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Autore: Greg90_h    11/07/2008    0 recensioni
La mia personale intepretazione di cosa è successo dopo la saconda battaglia ad Hogwarts,dove hanno vissuto i protagonisti e altre domande irrisolte dopo il settimo libro della Row, saranno spiegate (spero!!!) insieme a nuovi misteri, svolte ed emozioni in stile Rowlingiano. Basata sulle risposte date dalla Row nella intervista sull'epilogo,se volete delle risposte... «Interessante. Davvero interessante e curioso. – disse Silente – ad essere sincero non trovo strano che quel mago abbia imparato queste cose, ma più che altro, perché non ha mai cercato di combattere contro Voldemort, visto che poteva.». Il mago del ritratto guardò Harry con occhi penetranti. «Vuole dire che, quel mago poteva combattere Voldemort al posto mio?» chiese Harry stupefatto. «A dir la verità – lo corresse Silente – credo che avrebbe potuto benissimo distruggere gli Horcrux, ma non Voldemort stesso. Tra te e Voldemort c’era un legame particolare, che ti ha aiutato a sopravvivere per tutto questo tempo. Con Wonder Magic di certo non avrebbe potuto verificarsi lo stesso fenomeno.» Spero di avervi incuriosito! Leggete e recensite!
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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11 Sette anni dopo

11.Sette anni dopo.

 

Erano passati sette anni dall’ultima guerra contro Voldemort. Ripensandoci, Harry, sentì un brivido corrergli lungo la schiena, anche se in quel momento stava abbracciando Ginny davanti al fuoco del camino della loro nuova casa. La Casa di Sirius era ormai disabitata. Per Harry era troppo piena di ricordi per viverci.

«Siamo sposati già da tre anni, non ti sembra incredibile?» disse Ginny tra le braccia di Harry. Harry sorrise.

«Già.» disse. Alzò lo sguardo sulla stanza in cui si trovava. Era ancora piena di scatole il cui contenuto doveva ancora essere sistemato da qualche parte. Dall’altra parte della stanza c’era il nuovo divano: ancora con la plastica sopra. Ricordò con un sorriso i quattro anni precedenti. Era successo tutto così in fretta.

Harry era uscito dalla Tana per una passeggiata con Ginny nella Londra Babbana. Nell’aria c’era già il profumo del loro matrimonio; alquanto prossimo. Avevano incontrato Duddley in compagnia di una ragazza pressappoco dell’età di Harry. Era piuttosto dimagrito. Dopo una veloce chiacchierata, il cugino gli informò di essere entrato nel campo immobiliare. Se Harry non avesse saputo l’affetto che Duddley provava per lui (rivelatoli nel momento dell’ultima guerra contro Voldemort) avrebbe giudicato la sua idea di trovare loro casa, un magnifico Pesce d’Aprile fuori stagione. Ma Duddley mantenne la promessa. Un mese dopo il loro incontro, si era presentato alla Tana.

«Harry – fece Ron guardando fuori dalla finestra – ma quello non è tuo cugino?». Harry si affacciò alla finestra della cucina di casa Weasley insieme a Ron. In effetti, fuori, un auto si stava avvicinando alla proprietà dei Weasley ed Harry riconobbe suo cugino alla guida di quella che era una Rolls-Royce rosso fiammante. Il suo primo pensiero a quella vista, era che il settore immobiliare babbano doveva rendere davvero bene. Il secondo pensiero fu che, in quanto ad auto lussuose, i Dursley, non si smentivano mai. Duddley si fermò con un a sgommata di fronte al cancelletto chiuso della Tana. Harry si chiese che bisogno ci fosse di fare tanta scena, ma quando, insieme a Duddley, vide scendere dalla macchina anche la ragazza con cui lo aveva visto a Londra, capì che in realtà Duddley cercava di fare colpo su di lei. Lo vide camminare spavaldo e con passo sicuro, ma Harry vide riflesso sul suo volto lo spavento che provava all’idea di doversela vedere con un’orda di maghi. Dopo circa un minuto si sentì bussare alla porta e la signora Weasley andò ad aprire.

