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Autore: Lexie94    08/04/2014    10 recensioni
dal primo capitolo:
È questione di un attimo.
Abbassa la testa in modo da potermi vedere meglio senza dover guardare attraverso le lenti scure. Due occhi azzurri bellissimi mi guardano.
La mia bocca si ammutolisce, il mio cuore inizia a pulsare all’impazzata, le gambe mi tremano, sembrano cedermi da un momento all’altro. Il vinile dei Pantera mi cade dalle mani per schiantarsi a terra.
L’uomo appena si accorge della mia reazione tira su immediatamente la testa per poi voltarsi di nuovo di spalle.
Troppo tardi: l’ho visto. L’ho riconosciuto. È lui, non ci sono dubbi.
Ma come cazzo è possibile?

ciaaaaaaao. è la mia prima ff, siate clementi con me çç
se vi va di leggerla ve ne sarò molto grata.
vi dico solo che la storia è nata da un sogno che ho fatto una notte, la mattina mi sembrava un'idea carina per una fanfiction, e così ho iniziato a buttarla giù.. fatemi sapere se vi piace ^^
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 29:
 

“E prendere a pugni un uomo solo 
perché è stato un po' scortese 
sapendo che quel che brucia non son le offese 
e chiudere gli occhi per fermare 
qualcosa che 
è dentro me 
ma nella mente tua non c'è 
Capire tu non puoi 
tu chiamale se vuoi 
emozioni”

(“Emozioni” – L. Battisti)


