Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Harley Sparrow    12/04/2014    11 recensioni
|Helsa| |Hans + Elsa| |ho pubblicato anche il seguito, Fix You|
*
Un amore che non diede loro la forza di volare, ma di lasciarsi precipitare. E tornare a vivere.
*
"Ora capisco per quale motivo siete qui..." [...] Elsa strinse la tazza fra le mani, aggrappandosi a essa come se fosse l’unico modo per non cadere "vi siete resa conto che qualche anno di pace non è stato sufficiente per guarire le ferite di una vita, non è così?"
Lo guardò sbigottita e si affrettò a squittire un "no!" che rivelò tutta la sua fragilità e insicurezza.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bring me to Life'
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Capitolo 2

BLOW
 
“Le conseguenze delle nostre azioni ci prendono per i capelli, del tutto indifferenti al fatto che nel frattempo si sia 'migliorati'.”
[Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male]
 
 
 
 
In base alle leggi del Regno delle Isole del Sud, per tenere un processo contro un membro della Famiglia Reale era necessaria la presenza di tutti i testimoni dell'atto di tradimento, inclusa la regina Elsa. 
Quasi due mesi dopo aver rispedito Hans nel suo regno, Elsa aveva dovuto recarsi al cospetto della corte regia per presenziare al processo.
Quando le era arrivata la lettera che portava il sigillo della famiglia Westergard aveva avuto davvero paura, così Anna, cercando di non badare al freddo che si era impossessato della stanza, gliel'aveva strappata di mano e aveva letto per lei. Si era perfino offerta di accompagnarla, ma Elsa aveva rifiutato, convincendola che non potevano lasciare entrambe il Paese (visti gli inconvenienti passati che erano derivati da questa irresponsabilità) e per di più
– ma si era ben guardata dal confessarglielo  voleva proteggerla da Hans e dalla sua famiglia, qualsiasi cosa le avessero detto o fatto. Aveva notato quanto il tradimento di Hans l’aveva ferita, e sapeva che se i due si fossero trovati di nuovo faccia a faccia Anna ne avrebbe sofferto. 
 
Al suo arrivo era stata accolta come l'ospite d'onore, e forse lo era davvero; le avevano assicurato che l'idiota 
– scusatemi, Vostra Maestà, se chiamo così il mio fratello minore, ma suppongo che possiate convenire con me che questo appellativo gli si addica  era rinchiuso nella sua camera, sorvegliata da numerose guardie.
"Ha tentato di fuggire?" aveva chiesto Elsa incuriosita. 
"No, anzi: se n'è stato zitto e tranquillo per tutto il tempo..." rispose il principe di cui Elsa aveva già dimenticato il nome, poi aggiunse divertito "mio fratello, il re, dopo aver letto la Vostra lettera era furioso, dico sul serio. Non mi sono mai divertito tanto!"
Elsa lo guardò incredula, e cercando di capire perché la continuava a guardare. Forse si aspettava che gli chiedesse come lo avevano torturato? Quella famiglia non le piaceva per niente, soprattutto quando parlavano di Hans come se fosse l'ultimo bastardo capitato in quella famiglia; si chiese, e si diede della pazza per questo, se si sarebbe sentita più tranquilla se lo avessero difeso, anche se sapeva che Hans era indifendibile. Possibile che a nessuno fosse venuto il dubbio che lei stesse mentendo? Possibile che fosse tutto così semplice?
Scacciò quei pensieri dalla mente e trovò il coraggio per chiedere di vederlo. Forse era stata troppo arrogante, ma era stufa di ascoltare il blaterare fastidioso di George
– o qualunque fosse il suo nome. 
"È possibile? Magari prima del processo?" chiese ingenuamente. 
Il principe l'aveva guardata sbigottito, colpito dalla sua richiesta così insolita, balbettando che '''il protocollo non prevedeva una cosa simile, ma... ma...
'Scusate se non vi ho supplicato di rivelarmi come avete torturato Hans, se con la corda o con il fuoco' pensò Elsa, spazientita. 
"Principe", gli aveva sussurrato cercando di stare calma e di sembrare più convincente possibile "vostro fratello ha tentato di uccidere mia sorella... e me" aggiunse guardandolo con sguardo di accusa. "Voglio sapere solo se ha qualcosa da dirmi, e..." non era ancora abbastanza convincente "voglio leggergli la dichiarazione che ho scritto per il giudice, solo per assicurami che sia concorde con me su quello che è successo. Su quello che ha fatto."
Il principe ci pensò su per alcuni istanti con sguardo desolato, poi, disse con decisione "seguitemi."
 
