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Autore: kk549210    07/04/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Harm arrivò trafelatissimo al JAG. Un rapido sguardo all’orologio. “Cavolo, già le undici! Questa volta la Krennick tira fuori il frustino… ma mica è colpa mia se ad Andrews le cose sono andate per le lunghe”. Nel corridoio incrociò Meg stracarica di pratiche che subito gli si accodò e lo seguì fin nel suo ufficio con un’espressione vagamente ruffiana.
-Buongiorno, Meg! Che cosa sono quelle? – chiese inarcando le sopracciglia.
-Richieste di finanziamento da controllare… facciamo a metà, da bravi colleghi – replicò lei, appoggiandogli un discreto cumulo di cartellette sulla scrivania e cercando di rincuorarlo con un dolce sorriso.
“No, Meg… non metterti a fare la zuccherosa. È già dura tenere a bada quella maniaca della Krennick, non cominciare anche tu…”
-Era meglio se mi davo malato… Crudelia De Mon è in sede?
“A ore sei” pensò la giovane collega, visto che la suddetta si era appena materializzata sulla soglia e stava fissando Rabb alle spalle, con uno sguardo carico di rabbia rancorosa. “Ci ha provato e le è andata male” aggiunse Meg ai propri pensieri, non senza una punta di soddisfazione.
Lui, ignaro della repentina e minacciosa epifania, stava stampando i fax in entrata.
-Ben alzato, capitano! – esclamò la Krennick con un sarcasmo pieno e sonoro. Harm si girò e le rivolse un’occhiata di insofferente apatia - Le undici di mattina? La credevo più mattiniero…
-È dalle cinque che sono in piedi – ribatté lui con pacata sicurezza.
“Che uomo!” pensò Meg, ammaliata dalla calma della risposta. Nella sua fervida fantasia si concretizzò l’immagine di lui, fulgido e splendente in un lungo addestramento che scolpiva il suo fisico da perfetto palestrita.
“In piedi? Non ti crede neanche tua madre… Lo so io cosa stavi facendo, con quella là” avrebbe voluto gridargli in faccia la Krennick.   
- Ho fatto l’esame annuale di volo – specificò lui.
- Allora, faccia volare queste – gli disse lei stizzita, facendogli atterrare tra le mani un’altra dozzina di cartelline, prima di uscire dalla stanza.
- Guardi, Meg! È arrivato questo al mio fax…
-Arriva dal Pentagono, prefisso N62.
-Che strano. “Nome in codice, Shepard. Ambasciata russa”. Dev’esserci un errore.
-Che pensa di farne?
-Per ora lo chiudiamo in cassaforte, poi vediamo.
-Vado nel mio ufficio, la lascio lavorare in pace. Ma se ha bisogno di me, non si faccia scrupolo a chiamarmi… - propose Meg.
-Grazie. Ma ora mi metto sotto, per oggi ho stuzzicato fin troppo Crudelia…
-Tranquillo, sta uscendo. Alle 11.30 deve essere dal SecNav con l’ammiraglio.
 
 
 
Quel lavoro di scrivania era un’autentica tortura. Tabelle fitte di cifre e capitoli di spesa che nemmeno immaginava potessero esistere su quella faccia dell’orbe terracqueo. Livia gli aveva parlato molte volte della complessa burocrazia italiana, ma nelle ultime due ore Harm si stava facendo sempre più convinto che ogni Campidoglio è uguale all’altro, senza distinzioni di epoca o di continente. Era l’una passata e ormai gli si annebbiava la vista. Per fortuna che aveva già sostenuto l’esame di volo quella mattina, altrimenti, dopo quella sessione coatta di lettura, si sarebbe giocato l’abilitazione anche se fosse salito su un ottovolante. Cominciava anche a sentire il suo stomaco che si scatenava in una serrata orchestrazione di gorgoglii e brontolii. Ancora una cartella e sarebbe andato in mensa a mettere qualcosa sotto i denti. La concentrazione, tanto faticosamente tenuta a bada, svanì di colpo quando qualcuno bussò alla porta.
Un uomo sulla quarantina con l’uniforme della Marina inglese. Alto, occhi azzurri, di bell’aspetto.
-Posso aiutarla, signore? – chiese Harm alzandosi per accogliere il visitatore.
-Capitano Keith Nelson, Marina Britannica – si presentò l’altro – Mi scusi, non ho trovato uscieri.
-Sono tutti a pranzo…
-E lei, è a caccia di promozioni? – fece l’inglese con un sorriso.
-Lasciamo stare… “E’ un miracolo se la Krennick non mi fa retrocedere a suo attendente privato”.
-So che può sembrare imbarazzante, ma dovrebbe esserci un fax arrivato per sbaglio a me.
Harm andò alla cassaforte.
-Prego, signore.
-Grazie – rispose Nelson. Con una mano prese il documento e con l’altra estrasse una pistola e la puntò contro Rabb.
-Harm, ha lei la richiesta per i casellari d’archivio?
Meg entrò nell’ufficio giusto in tempo per vedere il suo collega che si accasciava al suolo. L’ignoto aggressore cercò di sparare anche a lei, ma non riuscì a centrarla. Poi scappò via di corsa. Per ora gli conveniva non dare ulteriormente nell’occhio. Ma chi era quel misterioso e pericoloso figuro con la divisa della Marina britannica?
-Harm, ti prego! Non mi lasciare!
Meg raccolse quel poco di autocontrollo che le era rimasto e lo mise a guardia del cuore. Chiamò i soccorsi e mentre aspettava l’arrivo dell’elicottero, tamponò la ferita. Ora erano entrambi immersi in un agghiacciante lago di sangue.
  
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