Capitolo 8: Cercando idee
Le guerriere continuarono a proporre
diversi piani, ma nessuno si era dimostrato funzionale.
“Ragazze, qui non ci siamo. Qui stiamo
parlando di un piano di evacuazione per tutte
le persone qui presenti, nessuna esclusa. Abbiamo già perso parecchie vite sul
pianeta, cerchiamo di preservarne il più possibile. Se vi vengono in mente
altre idee ditele pure, ma se sapete già che non prevede la salvezza di tutti,
allora non proponetele!” disse Mamoru togliendosi il
cappello e passandosi una mano tra i capelli, gesto che in genere faceva quando
era nervoso. Usagi, lo sapeva e strinse la presa sul
suo ragazzo, dalla quale non si era ancora separata.
Si sentiva più calma rispetto a prima. Mamoru le aveva permesso di sfogare tutte le sue lacrime e
aveva compreso che le sue compagne avevano capito come si sentisse.
Non le avrebbero fatto più pressione o
almeno sperava. Sapeva che il compito più duro era sempre spettato a lei a
causa delle sue origini, ma non per questo dovevano fare affidamento solo sulle
sue forze, perché lei non era infallibile.
Rei era quella che l’aveva compreso più di
tutte.
Forse grazie al rapporto che c’era tra loro
due, per quelle volte che lei si era confidata con la guerriera di marte perché
necessitava di qualche consiglio o forse perché la sacerdotessa era l’unica a
considerare tutte loro come esseri umani prima di ogni altra cosa. Erano umani
che avevano ancora i ricordi e poteri di vite in cui erano alieni e non
extraterrestri che si camuffavano da uomini.
Le
ragazze continuarono a proporre altre idee e Sailor Jupiter propose la sua, convinta che essa potesse essere la
soluzione “Se teletrasportassimo tutti in un altro
tempo?” chiese per poi rivolgersi a Sailor Pluto “Dovresti essere in grado di farlo!”
La
guerriera di Plutone scosse debolmente la testa “Si,
ho il potere per farlo, ma…non mi è concesso di fare una cosa del genere!”
“Allora
che serve avere il controllo sul tempo, se non puoi praticamente mai usarlo?”
chiese Sailor Venus
confusa.
“Io
sono solo la guardiana del tempo, non sono la padrona. Chrono
è colui che lo padroneggia e se uso il mio potere senza il suo consenso, ci
saranno solo ripercussioni!” rispose Sailor Pluto sospirando “Non dico questo perché ho paura di
rimetterci la vita, qui non si parla solo di me, tutti verremmo puniti se
facessi oltrepassare la porta del tempo a questa gente. A nessuno è concesso di
conoscere il proprio futuro, né tanto meno di andare nel passato con il rischio
di cambiarlo!”
Le
guerriere guardarono Pluto con aria confusa e la
donna comprese quale era loro domanda.
“Per
voi è stata fatta una eccezione, ma sinceramente voi tutte sapete poco del
vostro futuro. Siete a conoscenza del fatto che continuerete a proteggere la
principessa, ma questo è il vostro compito, come il mio, quindi più che
conoscenza di quello che sarete, è stata una conferma di quello che siete!” Setsuna fece una pausa e si rivolse a Usagi
e Mamoru “Per voi invece la questione è più
complessa. Vi è stato concesso di sapere molto sul vostro avvenire e di
viaggiare nel futuro, perché la terra è stata minacciata da un nemico
proveniente da quel tempo. Concedendovi uno sguardo sul futuro, vi ha permesso
di comprendere meglio cosa fare per annientarlo, ma credo che voi vi siate accorti che delle
ripercussioni ci sono state e scommetto che le vivete ogni giorno sulla vostra
pelle!” disse Sailor Pluto
con uno sguardo serio.
Usagi
abbassò la testa “Hai ragione. Sarebbe stato meglio non sapere!”
Ikuko
e Kenji si guardarono confusi perché non
comprendevano di cosa stessero parlando, mentre le guerriere si scambiarono uno
sguardo stranito, come a voler capire il perché di quella affermazione.
“Ma
Usagi…cosa stai dicendo?” chiese Sailor
Venus, la quale avrebbe dato tutto l’oro del mondo
per sapere se avrebbe esaudito il suo desiderio di diventare una star.
“Usako ha ragione. Non fraintendete, siamo contenti di come
dovrebbe svilupparsi il nostro avvenire, anche se certe cose ci terrorizzano,
ma sapendo quello che ci aspetta, come possiamo fare liberamente le nostre
scelte, senza che ci sfiori per la testa l’idea che quell’azione
che stiamo facendo, non cambi le cose. Una mossa sbagliata e il nostro futuro è
cambiato. È noi abbiamo molto da perdere!” disse Mamoru
guardando Chibiusa, la quale si morse il labbro.
