Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 11.31
Kaori si stiracchiò tranquillamente sul letto e guardò, incredula, la sua
radio-sveglia.
Rapidamente, saltò dal letto, s’infilò la sua vestaglia e si diresse verso la
cucina. Odiava stare ad oziare a letto fino a mattina tardi ma, nel presente
caso, il fuso orario e il suo pomeriggio di pulizie no-stop le erano state
fatali.
Arrivata in cucina, borbottò contro l’orologio che ostentava fieramente le sue
11.31 e si chiese se valesse davvero la pena di preparare la colazione. Ma
anticipando la reazione di Ryo, decise infine di cucinare una copiosa colazione
e si mise all’opera con vigore.
Ryo ascoltò attentamente i rumori che provenivano dalla cucina e gettò un’occhiata
alla sveglia. 11.31. Non era da Kaori alzarsi così tardi. Lui era sveglio da
più di tre ore ed era lontano dell’essere in piena forma. La sua notte era
stata lunga ed agitata ma non riusciva a ricordare cosa aveva sognato.
Sospirò, si girò sulla schiena e contemplò il soffitto.
Non aveva più rivisto Kaori dopo la scena del giorno prima e non sapeva ancora
che comportamento adottare. Nel più profondo di lui, desiderava prendere la sua
partner tra le braccia e dirle con un sorriso seducente “Allora dove eravamo
rimasti?”. Ma sapeva perfettamente che la cosa più giusta era fare come se
niente fosse.
Si diede del vigliacco ed uscì mollemente dal letto.
Ryo non era pronto a vedere questo. Kaori, vestita con una semplice chemise bianca e la vestaglia in coordinato, cucinava delle
uova strapazzate canticchiando. Ryo rimase leggermente sconcertato da questo
suo nuovo comportamento e si chiese da quanto tempo la sua socia aveva
abbandonato i pigiami per le chemise.
Tutti gli uomini di costituzione normale non si sarebbero lamentati, ma Ryo,
che giustamente faceva dei grossi sforzi per non cedere e saldare addosso a
Kaori, sentì una certa frustrazione invadere il suo corpo.
La donna si girò per posare le uova sul tavolo della cucina, quando si accorse
di Ryo.
Suo malgrado, il cuore le fece un balzo nel petto e le guance le si colorarono
un pochino. Ma lui sembrava perso nei suoi pensieri e fissava bizzarramente il
giornale sul tavolo.
- Ryo?... Sei capitato a proposito perché stavo
proprio per venire a svegliarti.
Ryo posò lo sguardo sulla socia che gli sorrideva un po’ troppo teneramente per
i suoi gusti.
Un po’ sconcertato da questa nuova Kaori si sistemò in silenzio a tavola e le
porse macchinalmente la sua tazza da caffè perché lei gliela riempisse.
Senza uno sguardo per lei, cominciò a rimpinzarsi così da evitare ogni
conversazione, ma si stupì di vedere che Kaori non mangiava nulla. Aggrottò
leggermente le sopraciglia e chiese con tono un po’ brusco:
- Non prendi niente? Sappi che non è facendo attenzione alla tua linea che
assomiglierai finalmente ad una vera donna...
BANG!!! Questa volta il viso di Ryo virò al rosso
gambero e portava i segni dello stampo per cuocere le cialde, cosa che gli dava
un aria piuttosto comica.
Kaori si era sollevata in piedi e cercava di calmarsi. Più si sforzava di
capire quell’uomo, e meno ci riusciva. Era un caso esasperante!
- Pranzo con Dave tra un’ora ed è per questo che non
faccio colazione con te, questa mattina... E sappi, per tua informazione, che molte
donne vorrebbero avere il mio fisico!!
Su queste ultime parole, Kaori se ne andò dalla cucina e lasciò il nostro caro
Ryo faccia a faccia con le sue uova strapazzate. Dave?
Chi era dunque questo Dave?
Cat’s Eye,
quartiere di Shinjuku.
Mercoledì 6 giugno, 13.26
Miki osservava minuziosamente la sua amica Kaori che prendeva un caffè con un
giovane uomo affascinante. Sapeva semplicemente che si chiamava Dave Chambres, che era di origine
americana e che lavorava nel campo finanziario.
In realtà, era un po’ preoccupata.
