11.Sette anni dopo.
Erano
passati sette anni dall’ultima guerra contro Voldemort. Ripensandoci, Harry,
sentì un brivido corrergli lungo la schiena, anche se in quel momento stava
abbracciando Ginny davanti al fuoco del camino della loro nuova casa. La Casa
di Sirius era ormai disabitata. Per Harry era troppo piena di ricordi per
viverci.
«Siamo
sposati già da tre anni, non ti sembra incredibile?» disse Ginny tra le braccia
di Harry. Harry sorrise.
«Già.»
disse. Alzò lo sguardo sulla stanza in cui si trovava. Era ancora piena di
scatole il cui contenuto doveva ancora essere sistemato da qualche parte.
Dall’altra parte della stanza c’era il nuovo divano: ancora con la plastica
sopra. Ricordò con un sorriso i quattro anni precedenti. Era successo tutto
così in fretta.
Harry
era uscito dalla Tana per una passeggiata con Ginny nella Londra Babbana. Nell’aria
c’era già il profumo del loro matrimonio; alquanto prossimo. Avevano incontrato
Duddley in compagnia di una ragazza pressappoco dell’età di Harry. Era
piuttosto dimagrito. Dopo una veloce chiacchierata, il cugino gli informò di
essere entrato nel campo immobiliare. Se Harry non avesse saputo l’affetto che
Duddley provava per lui (rivelatoli nel momento dell’ultima guerra contro
Voldemort) avrebbe giudicato la sua idea di trovare loro casa, un magnifico
Pesce d’Aprile fuori stagione. Ma Duddley mantenne la promessa. Un mese dopo il
loro incontro, si era presentato alla Tana.
«Harry
– fece Ron guardando fuori dalla finestra – ma quello non è tuo cugino?». Harry
si affacciò alla finestra della cucina di casa Weasley insieme a Ron. In
effetti, fuori, un auto si stava avvicinando alla proprietà dei Weasley ed
Harry riconobbe suo cugino alla guida di quella che era una Rolls-Royce rosso
fiammante. Il suo primo pensiero a quella vista, era che il settore immobiliare
babbano doveva rendere davvero bene. Il secondo pensiero fu che, in quanto ad
auto lussuose, i Dursley, non si smentivano mai. Duddley si fermò con un a
sgommata di fronte al cancelletto chiuso della Tana. Harry si chiese che
bisogno ci fosse di fare tanta scena, ma quando, insieme a Duddley, vide
scendere dalla macchina anche la ragazza con cui lo aveva visto a Londra, capì
che in realtà Duddley cercava di fare colpo su di lei. Lo vide camminare
spavaldo e con passo sicuro, ma Harry vide riflesso sul suo volto lo spavento
che provava all’idea di doversela vedere con un’orda di maghi. Dopo circa un
minuto si sentì bussare alla porta e la signora Weasley andò ad aprire.
«Buonasera.» fece Duddley sulla porta;
evidentemente molto teso.
«Buonasera anche a te, caro» disse mamma
Weasley gentile facendo entrare lui e la ragazza. Harry vide il volto rilassato
e tranquillo della ragazza e fu sicuro che Duddley non l’avesse informata della
vera natura dei clienti con cui stava per trattare.
«Questa è Amanda.» disse Duddley
presentando la ragazza bionda e magra al suo fianco. La ragazza fece un piccolo
gesto con la mano a mo’ di saluto.
«Mamma e papà non sono voluti venire…»
fece Duddley ad Harry. Harry annuì. Non gli importava granchè che i Dursley non
lo volessero vedere. D'altronde avevano ostentato verso di lui il massimo
disprezzo per tutti quegli anni. Si sedettero tutti insieme al piccolo tavolo
della cucina e Duddley tirò fuori da una valigetta alcuni moduli muovendo
velocemente le mani grassocce come uno che sa bene quel che fa. Amanda, notò Harry,
stava guardando l’orologio appeso al muro. Le foto di Percy e del signor
Weasley erano fisse su “lavoro” così come quella di Charlie. All’orologio era
stata aggiunta magicamente la foto di Fleur che, insieme a quella di Bill e a
quelle del resto dei Weasley, era fissa su “casa”, ma, per Bill e Fleur, si
trattava della casa che i due avevano preso insieme. Harry aveva la vaga impressione
che presto si sarebbe aggiunte anche la sua foto a tutte le altre.
“Un orologio decisamente affollato”
pensò prima di riportare l’attenzione su suo cugino che mostrava a raffica foto
di case seguite da descrizioni e prezzi.
«Tu che ne dici?» fece Harry a Ginny
arrivando ad esaminare le foto di una abitazione situata nel cuore di Londra.
«Be’ è carina…» fece Ginny. Dopodiché
scelsero quella. Harry riuscì a pagare la casa in galeoni perché nella
compagnia di Duddley c’erano parecchi maghi che vi lavoravano in incognito;
così riuscirono a cambiare i soldi magici in soldi babbani senza che nessuno
facesse domande.
Il distacco dalla famiglia Weasley fu
più doloroso di quanto Harry si fosse aspettato. Gli ultimi tre anni che aveva
passato da loro sembravano averlo unito a quella famiglia più di quanto non lo
fosse già. Harry uscì con Ginny (che aveva gli occhi umidi) e percorse il
viottolo fino a fuori dal cancelletto, dando un ultimo sguardo alla radura
verde lì affianco dove, con Ron, Ginny, Charlie, Bill e George (e
occasionalmente anche Percy), aveva fato alcune partite di Quidditch. Ginny era
talmente tanto migliorata nel Quidditch da essere entrata nelle Holyhead Harpies, ma poi aveva lasciato la
squadra per via del suo matrimonio e del fatto che aveva preferito occuparsi
della sua futura famiglia. Salirono sulla moto di Sirius che il signor Weasley
aveva aggiustato per Harry e si alzarono in volo, premendo il nuovo bottone del
Turbo Invisibile sistemato dal padre di Ron.
