Capitolo 7: In trappola
L’onda, alta come minimo una cinquantina di
metri, si avvicinava all’edificio scolastico sempre più.
Sui volti di tutti i presenti, guerriere Sailor comprese, vi si poteva leggere il terrore.
Le ragazze non si erano mai trovate ad
affrontare madre natura, né sapevano come poterla contrastare.
Sailor Urano strinse i pugni dicendo “Accidenti!
Non può finire così!”.
Anche la guerriera che non si fermava mai
davanti a nulla e che non mostrava timore dinanzi a niente, di fronte a quell’onda gigantesca si considerò sconfitta. Anche volendo
combatterla, lei sapeva di non avere il potere di farlo.
Sailor Nettuno era nella sua stessa condizione.
Lei aveva il potere sugli oceani, ma una tale forza della natura era troppo
anche per lei. Era come chiedere a un muratore di usare la palla della sua gru,
per distruggere in un colpo solo un muro lungo chilometri.
“Cosa possiamo fare?” domando Rei,
voltandosi verso Ami.
Quest’ultima non stava nemmeno provando a usare
il suo pc per trovare una soluzione. Le servivano
dati per poter ideare un piano, dati che lei non aveva: La giusta altezza
dell’onda, la sua massa d’acqua, quanti detriti la componevano e a quale
velocità andasse.
Mamoru guardò Chibiusa
e Usagi. La prima era ancora priva di sensi, mentre
la seconda fissava ammutolita l’onda. Conoscendola, l’uomo sapeva che in quel
momento, si stava dando la colpa di quanto stesse succedendo, mentre a suo
avviso la colpa era sua. Aveva sentito che qualcosa non andava sul suo pianeta,
ma mai si sarebbe immaginato una catastrofe del genere.
L’uomo strinse a sé la bambina sentendo una
stretta al cuore. Se fosse servito a qualcosa, si sarebbe messo davanti a quell’onda a braccia aperte, pur di fermarla e salvare la
vita alle persone che amava, anche se allo stesso tempo si ripeteva, che anche
avendo avuto la possibilità di salvare Usagi in quel
modo, se lui fosse perito, non avrebbe salvato Chibiusa.
Ne sarebbe uscito sconfitto in ogni caso.
Sailor Saturn, che era
dovuta crescere in fretta e che si era ritrovata da un giorno all’altro a
essere una guerriera con un grande potere, in quel momento si sentiva piccola,
una bambina che avrebbe tanto voluto abbracciare il padre che non vedeva da un
po’. Fece istintivamente un passo indietro, come se volesse nascondersi dietro Sailor Pluto, la quale
l’affiancava.
La guerriera del tempo era seria e sembrava
concentrata in qualche pensiero. Strinse a sé il bastone, per poi stendere le
braccia in avanti e dire “Fermerò il tempo!”
Le guerriere sussultarono a quell’affermazione, sapendo a cosa andava incontro. Le era
proibito fare una cosa del genere, anche se per una buona causa.
“No!” urlò Usagi
“Non servirebbe a niente. Moriresti e poco dopo l’onda continuerebbe la sua
corsa!” disse terrorizzata all’idea di perdere una delle sue compagne.
Sailor Pluto abbassò il
bastone, sapendo che la sua principessa aveva ragione. Fermare il tempo avrebbe
concesso a tutti loro solo qualche minuto in più di vita, nient’altro.
La gente aveva cominciato a invocare
l’aiuto delle guerriere Sailor, sperando vivamente
che potessero fare qualcosa. Anche le persone che poco prima avrebbero
consegnato Sailor Moon al
nemico su un piatto d’argento, chiedevano alle ragazze vestite alla marinara di
fare un miracolo.
Usagi chiuse gli occhi e si concentrò. Si
sentiva debole e il potere che sentiva scorrere nelle vene non era a
sufficienza per proteggere quelle persone, ma tentò il tutto per tutto e sempre
mantenendo la concentrazione, chiese alle sue compagne di donarle i loro
poteri.
Le ragazze annuirono e mettendosi in
cerchio attorno a Sailor Moon,
cercarono dentro di loro la concentrazione necessaria per esaudire la richiesta
della loro principessa.
Ognuna di loro invocò i poteri del proprio
pianeta guardiano e dopo essere avvolte ognuna da una luce colorata diversa,
trasmisero la loro forza a Usagi.