Di fronte a dei bei occhi blu e un sorriso da seduttore, un’eleganza ed una
gentilezza innata, era difficile non soccombere anche per una donna come Kaori.
Kasumi era caduta immediatamente sotto il suo fascino
ma Miki avanzava qualche riserva quanto le sue vere intenzioni. Conosceva bene
quel tipo d’uomo e temeva che una volta ottenuto quello che voleva
da Kaori, l’avrebbe lasciata perdere per un’altra donna.
Era immersa nelle sue riflessioni, quando vide Kaori alzarsi bruscamente e
lasciare il bar. Dave non sembrava affatto
disorientato dalla reazione della sua amica e, al contrario, ne approfittò per
fare meglio conoscenza con Miki e Kasumi.
Si sistemò al bancone nel posto preferito di quel caro Ryo.
- Devo dire che non pensavo che Kaori avesse delle amiche così affascinanti.
Kasumi diventò rossa come un gambero mentre Miki fece
come se non avesse sentito niente.
Aveva avuto ragione di pensare che fosse un gran oratore ed un donnaiolo. Ma
era molto più pericoloso di Ryo perché era più paziente e molto più sottile
nelle sue pratiche di seduzione.
Miki voleva saperne di più su di lui. Tutta sorridente,
gli servì un altro caffè.
- Kaori mi ha detto che lavorate nella finanza. Però siete americano, cosa ci
fate allora nel nostro bel paese?
- Mio padre spera di aprirsi al mercato giapponese e stabilire una delle sue
imprese finanziarie nell’agglomerato urbano di Tokyo. Mi ha inviato qui per
negoziare al meglio e per familiarizzare con la vostra cultura. Devo dire che
sono molto contento di aver preso dei corsi facoltativi di giapponese quando
ero ancora all’università.
Kasumi sembrava sorpresa, ma
Miki non fece alcuna osservazione.
- E’ vero, parlate perfettamente la nostra lingua.
BONG!!! La porta del caffè si spalancò violentemente
su Kaori che trascinava Ryo per il collo della maglietta, e vista la sua
faccia, aveva appena ricevuto una o due buone martellate.
- Sei veramente esasperante, Ryo. Non posso lasciarti due minuti che salti
addosso a tutto ciò che porta una gonna... Ma io ti insegnerò le buone maniere
con le buone o con le cattive!!!
Kaori era nuovamente infuriata e fece uscire, a mo’ di prima lezione, un grosso
martello dove si poteva leggere “10.000t per il
rispetto della donna”. Ma sentendo lo guardo di Dave
su di lei, represse immediatamente i suoi spiriti e lasciò precipitosamente il
suo martello e Ryo che caddè lungo disteso a terra.
Si passò una mano tra i capelli e ridacchiò stupidamente.
- Dave! Io... io vorrei presentarti il mio socio di
lavoro, Ryo Saeba.
Gli occhi di Dave si attardarono sull’uomo seduto a
gambe incrociate sul pavimento e che si massaggiava energicamente la nuca.
Si aspettava tutto eccetto questo.
A forza di sentire complimenti ed elogi sul conto del famoso detective privato
Ryo Saeba, si era fatto un’idea completamente diversa del personaggio.
Ingenuamente, si aspettava di incontrare un uomo carismatico ed inquietante. Un
uomo che propagava tutt’attorno a lui una certa sensazione di malessere e di
paura. Un uomo che vedeva tutto e comprendeva tutto con un solo sguardo. Ma in
questo preciso istante, aveva piuttosto l’impressione di trovarsi di fronte ad
un volgare investigatore il cui passatempo preferito si riassumeva nel
rimorchiare belle donne.
Non capiva davvero il fascino e la fiducia cieca che Kaori gli riponeva. Perché
durante tutto il tempo che avevano passato assieme, lei non era riuscita ad
impedirsi di parlare di Ryo e dei suoi exploit.
Dave cercò lo sguardo del suo avversario e incontrò
gli occhi di un bambino imbronciato.
Ciò gli fece un gran bene!
Ora, era rassicurato sul suo rivale e si rallegrò in anticipo del buon
funzionamento del suo piano. Poteva passare alla seconda parte.
Sicuro di lui, si alzò, e con una stretta di mano rimise in piedi Ryo.