 
Sono passate due settimane da quando sono tornata ad Huntington Beach e le cose non potrebbero andare meglio di così. Brian ed io ci prendiamo in giro a vicenda come prima, Zacky è il solito rompipalle che un giorno sì e un giorno no è a casa Haner per sapere come va, e la festa per il trentatreesimo compleanno del chitarrista è stata davvero stupenda. Ogni tanto sono uscita con Kim e Lacey e una volta è venuta con noi anche Meaghan. Valary non l’ho ancora vista, grazie al Cielo.
Gran parte del tempo Brian ed io l’abbiamo passato in sala musica, già, adesso mi fa entrare. Abbiamo soprattutto suonato e ogni tanto lui ha composto qualcosa, io mi limitavo ad ascoltare ed applaudire, da brava fan, e a calmarlo quando, frustrato, urlava parolacce inventate contro la chitarra.
Oggi pomeriggio i ragazzi si trovano in studio di registrazione e Matt mi ha invitato ad andare con loro, ma non ha voluto dirmi il perché.
«Come mai c’è anche Alex?» chiede Arin vedendo entrare Matt, Brian e me dalla porta dello studio.
«L’ho invitata io» risponde Matt sorridendo a trentadue denti.
«Ma sei ancora la nostra ragazza della birra?» mi chiede Johnny.
«Birra? Mi sembrava fossi la ragazza del caffè!» dico scoppiando a ridere.
«Esatto, caffè», puntualizza Matt, «…e comunque no» aggiunge secco il cantante.
«Ah…» dice JC visibilmente contrariato.
«Perché?!» chiedo spalancando gli occhi verso Matt.
«Ho scoperto una cosa…».
«Eh? Cosa?» chiedo al cantante.
«Una cosa su di te…». Matt fa il vago.
«Cosa? Cos’hai scoperto? Di che si tratta?» chiedo curiosa.
Mi sta mettendo paura… cos’ho combinato questa volta?
Il cantante si fa ancora più serio: «Ho scoperto che prima di lasciare gli studi eri iscritta alla facoltà di musicologia a Milano».
E lui come ha fatto a scoprirlo? Come? Merda.
Brian si gira improvvisamente verso di me: «Cosa? È vero Alex?» mi chiede curioso.
«Ehm… sì» rispondo imbarazzata.
«E perché non me l’hai mai detto?» domanda visibilmente deluso.
«Ce n’era bisogno? Dai, era un dettaglio irrilevante…» borbotto a disagio stringendomi nelle spalle.
«Ti assumiamo come musicologa personale!» esclama Zacky improvvisamente.
Tutti ci giriamo verso di lui che se ne sta seduto su una poltrona nera con in braccio una chitarra acustica.
«Cosa?!» chiedono all’unisono Matt, Brian, Arin e JC.
«Sì, ci servirebbe proprio una musicologa personale…» continua il chitarrista.
«E cosa dovrei fare, scusa?!» chiedo sgranando gli occhi, estremamente confusa.
Zacky mi guarda dubbioso: «E io che ne so? Sei tu che facevi musicologia, mica io!» dice alzando le spalle.
Oh Zacky, rifletti mai prima di parlare?
«Insomma, farà la stessa cosa che faceva prima…» dice Brian improvvisamente.
«Eh? Cioè?» gli chiedo. Io qui non ci capisco più niente.
«…un cazzo!» esclama il mio coinquilino per poi scoppiare a ridere.
Gli faccio una linguaccia e gli alzo un dito medio e lui a sua volta mi risponde con una smorfia delle sue.
«Bambini, basta!» esclama Matt per rimproverarci, «Dobbiamo lavorare, su!».
Si siedono chi sui divani, chi sulle poltrone e iniziano a discutere del materiale che hanno scritto in questo periodo.
Vogliono fare uscire il prossimo album per l’inizio del 2016, sarà un grande album, lo sento già dalle canzoni che stanno solo abbozzando.
«Hey Alex, ti andrebbe di suonare qualcosina nel nuovo album?» mi chiede Zacky dopo circa un’ora e mezza di lavoro, lasciandomi senza parole.
«No, scherzi? Non ci penso neanche!» rispondo. È impazzito?
«Come no?» chiede il chitarrista visibilmente deluso.
«No Zac, Alex ha ragione a dire di no. Non mi pare una buona idea» dice Brian contrariato.
«Perché no? Tuo papà suona con noi, eppure non fai queste storie con lui!» risponde l’altro chitarrista.
«Zac, mio papà si crede il settimo membro dei Sevenfold, lo sai! E comunque lui è un musicista professionista!» risponde Brian.
«Perché settimo? Brian, chi è il sesto membro della band?» chiede Johnny.
«Jimmy…» risponde il chitarrista con un sussurro mentre abbassa lo sguardo contro i suoi piedi.
Nello studio cala il silenzio assoluto.
«Hey Zac! Perché non mi insegni a suonare la chitarra?» chiedo rompendo il pesante silenzio.
La faccia di Zacky si contrae in una smorfia.
«Ma perché io?» sbuffa, «Vivi in casa con Gates, non può insegnarti lui, scusa?» chiede acidamente.
«No, finiremmo per urlarci dietro e basta… e poi sono mancina, lo sai…» gli faccio notare.
«Cacchio, me ne ero dimenticato…» sbuffa di nuovo.
«Allora? Ti preeeeego!» lo imploro a mani giunte.
«Eh, va bene. A quanto pare l’unico mancino qui sono io» borbotta portando gli occhi al cielo.
«Grazie tesoro» gli rispondo prendendolo in giro, per tutta risposta quello mi sbuffa in faccia.
«Ragazzi, io ora devo andare» dice Arin, «domani parto per il weekend con i miei amici e devo ancora preparare il borsone», poi si rivolge a me: «Alex, credo che Kim voglia che tu vada da lei a dormire in queste due notti, va bene?».
«Sì certo!» rispondo entusiasta.
«Brian, per te sarebbe un problema stare solo per due sere?» chiede il batterista al mio coinquilino.
«Assolutamente no! Anzi, almeno me ne sto a casa da solo per un paio di giorni, non potrei chiedere di meglio! Un intero weekend per fare quello che mi pare! Non vedo l’ora».
C’è qualcosa di strano nel modo in cui l’ha detto: ha usato un tono di voce che non gli avevo mai sentito prima e nei suoi occhi è balenato un guizzo tanto euforico quando sinistro che non mi è piaciuto per niente. Cosa gli starà passando per la testa?
Anche Matt si è accorto di questo comportamento: «Oh, Brian, non fare cazzate, mi raccomando. Sai a cosa mi riferisco. Lascia perdere, capito? Non osare fare cose di cui poi in seguito potresti pentirtene… anzi, di cui sicuramente dopo te ne pentirai. Te lo ripeto: lascia perdere».
A cosa si sta riferendo Matt? Anche Johnny e Zacky hanno uno sguardo preoccupato.
«Brian, ti prego…» mormora il bassista.
«Sì, okay, che rompi cazzo che siete. Cercherò di evitare, ma non vi assicuro niente» risponde Brian superficialmente e facendo spallucce.
«Brian!» ringhia Matt.
«Non posso assicurarti nulla, Matt» dice di nuovo Brian.
«Se fai cazzate, ne pagherai le conseguenze, sappilo. Proprio come l’ultima volta, hai già dimenticato cosa è successo l’ultima volta?».
Brian si irrigidisce un attimo.
«Non si tratta di quello» dice seccato.
«No, ma è quasi la stessa cosa. Quindi Brian, rifletti».
«Sì, Matt, ho capito» brontola Brian.
«io invece non ho capito…» dico interrompendoli.
«Lascia stare Alex, non preoccuparti» mi dice Matt cercando di tranquillizzarmi.
«Non preoccuparti? Matt, mi avete messo addosso l’ansia. Brian, cosa vuoi fare? Di cosa si tratta? Ditemelo!».
«Alex, per il tuo bene, non insistere» sbotta bruscamente il cantante.
“per il tuo bene”.
Mi arrendo al mistero, ma prima o poi salterà fuori, riuscirò a farmelo dire… è solo questione di tempo.
 