Quest’ultima si era trasformata nella principessa
Serenity appena ebbe estratto il cristallo d’argento
del suo corpo.
Teneva l’oggetto tra le mani, in attesa che
questo si ricaricasse grazie alle sue amiche.
Quando il cristallo tornò a splendere di
una luce intensa, la principessa Serenity lo alzò in
cielo e, facendo la sua preghiera, domandò al cristallo di proteggere tutti
loro.
Sentendo quanto forte e nobile fosse il
desiderio di Serenity di salvare quelle persone e le
sue amiche, il cristallo sprigionò una potentissima luce che abbagliò tutti i
presenti.
Allo spegnersi di quel bagliore, Serenity tornò a vestire i panni di Sailor
Moon e ,sollevando la testa, potè
vedere cosa il cristallo avesse progettato per la loro salvezza.
Tutti rimasero meravigliati nel vedere
l’onda che passava sopra di loro, senza che questa li spazzasse via. Vedevano i
detriti sbattere contro qualcosa e compresero che una cupola di cristallo li
avvolgeva e li proteggeva.
Kenji, Ikuko e Shingo rimasero, per l’ennesima volta, in quella mezz’ora,
a bocca aperta.
Non avevano parole per esprimere quanto
sentissero nel profondo, ma le loro menti si domandavano se la stessa persona
che in quel momento li stava proteggendo, fosse veramente la loro Usagi.
Ikuko non riuscì a trattenere le lacrime. Era
così fiera della sua bambina.
Kenji provava le stesse emozioni della moglie,
ma era preoccupato per le sorti di Usagi. Era stata magnifica
e una vera combattente, ma si domandava se alzare una barriera protettiva con
quel gioiello che le aveva visto usare, le causasse fatica, debolezza o perfino
dolore.
Lo tsunami che
passava su di loro, sebbene fosse una cosa spiacevole da vivere, creava degli
effetti di luci spettacolari all’interno della cupola. Tutto si era tinto di
blu e le increspature dell’acqua illuminate dal sole e dalla luna, creavano un
ambiente quasi romantico, se non fosse per la situazione assurda in cui si
trovavano.
Ci furono urla di gioia tra le persone, ma
improvvisamente la dura realtà li colpì.
La professoressa Haruka
diede voce ai pensieri di tutti e avvicinandosi a Sailor
Moon domandò “Usagi,
cosa…cosa è successo a chi si trovava lì fuori?”
Sailor Moon la guardò
negli occhi e la professoressa potè leggervi al loro
interno il dolore che provava. La ragazza però non riuscì a reggere lo sguardo
rattristato della professoressa e chinò il capo.
“Vuoi dire che oltre a noi non c’è rimasto
più nessuno sulla terra?” chiese Shingo all’armato,
ricordando le parole di Artemis che facevano
riferimento alla completa inondazione del pianeta terra.
Mamoru, che aveva lasciato Chibiusa
alle cure delle altre guerriere Sailor, si avvicinò a
Usagi, mettendole una mano sulla spalla. La ragazza
lo guardò con le lacrime agli occhi, ma lui le sorrise dolcemente.
Sapeva che la sua amata, confusa dalle
parole del gatto bianco e di Kendra, temeva per
l’intera popolazione umana “L’umanità non è stata decimata, alcune persone
hanno trovato rifugio sotto terra non venendo colpiti dalla violenza dello Tsunami, altri non
sono stati proprio colpiti dall’onda. Diverse
città e paesi sorgono su colline e montagne e le acque non hanno
raggiunto tutti i luoghi!”
“Ne sei sicuro?” chiese Usagi,
volendo delle certezze.
Mamoru annuì “Si, avverto che c’è ancora vita al
di fuori del Giappone. Però voglio essere sincero. Quasi i due terzi della
popolazione mondiale è stata spazzata via. Le aree pianeggianti non si sono
salvate!” disse Mamoru rattristato “A quanto pare Kendra, ha giocato con la luna, anche su altri parti del
mondo!”
Usagi strinse forte Mamoru,
il quale ricambiò l’abbraccio. Iniziò a piangere silenziosamente, bagnando
l’abito del suo ragazzo, al quale però non importava. Lui voleva esserle vicino
e consolarla. Le accarezzò i capelli, gesto che la rilassava molto e nel
frattempo le sussurrava nell’orecchio che sarebbe andato tutto bene. Che
avrebbero combattuto insieme, perché lui non aveva intenzione di lasciarla
sola. Non di nuovo.