«Buonasera.» fece Duddley sulla porta; evidentemente molto teso.

«Buonasera anche a te, caro» disse mamma Weasley gentile facendo entrare lui e la ragazza. Harry vide il volto rilassato e tranquillo della ragazza e fu sicuro che Duddley non l’avesse informata della vera natura dei clienti con cui stava per trattare.

«Questa è Amanda.» disse Duddley presentando la ragazza bionda e magra al suo fianco. La ragazza fece un piccolo gesto con la mano a mo’ di saluto.

«Mamma e papà non sono voluti venire…» fece Duddley ad Harry. Harry annuì. Non gli importava granchè che i Dursley non lo volessero vedere. D'altronde avevano ostentato verso di lui il massimo disprezzo per tutti quegli anni. Si sedettero tutti insieme al piccolo tavolo della cucina e Duddley tirò fuori da una valigetta alcuni moduli muovendo velocemente le mani grassocce come uno che sa bene quel che fa. Amanda, notò Harry, stava guardando l’orologio appeso al muro. Le foto di Percy e del signor Weasley erano fisse su “lavoro” così come quella di Charlie. All’orologio era stata aggiunta magicamente la foto di Fleur che, insieme a quella di Bill e a quelle del resto dei Weasley, era fissa su “casa”, ma, per Bill e Fleur, si trattava della casa che i due avevano preso insieme. Harry aveva la vaga impressione che presto si sarebbe aggiunte anche la sua foto a tutte le altre.

“Un orologio decisamente affollato” pensò prima di riportare l’attenzione su suo cugino che mostrava a raffica foto di case seguite da descrizioni e prezzi.

«Tu che ne dici?» fece Harry a Ginny arrivando ad esaminare le foto di una abitazione situata nel cuore di Londra.

«Be’ è carina…» fece Ginny. Dopodiché scelsero quella. Harry riuscì a pagare la casa in galeoni perché nella compagnia di Duddley c’erano parecchi maghi che vi lavoravano in incognito; così riuscirono a cambiare i soldi magici in soldi babbani senza che nessuno facesse domande.

Il distacco dalla famiglia Weasley fu più doloroso di quanto Harry si fosse aspettato. Gli ultimi tre anni che aveva passato da loro sembravano averlo unito a quella famiglia più di quanto non lo fosse già. Harry uscì con Ginny (che aveva gli occhi umidi) e percorse il viottolo fino a fuori dal cancelletto, dando un ultimo sguardo alla radura verde lì affianco dove, con Ron, Ginny, Charlie, Bill e George (e occasionalmente anche Percy), aveva fato alcune partite di Quidditch. Ginny era talmente tanto migliorata nel Quidditch da essere entrata nelle Holyhead Harpies, ma poi aveva lasciato la squadra per via del suo matrimonio e del fatto che aveva preferito occuparsi della sua futura famiglia. Salirono sulla moto di Sirius che il signor Weasley aveva aggiustato per Harry e si alzarono in volo, premendo il nuovo bottone del Turbo Invisibile sistemato dal padre di Ron.

Di lì a un anno, Harry e Ginny, erano sposati e vivevano nella loro nuova casa.

Harry smise di pensare al suo matrimonio per guardare sua moglie in carne ed ossa alla luce danzante del fuoco nel camino. All’improvviso si sentì la voce di un neonato in lacrime e lui si alzò. Attraversò la stanza e si diresse vicino ad una piccola culla che ospitava un bambino dai pochi capelli neri. James Sirius Potter tese le braccine verso il viso del padre fuori dalla culla che a sua volta lo prese in braccio.

«Ehi, campione.» disse Harry sorridendo al bambino che iniziava già a calmarsi, al sicuro tra le braccia del papà. La calma durò poco però: un secondo dopo il bambino scoppiò a piangere di nuovo.

«Okay! Capito! Andiamo a mangiare! – disse alzando gli occhi al cielo e dirigendosi nella stanza dove si trovava Ginny – non ho mai conosciuto una persona tanto famelica come te; a parte Ron naturalmente!»