 

Brian mi lascia davanti a casa di Arin e Kim alle cinque del pomeriggio di venerdì.
«Brian, vuoi entrare?» gli chiede gentilmente Kim.
Come al solito è stupenda, indossa un abitino blu di maglia con le maniche lunghe e sopra un cardigan bianco aperto sul davanti; i capelli sono raccolti in una mezza coda.
Guardo lei, poi guardo me: t-shirt verde con teschio floreale, jeans e anfibi… quella donna mi uccide la poca autostima che ho.
«No grazie, devo andare» risponde Brian un po’ seccato.
«Dov’è che devi andare?» chiedo perplessa. Mi aveva detto che restava a casa.
«Vado in un bar in cui non vado da anni… vado a trovare un vecchio amico…» risponde facendo il vago.
«Okay, allora ci vediamo domenica pomeriggio, alle tre!» gli dico.
«Va bene, a domenica. Ciao, divertiti» mi risponde senza entusiasmo. Aveva voglia di andarsene, e alla svelta. Inforca gli occhiali da sole e torna in auto. Parte sgommando dal vialetto degli Ilejay, lasciandomi con Kim.
Cosa sta succedendo a Brian? È strano, tanto strano, perfino più del solito.
«Allora, weekend tra ragazze!» esulta la ragazza tornando in casa ed invitandomi a seguirla.
 