“Ora lo ammazzo!” disse Kenji
camminando verso la coppia, non approvando la troppa confidenza che Mamoru stava dimostrando nei confronti della figlia.
Ikuko gli si parò davanti “Ti sembra il momento
di fare il padre protettivo?”
“Fosse anche l’ultimo uomo sulla terra e
lei l’ultima donna, io non gli consentirei nemmeno di sfiorarla con lo
sguardo!” disse Kenji rosso in viso per la rabbia.
“Suvvia caro, sono così carini. Ti devo
ricordare cosa facevamo noi più o meno alla loro età? Cercavamo posti appartati
per baciarti in santa pace!” disse Ikuko posando le
mani sul petto del marito e facendo pressione, dato che esso non aveva ancora
intenzione di arrestare la sua camminata.
“Si, ricordo, ma noi..noi…”
“E ti ricordi anche perché ci
nascondevamo?” chiese Ikuko sorridendo dolcemente.
Kenji sbuffò e si calmo, ricordando le giornate
trascorse a sfuggire dalle grinfie del padre di lei “Le cose ora sono diverse!”
disse convinto.
“E in cosa di grazia?” chiese la moglie
alzando un sopracciglio.
Kenji scoppiò in un pianto disperato “Lei è la
mia bambina!”
“La tua bambina ora è cresciuta Kenji. Guarda cosa è stata in grado di fare e ciò
nonostante ancora si accusa di non essere stata in grado di fare di più. Se ha
bisogno del suo ragazzo per consolarsi, lasciala fare. Noi possiamo fare ben poco
per lei!” disse cominciando a vedere sfocato a causa delle lacrime “Io vorrei
poterla aiutare in questo momento e incoraggiarla, ma non posso minimamente
immaginare cosa ella stia provando. Non ho io il peso del mondo sulle spalle.
Non posso dirle che ci sono passata anche io e che le cose si sistemeranno,
perché non lo so. Mentre Mamoru e le sue amiche,
sanno esattamente cosa sta provando, quindi per favore, se vuoi aiutare Usagi, fa che siano le persone che possono capirla
totalmente ad aiutarla ad affrontare questa situazione. Farai il genitore
preoccupato quanto tutto si sarà risolto. E poi non andranno oltre agli
abbracci e baci qui dentro davanti a tutti. Quindi il tuo timore che i due
ragazzi si spingano troppo oltre è insensato!”
Kenji guardò la moglie e asciugandole una lacrima, le disse “Hai
ragione cara, starò buono, ma continuerò ad odiare quel ragazzo!”
Quando Usagi si
calmò un po’, le guerriere Sailor andarono ad
appartarsi un po’ per discutere della situazione.
Chibiusa aveva ripreso lentamente i sensi e ancora
non riusciva a credere di trovarsi sotto all’oceano Pacifico.
“Ragazze, cosa possiamo fare ora?” chiese
la bambina non nascondendo la paura che sentiva.
“Non lo so. Non ne ho la più pallida idea!”
disse Sailor Venus,
appoggiandosi al tronco di un albero e facendo cadere la testa all’indietro. La
situazione era stressante e lei, che come Usagi
trovava del positivo in tutto, quella volta non riusciva a trovare niente per
cui rasserenarsi.
“Qualcuna per caso ha qualche proposta da fare?
Una scappatoia ci dovrà pur essere! Insomma di situazione disperate ne abbiamo affrontate, anche se non come
questa!” disse Sailor Jupider,
battendo nervosamente il piede sull’erba, calpestando così i piccoli fiorellini
che davano un tocco di colore al campo sportivo, quando questo non era
addobbato a festa.
Shingo, che non voleva perdersi nemmeno una
parola delle Sailor, decise di seguirle e magari
aiutarle se ne avesse avuto la possibilità.
“Ce l’avete sempre fatta no? Riuscirete
anche questa volta. Ne sono sicuro!” disse il ragazzino non perdendo la
speranza.
“Shingo ha
ragione, se ci arrendiamo adesso, si che è finita!” disse Chibiusa,
ritrovando un po’ di quella grinta che era stata spazza via insieme all’onda.
“Non abbiamo intenzione di arrenderci
Piccola Lady, non abbiamo solo idee di come affrontare la situazione!” disse Sailor Pluto, accarezzando la
testa della bambina.
