio teso non migliorava la situazione quindi mi decisi a prendere per prima la parola:-Buongiorno.-
Meglio di niente.
-Buongiorno.-mi rispose di rimando.
-Giovanni si trova bene qui?-chiesi lanciando un'occhiata al bambino ancora addormentato.
-Si,ma gli manca sua madre.-rispose con tono leggermente diffidente. Alche sospirai.
-Senti,so che non abbiano iniziato nel migliore dei modi,visto che abbiamo un parere discordante su almeno un membro dei Borgia,ma è inutile continuare a comportarci come bambine. Io rispetto la tua idea che ti sei fatta di Lucrezia,quindi ti chiedo di fare lo stesso con me e di fare pace ricominciando da capo.-dissi allungandole la mano per farmela stringere.
Magda la osservò per qualche secondo in silenzio. In quel momento mi ricordò un gatto diffidente,ma poi la vidi allungare la sua e stringermela.
Dopo aver sciolto la stretta avvicinai a me una sedia del tavolo e la invitai a sedersi accanto a me.
In quel momento Anna tornò:-Eccoli qui!-disse avvicinando la cesta in cui aveva raccolto i biscotti la sera prima ricoprendoli con un panno per evitare che si seccassero troppo.
Magda svegliò gentilmente Giovanni che,con occhi ancora assonnati,si guardò attorno per cercare di capire dov'era.
Quando si voltò verso di me mi ritrovai completamente incatenata al suo sguardo che,con fare curioso,mi osservava.
-I vostri occhi...-mormorò poco dopo meravigliato.
-Giovanni.-l'ammonì Magda.
-Non ti preoccupare.-le dissi con un sorriso sulle labbra.
-Giovanni,bambino mio,li vuoi i biscotti?-chiese Anna,cercando di dissipare il lieve imbarazzo che era sceso su di noi.
-Sono quelli di ieri?-chiese subito Giovanni,dimenticandosi all'istante dei miei occhi.
L'attenzione di un bambino si spostava spesso e volentieri da una cosa all'altra.
-Certo,quelli al limone.-rispose con un sorriso Anna.
Giovanni emise un gridolino di felicità,prima di appropriarsi di almeno tre biscotti dal cestino.
Subito dopo la sua attenzione fu tutta sui biscotti.
-Non mangiarne troppi,lo sai che ti fanno male.-gli rammentò Magda,scompigliandogli leggermente i capelli arruffati ancora dal sonno.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo,mentre guardavamo Giovanni felice come una Pasqua mangiarsi il suo terzo biscotto.
-Capisco come mai ti sei affezionata tanto a lui. Ed anche Francesco. È davvero un bambino dolce.-
-E' la sua forza ad avermi colpita,-iniziò Magda,continuando a guardare Giovanni con un sorriso sulle labbra,-Cesare lo ha dato a Micheletto appena è stato in grado di reggere una spada con la mano. Giovanni aveva il terrore sia di Cesare che di Micheletto. È stato addirittura costretto ad assistere ad un omicidio. Andava sempre da Lucrezia,quando in giro c'era il sicario di Cesare...sapeva che lei non permetteva a quel bruto di trascinarlo in cortile per riempirlo di botte ogni volta che non riusciva a fare qualcosa come lui voleva.-
-Deve essere stato orribile...povero bambino.-mormorai,mentre lo osservavo aiutare Anna a fare il pane. Più che aiutare aveva preso un pezzo d'impasto e aveva iniziato a maneggiarlo come più gli piaceva. Ma si divertiva,così Anna glielo lasciava fare con un sorriso bonario sul volto.
-Lo è stato. Non sai quante volte l'ho visto piangere. O quante volte ho visto piangere Lucrezia perché non riusciva a fare di più per il suo bambino.- Ritornai a guardare Giovanni,chiedendomi chissà perché,se lui e mio figlio avrebbero fatto amicizia.