 
E sia che il venerdì che tutto il sabato sono stati fantastici. Abbiamo fatto una specie di pigiama party, sì, siamo un po’ cresciute, ma è stato divertente. Abbiamo mangiato schifezze, guardato film strappalacrime e commedie, fatto fotografie ed autoscatti imbarazzanti e spettegolato, soprattutto su Valary… Kim mi ha spiegato che all’inizio era un po’ acida anche con lei, ma poi, tutto d’un tratto, ha iniziato a fare la simpatica. Probabilmente c’era sotto lo zampino di Matt.
La domenica mattina, verso le dieci, Arin torna a casa.
«Cosa ci fai qui?!» chiede Kim perplessa non appena lui varca la porta di casa abbastanza arrabbiato.
«La macchina di Paul si è rotta, così abbiamo dovuto chiamare il carro attrezzi per riportarla ad Huntington Beach e noi abbiamo dovuto anticipare il ritorno prendendo un taxi, maledizione!» esclama il batterista sbattendo a terra il borsone.
«Oh, ehm, visto che sei tornato prima allora io non voglio disturbarvi! Chiamo Brian e mi faccio venire a prendere» dico per non essere d’impiccio.
«Alex, no. Fate finta che io non sia qui. Brian viene alle tre, vero?» mi chiede Arin. Annuisco.
«Bene, allora sparirò fino alle tre, non preoccupatevi» continua quello.
«No, Arin davvero. Non voglio starvi tra i piedi!». Non voglio stare da sola con loro due perché mi sento un po’ in imbarazzo, mi sento il terzo incomodo.
«Se proprio insisti allora ti porto a casa io, non svegliare Brian» risponde Kim ridacchiando.
Appena arriviamo sul vialetto di casa Haner la ringrazio moltissimo sia per il weekend stupendo, sia per lo strappo a casa. Lei mi dice di non preoccuparmi e che si è divertita, mi abbraccia, poi appena sono scesa mette in moto e riparte verso casa sua.
Entro in casa e chiamo Brian che come al solito starà dormendo, e infatti non mi ha risposto.
Sul tavolino del soggiorno noto una bottiglia di vino rosso vuota e due bicchieri anche loro vuoti. Faccio spallucce pensando che potrebbe essersi visto venerdì con il vecchio amico e poi averlo invitato qui ieri sera.
Salgo le scale e me ne vado in camera mia, inizio a svuotare lo zaino, ma mi fermo quando sento un tonfo provenire dalla camera di Brian. Bene, si è svegliato.
«Brian, sono a casa» gli urlo dal corridoio attraverso la porta di camera sua.
«Merda!» sento il mio coinquilino bisbigliare.
Cosa?
«Brian?» lo chiamo di nuovo, ma come al solito non mi risponde.
«Brian…?» ripeto. Nulla, nessuna risposta.
Dopo la quarta volta che lo chiamo senza avere avuto alcuna risposta, un po’ preoccupata, spalanco la porta di camera sua.
Non l’avessi mai fatto.
Brian è in piedi, in mutande, che sta cercando qualcosa da mettersi, per terra ci sono vestiti sparpagliati, nel letto una ragazza bionda che sta dormendo completamente nuda. Trovare quella ragazza nel letto è stato peggio di una doccia fredda improvvisa.
Il chitarrista completamente irrigidito, mi guarda con occhi carichi di tensione.
«Brian…» sussurro nella sua direzione, per poi tornare a guardare la bionda che molto tranquillamente sta dormendo coperta solo da un lenzuolo.
«Alex, posso spiegarti…» dice Brian portando le mani avanti sulla difensiva.
A quelle parole nella mia testa scatta qualcosa.
«Chi cazzo è ‘sta troia?!» urlo al chitarrista indicando la bionda.
La ragazza si sveglia di colpo per le mie urla cariche di rabbia.
«E tu chi sei?» mi chiede accigliata coprendosi il seno con il lenzuolo.
«Al massimo chi cazzo sei tu!» le rispondo urlandole in faccia.
«Oh, ma che modi! Io mi chiamo Candy» squittisce.
«Candy?! Davvero? Bel nome di merda!».
«Ryan…» dice quella rivolta al mio coinquilino.
«Brian», la corregge lui.
«Ah sì, Brian… ma questa che vuole da noi? Perché è in casa tua?» gli chiede la ragazza.
«Come perché sono qui? Perché io qui ci abito!» urlo su tutte le furie.
La ragazza si gira di nuovo verso di me: «Ma Ryan -».
«Brian» la corregge lui di nuovo.
«Bè, lui… mi ha detto che ci vive da solo in questa casa» risponde quella spesata.