Quando entrò nella stanza lo vide subito: era seduto sul davanzale della finestra esattamente davanti alla porta a fissare con interesse ciò che c'era fuori, come se dovesse imparare a memoria tutto ciò che vedeva; la testa dai capelli fulvi appoggiata al vetro.
"Sapevo che sareste venuta, Vostra altezza."
La voce che l'accolse era molto diversa da quella calma e suadente che aveva conosciuto i mesi prima. Sembrava molto più simile al tono accusatorio che aveva usato contro di lei per dirle che era colpa sua se Anna era morta, e questo la fece rabbrividire. E infuriare.
"Parlate come se mi conosceste” osservò lei con ostilità, intenzionata dal principio a erigere un muro di ghiaccio fittizio
– per il momento  fra sé e il principe.
“So più cose su di voi di quanto non pensiate...” le rispose con semplicità.
Elsa non voleva sapere cosa Hans pretendeva di sapere su di lei, ma non riuscì a trattenersi dal cercare di ferirlo, facendogli notare che evidentemente aveva avuto molto tempo per rifletterci su. Lui rimase a fissare il vuoto oltre la finestra, con un sorriso paradossalmente divertito. Seguirono alcuni istanti di silenzio, rotti da Elsa poco dopo.
“Principe Hans 
" incominciò, ma venne subito interrotta dal suono della voce di lui. 
"
...Non ancora per molto, non trovate?!" le disse in tono piatto, privo di amarezza, mentre si girava per guardarla.
Per un attimo si era aspettata di vederlo coperto di lividi, ma si diede della sciocca quando realizzò che lui non era un semplice cittadino, quelle cose non potevano fargliele. Era solo molto pallido, probabilmente a causa della reclusione forzata.
Rimasero a fissarsi per alcuni istanti e mentre lei sentiva il nervoso ribollirle nello stomaco, dovuto anche alla calma che lui ostentava, lo sentì continuare. 
"Quel che mi chiedo è... perché siete qui, potendo trovarvi... Che ne so, in una sala da ballo a civettare con qualche bel duca straniero...? Perché siete venuta da me, Vostra Altezza?"
Era vero; che ci faceva lì, a farsi prendere in giro da un arrogante, piccolo...Principe da quattro soldi?! Voleva solo chiedergli qualche spiegazione, ma, che sciocca, davvero credeva che lui sarebbe stato disposto a fornirgliela?
"Non lo so, per essere sincera." sbottò alla fine, e aggiunse "forse perché i vostri fratelli non mi vanno a genio più di voi." ripensando al principe che l’aspettava fuori.
"E quindi siete venuta da me. Sono commosso" disse fingendosi deliziato.
'Non mi piace per niente' pensò la regina, facendo un passo indietro. 
"Spero per voi che non siate qui in cerca delle mie scuse ufficiali..." continuò, tornando a fissare il vuoto oltre la finestra "non le avrete". 
"Non sono qui in cerca di scuse, principe" calcò l'appellativo cercando di inserirci tutto il disprezzo che sentiva in quel momento, poi con un sorrisetto beffardo aggiunse "...ma se desiderate farmele, accomodatevi".
Come se non l'avesse sentita, continuò a guardare fuori, e lei si chiese esasperata cosa ci fosse di tanto interessante che lo distraeva da lei. Passarono altri istanti, imbarazzanti per lei, colmi di noia per lui. Poi la voce acuta della regina ruppe il silenzio.
"Voglio solo capire. Aiutatemi, perché non ci riesco"
"Capire cosa?" disse divertito "perché un bambino maltrattato dai dodici fratelli più grandi, cresciuto nell'odio, e nel rancore..." la sua voce era tagliente, fastidiosa. "...Giunto nel Vostro regno, ha avuto la bella pensata di commettere una strage
– ahimè, senza successo?" con un movimento rapido scese dal davanzale, che gli arrivava ora alle spalle, provocando un tonfo che colse di sorpresa la regina, la quale fece un passo indietro, allarmata – azione che lui notò compiaciuto.
"Cosa vi ha detto la principessa su di me?"
Il pensiero di Elsa corse ad Anna. Non si poteva dire che la sua era stata una cronaca del tutto accurata su ciò che era successo in quella camera, davanti al focolare. Anna le aveva detto ben poco, e ad Elsa tornò in mente la voce stridula della sorella che diceva "è stato orribile", "cattivo", "...voleva ucciderti...UCCIDERTI!"
