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Autore: _ayachan_    11/07/2008    22 recensioni
Sono passati vent'anni da che i nostri eroi hanno indossato il coprifronte la prima volta, e suo malgrado qualcuno si trova a fare da insegnante alle nuove leve. Bisticci tra ragazzini, adulti infantili e tante, troppe cose da nascondere, il tutto sull'orlo di una guerra che sembra inevitabile...
Eppure non si smette di sorridere.
SPOILER!
Genere: Commedia, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia'
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Naruto2-36

Un buon inizio



- Trentasei -







Sakura arrivò all’ospedale ansante, coperta di sudore, accaldata e, contro ogni logica e buon senso, disperatamente desiderosa di sukiyaki bollente. Stupide voglie da donna incinta. E dire che solo quella mattina aveva vomitato tutta la colazione dieci minuti dopo averla mangiata.
Senza ascoltare l’infermiera che le venne incontro preoccupata, attraversò l’atrio diretta alle scale. Sapeva che non avrebbe dovuto fare sforzi e che avrebbe dovuto stare calma e a riposo – era un medico, e che diamine! – però nel tempo che avrebbe perso ad aspettare l’ascensore, sarebbe salita e scesa quattro volte dall’ultimo piano. Era una donna incinta e un medico, ma soprattutto era una kunoichi.
Salì i gradini due a due, ricordando a sé stessa di riprendere gli allenamenti il prima possibile, e quando arrivò all’ultimo piano si scoprì affannata ma lucida.
Il corridoio era deserto, ad eccezione di quattro persone ansiose davanti a una stanza dalla porta chiusa.
«Mamma!» esclamò Hitoshi vedendola affrettarsi dalla loro parte.
«Da quanto sono dentro?» chiese lei rapida prima ancora di averli raggiunti.
«Pochi minuti» rispose Shikamaru, seduto su una panca davanti alla stanza a torcersi nervosamente le mani. Le sue occhiaie si erano fatte più spesse dal giorno dei funerali.
Seduto a una certa distanza da lui c’era un Kotaro bianco come un lenzuolo e sull’orlo delle lacrime, e Temari faceva avanti e indietro mordendosi le unghie.
«Okay. Non vi preoccupate, ci penso io» li rassicurò Sakura passando loro davanti. Aprì la porta della stanza senza bussare, ed entrò, richiudendosela immediatamente alle spalle.
La prima regola di ogni medico è: menti sempre sulle condizioni del tuo paziente, perché il più delle volte i parenti prendono ogni goccia di sangue per l’ultima; la mossa più saggia, sempre e comunque, è parlare prima di mostrare. Quando un medico ha le mani su un paziente, ciò di cui ha più bisogno è concentrazione. E un parente isterico che strilla “lo state ammazzando!” non aiuta.
Shikamaru e Temari erano ninja, erano abituati al sangue, e Kotaro e Hitoshi erano stati addestrati abbastanza bene da non avere reazioni esagerate – o almeno lo sperava. Ma, quando gli occhi le caddero per la prima volta su Chiharu, Sakura ritenne di aver fatto davvero molto bene a chiudere in fretta la porta.
C’erano due medici e almeno quattro infermiere attorno al suo letto, tutti freneticamente impegnati a far ripartire il suo cuore.
«E’ arrivata la dottoressa!» esclamò una delle infermiere con infinito sollievo. Aveva uno schizzo di sangue sulla guancia.
«Cosa è successo?» chiese Sakura facendosi infilare un paio di guanti in fretta. Non c’era tempo per lavarsi, ma almeno i guanti sterili erano necessari.
«Il ventricolo destro è collassato, la pressione è crollata» rispose pronto uno dei medici. «Collasso dei vasi. Da qualche secondo ECG piatto»
«Spostati» lo scostò bruscamente, e posò la mano sul petto di Chiharu.
Un leggero strato di chakra andò a rivestire palmo e dita, a sondare, a cercare il problema in profondità.
Ed eccolo.
Una piccola, minuscola bolla d’aria incastrata in una delle arterie che avvolgono il cuore. Probabilmente un residuo dell’ultima operazione, quella al fianco. Qualcuno doveva aver sbagliato qualcosa, e quella piccola mina vagante aveva circolato per il corpo di Chiharu fino ad andare a incastrarsi lì.
Sakura si morse il labbro inferiore. Uno stupido errore medico! La cosa che odiava di più.
«Dobbiamo fare in fretta» disse in un mormorio rapido, mentre il chakra attorno alle sue dita si faceva tagliente come un bisturi. «Ho bisogno di tutto l’aiuto possibile»


