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Autore: OfeliaMontgomery    09/04/2014    1 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21, novembre, 1984
– Rebekah c’è un cliente che chiedete di te – urlò da dietro al bancone Sharon mentre serviva un bicchierino di whisky al signore di fronte a lei.
Rebekah scese lentamente  dal cubo e con passo da felina si avvicinò al bancone – Dov’è? – chiese la ragazza prendendosi una bottiglia di birra per poi berne  un sorso.
– E’ nella camera rossa – rispose Sharon, il capo dello strip club.
Rebekah annuì scoccandole un sorriso prima di dirigersi verso la camera al piano superiore. Camminava tranquilla nel corridoio dello strip club sorseggiando la birra, il rumore dei suoi tacchi sul pavimento risuonava all'interno del club.
Appena arrivò davanti alla porta rossa fece un profondo respiro e poi entrò nella stanza, dove trovò un uomo dagli occhi di ghiaccio e dai capelli neri corvino che gli sorrideva malizioso.
Perché era capitata proprio in un posto così? Perché era così orgogliosa? Non riusciva nemmeno a chiedere aiuto ai suoi genitori. Non riusciva nemmeno a chiedergli qualche dollaro per poter pagarsi l’affitto arretrato. Beh d'altronde era scappata di casa a quindici anni. Appunto per quello, per non essere mantenuta dai suoi genitori. Ma da quando era spaccata lavorava in quel club così squallido. Era diventata una sgualdrina da quattro soldi. Riusciva a malapena a pagare l’affitto, ma non sapeva dov’altro chiedere per un lavoro, quindi le toccava stare in quel posto.
Rebekah guardò l’uomo e gli  sorrise – Niente baci sulla bocca. Venticinque dollari per una sega. Cinquanta dollari per un pompino. Cento dollari per una scopata. Cinquecento dollari per tutta la sera – elencò la ragazza mettendosi sulle gambe di quel uomo dagli occhi di ghiaccio.
L’uomo tirò fuori dal borsellino cento dollari che porse a Rebekah. La ragazza li prese subito e se li mise nel reggiseno. Rebekah poté anche notare che aveva un bel po’ di soldi nel borsellino, quindi era ricco o almeno benestante.
– Bene allora divertiamoci – disse Rebekah buttandosi sull’uomo.
Rebekah gli tolse la maglietta e la buttò per terra, lui le tolse il reggiseno in lingerie e lo lanciò infondo al letto. Rebekah gli baciò il petto, per poi salire verso il collo dove gli lasciò baci bagnati.
L’uomo dagli occhi di ghiaccio ribaltò la situazione e si mise sopra di lei e le tolse l’intimo in lingerie abbinato al reggiseno che si trovava ormai infondo a letto. Lei fece lo stesso, gli sbottonò i jeans e poi glieli tolse buttandogli per terra ed infine gli tolse anche i suoi boxer neri. L’uomo appoggiò le mani sulle ginocchia della ragazza e le allargò le gambe. L’uomo vide che era eccitata e sorrise. Tornò a baciarle la pancia, il seno, il collo e intanto le allargava ancora di più le sue gambe per poi  entrare dentro di lei con un’unica spinta e iniziò a spingere velocemente poi aumentò sempre di più. La ragazza urlava dal piacere mentre l’uomo usciva e rientrava velocemente dal suo corpo.
Quando entrambi furono sfiniti, lui uscì dal suo corpo, si rivestì e se ne andò, lasciando Rebekah sfinita sul letto.
Rebekah dopo quella performance tornò a ballare su un palo mentre uomini assetati di lei, le lanciavano soldi e la incitavano a continuare.
Quando finì di lavorare erano circa le tre di notte. Uscendo dallo strip club una ventata d’aria fredda la investì portando la ragazza a stringersi ancora di più nel suo cappotto.
 