“Inoltre non sappiamo quanto può reggere la
barriera creata da Usagi!” disse Rei, guadando
preoccupata la sua amica che era rimasta un po’ in disparte insieme a Mamoru, a osservare ciò che aveva creato, ma comunque
abbastanza vicina da sentire i dialoghi delle guerriere.
“Le acque si ritireranno presto…o almeno
dovrebbero no? Poi qualcosa possiamo inventarci!” disse Sailor
Saturn osservando l’acqua sopra di loro “Ora la
situazione ci sembra disperata perché non possiamo uscire, ma dopo un maremoto,
le acque tornano sempre al loro posto!”
“No, le acque non si ritireranno. La luna è
ancora estremamente vicina alla terra ed è fissa sopra di noi!” disse Usagi, non staccando gli occhi dalla barriera.
Kenji si avvicinò alla figlia e dopo aver
lanciato un’occhiataccia a Mamoru, che cominciò a
sudare freddo, le chiese “Come puoi essere tanto sicura?”.
Usagi accennò un sorriso al padre, sapendo che
non riusciva a capire “Io rappresento la luna. Io sono la luna se vogliamo
metterla così e difficilmente non sai dove si trova la tua persona, papà!”
Kenji non seppe cosa rispondere. Non riusciva a
capire come sua figlia potesse essere tanto legata al satellite. Poteri o meno,
gli sembrava una cosa incomprensibile.
“Ma avere la luna così vicino ti…come
dire…ti danneggia?” chiese preoccupato.
Usagi scosse la testa “No, io non risento la sua
vicinanza, anzì potrei dire di sentirmi potenziata
dalla sua presenza, ma…come vedi quello che può essere buono per me, è dannoso
per tutti gli altri!” disse stringendo i pugni.
“Ma perché è successo tutto questo? Io non
riesco a capire. Come può la luna fare tutti questi danni? Mi sembra
incredibile!” disse Shingo confuso. Non amava
l’astronomia e quel poco che aveva studiato a scuola, lo aveva completamente
cancellato dalla sua memoria.
“La forza gravitazionale della luna
consente le maree, alzando il livello del mare in base alla posizione in cui si
trova. Ora la luna è sopra di noi e i mari, attratti dalla sua forza di
gravità, rimarranno concentrati su tutto il Giappone e all’esatto opposto del
nostro paese. Per fartela semplice Shingo, se la luna
si trova a nord, le acque dei mari si innalzano a nord e a sud, mentre ad est e
ovest, l’acqua si sarà abbassata e a giudicare dalla quantità d’acqua sulle
nostre teste, in certe parti del mondo, la marea che prima ha devastato tutto,
ora si è completamente ritirata, anche più del dovuto!” disse Ami cercando di
essere il più chiaro possibile.
“Quindi il Giappone e buona parte
dell’Europa e Africa sono pressoché sommerse, mentre parte dell’Asia e
dell’America sono quasi all’asciutto?” chiese Shingo,
chiedendo conferma di quanto avesse capito.
Ami annuì, prima di ricevere un’altra
domanda. Anche la professoressa Haruna aveva seguito
il gruppetto di ragazze e questo perché una domanda lecita le ronzava in testa
da quando aveva visto la luna così vicina.
“Ma se la luna è così vicina presto o tardi
non si sconterà con la terra? È troppo vicina perché non venga catturata dalla
forza gravitazionale del nostro pianeta!”
“Non ha tutti i torti!” disse Sailor Venus, che al solo
pensiero le vennero i brividi. Alzò la testa per assicurarsi che il satellite
non fosse ancora più vicino a loro, sebbene a causa sia dell’acqua che della
luce del sole ancora presente, esso non fosse molto visibile ad occhio nudo.
“La luna è stabile. Non si avvicina, né si
allontana, né si muove intorno alla sua orbita. Kendra
la vuole ferma lì per un motivo!” disse Usagi
sospirando.
“Mi sembra ovvio, vuole impedirci di
scappare!” disse Nettuno incrociando le braccia e spostando il peso sulla gamba
destra.
Mamoru decise di unirsi alle guerriere e disse
“Credo tu abbia ragione. Vuole portarci all’esasperazione, sperando che Usagi si consegni a lei o che siamo noi stessi a
consegnarla, quando perderemo del tutto la testa!”
Sailor Saturn fece un
passo verso Mamoru e lanciando un’occhiata preoccupata a Usagi
chiese “Perché la principessa sta lì in piedi a guardare in alto?”