"Mi ha detto che desideravate ardentemente la mia corona. Che per averla sareste stato disposto a sposarla... E a uccidermi." disse Elsa imbarazzata, realizzando che forse Anna non le aveva detto proprio tutto.
"...Ha detto che vi sareste poi presentato come salvatore di Arendelle..." aggiunse, cercando di non dare a vedere il suo smarrimento.
"Ah, noto che Vostra sorella vi ha taciuto la parte più importante... La parte più umiliante per lei."
Pensieri orribili si offuscarono nella mente della regina. 
"Cosa le avete fatto?" sussurrò spaventata.
Un'altra risata più fredda e divertita la portò sull'orlo di perdere la calma. Era davvero insopportabile.
Rimase immobile Elsa quando il principe cominciò a girare attorno a lei come uno squalo pronto ad attaccare la sua preda.
"Non le ho fatto niente, state tranquilla" disse "le ho solo detto che non l'ho mai amata. Che nessuno avrebbe mai potuto amarla..."
"Le avete spezzato il cuore!" lo accusò subito senza aspettare che Hans finisse di parlare.
"Forse. Ho sentito dire però che si è consolata in fretta" commentò velenoso.
Elsa rimaneva immobile mentre lui le girava ancora intorno. Poi sentì quelle parole che le trapassarono il cuore da parte a parte, facendolo sanguinare di rimorso e rabbia.
"A proposito, devo correggervi: voi le avete spezzato il cuore, ricordate, Vostra Altezza?"
Boccheggiò udendo quelle parole crudeli. Si sentiva ancora in colpa per quello che aveva fatto, ma nessuno, nemmeno Anna le aveva rinfacciato questa faccenda; e lei aveva sempre sperato che nessuno lo facesse, non ad alta voce.
"È stato un incidente!" sentiva le lacrime bruciarle gli occhi, ma le ricacciò subito indietro: non avrebbe mai dato ad Hans la soddisfazione di vederla così...debole.
La risata le arrivò dalle spalle, così si voltò verso di lui, gli occhi verdi si scontrarono con quelli blu di lei, che improvvisamente si sentì la stessa bambina impaurita che aveva rifiutato di dargli la mano. Così piccola... Così debole... Un mostro.
Era pronta ad insultarlo, quando una guardia entrò senza bussare nella stanza per scortare la regina fuori.
"Il tempo è scaduto, regina Elsa"le disse guardando attentamente i due che si fronteggiavano a distanza di un metro l'uno dall'altra. 
"Datemi ancora un istante" sbottò lei, continuando a sostenere con notevole fatica lo sguardo del principe che aveva davanti, e quando si accorse di essere stata scortese aggiunse un "per favore" sbrigativo.
La guardia lanciò occhiate sospettose ai due e richiuse la porta dopo aver biascicato "cinque minuti" in un tono che non ammetteva repliche.
"Voi non avete il diritto di giudicarmi!" cominciò, sentendo la temperatura della stanza scendere.
"Scommetto che Anna ci ha messo una pietra sopra senza parlarne. Ma voi sapete che ho ragione." continuò lui, rigirando il coltello nella piaga: voleva vederla sanguinare.
"...È così?" vedendo che la risposta tardava ad arrivare, cambiò discorso.
"Comunque, non speravo di rivedervi solo per dirvi quello che voi non avete il coraggio di ammettere..." disse sempre alle sue spalle, e lei capì che era ora di allontanarsi da quel serpente a sonagli pronto a morderla. Fece qualche passo avanti, e mettendosi davanti alla finestra scorse finalmente quello che stava guardando il principe con tanto interesse: la finestra dava su un cortile interno dove un cavallo
– il suo cavallo  trottava libero e spensierato. Evidentemente per due mesi non aveva potuto fare altro che guardarlo da lontano.
"E cosa volevate dirmi?" chiese distratta.
"Ormai non ho più niente da perdere, ed essere sincero è l'unica cosa che posso fare" iniziò lui cauto, passando al tono gentile che ormai non gli si addiceva più.
"Quello che Anna non vi ha riferito
– forse per lo stesso motivo per cui non avete parlato del vostro 'incidente' – è che..." la sua voce si abbassò improvvisamente "io volevo voi, Elsa. Non lei."
 