Sposto nuovamente il mio sguardo sul chitarrista.
«Alex, io…» inizia, ma poi lascia in sospeso la frase.
Abbasso lo sguardo scuotendo la testa, facendo segno di no.
Esco da quella stramaledetta camera, ritorno nella mia e ricaccio nello zaino quello che ci avevo appena tolto, poi esco, attraverso il corridoio e scendo le scale per andarmene.
Sto per raggiungere la porta d’ingresso quando Brian, seguito a ruota da Candy, scende le scale ed entra in soggiorno.
Entrambi si sono vestiti e per la prima volta mi accorgo che Candy mi assomiglia abbastanza: ha i capelli biondi con ciocche blu, ma si vede che quelle sono sintetiche. Ha gli occhi chiari, proprio come me e sarà attorno al metro e settanta, è un paio di centimetri più di me. Lei però è più bella e più magra, ma anche più idiota, su questo non c’è dubbio.
«Grazie per le due notti fantastiche… a letto sei il migliore!» dice la ragazza ammiccando a Brian. Si avvicina al chitarrista e lo bacia avidamente, io indignata e schifata tolgo lo sguardo da quell’orribile visione.
«Ah, Ryan, prima che me ne vada mi dai i biglietti e i pass per il backstage per il tuo gruppo?».
Di scatto torno a guardarli.
«Cosa?!» ruggisco, «Le dai i biglietti per un concerto della band?».
«Sì!» mi risponde lei entusiasta, «E non solo i biglietti, ma anche i pass per il backstage! Io adoro le boy-band!» risponde sorridendomi emozionata.
«Boy-band?» chiedo accigliata.
Vedo Brian irrigidirsi di nuovo, e mi fa segno di starmene zitta.
Oh, no caro, non me ne starò zitta… non questa volta.
«Ryan mi ha detto che canta in una boy-band abbastanza famosa!» mi spiega Candy.
«Oh, brutta oca giuliva! Lui è Synyster Gates, è il chitarrista di una band metal, gli Avenged Sevenfold, mai sentiti nominare?» urlo.
«No, mai…» mi risponde quella storcendo il naso, per poi rivolgersi a Brian: «Ryan, è vero?».
«Io…» inizia il chitarrista.
«Sì, è vero!» riprendo a urlare, «E si chiama Brian, non Ryan, vuoi capirlo? Sei davvero così stupida?!».
Candy lancia un’occhiataccia a Brian e se ne esce dalla porta di casa non prima di avermi dato una spallata.
«Ops!» dice una vocina tanto acuta quanto stronza.
«Fuori!» ruggisco indicandole la porta.
Brian ed io rimaniamo per un momento in silenzio, così in silenzio che sento i miei denti digrignarsi.
«Ecco, l’hai fatta andare via… Perché sei tornata prima? Poteva stare qui fino alle due, tu invece hai rovinato tutto. Sei sempre la solita» mi rimprovera il chitarrista.
«Vaffanculo Brian» mormoro uscendo dalla porta di casa.
«Ma vacci tu!» mi risponde quello seguendomi per il vialetto.
«Sì, infatti me ne vado» gli dico dandogli le spalle.
«No, ma dove vuoi andare? – urla mentre mi allontano – Torna qui! Dove vai? Alex!».
Continuo a percorrere il marciapiede che costeggia casa Haner.
«Oh, ma sì, vai pure! Sì, vattene! Almeno posso scoparmi chi voglio senza averti tra le palle. Che me ne frega di te? Tornatene pure in Italia. Io sono Synyster Gates, non ho bisogno di te».
Al suono di queste parole mi blocco proprio in mezzo al marciapiede. Gli occhi iniziano a colmarsi di lacrime, quasi vedo appannato. Mi giro e torno indietro dal chitarrista, mi fermo proprio davanti a lui, lo guardo negli occhi per un istante, poi gli tiro uno schiaffo. Brian incassa senza dire una parola, nemmeno mentre gira la testa verso destra per tornare a guardarmi in faccia. Non si massaggia nemmeno la guancia, evidentemente non gliel’ho dato abbastanza forte.
«Perché mi hai chiesto di tornare se poi ti porti a letto una puttanella qualunque, che per di più mi assomiglia? Perché sei venuto a prendermi fino a Roma? Perché?» urlo con le lacrime che rigano le mie guance, ed alcune mi entrano in bocca, sento chiaramente il sapore salato sulle labbra.
«Perché mi mancavi, avevo bisogno di te…» sussurra Brian.
«Avevi bisogno di me?! Ti mancava qualcuno da sfottere, eh? Ti mancava qualcuno da prendere per il culo, qualcuno di cui prenderti gioco e trattare di merda, vero? Perché fai così?» gli domando.