Akeru e Jin arrivarono dopo pochi minuti, affannati per la corsa, e quando Hitoshi vide Stupido scoccò un’occhiataccia a Kotaro.
«Perché c’è anche lui?» sibilò.
«Era lì…!» si giustificò il piccolo Lee, offeso. «Non potevo mica dirgli: ‘fatti da parte, ho un segreto da rivelare solo a Jin’»
«Sì che potevi!» brontolò Hitoshi.
«Come sta?» chiese Jin avvicinandosi a loro, mentre Akeru restava su una panchina più distante, bianco come un lenzuolo.
«Non lo sappiamo» rispose Kotaro con un sospiro.
«Mia madre è entrata da poco» aggiunse Hitoshi. «Lei sistemerà tutto»
Jin annuì, e si sedette tra il piccolo Lee e Shikamaru, che, come sua moglie, non aveva aperto bocca da quando era arrivata Sakura.
«Ho mandato un messaggio anche a Naruto» disse.
«E io uno a Sai» borbottò Kotaro accigliato.
«Perché a lui?» scattò Hitoshi. «La farà soltanto incazzare, quando si sveglierà!»
Kotaro corrugò ancora di più la fronte.
Non aveva mandato il messaggio per lui… ma per lei. L’arrivo di Sai avrebbe fatto incazzare Haru, ma probabilmente sarebbe anche stata contenta di vederlo.
«Perché sì» si limitò a dire, secco.
Hitoshi scosse la testa.
Calò il silenzio. Oltre la porta della stanza di Chiharu potevano sentire vaghi rumori e voci soffuse, ma non riuscivano a capire cosa dicessero, né come stessero andando le cose.
La tensione si poteva tagliare con il coltello, il silenzio era pesante come un macigno.
A un tratto, il rumore di una porta che si apre.
Tutti alzarono la testa di scatto, speranzosi, ma era soltanto Shikaku Nara che usciva dalla sua stanza sul fondo del corridoio. Le stampelle risuonavano sinistre sul pavimento lucido, che rimandava l’immagine sfocata della sua faccia solcata dalle cicatrici.
«Perché siete tutti qui?» chiese sorpreso.
Temari scambiò un rapido sguardo con Shikamaru. Nessuno di loro aveva pensato ad avvertirlo, presi com’erano dal panico.
«Chiharu» disse Shikamaru. «Sta male»
«Cosa? E perché nessuno mi ha detto niente?» chiese lui accigliandosi.
«Tanto anche se stiamo qua in trecento le cose non cambiano» rispose Temari tra i denti, e il suo tono fece sussultare Kotaro e Hitoshi. Con tutte le volte che l’avevano incontrata ultimamente, mai l’avevano vista più irritabile e minacciosa.
«Ma cambia per me» ribatté Shikaku, raggiungendoli. «Te l’ho già detto, Temari: lei è tua figlia, ma anche mia nipote»
Senza che lei ribattesse, lui si sedette accanto a Shikamaru, in silenzio.
Seguirono altri penosi secondi di vani tentativi di capire cosa succedeva oltre la porta. Temari si alzò e risedette almeno duecento volte, e Kotaro iniziò a pensare che avrebbe scavato un solco nel pavimento lucido.
Poi arrivò Sai, con la solita espressione indifferente e il passo silenzioso e misurato. Temari si degnò di scoccargli un’occhiata raggelante, alla quale lui rispose inclinando semplicemente la testa, ma nessuno aprì bocca al suo arrivo. Lui, come Akeru, andò a sedersi a una certa distanza dagli altri.