Elsa passò tutta la vita a chiedersi per quale motivo si era voltata di scatto per guardarlo, per cercare di scorgere se nei suoi occhi riusciva a leggere un minimo di sincerità. Se l'era ritrovato davanti, pericolosamente vicino.
Si chiese anche come aveva potuto permettere che quell'uomo le afferrasse il viso e premesse le calde labbra sulle sue, perennemente fredde.
Il serpente aveva attaccato, e in un modo che l'aveva colta davvero impreparata. Era rimasta a subire l'attacco completamente inerme, con gli occhi sbarrati, finché non si era riscossa e gli aveva sferrato uno schiaffo in pieno viso.
“Come osate?” gli aveva urlato, arrossita in viso, mentre lui con una mano si massaggiava la guancia e rideva di gusto nel vederla così a disagio.
Poi Elsa lasciò la stanza di corsa, ma non prima di avergli augurato di andare all’inferno.
 
"State bene, Vostra altezza?"
Era sconvolta, e perfino la guardia che li aveva interrotti poco prima lo aveva notato. Aveva biascicato in preda all’ira che Hans l'aveva insultata, che meritava ogni punizione possibile... e per tutti era bastata questa risposta.
 
Aveva espresso il desiderio di trascorrere da sola il tempo rimanente, perciò si rinchiuse nella biblioteca reale per sistemare la dichiarazione che il giudice avrebbe letto di fronte alla corte durante il processo. E per pensare in pace a quello che era successo prima. Ma non ce la faceva a pensare: riusciva solo a rivedere quella scena a rallentatore, come se il mondo si fosse fermato in quei trenta secondi, destinati a ripetersi all'infinito.
'Ha abbassato la voce per non farmi sentire che si stava avvicinando'. Ripeteva a sé stessa, focalizzando l'attenzione su quell'aspetto del tutto superficiale di quello che era successo, per non dover pensare a quello che le aveva detto. Davvero voleva lei? E allora perché aveva messo in mezzo Anna? Perché?
 
"Io, regina Elsa I di Arendelle dichiaro, e giuro davanti a Dio, alla corte del regno delle Isole del Sud, e ai reali della famiglia Westergard che nei giorni successivi la mia incoronazione il principe Hans si è macchiato della colpa di alto tradimento, tentando di uccidere me e mia sorella, la principessa Anna, dopo aver appreso che quest'ultima, in seguito a un incidente che ha messo a repentaglio la sua vita, non avrebbe più potuto sposarlo.
Su queste dichiarazioni chiedo una punizione esemplare che sia congrua alla colpa da lui commessa.

In fede, Regina Elsa I di Arendelle.
14 ottobre 18-"
 
Il vecchio ministro della giustizia soppesò per alcuni istanti sulle ultime parole, per permettere che arrivassero a tutti, poi aggiunse:
"La Regina ha qualcosa da aggiungere?"
Elsa, che aveva passato tutto il tempo dell'apertura del processo e della lettura della sua dichiarazione a ripensare a quello che era successo poche ore prima, gettando occhiate ansiose ad Hans, seduto in mezzo alla sala sotto gli occhi inquisitori di tutti, e cercando disperatamente di dare un senso alle ultime parole che le aveva rivolto, non aveva capito che il giudice si era rivolto a lei.
"Dico, avete qualcosa da aggiungere!?" ripeté con una nota di fastidio nella voce.
"No..." si riscosse imbarazzata, in fretta "No." disse ora più decisa, notando il fantasma di un sorrisetto beffardo increspare il viso di Hans.
 
Il processo si concluse solo un'ora dopo: se Hans fosse stato un semplice popolano probabilmente il processo sarebbe stato più veloce, ovviamente se non fossero riusciti a freddarlo sul luogo del tentato omicidio. E fortunatamente i membri della sua famiglia non cercarono di trovare scappatoie, non si schierarono dalla sua parte, cosa che colpì non poco Elsa: era sicura che Hans avesse esagerato con il dire che lo odiavano. Pensava che stesse solo facendo la vittima, a dire il vero, e ne era ancora abbastanza sicura.
Hans, privato dei suoi titoli, dei possedimenti e delle terre che gli spettavano, sarebbe stato mandato in esilio in un piccolo regno a metà strada fra Arendelle e le Isole del Sud, l'unico regno i cui sovrani non erano imparentati né con Hans né con Elsa, dove avrebbe vissuto alla corte del re in qualità di "ospite indesiderato", a tempo indeterminato.
"Cioè fino a quando sarà abbastanza vecchio da non creare fastidi a nessuno" si disse Elsa compiaciuta.
 