- Dave Chambers. Felice di
conoscervi Signor Saeba. Sapete che Kaori non ha smesso di elogiarvi?
Ryo assunse un’aria sorpresa e puntò con cattiveria il dito verso la sua socia.
- Parlate di quella Kaori là. Quella cosa disumana che passa il suo tempo a
picchiarmi e mi impedisce di rendere felici tutte le donne della terra!!
Rapida come un lampo, Kaori si affrettò ad afferrare la prima cosa che gli era
capitata sotto mano.
- Sai cosa ti dice la cosa disumana, specie di vecchio perverso!!
BANG!!! PAF!!! Era un eternità che Ryo non riceveva un
tavolo sulla testa e aveva anche dimenticato la sensazione di dolore che
procurava.
Invece di andargli in aiuto, tutta la piccola banda si sistemò al bancone
lasciando il povero stallone di Shinjuku appiattito sotto il tavolo.
Penosamente, si sollevò e fece alcuni esercizi di scioglimento per rimettere in
forma il suo corpo.
Il cellulare di Kaori si mise a suonare e lei s’isolò per rispondere. Ryo ne
approfittò per sedersi accanto a Dave e apprendere un
po’ di più su di lui.
Ryo non gradiva questo tipo e sapeva che non era solamente perché girava
attorno alla sua socia. No, c’era qualcos’altro. Non sapeva ancora cosa, ma il
suo istinto non l’aveva mai ingannato.
- Conoscete Kaori da molto... Chambers?
- Adesso è poco più di un mese. È Akari che ci ha
presentato e di questo la ringrazio tutti i giorni.
Per rafforzare le sue parole, Dave posò uno sguardo
languido su Kaori quindi ritornò sul viso di Ryo per vedere la sua reazione. Ma
niente! Ryo rimase impassibile.
- Akari mi ha detto che lei e Kaori siete solamente
partner di lavoro. Dunque niente di impedisce mi
tentare la mia occasione, non è vero Signor Saeba?
Ryo non ebbe il tempo di rispondere che Kaori si avvicinò a loro e toccò la
spalla di Ryo.
- Era Saeko. Ha delle nuove notizie e ti aspetta al solito posto. Ci sarà anche
Mick.
Parco Municipale, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 14.26
- Saekooooooo! E se ci godessimo un po’ d’amore tutti
e due!!!!!!!!!!!!!!!!
BANG!!! Ryo assaggiò la durezza della panchina sulla
quale giaceva un porta documenti. Saeko scoppiò a ridere di fronte il viso
pietoso di Ryo e fece segno a Mick di avvicinarsi. I due uomini si sederono
tranquillamente mentre Saeko estrasse due fotografie dal suo
porta documenti e le tese ai due uomini. La prima rappresentava una
graziosa donna piena di gioia di vivere e l’altra la stessa donna ma, questa
volta, dopo essere stata selvaggiamente aggredita.
- Amy Tikada, 25 anni. È stata trovata morta, questa
mattina presto, nel suo appartamento. È stata picchiata e violentata. Nessun
segno di scasso, appartamento completamente pulito, nessuna prova materiale. I
vicini non hanno sentito niente. Abbiamo solo la testimonianza di una delle sue
amiche che sapeva che Amy aveva un appuntamento galante con un uomo ieri sera.
Secondo lei, Amy aveva incontrato quest’uomo il giorno precedente e l’aveva
invitato a cena da lei. È tutto quello che ha potuto dirci.
Ryo osservò attentamente le fotografie. L’assassino non era stato di mano
leggera e, passando da una foto all’altra, aveva difficoltà a credere che si
trattasse della stessa ragazza.
Mick strinse i pugni e si chiese cosa poteva spingere un uomo a fare una cosa
simile.
- Saeko, potresti darci una foto della ragazza. Voglio passarla ai miei
informatori e penso che Ryo farà la stessa cosa. A mio avviso, l’assassino l’ha
incontrata in un luogo pubblico e quindi ci sono delle possibilità che qualcuno
gli abbia visti.
Saeko tirò fuori due buste marroni sulle quali era segnato il nome dei due
uomini.
- Ci avevo pensato Mick, e quindi ho recuperato anche delle altre foto delle
prime due vittime. Ve ne ho fatte diverse coppie ma se ve ne mancano, ditemelo.