Il giorno seguente con i soldi che aveva ricavato andò a fare la spesa perché era rimasta a corto di cibo.  Al bancone del pesce incontrò l’uomo dagli occhi di ghiaccio intento a scegliere cosa prendere, – Salve – salutò Rebekah sfoggiando un sorriso. L’uomo alzò gli occhi dal bancone per puntarli sulla donna, nello stesso momento che lo fece, arrivò la moglie che gli scoccò un bacio sulla bocca per poi mostrargli la torta che aveva preso per il suo compleanno.
Rebekah assistendo alla scena sorrise furbamente poi se ne andò mentre pensava ad un piano per ricattarlo. Poi si ricordò che le stanze del club erano tutte video sorvegliate, così chiamò Steve per chiedergli se quella sera, prima del lavoro poteva darci un’occhiata. Steve accettò poi chiuse la chiamata.
Rebekah continuò a fare la spesa e ogni tanto lanciava delle occhiate all’uomo dagli occhi di ghiaccio.
 
Quando quella sera andò a lavoro fu accolta da Steve che non facendosi vedere da nessuno portò Rebekah nella stanza della sorveglianza. Rebekah chiuse velocemente la porta dietro di sé e poi avvicinandosi ai computer gli guardò tutti, controllando il ‘6’ che era quello che mostrava la camera rossa.
– Mi spieghi a cosa ti serve questa cosa? – chiese Steve digitando sulla tastiera del computer centrale.
– Devo avere delle prove – rispose Rebekah giocherellando con una ciocca di capelli mentre guardava quello che faceva Steve.
– Che prove? E per cosa? – chiese insistente Steve entrando nella cartella dei filmati del sesto computer e andando alla sera precedente.
– Devo ricattare un uomo. È molto ricco ed è anche sposato. Mi servono soldi per vivere. Mi servono sennò verrò sfratta dalla mia stessa casa – spiegò la ragazza guardando dritta negli occhi l’amico.
Lui distolse lo sguardo e tornò a guardare i video della sera prima fino ad arrivare a quella di Rebekah – Tu sei pazza. Ma ti dico solo una cosa: stai attenta – disse Steve premendo invio per masterizzare il video su un dvd.
Quando ebbe finito di masterizzare, consegnò il video a Rebekah – Sta’ attenta – disse ancora porgendogli in mano il dvd.
– Te lo prometto e grazie ancora – disse Rebekah abbracciando l’amico poi uscì dalla stanza della sorveglianza e ritirando in borsa il dvd, si andò a cambiare.
 
Quando ebbe finito di cambiarsi, si diresse verso il bar dove c’era Sharon che l’aspettava con un bottiglia di birra.
– Tieni, bevi e ubriacati – disse dandole in mano la birra. Rebekah ne bevve subito un sorso. Quella sera faceva un freddo cane e per Rebekah stare in lingerie rossa e nera non l’aiutava. Clienti entravano e uscivano dall’entrata facendo entrare aria fredda in continuazione. Il riscaldamento era quello che era, dato che Sharon non si decideva a chiamare qualcuno per aggiustarlo.
– Vai nella camera gialla, c’è un tizio che aspetta qualcuna. Tonya e Sam sono già occupate, pensaci tu – disse seria Sharon andando a servire dei liquori a due tizi appena entrati.
Rebekah entrò nella stanza gialla, dove trovò un uomo brutto e tozzo, ma purtroppo doveva farlo per prendere un po’ di soldi per poter vivere. L’unico compito di Rebekah era dargli piacere, non poteva contraddire il suo cliente.
Rebekah iniziò a masturbarlo, ma l’uomo la bloccò, la prese dai polsi con quelle mani grosse e sudaticce e girò la situazione mettendosi sopra di lei, quasi soffocandola, essendo il triplo di lei ed iniziò a penetrarla rozzamente. Le sfuggì un gemito, non appena lo sentì venire. Non duravano mai molto quelli come lui.

Tieni i tuoi cento dollari sgualdrina le disse prendendo il portafogli e sganciandole i soldi che le doveva per poi rivestirsi velocemente ed uscire dalla stanza come se niente fosse successo.
Rebekah si fece un doccia veloce per togliersi via l’odore di sudore di quel uomo disgusto. Si rivestì velocemente e tornò a lavorare, come tutte le sere d’altronde.
 