Una volta terminata la seduta, tutti si alzarono ed Elsa li imitò, non del tutto convinta di quello che ora c'era da fare. Forse cenare? Non aveva fame.
Delle guardie prelevarono Hans dal suo posto per scortarlo nelle sue stanze in attesa del giorno in cui la nave lo avrebbe portato nel luogo dell'esilio. I loro sguardi si intrecciarono per alcuni istanti. Lei era quasi tentata di andare a dirgli qualcosa, forse chiedere una stramaledetta spiegazione per quel bacio, ma quando mosse un piede verso di lui e vide bene l'espressione abbattuta che gli caratterizzava il viso, arrossì violentemente e si bloccò.
"È completamente solo" realizzò. 
"Mia regina" la voce possente di uno dei tredici fratelli la ridestò dai suoi pensieri "per quanti giorni vi fermerete? Sapete che qui siete la benvenuta!"
Era bastata una giornata a contatto con quella famiglia per far precipitare tutte le sue certezze, ma di una cosa era assolutamente certa: non sarebbe stata lì un giorno di più.
"Perdonatemi, Vostra maestà, ma non posso trattenermi a lungo: ho un regno da governare..." cominciò con un tono dolce "...e ricostruire." aggiunse seria. "Partirò domattina. All'alba."
Poi, le venne un'idea: voleva avere la prova della veridicità su ciò che le aveva detto Hans sui suoi fratelli, cioè che non lo avevano mai amato, così aggiunse:
"D'altra parte, mio principe, sono convinta che le Vostre maestà vorranno passare più tempo possibile con il loro fratello, visto che non vi vedrete per molto tempo
"
La risata divertita che interruppe il suo discorso fu la prova lampante che aveva ragione. Hans aveva ragione a volersene andare da quella famiglia. E lei non sarebbe rimasta un minuto di più al loro cospetto, non dopo le orribili parole che seguirono la risata...
"Lo odiamo da quando è piccolo."
Insensibili.
"Non meritava la nostra simpatia."
E voi non meritate la mia.
"Sono sicuro che nessuno di noi andrà mai a trovarlo"
Disgustosi. 
"Perché? Cosa vi ha fatto di male?" lo aveva interrotto cercando di sublimare la sua furia con la curiosità.
"È per il fatto che esiste, non so se mi spiego." una voce era arrivata alle sue spalle. Principe Siegfried.
Idioti voi. 
Idiota io che mi preoccupo.
***
 
Partì all'alba, come aveva stabilito, e finalmente, mentre si trovava a prua della nave a osservare la nuova alba che sorgeva con il vento che le faceva muovere i capelli in una danza folle e disarticolata, si sentì serena.
Felice di tornare nel suo adorato regno, dalla sua adorata sorella.
Libera di poter esercitare i suoi poteri senza più nuocere a nessuno.
Sollevata dal peso sul cuore del pensiero di Hans e del suo processo.

…Ma in cuor suo sapeva che, forse il ruggito del vento nelle sue orecchie poteva impedire alle parole di Hans di entrare con tanta violenza nella sua mente, ma una volta a casa avrebbe dovuto fare i conti con tutto quello che aveva visto e sentito durante la sua breve permanenza nelle Isole.
 
 
 
 

NOTE AUTRICE: 
Questo capitolo non ha il titolo di una canzone in particolare. Blow significa “colpo”, “percossa”, “mazzata”… (cit. Google) Mi è sembrato carino e adatto.  
Nel primo capitolo ho adottato il punto di vista di Hans, ma come ho già detto a qualcuno che lo ha recensito, è stata un’esperienza davvero traumatica: mal di testa a parte, quell’uomo è un enigma troppo enigmatico per me!! Perciò da adesso il punto di vista sarà di Elsa.

La data scritta a metà: boh, nei romanzi ambientati nei secoli passati facevano sempre così gli scrittori, quindi volevo copiarli! *.* Francamente non so in quali anni sia ambientata la storia, penso intorno al 1805/10…? Boh. Voi che dite? Voglio cercare di rendere il più realistico possibile questa storia, e spero che lo apprezzerete.
Pur essendo un’appassionata di Storia, non so se è mai accaduta una cosa del genere (un principe che tenta di ammazzare le principesse di un altro regno). Ho pensato che i casi potevano essere due, visto che impiccarlo sarebbe stato sconveniente per tutti, me compresa: i famigliari del (deficiente) avrebbero potuto dichiarare guerra ad Arendelle per difendere l’onore del principe, oppure avrebbero potuto scegliere l’esilio. Di solito gli esiliati finivano la loro miserevole vita nell’indigenza (il pensiero corre a Foscolo <3), ma Hans è un principe. Quindi vivrà per sempre. E quindi ecco il regno sconosciuto che si fa avanti.
 
   
 
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