Alla fine, dopo altro tempo ancora, si sentì il netto rumore di passi pesanti sulle scale, e Naruto comparve nella sua chiassosa maniera.
«Come sta?» esclamò, ignorando completamente i mille cartelli che tappezzavano l’ospedale e imponevano il silenzio.
«Non lo sappiamo» rispose Shikamaru come una tiritera. «E’ dentro da… non so nemmeno quanto. C’è anche Sakura con lei»
«Maledizione!» imprecò Naruto fissando nervosamente la porta bianca. «Proprio adesso…!»
Jin lo guardò inarcando un sopracciglio.
«Proprio adesso cosa?» si lasciò sfuggire.
Naruto lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
«Ci sei anche tu?» chiese. «Ah, ma certo, che idiota… il messaggio era tuo… Niente. Lascia perdere»
Distolse lo sguardo, per paura che quel bambino straordinariamente intuitivo vi leggesse il suo senso di colpa.
Quando aveva ricevuto il suo messaggio, stava giocherellando con Minato insieme a Hinata. Solo il giorno prima si erano trasferiti in una delle residenze secondarie degli Hyuga, che Neji – ancora capo provvisorio del clan, dato che impediva agli altri di riunirsi di nuovo e che Kakashi tergiversava – aveva gentilmente concesso, e lui si stava godendo beatamente un po’ di sana vita familiare, mentre Hanako e Hinagiku giocavano a fare le ninja in giardino – con scarsi risultati, peraltro, soprattutto considerato che la più piccola aveva due anni e la più grande la costringeva a fare il cattivo.
Poi aveva visto quel passero volare nella stanza e attorno alla sua testa.
Aveva letto il messaggio che portava.
Si era lasciato alle spalle una copia e, con il suo corpo originale, era schizzato via.
Chiharu non poteva morire.
Non ora.
Già che fosse in coma era profondamente ingiusto, ma che morisse…
non poteva succedere!
Lui doveva ancora ringraziarla per Hinata.
Lei doveva tornare ad essere ninja.
Doveva tornare nel gruppo sette, doveva mettere in riga Hitoshi e Kotaro, fare la sbruffona, l’arrogante, e imparare a controllare il suo chakra.
Doveva vivere.
Aveva ancora tutto il tempo del mondo davanti a sé…
Non poteva sprecarlo perché loro si erano distratti.
Naruto sapeva che era suo compito controllare gli allievi. E Haru era rimasta tale, anche quando aveva smesso di essere ninja.
Era suo compito occuparsi di lei!
Era suo compito accorgersi delle sue ferite!
Era suo compito che sopravvivesse!
E invece si era distratto. Quale Hokage avrebbe commesso un simile errore?
Se Kakashi le fosse stato vicino come lui, se avesse visto il sangue su di lei, non l’avrebbe lasciata con Stupido per correre dietro a sua moglie, ma avrebbe fatto in modo di occuparsi di ogni cosa, ne era certo.
Non come lui.
E adesso, poteva solo aspettare.
Fuori da quella porta, senza fare niente, aspettare.
Aspettare e affidarsi a Sakura.
Strinse i denti, e serrò i pugni.