Ryo prese la busta, guardò le varie fotografie e la richiuse.
- Ha proprio buon gusto questo tizio. Ma confesso che non sopporto che si
faccia del male ad una donna.
Si avvicinò a Saeko e gli mormorò qualcosa all’orecchio. Mick era intrigato dal
suo confabulare tipo parroco durante la consacrazione e tese l’orecchio per
ascoltare le macchinazioni di Ryo.
Captò qualche parola come finanza, bel ragazzo e americano. Credete
inizialmente che Ryo parlasse di lui, dopo tutto era
un bell’uomo, americano, ed il denaro non gli mancava. Era sufficiente vedere
lo stato del suo conto in banca per assicurarsene.
Saeko sorrise, fece un occhiolino a Mick non senza aver rifiutato, ancora una
volta, le avance di Saeba e se ne andò.
Anche Ryo era sul punto di andarsene, quando sentì la mano di Mick sul suo
braccio. Si girò e fece un balzo di 10 metri davanti il sorriso beffardo del
suo amico.
- Non hai qualcosa da dirmi Ryo?
Mick diede delle leggere spallate al suo amico ed mentre esibiva sempre quel
sorriso idiota. Ryo incrociò le braccia sul petto.
- Non so di cosa parli Mick.
- Fammi il piacere Ryo. Ieri sera ti ho sorpreso sul punto di baciare Kaori.
Suppongo che dopo la mia partenza, voi non siate rimasti lì... Ooh, ti invidio un po’... Kaori è diventata ancora più
affascinate dopo il suo viaggio alle Hawai... Se non
ci fosse Kazue credo che...
- ...
Ryo non batteva ciglio e quest’atteggiamento mise la pulce nell’orecchio a
Mick.
Capì subito che si era fatto delle idee sbagliate sulla famosa scena della sera
prima e che la loro relazione era sempre allo stesso stadio. Compativa
sinceramente Ryo e Kaori. Come potevano due esseri che si amavano e si
rispettavano tanto essere anche così lontani l’uno dall’altra?
La risposta era lungi dall’essere ovvia.
Mick sapeva perfettamente che il problema veniva da Ryo e non da Kaori. Aveva
semplicemente paura che Kaori si stancasse dell’indifferenza di Ryo e lo
lasciasse definitivamente, anche se sapeva che lei non avrebbe potuto amare
nessun’altro uomo all’infuori di lui.
Mick estrasse una sigaretta e ne tese una al suo amico che accettò.
- Ammetto che non ti capisco proprio Ryo... Kaori ti ama ed anche tu la ami... Potrebbe portarti talmente tanta felicità e tu la
rifiuti senza sosta... Non hai visto tutti gli sforzi che ha fatto per te?...
Il suo nuovo guardaroba, la sua gentilezza... Cosa vuoi di più, Ryo?
Ryo esalò una boccata di fumo e scrutò l’orizzonte.
- Voglio semplicemente che abbia una vita normale con un marito e dei figli.
Voglio che un giorno possa lasciare questo mondo di violenza. Voglio soltanto
che resti in vita.
- Sai che il solo desiderio di Kaori è restare al tuo fianco.
- Ho promesso a Makimura di vegliare su di lei e di proteggerla ma finché sarà
con me, sarà sempre in pericolo. Dovresti capirmi Mick, tu che conosci
l’ambiente.
- Rischi di perderla Ryo...
Ryo schiacciò la sua sigaretta e si stiracchiò le braccia.
- E’ proprio questo il problema, Mick. Sai bene che detesto perdere...
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 18.26
Ryo era completamente distrutto dopo aver percorso la città per mettere al
corrente i suoi contatti dell’assassino che continuava a imperversare in città.
Era morto di fame e sperava che Kaori gli avesse preparato dei buoni piatti
come sapeva fare così bene.
Ma quello che vide entrando nel soggiorno non presagiva nulla di buono.
Kaori sedeva sul divano ma la cosa che lo colpì di più era che piangeva. Il suo
viso era nascosto da un fazzoletto di carta che verosimilmente non avrebbe
tardato ad atterrare sul tavolo del salotto con gli altri fazzoletti usati.
Kaori sembrava disperata e il suo corpo era scosso dai singhiozzi.
Ryo trattenne il respiro.