-Mi dispiace per quello che ti sta succedendo.-disse poco dopo Magda,facendomi riportare l'attenzione su di lei.-Deve essere stata una decisione difficile.- -Si,ma non me ne pento. Sapevo già che ci sarebbe stato uno scambio...solo speravo che fosse richiesto a me e non a mio figlio. Ma di certo non potevo lasciar morire Diego.-
-Sei stata coraggiosa. Tutte e due le strade che avevi di fronte a te ti portavano al dolore,ma sei riuscita a prendere una decisione che,secondo me,è giusta-
-No,non quella giusta,-risposi poco dopo,-ho solo scelto il minore dei mali.-
-Comunque non tutti avrebbero avuto il coraggio di salvare il proprio amico...non con quello che veniva richiesto in cambio. Avete già un'idea su come uscirne?- Ares ed il suo Frutto non erano al Covo al momento,ma nel vecchio studio di Leonardo,quindi potevo parlare liberamente.
-Si. È dura,ma si,abbiamo un'idea.-
-Mi fa piacere sentirlo dire. Ora,scusami,ma stamane ho una missione,quindi devo andare a prepararmi. Devo ancora svegliare Francesco.-concluse con una smorfia di disappunto,-Anna,ti dispiace se lascio Giovanni con te?-le chiese alzandosi.
-No,tranquilla.-
La vidi avvicinarsi a Giovanni facendogli qualche raccomandazione per poi stampargli un bacio sulla fronte.
-Bene,allora vi saluto.È stato un piacere Giulia,spero di rivederci presto.Auf Wiedersehen-disse con un sorriso,poi uscì dalla cucina.



Stava ormai calando il sole sulla città Eterna,ed io,come al solito,mi trovavo nella Sala Comune,a leggere un libro che però non attirava troppo il mio interesse. Anzi,mi faceva venir voglia di farmi un sonnellino,ma non mi sembrava il caso,visto che da un momento all'altro mio marito sarebbe tornato da un giro di perlustrazione insieme ad alcuni dei suoi Assassini migliori.
Chiusi gli occhi,appoggiai il capo allo schienale imbottito,e sospirai.
La stanchezza ultimamente era diventata un velo costante che mi avvolgeva tutto il corpo.
Mi stavo facendo avvolgere dalle braccia di Morfeo,quando l'improvviso sbattere di una porta mi fece sobbalzare.
-Giulia!-
Quella che mi aveva chiamato era la voce di Volpe,ma cosa aveva da gridare?
-Sono qui!-dissi,di rimando.
Subito entrò nella Sala e,senza darmi il tempo di dire altro,annunciò:-Ci siamo riusciti. Ezio ha preso in custodia i tuoi nipoti e li sta portando qui!-
-Come?-gli chiesi stupita.
-In questo mese abbiamo intercettato tutte le lettere dirette al contingente,lo sai,quindi loro erano ancora convinti di dover portare i tuoi nipoti a Roma per ordine del Valentino.
Un'ora fa erano nei dintorni della città e,poco prima di entrare,Ezio e gli altri hanno attaccato. È stata improvvisa,la cosa,ci aspettavamo che arrivassero tra almeno quattro giorni,ma devono aver accelerato il passo,visto che erano già in ritardo di almeno una settimana,quindi appena abbiamo saputo da uno dei miei che si stavano avvicinando alla città Ezio ha ordinato di andarli a prendere,mentre io e i miei ladri ci siamo occupati di liberargli la strada dalle mura fino a qui.-Volpe aveva ancora il fiatone per la corsa.
Mi ricordai della scena che mi aveva raccontato mio marito,della prima volta che aveva incontrato Volpe. Lo aveva sfidato ad una corsa sui tetti di Firenze e mio marito,allora diciannovenne,era arrivato a destinazione con il fiatone,mente lui non aveva nemmeno un rivolo di sudore a imperlargli la fronte.
Mi alzai senza fiato e lo abbracciai forte,felicissima della notizia che mi aveva dato.
-Oddio,non posso crederci!-esclamai estasiata.-Devo andare a chiamare Anna e farle preparare qualcosa da mangiare da dare ai bambini,saranno affamati! Oppure è meglio se prima sistemo una camera per loro? O mio Dio,chissà come sono cresciuti! Ormai Enea deve avere poco più di dodici anni,è quasi un uomo! E la piccola Silvia,con i suoi riccioli biondi come la madre e gli occhi verdi di suo padre! E Claudio? Lui assomigliava così tanto a Ettore,anche più di Enea!-esclamai in una profusione di parole. Ero così entusiasta della cosa che se non mi calmavo rischiavo di sentirmi male.