La porta della stanza di Chiharu si aprì dopo un tempo che a loro parve ore, e che invece si riduceva a trenta minuti scarsi.
Chi era seduto scattò immediatamente in piedi, e chi era già in piedi si fece avanti ansiosamente.
Sakura uscì e si richiuse la porta alle spalle, passandosi una manica sulla fronte.
«Allora?» chiese Temari pressante.
«Vivrà» rispose lei stancamente. «E… è sveglia»
Un generale sospiro di sollievo si diffuse lungo il corridoio e, come previsto, gli occhi di Kotaro si riempirono di lacrime. Hitoshi gli tirò una gomitata.
«Possiamo vederla?» chiese Shikamaru, speranzoso.
«Non ora» Sakura scosse la testa, gli occhi sfuggenti.
Jin la scrutò dal basso, posizione privilegiata in quel momento. E lesse nel suo sguardo che qualcosa non andava.
«Sakura» la chiamò Shikaku, costringendola a guardarlo. Ci fu un istante di silenzio, in cui sembrò che tutti trattenessero il fiato. «Chiharu è viva, ed è sveglia… ma sta bene?» chiese lui alla fine.
I sorrisi sui volti degli altri scemarono.
«Cosa vuol dire?» scattò Naruto. «Certo che sta bene!»
«Non è così semplice» lo interruppe Sakura.
Tutti la fissarono.
«C’è stato… un problema» rispose lei, come se le costasse fatica. «Con il suo cuore. E’ stato… molto provato dall’intervento… Si era… fermato. E poi l’operazione, lo stress… Forse… attenzione, forse e solo forse, potrebbe non… non essere più proprio sano»
Fu come se la neve si fosse posata all’improvviso sulle loro spalle. Freddo. Provarono tutti un gran freddo.
«Mi stai dicendo…» disse poi Temari. «Che mia figlia non potrà più essere ninja?»
Silenzio.
Sakura inspirò a fondo, e poi scosse la testa. «Non lo so. Teoricamente potrebbe, ma non so fino a che punto possa fare sforzi»
«Tu non puoi fare niente per lei?» chiese Naruto.
«Se avessi potuto l’avrei già fatto, non ti pare?» ribatté Sakura aspra.
«E quella persona? Non potrebbe fare nulla?» insisté lui.
«No» Sakura gli scoccò un’occhiata eloquente, proibendogli di andare oltre.
Tsunade forse avrebbe potuto, un tempo, aiutare Chiharu; ma ora le sue mani tremavano, e il suo chakra non era preciso come prima. E lei, Sakura, non era abbastanza brava né esperta per una cosa del genere.
«Però è viva» disse Shikamaru, a sorpresa, e tutti lo fissarono. «Il suo cuore magari è debole, ma batte... Giusto? E si è svegliata. E potrà essere ninja, anche se non come prima» sorrise, con la sua solita smorfia un po’ pigra. «Se la conosco solo un po’, questo le basterà come inizio»
Temari lo guardò.
Di solito era lei quella forte. Lui era quello che svicolava e la lasciava con i problemi.
Però, come già era successo un’altra volta – un’unica, altra volta, più di tredici anni prima; una volta che, ancora, aveva a che fare con Chiharu – lui tirava fuori quegli occhi.
E rendeva tutto semplice.
Temari sorrise.
Un sorriso stanco, timido, quasi.
Shikamaru, senza farsi vedere, fece scivolare la mano fino a stringere la sua.
«Comunque…» riprese Sakura, in tono più convinto. «Adesso bisogna solo aspettare. Può darsi che le cose migliorino, con il tempo; e molto dipenderà anche da lei, da come prenderà la cosa»
«Se fossi in te, direi ai medici di trovarsi molto lontano da qui quando si sveglierà» commentò Shikamaru. «Non sarà per niente contenta»
Sakura sorrise. «Sarebbe un ottimo segno»