Mamoru sorrise tristemente e, tornando a guardare
la sua amata, disse “Ha solo paura di perdere nuovamente il controllo del
potere del cristallo d’argento e di far cadere la barriera. Osservandola, può
aumentare il suo potere e rimediare, nel caso si dovesse creare una falla!”
“Ma ora che la luna è vicina, il suo potere
non dovrebbe essere più potente? Dovrebbe avere il controllo della situazione
no? L’ha detto lei che con il suo satellite vicino, si potenziava!” disse Kenji appoggiato dalla moglie.
Quella situazione li stava facendo
esasperare. Volevano la garanzia che Usagi non
corresse nessun pericolo, ma purtroppo per loro, non ebbero questa
rassicurazione.
“Appunto! Non dovrebbe essere in grado di
sconfiggere il nemico e di rimettere tutto a posto? Dopotutto, lei è Sailor Moon, no?” chiese Shingo, che aveva sempre considerato Sailor
Moon come la paladina più forte del mondo.
Rei sorrise tristemente all’entusiasmo del
fratello e rispose ai familiari della sua amica “Non è così! Cioè Sailor Moon è potente, più
potente di noi, questo è vero, ma Usagi non è inesauribile. È pur sempre un essere umano, con
necessità umane e il corpo non può gestire tutto questo stress! Soprattutto
dopo il costante utilizzo che ha fatto del suo potere in questo periodo!” disse Rei sospirando.
Shingo rimase deluso dalla risposta.
“E se usassimo il teletrasporto?
Però non possiamo trasportare tutti fuori di qui!” disse Sailor
Saturn, per poi sbuffare, quando comprese che il suo
piano era stato accantonato da lei stessa.
“Noi combattiamo per proteggere il pianeta,
se usassimo il teletrasporto per salvare solo noi stessi, che senso avrebbe avuto
lottare fino ad adesso?” disse Sailor Venus, cercando di rilassare i suoi nervi accarezzando il
pelo morbido di Artemis che gli si era rifugiato in
braccio.
“Ti ricordo che il nostro compito non è
solo quello di proteggere la terra, ma anche la principessa. Finchè lei è viva ci sarà sempre un motivo per combattere!”
disse Sailor Urano.
“A quale scopo?” disse Usagi
con una voce alterata, che fece voltare tutti verso di lei “Ripetete sempre che
io devo essere protetta a tutti i costi. Ma a cosa servirebbe rischiare la
vostra vita per salvare la mia? Il nemico vuole me e non si fermerà davanti a
niente. Dovrei vedervi morire tutti quanti nuovamente davanti ai miei occhi e
affrontare quella solitudine e quel dolore che la battaglia contro Galaxia ha scaturito in me? No! Potete chiedermi qualunque
cosa, ma non di riaffrontare dei momenti del genere!” disse Usagi,
girandosi a guardare in modo severo le sue compagne.
Ikuko e Kenji la osservarono
e videro il dolore nei suoi occhi. Non riuscivano a immaginare cosa la loro
figlia avesse affrontato in quegli anni.
“Ma perché
non capisci? Tu sei l’unica speranza per questo pianeta. Finchè tu sarai in vita, le cose si possono sistemare!”
disse Sailor Urano alzando la voce e guardando con
uno sguardo duro la sua principessa.
“Ma andiamo Haruka
guardati intorno. A sentire Mamoru ben poche cose si
sono salvate sul nostro adorato pianeta, come pensi che io possa sistemare le
cose?” disse Usagi esasperata.
“Come hai potuto proteggere la terra fino a
questo momento e come avresti il potere di distruggere il pianeta, puoi anche
salvarlo!” disse Sailor Urano incrociando le braccia
“Tu sei forte!”
Usagi abbozzò a un sorriso triste “No, non è
vero!”
“Usagi, ma…!”
disse Ikuko debolmente, facendo voltare la ragazza
verso di sé, che la guardò dispiaciuta.
“è così mamma, io non sono così potente
come tutti credono. Non sono riuscita a proteggere la terra dall’influenza
della luna come avrei dovuto o non ci troveremmo chiusi in una cupola
sott’acqua senza via d’uscita. Se ho il potere di distruggere il pianeta, non
vuol dire che ho la forza di fare il contrario. Distruggere ci vuole niente,
ricostruire e tutta un’altra cosa. Per abbattere questa scuola ci vorrebbe
semplicemente qualche bomba ben posizionata e via, cadrebbe giù come se fosse
di carta, ma quanto lavoro ci vorrebbe per ricostruirla? E stiamo parlando di
un palazzo, hai idea di cosa vuol dire dover ridare vita alla maggior parte del
pianeta? No, non credo…non ce l’ho nemmeno io!” disse Usagi
fissando la guerriera di Urano, fronteggiando il suo sguardo.