Mi avevano detto,con le mie condizioni delicate,di fare attenzione praticamente a tutto,soprattutto alla troppa agitazione,ma in quel momento avrei voluto salire sul tetto e gridare la mia felicità alla città Eterna.
-Giulia,calma. E comunque non c'è tempo per i preparativi,arriveranno a momenti.-mi disse Volpe,appoggiandomi una mano sulla spalla.
-Oddio,e io sono un disastro. Ho delle occhiaie che fanno paura,se mi vedessero li spaventerei.-mormorai portando le mani al viso.
-Senti,stai benissimo,non devi aver timore di questo. E comunque sarebbe l'ultima cosa che noterebbero di sua zia,non credi? Quanti anni sono che non vi vedete?-
-Quasi cinque.-
-E allora fidati. Le tue occhiaie sono l'ultima cosa che noteranno.-
-Gilberto.-lo chiamai,per la prima volta con il suo vero nome. O per lo meno quello che dava ai più intimi amici.
Mi lanciò un'occhiata incuriosita,visto che era la prima volta che lo chiamavo con quel nome dacché me lo aveva rivelato mesi or sono.
-Grazie. Ancora una volta,grazie. Da parte mia e sicuramente anche di Ezio. Grazie per le parole con cui mi hai rincuorato e quei gesti con cui mi hai risollevato il morale in tempi per me bui. Grazie,amico mio. Davvero.-
-Grazie a te Giulia. Per non esserti lasciata andare come temevo.-rispose con un sorriso,-Ora vado. Ero solo di passaggio per darti la notizia come richiestomi da tuo marito.-concluse in un inchino generoso.
Poi scomparve,silenzioso.
Rimasi in attesa per vari minuti,agitata nell'approssimarsi dei minuti.
Mi avrebbero riconosciuta? Presto li avrei riabbracciati.
Sorrisi a quel pensiero,ma poi mi venne in mente una domanda a cui non volevo dare ne ricevere risposta.
Mi odiavano,per averli abbandonati per tutti quegli anni?
Chissà come aveva raccontato loro il Valentino,lo Spagnolo o i loro parenti.
Rabbrividì al solo pensiero.
No. Meglio non pensarci.
Passai le mani sul ventre sorridendo mentalmente a mio figlio.
Stanno tornando a casa,tesoro mio. Tornano a casa.
E con quel pensiero sentii spalancare nuovamente il portone del Covo degli Assassini.
Pochi secondi e nella sala entrarono mio marito,con il suo manipoli di Assassini,e i miei nipoti.
Nel vederli mi salirono le lacrime agli occhi.
Enea era davvero cresciuto. Non era più il bambino di un tempo. Ora nei suoi occhi non vi era più la spensieratezza dell'infanzia,ma la comprensione di un adulto. Era serio,nel suo abito damascato,i corti capelli scuri come quelli di mio fratello erano leggermente spettinati ed impolverati come l'abito. Gli occhi,di un verde scuro,più scuri di quelli di Ettore,mi fissavano consapevoli della mia identità. Non si era dimenticato di me.
In cinque secondi me lo ritrovai davanti,mentre Silvia e Claudio rimanevano dietro. C'era un certo spavento nei loro sguardi,non capendo bene ancora cosa stava accadendo. Silvia aveva ancora i capelli biondi e riccioluti come ricordavo,ma gli occhi avevano una parvenza di tristezza nelle loro iridi,e Claudio non era più paffutello come un tempo. Era dimagrito negli anni di lontananza e i capelli li portava più lunghi del fratello a coprirgli quasi del tutto gli occhi di un verde smeraldo,molto simile a quelli della sorella.
Abbassai lo sguardo sul più grande dei fratelli,che ancora mi fissava. Ormai,notai stupita,mi arrivava alle spalle.