*

Di nuovo quel candore.
Di nuovo lei.
E l’altra lei.
Ma ora i ruoli sono invertiti, lei indossa i suoi abiti ninja e l’altra la camicia da ospedale.
Si guardano.
Poi lei alza la mano e cerca il coprifronte, ma non lo trova.
L’altra, con la sua camicia bianca, glielo tende, offuscato e sporco di sangue.
Lo vuoi?
Dammelo’
Vieni a prenderlo
Lei fa un passo avanti, e sente un tintinnio lontano.
Abbassa gli occhi, e scopre spesse catene legate alle sue caviglie.
Queste cosa sono?’ chiede.
L’altra ghigna. ‘I tuoi limiti. Superali, se vuoi raggiungermi
Lei riflette, il capo inclinato da un lato.
E poi sorride.
Ho già un obiettivo. E’ un buon inizio’
E il bianco inizia a tingersi di grigio… inizia a farsi più reale.

*

Kakashi era nel suo studio, con dieci Hyuuga incazzati oltre la scrivania e semi-nascosti da pile e pile di documenti da firmare. Due di loro facevano anche parte del Consiglio della Foglia.
Sospirò sotto la maschera, cercando di non farsi vedere. La sua povera copia dell’Antologia della Pomiciata era nascosta sotto il piano di lavoro, con un dito in mezzo a tenere il segno; sarebbe mai riuscito a finirla?
«E’ giunto il momento che l’Hokage prenda una decisione!» ripeté per la terza volta un vecchio calvo, con il doppio mento che tremolava. «Il clan non può restare nell’incertezza più a lungo, e se voi non farete la vostra scelta, dovremo occuparcene personalmente»
Il che, tradotto, voleva dire guerra civile tra le casate.
«Dove sono i rappresentanti della casata cadetta?» chiese Kakashi.
Gli Hyuuga sembrarono vagamente a disagio.
«Non li avete avvertiti, immagino»
«Non è importante!» scattò il vecchio di prima.
«Sì che lo è» li zittì lui, con un’occhiata fredda. «Il consiglio dei rappresentanti degli Hyuuga è costituito da membri della casata principale e membri della casata cadetta. Nessuna decisione può essere presa senza tutti i membri. E’ scritto sul vostro statuto, se non sbaglio»
I vecchi mormorarono.
«Volete una decisione subito?» li incalzò Kakashi. «Bene. Portatemi i membri della casata cadetta e io ve la do»
Accigliati, gli Hyuuga esitarono.
«Buffo» commentò l’Hokage. «Mi era parso di capire che aveste una certa urgenza…»
Indignati e oltraggiati, i vecchi del consiglio per un attimo pensarono di insorgere. All’ultimo istante, però, uno di loro si fece avanti.
«Va bene. Concedeteci un quarto d’ora» si arrese.
Kakashi annuì e li lasciò andare.
Una volta che furono fuori dal suo ufficio, sospirò profondamente.
Che seccatura. Gli Hyuuga erano una piaga per il villaggio; non avrebbe mai pensato che si sarebbero rivelati una tale fonte di problemi.
Si lasciò andare contro lo schienale imbottito della sedia, chiudendo gli occhi, e sentì un leggero picchiettare alla finestra alle sue spalle.
«E adesso che c’è?» chiese sconsolato, alzandosi.
Fuori, oltre il vetro, un passero becchettava educatamente, sospeso quasi immobile nell’aria.
Kakashi lo riconobbe al volo: quello era il modo in cui Jin mandava i suoi messaggi.
Aprì la finestra e lasciò entrare l’uccellino, che si fece un giro della stanza, orgoglioso di aver raggiunto il destinatario della sua lettera. Alla fine planò sulla scrivania, e il movimento delle sue ali fece volare per terra una pila di documenti. Kakashi sospirò, e tese una mano per prendere il messaggio legato alla sua zampa. Gli ci vollero pochi secondi per leggerlo, mentre il passero esplorava la superficie ingombra della scrivania, e quando arrivò all’ultima riga, un sospiro cupo gli sorse spontaneo. Guardò l’uccellino, che esaminava la copertina dell’Antologia della Pomiciata, e con un cenno della mano lo allontanò.
Quello uscì dalla finestra, indignato per non aver ricevuto alcuna ricompensa, e l’Hokage richiuse, e rimase per un attimo a fissare Konoha.
Dopo qualche minuto si staccò dal vetro, e tornò a sedersi alla scrivania, pensoso.
Fissò il primo cassetto sulla destra, appena socchiuso. Allungò la mano, lo aprì, e tirò fuori il coprifronte che conservava da giorni; lo posò sopra l’Antologia della Pomiciata, e lo fissò.
Era ancora leggermente sporco di terriccio, e sul metallo erano rimaste le impronte di Chiharu. Non luccicava come un coprifronte ben tenuto.
“Quasi quasi lo lucido, prima di andarla a trovare…” pensò. “O magari chiedo ai miei assistenti di farlo, che è meglio”
Neanche a farlo apposta, uno degli assistenti scelse quel momento per bussare alla porta dell’ufficio.
«Sesto Hokage?» chiamò con un inchino, e in un attimo registrò le pile di documenti e i fogli sparsi a terra. «Cosa è successo qua dentro?» si accigliò.
«Ah… passeri» rispose lui distrattamente.