“Forse è vero! Non mi rendo conto di cosa
voglia dire, ma se pensi che noi ti sopravvalutiamo troppo, tu al contrario ti
sottovaluti. Sono convinta di questo perché ti ho già sottovalutato in passato.
Non avrei scommesso un soldo su di te la prima volta che ci siamo incontrate.
Non credevo che saresti riuscita a salvare il pianeta dall’esercito del
silenzio e invece non solo ci sei riuscita, ma hai anche protetto Sailor Saturn, la guerriera che
noi outher Senshi eravamo
convinte di dover eliminare. E che dire di Galaxia?
Sei riuscita a sconfiggerla, a cambiarla e a confinare Chaos
nell’oscurità dell’universo. Hai avuto successo anche quella volta ed hai fatto
tutto da sola!”rispose Urano.
“Non definirei la vostra morte e quella di Mamo-chan un successo!” Urlò Usagi
con le lacrime agli occhi. Mamoru corse immediatamente
al suo fianco e la strinse al suo petto, sentendosi nuovamente in colpa per
averla abbandonata.
Ikuki e Kenji guardarono
la figlia sconvolti. Pensare che le sue compagne e il suo ragazzo fossero
morti, fece venire loro un tuffo al cuore.
Quanto avrebbero voluto portare loro un
fardello del genere e ridare serenità Usagi.
“Ma poi siamo tornate in vita. Tutto si è
risolto!” disse Sailor Saturn.
“Si, ma non sono stata io a ridarvi la
vita, è stata Galaxia o non so quale altra fonte di
potere, ma ora non sareste qui se fosse stato per me!” disse Usagi singhiozzando. Non riusciva a sopportare più quella
pressione che tutti le caricavano addosso.
“Io non sono più potente di voi, sono
potente grazie a voi. Se fossi stata da sola saremmo stati tutti sommersi!”
disse Usagi mordendosi le labbra.
“Fino a prova contraria sei tu che stai
proteggendo tutti noi dall’essere
sommersi con quella barriera!” disse Sailor Jupiter, puntando il dito in aria.
“Sono riuscita ad innalzarla solo perché mi
avete donato i vostri poteri!” disse Usagi
esasperata.
“Solo perché sei stremata, ci saresti
riuscita da sola altrimenti!” disse Sailor Saturn convinta di quello che diceva.
“Forse si, forse no, ma ciò non toglie che
io non ho tutto quel potere che voi pensate!” disse cercando di trattenere i
singhiozzi “Fate troppo conto sui miei poteri, ma io…io…non…non…”
“Adesso calmati Usako!”
disse Mamoru stringendola più forte, per poi
rivolgendosi alle ragazze disse “Adesso stiamo pretendendo un po’ troppo da
lei!”
“Mamoru ha
ragione! Il cristallo d’argento ha un potere sconfinato e potrebbe davvero
ricostruire il pianeta, ma il suo potere è proporzionale al potere della sua
custode e cresce insieme a lei. Quindi Usagi davvero
potrebbe non avere questa capacità. In questi anni di lotta il suo potere, come
anche il vostro, è aumentato, ma forse non abbastanza!” disse Luna.
“Neo
Queen Serenity nel futuro
ha potuto fare qualcosa di simile, anche se il pianeta più che distrutto era
addormentato sotto una coltre di ghiaccio, ma aveva il cristallo d’argento da
molto più tempo di Usagi. Quindi per ora non
stressiamola troppo, una cosa per volta! E tu principessa, tranquilla. Stai
facendo un ottimo lavoro!” disse Sailor Pluto abbozzando un sorriso.
“Non ottimo, grandioso! Anche se poche,
queste vite sono importanti e tu stai facendo quello che è necessario per
preservarle!” disse Chibiusa, cercando di
incoraggiare Usagi, la quale ringraziò le due
abbozzando un sorriso.
Le Sailor del
sistema solare interno, si avvicinarono a Usagi
strofinandole la schiena, facendole capire che loro le erano vicine e che non
le avrebbero chiesto più di quello che lei poteva.