Brian continua a guardarmi dritta negli occhi, ma senza rispondermi.
«Sono tornata qui perché me l’hai chiesto tu, perché mi hai cercato per mezzo mondo, perché mi hai fatto capire che ci tenevi a me… Sono tornata per te, Brian…» gli dico col cuore in mano.
«Per me?» mi domanda stupito, «No Alex, al massimo per Synyster».
«Lascia stare Synyster… Ti ho detto che sono tornata per te! Sì, per te, Brian. Perché mi hai chiamato tutti i giorni più volte al giorno, fino a che non mi hai trovato. Sei venuto fino in Italia per riprendermi su con te, mi hai cantato “I Miss You” dei Blink-182, mi hai detto “we can live like Jack and Sally, if we want”… ci ho creduto, Brian… io a quelle parole ci ho creduto davvero! E mi hai detto che questa poteva essere ufficialmente casa mia…» gli dico con gli occhi gonfi di lacrime.
Ed è vero, ci ho creduto veramente a tutte quelle parole.
Brian dapprima è stupito e meravigliato, poi fa un passo indietro diventando severo.
«Per me?» domanda di nuovo, «No Alex, devi avere frainteso quella frase dei Blink… La canzone era così, non potevo modificare il testo, non è nemmeno una canzone della mia band! E poi per quanto riguarda la casa, intendevo ufficialmente con i documenti… C’è stato un malinteso, Alex, non c’è mai stato un noi, e non ti ho nemmeno detto che mai ci sarebbe stato un noi» dice con un tono freddo e distaccato.
È stato tutto un malinteso… un orribile e schifoso malinteso…
Io gli ho dato il mio cuore e lui lo ha appena preso e fatto a pezzi, l’ha letteralmente smembrato, distrutto in mille pezzettini e poi gettati via al vento.
Una sensazione di vuoto si prende possesso di me, la testa inizia a pulsarmi, vedo il vialetto di casa Haner oscillare, rischio di svenire un’altra volta. Inspiro ed espiro molto profondamente cercando di stabilizzarmi di nuovo.
«Io…» è tutto quello che riesco a pronunciare con un fil di voce.
Brian si morde un labbro e chiude gli occhi per un attimo, come se fosse preso dal rimpianto.
«Scusami Alex… io, no, non volevo…» sussurra, «Alex, davvero, mi dispiace, non volevo dire quelle cose…» dice cercando di abbracciarmi.
Mi divincolo dalle sue braccia ancora prima che possano afferrarmi, mi giro dandogli nuovamente le spalle e me ne vado, per un’ultima volta.
«Alex, dove vai ora?» mi urla Brian.
Mi fermo di nuovo in mezzo al marciapiede, più o meno dove mi ero fermata prima, mi volto dalla sua parte e mormoro con una voce carica di delusione e sconforto: «Lontana da te…».
Mi giro e riprendo a camminare sul marciapiede con lo zaino sulle spalle. Voglio davvero andarmene da lui, una volta per tutte.
Sento che urla ancora qualcosa, ma non lo ascolto nemmeno, per me non esiste più, mi ha fatto troppo male.
 

 
“Did someone break your heart inside? 
You're in ruins”

(“21 Guns” – Green Day)







Angolo di Alexis:
buonasera tesori stupendi!
grazie mille per le bellissime recensioni che mi avete lasciato! sono davvero contenta! grazie anche ai nuovi lettori, mi rendete una persona felice ^^
ora passiamo al capitolo...
so che alcune erano già euforiche del Bralex (?), ma qui Brian ci fa capire che non gliene frega proprio un fico secco di lei. anzi, lei se la prende così tanto che non gli da nemmeno il tempo di spiegarsi più di tanto... ma dopotutto, voi che avreste fatto? insomma, la coppia non esiste e a quanto pare non esisterà mai...
spero che non mi odierete dopo questo capitolo e nemmeno dopo quelli che stanno per arrivare... vi avviso, saranno capitoli "duri". (niente spoiler, sorry v.v)
grazie mille anche solo se l'avete letto... mi piacerebbe sapere i vostri commenti a questo capitolo in particolare, quindi se vi va lasciatemi una recensione! (anche voi lettrici silenziose, se ne avete voglia. aw)
aggiornerò venerdì, credo! -prima non risco per mancanza di tempo-
un bacione <3

 
  
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