L’assistente non gli credette neanche lontanamente. Si schiarì la voce, in tono leggermente sostenuto. «Sembra che il clan Hyuuga sia in rivolta qua sotto»
«Tutto?» Kakashi strabuzzò gli occhi.
«No, solo i suoi rappresentanti. Stanno sfiorando la rissa ai piedi delle scale»
L’Hokage sospirò profondamente.
«Falli salire» ordinò laconico. «Ah… e lucida questo, per favore» lanciò il coprifronte verso il ninja.
Quello lo afferrò al volo, regalandogli in cambio un’occhiata perplessa, ma Kakashi si limitò a chiedergli di riportarglielo pulito.
Il suo assistente assottigliò gli occhi. «E immagino, naturalmente, che quando tornerò metà dei documenti sulla sua scrivania, e anche per terra, sarà sistemato. Vero?»
«Ehm, non c’erano gli Hyuuga da far salire?»
«Sesto Hokage…» gemette l’assistente. Poi, rassegnato, fece un inchino e se ne andò.
Fu sostituito pochi minuti dopo dalla solita truppa Hyuuga, ora più numerosa e più bellicosa. Tra loro, a sorpresa, anche Neji in qualità di capo provvisorio. I rappresentanti della casata principale schiumavano di rabbia.
«Mi dicono che è pronto per la sua scelta» disse Neji, un passo avanti a tutti. «Io mi sottometterò docilmente al volere dell’Hokage, com’è tradizione e uso a Konoha. Sono certo che agirà per il meglio» si inchinò profondamente.
“Guarda il piccolo bastardo” pensò Kakashi, vagamente divertito. “Come se non sapesse perfettamente cosa ho deciso”
«Dunque?» incalzarono i vecchi della casata principale.
Kakashi fece un respiro profondo.
Qualunque decisione avesse preso, non sarebbe stata priva di conseguenze. Ma sperava che gli Hyuuga, con un po’ di buonsenso, sapessero adattarsi. Oh, lo sperava intensamente.
«In virtù delle sue abilità come ninja, come diplomatico e come leader» iniziò, con voce stentorea. «e tenuto conto della sua ascendenza, nomino Neji Hyuuga, nipote del defunto Hiashi Hyuuga, capo del clan Hyuuga della Foglia»
Si sollevò immediatamente un mormorio indignato, che andò a soffocare quello soddisfatto della casata cadetta. I vecchi della casata principale si fecero avanti, ansiosi di protestare, ma Kakashi li fermò con un cenno.
«Comprendo le vostre perplessità» assicurò laconico.
«E’ un membro della casata cadetta!» esplose uno dei vecchi, incapace di trattenersi.
«Per un caso sfortunato » lo corresse l’Hokage. «Suo nonno era il padre di Hiashi, il vostro ultimo capoclan, e dunque la sua ascendenza più lontana affonda le radici nella casata principale. Inoltre il suo sangue è il più puro del clan, e molte volte ha dimostrato di essere il più forte e il più dotato, sia come ninja che come leader. Se suo padre Hizashi fosse nato pochi minuti prima di suo zio Hiashi, ora sareste tutti entusiasti di vederlo alla guida degli Hyuuga. Ma la sorte ha voluto che Hizashi nascesse per secondo, e andasse così a far parte della casata cadetta»
«Ma la tradizione, lo statuto…!» insorse il solito vecchio.
Questa volta fu Neji a sollevare la mano e zittirlo.
Fece scomparire il sorriso che gli illuminava il volto, rivolto a Kakashi, e quando si voltò a guardare gli ora ‘suoi’ uomini, mostrò solo un’orgogliosa e fredda dignità.
«L’Hokage ha parlato» disse perentorio. «E la sua volontà va accettata. Mi ha nominato capo del clan, e di questo non posso che essere lieto, ed evidentemente ha visto in me le qualità adatte per assumere questo ruolo. Io, come capoclan, mi sottometto al suo desiderio. Voi non avete alcun diritto di opporvi alla duplice volontà mia e sua»
Il vecchio strinse i denti, impossibilitato a ribattere.
Iroso, fu costretto ad arretrare e tornare a mischiarsi ai suoi pari.
Neji tirò un sospiro di sollievo interiore. Se non altro la prima prova di forza era stata vinta.
«Bene» disse Kakashi rapidamente. «Ufficializzo da questo momento il ruolo di Neji Hyuuga all’interno del clan, e vi permetto di allontanarvi. Domani vorrei discutere con il nuovo capoclan di alcune cose, ma per oggi abbiamo finito»
I rappresentanti del clan, in parte soddisfatti e in parte furibondi, attesero che Neji passasse tra loro e poi lo seguirono sciamando fuori dall’ufficio.
Kakashi, rimasto finalmente solo, tirò un profondo sospiro di sollievo.
Sapeva che nominare Neji era la mossa giusta, anche se la casata principale non glielo avrebbe mai perdonato.
Hiashi avrebbe voluto così. Negli ultimi tempi si era affezionato molto a quel nipote che soppiantava il figlio maschio mai avuto. Hinata e Hanabi per lui si erano rivelate soltanto una delusione, in fondo, mentre quel ragazzo di cui non era il padre era tutto ciò che aveva amato negli ultimi giorni della sua vita.
Bussarono alla porta. Era di nuovo l’assistente.
Il coprifronte di Chiharu era pronto.