Il giorno seguente Rebekah uscì di casa presto per andare a fare un corsa. Un corsa che le serviva a rilassarsi e a non pensare al lavoro.
Correndo per il parco incontrò l’uomo dagli occhi di ghiaccio, controllò che non ci fosse sua moglie, quando lo ebbe constato,  si diresse verso di lui.
– Salve. Le devo parlare ed è meglio che mi ascolta – disse minacciosa Rebekah scontrandosi con lo sguardo di quell’uomo che alzò involontariamente le sopracciglia.
– Voglio 200.000 dollari in contanti, se non vuoi che tua moglie scopra quello che hai fatto con me – continuò la ragazza ancora più minacciosa.
L’uomo rise – Con quali prove uh? E poi tornatene da dove sei venuta troia – ribatté cupo lui.
– Ci sono dei video. E comunque con la ‘troia’ ci sei andato a letto – ribadì Rebekah stringendo fortemente la sua tracolla.
– Puoi anche scordartelo, io non ti darò neanche un centesimo – commentò acido l’uomo andandosene via.
– Se non mi darai la somma che voglio, questa stessa sera andrò a dire a tua moglie di noi – urlò incattivita la ragazza prima di svoltare l’angolo e ricominciare a correre.  
 
Per la fortuna di Rebekah aveva la serata libera. Si fece un bel bagno caldo, accompagnata dalla voce soave di Freddie Mercury che usciva dal suo malridotto giradischi.
Si rilassò nella vasca da bagno, fin quando sentì bussare alla porta di casa sua. Rebekah uscì con malavoglia dal vasca ed asciugandosi il corpo, indossò un vestito e con ancora il turbante in testa, fatto con un asciugamano, scese al piano di sotto pronta ad aprire la porta d’ingresso.
– Si, un attimo – urlò la ragazza mentre aprì la porta d’ingresso, dove si trovò un uomo alto almeno un metro e novanta, muscoloso e con il viso cattivo.
– Chi lei? – chiese Rebekah appoggiandosi alla porta. L’uomo sorrise maligno, – Il signor Allen mi ha mandato qui per dirle per l’ultima volta che non le darà un centesimo – disse serio incrociando le braccia al petto.
Rebekah rise – Wow, manda gli altri al suo posto? Che uomo coraggioso – disse la ragazza prendendo in giro il ‘signor Allen’.
– Dì  pure al tuo capo, che se non mi da i soldi, porto i video alla moglie anche in questo preciso momento – disse Rebekah chiudendo la porta d’ingresso, ma il sicario del signor Allen entrò in casa con una forza disumana e spingendola, la fece cadere a terra spaventata.
Rebekah corse al piano di sopra e cercò qualcosa con cui colpirlo, ma non ci riuscì perché il sicario la prese da dietro e la spinse giù dalle scale. La ragazza rotolò, sbattendo la testa sulle scale. Quando atterrò sul pavimento, picchiò fortemente la testa e si fratturò una gamba. Rebekah gemette dal dolore insopportabile che aveva alla  gamba e strisciandosi verso al salotto, cercò di arrivare al tavolino dove c’era appoggiata una lampada. Voleva usare la lampada per difendersi da quell’uomo, ma non ci riuscì perché il sicario si piazzò sopra di lei, schiacciandola sul pavimento con il piede. La ragazza gemette dal dolore mentre cercava di divincolarsi da quella morsa, però senza riuscirci. Il sicario estrasse dalla cintura una pistola e le sparò un colpo alla testa uccidendola. Poi uscì di corsa dalla casa e la lasciò lì, ormai morta.
La trovò Steve dopo due giorni che non si presentava a lavoro. Rimase sconvolto nel trovarla con il cervello spappolato. Le aveva detto di stare attenta. Non le fecero il funerale, ma la polizia avvertì solamente i genitori della ragazza, dicendo loro che era morta la loro figlia. Quando la polizia riagganciò la chiamata, i due genitori stettero abbracciati mentre piangevano addolorati. Un’altra loro figlia era morta, ancora.

 
  
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