«Ciao, amore!» esclamò Ginny vedendo il piccolo Potter tra le braccia di Harry e tendendo le mani per prenderlo in braccio.

«Non ci crederai, ma ha di nuovo fame.» fece Harry.

«Di nuovo!» fece Ginny guardando il figlio con aria sorpresa.

«Ron non si è fatto ancora sentire?» chiese Harry a Ginny mentre la aiutava a preparare il biberon del latte. L’ultima volta che lo aveva visto era stato al matrimonio suo e di Hermione. La loro casa l’avevano comprata, come Harry, dalla compagnia di Duddley.

«No – disse Ginny in risposta alla domanda del marito svitando il tappo del biberon con una mano sola e tenendo il piccolo James con l’altro braccio – Ma credo che avremo presto notizie di come stanno Hermione e Rose.». Harry sorrise al ricordo di quando, tre giorni fa, si era recato con Ginny alla Tana per andare tutti insieme al San Mungo, a trovare Hermione dopo il parto.

«È una femmina, Harry!» disse Hermione quando con Ginny entrò per salutarla (dopo essere passati, per obbligo, a salutare il professor Gilderoy Allock che ancora non sapeva chi era). Harry vide una bambina profondamente addormentata tra le braccia dell’amica. Aveva delle guance molto rosse e pochi capelli in testa.

«È meravigliosa! Auguri!» fece Ginny. Harry si avvicinò a Ron. Il rosso era incredibilmente pallido ed emozionato.

«Sono diventato padre, Harry – fece lentamente – non è un sogno vero?»

«Direi proprio di no.» disse Harry sorridendo. Poco più tardi si presentò anche Percy. Diede a Ron gli auguri in modo molto formale, al contrario di George che, per prima cosa disse a Ron di non riuscire a credere che finalmente aveva fatto qualcosa di cui poteva andare fiero. Come seconda cosa fece entrare con un gesto teatrale la sua fidanzata che si scoprì essere Angelina Jonson.

Harry guardò sua moglie mentre allattava il loro bambino. Nonostante avesse passato un’infanzia difficile Harry non potè non ringraziare per il fatto di aver avuto l’opportunità di conoscere Ginny. Niente lo aveva reso più felice che sentirla dire sì nel momento in cui le chiese di sposarla. Niente. Neanche il fatto di essere stato aggiunto alle figurine delle cioccorane, cosa che Ron aveva descritto come il momento più bello della sua vita dal momento che era stato aggiunto anche lui ed Hermione. Hermione aveva replicato che, dopo il suo matrimonio, la cosa più bella fu che lei Harry e Ron avevano preso tutti un impiego al Ministero della Magia. Harry e Ron erano entrambi esponenti del reparto Auror (anche se dava ancora una mano a George per il suo locale) mentre Hermione si occupava del settore del Controllo delle Creature Magiche ed aveva già in cantiere una riforma che avrebbe migliorato la vita di tutti gli Elfi Domestici. Qualche tempo dopo, Harry si ritrovò a parlare con Kingsley sulla questione di appendere un ritratto di Severus Piton nell’Ufficio del Preside ad Hogwarts. Kingsley accettò e rivelò che i dissennatore non erano più a guardia di Azkaban: erano stati deportati in un luogo nascosto dove, senza prede umane, si stavano man mano indebolendo. Ora le guardie di Azkaban erano dei semplici maghi e, nonostante tutto, rimaneva sempre molto sicura visto che si trovava in mezzo al mare.

Guardò di nuovo suo figlio e pensò al momento in cui, anche lui, sarebbe andato ad Hogwarts. Si ricordò di come lui, Harry, era nervoso al pensiero di dover essere Smistato dal Cappello Parlante e di come aveva chiesto a quest’ultimo di non mandarlo tra i Serpeverde. Si augurò che James non mettesse mai piede in quella casa, ma poi decise che, in qualunque casa fosse andato a finire, non li sarebbe importato alcunché. Silente glielo aveva detto: Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.

  
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