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Autore: Phantom13    11/04/2014    4 recensioni
Twilight Princess
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Sul dorso del nero lupo che corre, l'Ombra, che non più Ombra è, giace. Nel Limbo tra il Crepuscolo e questo Mondo ella combatte.
"Anello contro anello. Anello contro roccia. E la pioggia cadeva scandendo lo spazio con liquidi granelli argentati."
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Midna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Un silenzio troppo lungo.
La nostalgia di un gioco passato.
L'incentivo di due chiacchiere con un amico.
Una nuova fic per voi!

Una semplice idea,
che forse vi trasporterà indietro, in un certo videogioco che tutti conosciamo

Spero vi piaccia ;)
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Sotto la pioggia



Lo Spirito di Luce scomparve in uno sbuffo di scintille e un gelo senza nome, che nulla aveva a che vedere con la pioggia battente, prese possesso del cuore di Link.
Il tiepido corpo di Midna, sulla sua schiena, fremette, sotto al pianto del cielo.
Il lupo abbassò la testa. La sentiva respirare, sentiva il suo torace alzarsi e abbassarsi ad ogni colpo di diaframma. Sentiva il rantolio dell’aria che faticosamente entrava e usciva dalla gola della creatura d’Ombra. Sentiva il peso di quelle membra, dei suoi muscoli, della sua testa premuto sulla sua schiena. La percepiva ora interamente, intensamente, come probabilmente mai era successo prima.
Socchiuse un attimo gli occhi, voltando indietro le orecchie appuntite. E adesso?
Quel piccolo, fragile corpicino, in bilico tra la vita e la morte – tra luce e ombra – poteva contare solo su di lui, se desiderava continuare ad esistere. Lui. L’Eroe. Che in quel momento non riusciva nemmeno a capire cosa egli stesso stesse pensando.
Patetico.
E intanto la pioggia cadeva, inzuppandogli il folto pelo nero. Aggravato del peso dell’acqua, il lupo rabbrividì. La morsa che gli stringeva il cuore si serrò ancor di più.
E adesso?
Cosa fare?
Midna, quell’arrogante, presuntuosa Ombra sbucata dal nulla che l’aveva fatto uscire di prigione, che l’aveva cavalcato (stoccata fatale al suo onore), che l’aveva sempre accompagnato e consigliato, era ora in fin di vita per colpa di uno stupido, stupido imprevisto che nessuno dei due aveva potuto immaginare.
Stava morendo.
E invece di prendersela con Zant, Link riusciva solo ad arrabbiarsi con sé stesso. Per essersi fatto atterrare dall’Usurpatore del Crepuscolo. Per essersi fatto aiutare. Per aver posto Midna in pericolo. Per non sapere ora cosa fare.
Strinse in denti aguzzi, fino quasi a farli scricchiolare. Ignorò il dolore. Chiuse gli occhi.
Lei, Midna, gli stava morendo addosso, sulla sua schiena!, e lui non sapeva nemmeno da che parte voltarsi. Dove andare! A chi rivolgersi! A chi chiedere aiuto! Un lupo! Come poteva un lupo nero (e grande a quel modo) sperare di poter ottenere un … una … un qualcosa, un miracolo che potesse salvare quella piccola vita che stava ansimando, aggrappata con le dita sottili – e sempre più fredde - alla sua pelliccia!
Midna aveva una sola speranza. E quella speranza non sapeva proprio che pesci prendere, in quel momento.
Un sibilo. Un emanazione vocale riuscita a metà. Le orecchie del lupo schizzarono indietro, rivolte verso quel vano tentativo di parlare di Midna. L’Ombra deglutì, provando di nuovo. –L…ink …- riprese fiato. –Zel…da. Port…ami da Z…elda.-
La nebbia che congelava il cervello dell’hylian si spezzò di colpo. Il panico si sciolse all’istante, come ghiaccio nel deserto di Geld. Quella spaventosa vertigine di panico sciamò via. E la banalità delle parole di Midna schiaffeggiò ferocemente Link.
Stupido!, ringhiò il lupo. Cretino! Dovevi pensarci prima! Dovevi pensarci tu! Non lei, che sta male! Tu!
Uggiolò, la versione lupesca di un “Scusami. Ora ho capito! Resisti ancora un po’, Midna!”
Partì a corsa, la coda sollevata per non ostacolare le movenze delle zampe posteriori. La catena, recisa proprio da Midna stessa, tintinnava violentemente, sbattuta contro il terreno.
Anello contro anello, anello contro roccia. E la pioggia cadeva, scandendo lo spazio con liquidi granelli argentati.
Le dita per metà rosate della piccola Ombra – che ormai Ombra più non era – si strinsero sul pelo ispido e fradicio del lupo. I suoi grandi occhi, ora di un tetro giallo spento, opaco, si socchiusero mentre lei si lasciava cullare dal ritmo della corsa. Quel piccolo corpicino, non più adornato di quella oscura luminescenza e trascendenza che da sempre l’avevano caratterizzato, si raggomitolò debolmente su sé stesso, assorbendo il maggior calore possibile da colui che la stava trasportando. La pioggia, crudele, non cessò di cadere, né di diminuire l’intensità, colando e infiltrandosi su quella pelle martoriata, di un colore innaturale, quello sporco rosa che per nulla si addiceva alla figura di Midna. Rosa, il colore della Gente della Luce, però chiazzato di nero; i soli residui di quella che lei un tempo era, che ora apparivano enormemente sbagliati, su quel rosa di sottofondo. L’estremità dei capelli legati a coda le scivolò davanti al naso. Lei rabbrividì, osservando sgomenta e nauseata la malsana sfumatura blu che striava ora quella chioma d’un bianco malato, infettato.
Una piccola, mimetica lacrima si unì al flusso d’acqua piovana che correva sul volto rotondo di Midna.
Come avendole letto nel pensiero, il lupo raddoppiò gli sforzi.
Midna chiuse gli occhi, ascoltando il respiro profondo della bestia in corsa.
Anche lui, pensò l’Ombra appannata, veste un corpo che non è suo, che non riconosce.
Ma lei, fin dall’inizio di quell’avventura, non era mai stata in sé stessa.
Ora, era anche peggio di prima. Ma per il lupo questo e altro!
Un debole, stiracchiato sorriso piegò la bocca di Midna.
La catena sbatacchiava, tintinnando ritmicamente.
Anello contro anello. Anello contro roccia. E la pioggia cadeva scandendo lo spazio con liquidi granelli argentati.
 
 
 
 
 
  
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