* * *

Spazio autore

Ed è così che salutiamo Neji, nuovo capoclan degli Hyuuga!
Sì, Cami, non lo vedrai più.
Ora, chiedo di nuovo scusa ma a quanto pare fare nulla mi stanca parecchio,
ed è per questa ragione che sarò breve e vi liquiderò dicendo: prossimo ed ultimo capitolo, domenica.
E sarà bello corposo... visto che in un modo o nell'altro risolverà tutto.

I saluti saranno davvero striminziti oggi.
Mi dispiace tanto, siamo a un passo dalla fine e mai come ora vorrei rispondervi, ma, seriamente, non riesco a guardare la tastiera del pc,
quindi mi vedo costretta a rispondere soltanto a quelle persone che mi hanno rivolto domande inevitabili.
Chiedo ancora scusa.
Nonostante tutto, voi lettori restate davvero importantissimi per me.
E la prossima volta, naturalmente, la risposta sarà d'obbligo!

Breve spiegazione riguardo a "Kyuubi-in-Chiharu".
Non fraitendete.
Non ho infilato la nove code nella mocciosa.
Cioè che avete letto in corsivo nello scorso capitolo e anche in questo è una sorta di proiezione mentale di Haru, diciamo così.
Se deve pensare a qualcosa di spaventoso e insuperabile, la nostra piccola, stupida ed egocentrica kunoichi pensa
a sé (autostima a mille)
e alla Volpe (da quando l'ha vista all'opera).
Tutto qui.

Scommesse sui morti
Shikamaru - 4 voti
Kakashi - 4 voti
Asuma - 3 voti
Tsuda junior - 3 voti
Temari - 2 voti (uno molto in forse)
Sai - 1 voto
Jin - 1 voto
Rock Lee - 1 voto
Shikaku - 1 voto
Tenten - 1 voto
Neji - 1 voto
Ino - 1 voto
Sasuke - 1 voto
Un Uchiha - 1 voto
Hiashi - 1 voto
Naruto - 1 voto
Hinata - 1 voto
Baka - 1 voto (con riserva)
Nessuno della Foglia - 3 voti