Di lì a un anno, Harry e Ginny, erano
sposati e vivevano nella loro nuova casa.
Harry smise di pensare al suo matrimonio
per guardare sua moglie in carne ed ossa alla luce danzante del fuoco nel
camino. All’improvviso si sentì la voce di un neonato in lacrime e lui si alzò.
Attraversò la stanza e si diresse vicino ad una piccola culla che ospitava un
bambino dai pochi capelli neri. James Sirius Potter tese le braccine verso il
viso del padre fuori dalla culla che a sua volta lo prese in braccio.
«Ehi, campione.» disse Harry sorridendo
al bambino che iniziava già a calmarsi, al sicuro tra le braccia del papà. La
calma durò poco però: un secondo dopo il bambino scoppiò a piangere di nuovo.
«Okay! Capito! Andiamo a mangiare! –
disse alzando gli occhi al cielo e dirigendosi nella stanza dove si trovava
Ginny – non ho mai conosciuto una persona tanto famelica come te; a parte Ron
naturalmente!»
«Ciao, amore!» esclamò Ginny vedendo il
piccolo Potter tra le braccia di Harry e tendendo le mani per prenderlo in
braccio.
«Non ci crederai, ma ha di nuovo fame.»
fece Harry.
«Di nuovo!» fece Ginny guardando il
figlio con aria sorpresa.
«Ron non si è fatto ancora sentire?» chiese
Harry a Ginny mentre la aiutava a preparare il biberon del latte. L’ultima
volta che lo aveva visto era stato al matrimonio suo e di Hermione. La loro
casa l’avevano comprata, come Harry, dalla compagnia di Duddley.
«No – disse Ginny in risposta alla
domanda del marito svitando il tappo del biberon con una mano sola e tenendo il
piccolo James con l’altro braccio – Ma credo che avremo presto notizie di come
stanno Hermione e Rose.». Harry sorrise al ricordo di quando, tre giorni fa, si
era recato con Ginny alla Tana per andare tutti insieme al San Mungo, a trovare
Hermione dopo il parto.
«È una femmina, Harry!» disse Hermione
quando con Ginny entrò per salutarla (dopo essere passati, per obbligo, a
salutare il professor Gilderoy Allock che ancora non sapeva chi era). Harry
vide una bambina profondamente addormentata tra le braccia dell’amica. Aveva
delle guance molto rosse e pochi capelli in testa.
«È meravigliosa! Auguri!» fece Ginny.
Harry si avvicinò a Ron. Il rosso era incredibilmente pallido ed emozionato.
«Sono diventato padre, Harry – fece
lentamente – non è un sogno vero?»
«Direi proprio di no.» disse Harry
sorridendo. Poco più tardi si presentò anche Percy. Diede a Ron gli auguri in
modo molto formale, al contrario di George che, per prima cosa disse a Ron di
non riuscire a credere che finalmente aveva fatto qualcosa di cui poteva andare
fiero. Come seconda cosa fece entrare con un gesto teatrale la sua fidanzata
che si scoprì essere Angelina Jonson.
Harry guardò sua moglie mentre allattava
il loro bambino. Nonostante avesse passato un’infanzia difficile Harry non potè
non ringraziare per il fatto di aver avuto l’opportunità di conoscere Ginny.
Niente lo aveva reso più felice che sentirla dire sì nel momento in cui le
chiese di sposarla. Niente. Neanche il fatto di essere stato aggiunto alle
figurine delle cioccorane, cosa che Ron aveva descritto come il momento più
bello della sua vita dal momento che era stato aggiunto anche lui ed Hermione.
Hermione aveva replicato che, dopo il suo matrimonio, la cosa più bella fu che
lei Harry e Ron avevano preso tutti un impiego al Ministero della Magia. Harry
e Ron erano entrambi esponenti del reparto Auror (anche se dava ancora una mano
a George per il suo locale) mentre Hermione si occupava del settore del Controllo
delle Creature Magiche ed aveva già in cantiere una riforma che avrebbe
migliorato la vita di tutti gli Elfi Domestici. Qualche tempo dopo, Harry si
ritrovò a parlare con Kingsley sulla questione di appendere un ritratto di
Severus Piton nell’Ufficio del Preside ad Hogwarts. Kingsley accettò e rivelò
che i dissennatore non erano più a guardia di Azkaban: erano stati deportati in
un luogo nascosto dove, senza prede umane, si stavano man mano indebolendo. Ora
le guardie di Azkaban erano dei semplici maghi e, nonostante tutto, rimaneva
sempre molto sicura visto che si trovava in mezzo al mare.
Guardò di nuovo suo figlio e pensò al
momento in cui, anche lui, sarebbe andato ad Hogwarts. Si ricordò di come lui,
Harry, era nervoso al pensiero di dover essere Smistato dal Cappello Parlante e
di come aveva chiesto a quest’ultimo di non mandarlo tra i Serpeverde. Si
augurò che James non mettesse mai piede in quella casa, ma poi decise che, in
qualunque casa fosse andato a finire, non li sarebbe importato alcunché.
Silente glielo aveva detto: Sono le
scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle
nostre capacità.