-Hanno parlato spagnolo per tutto il tempo,-mormorò mio marito,avvicinandosi,-sembra che non ricordino più la loro lingua madre.-
-Io si. Capisco cosa dite. Mi sono esercitato negli anni,costantemente. Loro volevano che parlassimo spagnolo,ma quando loro non c'erano noi parlavamo italiano. Poi i miei fratelli hanno smesso,ma io no. Lo facevo per ricordami chi ero.-disse mio nipote,e nonostante la parlata corretta,l'accento era quello di uno straniero,-pensavo ci aveste abbandonato.-concluse.
-Cosa vi hanno raccontato?-chiesi raggelata.
-Che ci avevate tradito. Avevate tradito mio padre,consegnandolo ai suoi nemici. Così lo Spagnolo,con la sua immensa misericordia ci aveva accolto nella sua famiglia per proteggerci. Ci hanno detto che chi ha ucciso nostro padre erano uomini dediti al male. Assassini.-spiegò,-ce l'hanno ripetuto spesso negli anni. Gli Assassini sono il male. E voi ne facevate parte. Non è così,vero?-
-Cosa ricordi di quella notte?-
-Un uomo,scuro. Completamente scuro. Papà era stato picchiato da quell'uomo. La mamma...la mamma...-non finì la frase perché lo abbracciai stretto.
-Non ho tradito tuo padre. E nemmeno vi abbiamo dimenticato. Vi credevamo perduti,tesoro mio. Quell'uomo lavorava per Cesare Borgia,Enea. È lui che ha ucciso tuo padre,mio fratello. Ma ora non può più farci del male. Ora siamo di nuovo insieme,-lo scostai per guardarlo in volto,-siamo una famiglia. E la famiglia è tutto.-
Ripetei la frase in un perfetto spagnolo a Silvia e Claudio,per poi porgere loro la mano per farli avvicinare.
Li vidi tentennare sui loro posti,lanciando uno sguardo ad Enea.
-Lo sapevo. Papà,poco prima di quella notte,mi aveva detto di non fidarmi delle parole di coloro che non erano della famiglia. Di fidarci sempre e solo della nostra famiglia. Resteremo con voi,zia,vero?-mi chiese Enea con tono speranzoso.
Il suo volto aveva lasciato il cipiglio severo che fino a quel momento aveva segnato i suoi lineamenti. La diffidenza aveva lasciato posto alla fiducia.
Voleva la sua famiglia,mi resi conto,come io volevo indietro la mia per poterla unire a quella nuova.
-Mai più. Lo giuro su ciò che ho di più sacro,Enea. Mai più.-
-Ho sognato ogni notte questo momento.-iniziò mentre gli occhi gli si annebbiavano,poi si voltò verso i fratelli,-No te acuerdas,però ella es la tia Jiulia. Ya estamos en casa.*-
Li vidi avvicinarsi titubanti. A differenza di Enea loro non si ricordavano di me,o comunque avevano pochi sbiaditi ricordi. Erano troppo piccoli per potersi ricordare.
Li abbracciai cercando di non farmi disperare dalla loro timida e quasi diffidente risposta.
Ci sarebbero voluti giorni,forse mesi,per poter riallacciare i rapporti e far ritornare tutto come era un tempo,ma con l'aiuto di Enea,mio marito,di Diego e di tutti gli altri,anche i miei nipoti avrebbero avuto un posto da chiamare casa.
Finamente,sospirai,siamo di nuovo insieme.




Angolo Autrice:
*:Voi non vi ricorda,ma lei è zia Giulia. Siamo a casa.
Okaaaaay,e anche questo capitolo è andato.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto,soprattutto l'incontro tra Giulia e i nipoti che,se ve lo state chiedendo,hanno 12(Enea),10(Claudio),9(Silvia) :)
Ringrazio Blue Alessa per aver commentato il precedente capitolo e spero di sentirvi anche in questo! Magari qualche altra anima pia in più non mi dispiacerebbe ;)
Stiamo sempre più andando verso il finale della storia,e questa cosa un po' mi rattrista,ma dopo tre anni e passa direi che è tempo di mettere la parola fine ;)
Spero di riuscire ad aggiornare entro la prossima settimana!
A presto,
Bazi,
Morgan.

  
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