Detestava veder piangere una donna soprattutto se questa donna era la sua
compagna di squadra. Migliaia di domande si imposero nella sua mente. Kaori
piangeva a causa sua o a causa di quello che era successo la scorsa sera? Forse
aveva detto qualcosa che l’aveva ferita più del solito?
La sua mente si ricordò allora delle parole dette da Dave.
Forse quest’ultimo era stato troppo intraprendente con lei? Kaori non era
abituata a questo genere di uomini e quell’idiota ne aveva sicuramente
approfittato. Ryo sentì montargli la collera. Se mai quel porco si fosse
presentato davanti a lui, non gliela avrebbe fatta passare liscia.
Ryo si avvicinò dolcemente al divano, si sistemò al fianco della sua socia e
gli toccò gentilmente la spalla.
- Kaori, c’è qualcosa che non va?
Kaori trasali al contatto della mano del suo socio sulla sua spalla e alzò
verso di lui il viso bagnato dalle lacrime. Sembrava un po’ smarrita e immerse
i suoi occhi imbarazzati in quelli del suo socio. Cercò di parlare ma dalla sua
bocca non uscì alcuna parola. Allora scivolò tra le braccia protettive di Ryo e
posò la testa contro il suo petto.
Ryo, ancora una volta, era sconcertato dal comportamento di Kaori ma invece di
respingerla, la cullò dolcemente accarezzandole la schiena. Adorava tenerla tra
le sue braccia e sentirla così vicina a lui.
Il suo sguardo esplorò distrattamente il salone e fu lì che lui comprese.
Diverse videocassette erano sparse sul tavolino, un barattolo di gelato per
metà vuoto giaceva sul pavimento ed un pacchetto di fazzoletti praticamente
vuoto troneggiava sul divano.
Lo sguardo di Ryo si posò sul videoregistratore acceso e con un gesto, che
volle rapido e preciso, afferrò il telecomando e lo fece partire. Lo schermo
nero della televisione fece spazio ad una scena di un funerale con diversi
protagonisti di fiction che Ryo conosceva di vista.
E là, il ridicolo della situazione gli saltò agli occhi.
Kaori stava guardando una delle sue serie rosa ed a giudicare dalla sua
reazione, uno dei suoi personaggi preferiti era morto. Alzò gli occhi al cielo
e con una voce che voleva indifferente chiese:
- Chi è morto?
Ryo rilasciò Kaori e prese una videocassetta che era sparsa sul tavolino. Lesse
ad alta voce “Top Models – episodi da lunedì 29
maggio e venerdì 2 giugno” e guardò la sua socia con aria di rimprovero.
Kaori sapeva bene di aver approfittato della situazione e Ryo detestava più di
qualsiasi altra cosa essere preso per un imbecille. Ed in questo preciso
istante, si sentiva completamente ridicolo. Appena si trattava di Kaori,
reagiva sempre senza riflettere.
Si alzò, visibilmente di cattivo umore, e spense la televisione.
- Ti diverte tanto ridicolizzarmi?
Kaori si colpevolizzò un pochino.
Non appena aveva visto Ryo ed i suoi occhi pieni di preoccupazione, non si era
fatta domande e ne aveva approfittato. Era talmente raro che lui la prendesse
tra le braccia, che la coccolasse un po’, che facesse attenzione a lei, che non
aveva saputo resistere. Ora se ne rammaricava un po’ perché Ryo sembrava
veramente arrabbiato. I suoi occhi sembravano più neri e più profondi del
solito e Kaori sapeva cosa questo significava.
Diventò tutto rossa e focalizzò lo sguardo sui suoi piedi.
- Mi dispiace... Ero talmente presa da quello che stavo guardando che non ho
riflettuto... Non ho mai voluto giocarti un brutto scherzo...
Kaori sembrava sinceramente dispiaciuta ma Ryo non potè
impedirsi di pensare che lei avesse cercato molto semplicemente di sedurlo. Il
suo comportamento dopo il suo ritorno volgeva in questo senso ma Ryo non voleva
lasciarsi prendere in trappola. Non avrebbe ceduto e Kaori doveva prendere
coscienza di questo.
- Non ho mai capito perché ti riduci in uno stato simile per delle serie televisive.
Lo trovo talmente stupido ed infantile. Non è guardando queste cose che
crescerai e diventerai una vera donna.