akane_val: sì, lo so, dopo un po' divento ripetitiva, ma non potevo fare a meno di ringraziarti di nuovo per lo splendido regalo che mi hai fatto! Ancora adesso fatico a crederci, e confesso che un tempo leggevo una fic discretamente famosa, e quando ho saputo che per quella fic era stato creato un forum mi sono detta: "wow, che bello sarebbe se un giorno qualcuno lo facesse anche per me!" Quindi... meno male che ci sei! XD (tra parentesi. Hitoshi è un pirla fatto e finito! E lo dico proprio perché l'ho creato io! XD)
Reina: è una cazzata, ma non potevo non dirtela: scrivendo di Akeru mi sento probabilmente come Kishi quando scrive di Naruto; so esattamente come e quanto vale, ma mi diverto da matti a fargliene capitare di tutti i colori! Naruto lo amo troppo per maltrattarlo consapevolmente e senza scopo, ma Baka... ihih!
Vodia: detto fatto, ogni domanda ha la sua risposta: 1) la "seconda morte di Obito" è uno dei mille e passa avvenimenti di Sinners, il prequel di questa fanfiction. Una voce che girava all'epoca diceva che sotto la maschera di Tobi ci fosse Obito, e io ho riciclato l'idea. Al momento sembra che sotto la maschera di Tobi non ci sia affatto Obito, ma va beh, dopo il-buon-Itachi mi aspetto di tutto da Kishi. 2) dal mio punto di vista il nome Obito è un filino troppo importante per Kakashi. Se ancora si sente in colpa per la sua morte, con che coraggio darebbe quel nome al figlio? In ogni caso, e te lo dico ma tu fingi di non saperlo, il nome di Jin non l'ha scelto Kakashi. 3) la terza domanda mi lascia un po' spiazzata. Che io sappia, Obito è morto, nessuno lo sta tenendo nascosto da qualche parte. E in ogni caso sono passati molti anni, e dubito che in questo tempo Kakashi abbia evitato gli shinobi della Roccia solo perché gli ricordano Obito. E' un ninja, se gli ordinano una cosa lui la fa. A maggior ragione una volta che diventa Hokage.
wolvie91: non ci sono domande cui rispondere nella tua recensione, ma volevo almeno darti il benvenuto, per quanto nello sprint finale! ^^ Grazie per il commento, sono felice che la fic ti sia piaciuta e ti abbia appassionato. Sentirlo dire è balsamo per le mie orecchie, e probabilmente pompa un po' troppo il mio ego, ma ne sono contentissima! XD
Urdi: giuro che non volevo trattarti come una scema, e se ti ho dato quest'impressione mi scuso profondamente!
Serrua_chan: ahinoi, il Kotaro tremolante ed evanescente dello scorso capitolo era soltanto una copia qualunque, pure malfatta! XD Niente cloni d'acqua per lui, Haru basta e avanza come Mary Sue! Ciò detto, le tue recensioni non sono affatto cretine, anzi. A me piacciono molto, anche se a rispondere impiego un maaaaaare di tempo! (Accidenti a me e alla mia logorrea!) Francamente mi fa piacere parlare con qualcuno che non nota solo le banalità, che sa apprezzare la mia ironia un tantino cinica, e, diciamocelo, si sa che generalmente gli otaku non si trovano ogni due passi! Io ho avuto la fortuna di convertire le amiche e di abitare vicina ad alcuni utenti di efp, ma capisco benissimo cosa vuol dire stare tra gente che ti capisce se fai un paragone tra gli emo e Sasuke, e non ti fissa chiedendosi da quale universo provieni! XD Su su, è solo la fine della fic, mica del mondo! Io sono sempre qui, e ho anche un *magnifico* (?) indirizzo messeger all'occorrenza! XD (ho anche una linea internet saltellante, però, ti avviso subito!)
lale16: tesoro (mi permetto di chiamarti così), e da dove ti esce che io sia una ferma sostenitrice degli happy ending? Mi piacciono, mi piacciono da matti... Ma al momento la fanfiction più bella che io abbia mai letto mi fa ancora scoppiare a piangere quando ricordo come finisce. Per carità, amo i lieto fine, ma non mi sognerei mai di forzarli, ecco. Se deve finire male, che finisca male.
Hipatya: perché sei un po' troppo intuitiva... (e ora scervellati a capire cosa intendo!)
Sky_Shindou: uh, meno male che mi hai ricordato Akeru...! Sì, devo prendere carta e penna e disegnarlo!
Ulixes: prima di tutto, se sei come Akeru voglio adottarti. *_* Posso? Secondariamente... di che ragionamento parlavi, riguardo a Chiharu? ò.ò


Aya
  
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