Kaori sentì la rabbia avere il sopravento. Ryo le parlava come ad una bambina e
questo la esasperava al massimo livello. Aveva 28 anni ora ed era tempo che lui
se ne rendesse conto.
Si alzò dal divano e, rossa di rabbia, si mise davanti a lui.
- Trovo che tu abbia una bella faccia tosta a dirmi
questo Ryo. Mi tratti come una bambina mentre Miki e Kasumi,
che guardano le stesse serie che seguo io, sono per te delle donne a pieno
titolo.
Ryo adorava vedere la sua socia in collera. I suoi occhi brillanti lasciavano
intravedere l’essere passionale che si nascondeva sotto la sua corazza di donna
forte.
Ryo incrociò negligentemente le braccia dietro la nuca e si mise a sbadigliare.
- Il giorno in cui ti considererò come una vera donna sarà considerato come un
giorno di festa. Tu sei e resterai sempre un maschiaccio... Ma sappi che ci
sono degli uomini a cui questo piace!!!
Ryo le toccò dolcemente la spalla e si mise a ridere.
Kaori aveva l’impressione di aver ricevuto una pugnalata nello stomaco. Allora
era così che la vedeva e così sarebbe sempre stato. Poteva avere i capelli
lunghi, portare abiti più femminili e più eleganti che
lui l’avrebbe vista sempre come un maschiaccio. Stava male, molto male. La sua
mancanza di gentilezza l’aveva ferita nel più profondo di lei.
Lo pensava davvero od era ancora una delle sue punzecchiature per nascondere i
suoi veri sentimenti?
Kaori tentò quindi di incrociare il suo sguardo ma qualsiasi cosa vi percepì fu
ancora più dolorosa. Della derisione ed una certa indifferenza.
Le sue spalle si afflosciarono improvvisamente e le lacrime le punsero gli
occhi. Ma non avrebbe pianto davanti a lui. No, non gli avrebbe fatto questo
piacere. Non ancora.
Retta come la giustizia, Kaori passò accanto al suo socio e, prima di lasciare
il salotto, lo guardò dritto negli occhi.
- Mi dici queste cose, quando tu non arrivi a rimorchiare che in sogno!!
Mentre la porta del salotto si richiudeva, Ryo ricevette in pieno un martello
“Re Dei Farabutti – 10.000t” arrivante dal nulla e che
lo appiattì contro il muro. Il naso completamente schiacciato ed i denti
davanti praticamente inesistenti, Ryo si chiese ridacchiando come fosse
riuscita a farlo anche attraverso la porta!
Immobiliare di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Camera di Kaori,
Mercoledì 6 giugno, 19.31
Kaori si era fatta una lunghissima doccia e questo aveva alleviato un po’ i
suoi tormenti. Dopo aver infilato un paio di jeans ed una maglietta, prese la
foto posata sul suo comodino ed osservo attentamente suo fratello. Sapeva che
la vita non sarebbe mai stata facile dal momento in cui era diventata la patner di City Hunter. Sapeva anche che non sarebbe mai
stata una donna come tutte le altre, la cui vita girava attorno ad una casa, un
marito, dei bambini e un lavoro. Troppo poco per lei d’altronde.
Voleva semplicemente restare vicina a Ryo e aiutarlo il più possibile in questa
vita difficile ed ingrata.
Da circa otto anni ormai, cercava di mostrare a Ryo che non era più solo e che
poteva contare su di lei. Ma lui non smetteva di respingerla, di nasconderle e
lasciarla al di fuori di certi problemi. Come Makimura del resto.
Kaori si mise a sorridere. In fondo a sè, era
persuasa che facesse tutto questo per proteggerla. Proteggerla su richiesta di
suo fratello.
Ma anche lei era lì per proteggerlo e per amarlo. E malgrado tutto quello che
Ryo Saeba poteva dire o dichiarare, Kaori sapeva che
la amava tanto quanto lei amava lui. I suoi occhi, la sera precedente, non
avevano mentito. Abbracciò la foto del fratello e mormorò un
timido “grazie”.
Kaori si sentiva più leggera, e più serena.
Non avrebbe alzato le braccia in segno di resa, non ancora.
Si sentiva pronta a conquistare il mondo.
Continua...