Aveva
avuto anche lei lo stesso pensiero.
Sua
madre le aveva detto di non accennare niente sugli eventi del futuro, per
lasciare libera scelta a Mamoru e Usagi,
ma più volte si sentiva prendere dal panico, pensando che a causa anche di un
solo piccolo cambiamento, lei sarebbe potuta non nascere. Nel caso i due
avessero concepito un figlio prima del previsto, non sarebbe stata lei e se lo
avessero concepito dopo idem.
Doveva
solo sperare che le cose andassero per il meglio, ma a dirla tutta, lei sapeva
che qualcosa era già diverso, come lo sapeva Sailor Pluto.
Nel
suo tempo, nessuno mai aveva attaccato Neo Queen Serenity, con la luna e il mondo non era mai stato sommerso
dalle acque.
“Uhm,
non ci avevo pensato. Mi dispiace!” disse Sailor Venus vergognandosi un po’. Quello che per lei un momento
prima era una fortuna, in quel momento le sembrava quasi una maledizione. Lei
in fondo non aveva conosciuto sua figlia e non doveva temere di perderla a
causa di una scelta diversa da quella della futura sé stessa.
Le
sailor tacquero per qualche istante, finchè Sailor Jupiter
disse “Io non ho altre idee ragazze”.
Usagi
chiuse gli occhi sospirando e staccandosi, a malincuore, dal caldo abbraccio di
Mamoru, riprese la sua postazione a controllo della
barriera.
“Usagi, stai bene?” chiese Mamoru
con un tono preoccupato.
La
ragazza annuì, “Voglio solo controllare che il mio momento di debolezza non
abbia intaccato la barriera, ma sto bene!”
“Tu
dici di stare bene anche quando non è vero!” disse Rei incrociando le braccia.
“In
questo momento sto bene…davvero!” rispose abbozzando un sorriso all’amica “Ho
ancora parecchia energia!”
“Si,
ma non resisterai per sempre!” disse Chibiusa,
ponendosi davanti alla ragazza e con determinazione le chiese “Forse se mi dai
il cristallo d’argento, posso sostituirti quando sarai stanca!”
La
bambina voleva aiutarla. Voleva mostrare che poteva essere la degna erede di Sailor Moon, ma soprattutto
voleva che Usagi non si trovasse in pericolo e non
perché era sua madre, ma perché le voleva bene.
Quest’ultima
sorrise, ma scosse la testa.
“Ma
perché no?” chiese la bambina demoralizzata, pensando che non le venisse
concessa l’opportunità di aiutarla solo perché era piccola.
“Chibiusa ha ragione. Se fate a turno non vedo cosa ci possa
essere di male, ognuna di voi può così riposare per essere al pieno delle forze
quando combatterete!” disse Shingo, avvicinandosi
alle guerriere.
Ami
appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo e disse “So che sei preoccupato per
tua sorella Shingo e questo ti fa onore, ma il
cristallo d’argento può essere usato solo da Usagi.
Ognuno di noi ha il suo potere e nessuna può sostituire l’altra!”
“Ma
io posso prendere il posto di Usagi!” disse Chibiusa “Avrò i suoi stessi poteri un giorno!”
“Chibiusa, il tempo di passare il cristallo d’argento a te a
Usagi, la guardia si abbasserebbe e la barriera si
romperebbe!” disse Mamoru.
“Si
romperà comunque quando Usagi non reggerà più lo
sforzo! Allora perché non tentare?” disse Chibiusa
arrabbiata, pestando un piede a terra.
Sailor
Pluto le si avvicinò e abbassandosi per poterla
vedere in faccia, le rispose “Piccola Lady, il cristallo riconosce come suo
custode una persona per volta. Hai potuto usare quello del futuro, nonostante
la custode fosse tua madre, perché in quel momento lei non era disponibile. Inoltre devi tenere
conto che il cristallo del futuro è ben conscio della tua presenza. Lui sa che
sarai la sua prossima custode, ma per il cristallo di Usagi,
tu ancora non esisti!”
“E
se andassi a prendere il cristallo d’argento del futuro?” chiese la piccola,
speranzosa di aver trovato una soluzione efficace.
“Lasceresti
il tuo futuro senza il suo protettore!” disse Pluto
“Inoltre, questo avvenimento, non essendosi mai verificato nel tuo tempo, può
aver modificato il futuro più di quanto possiamo immaginare e non sappiamo cosa
troveresti. La terra potrebbe anche essere ormai un luogo disabitato o non
esserci più un pianeta terra!”
“Ma
io sono ancora qui, quindi i miei genitori sono ancora vivi!” insistette la
piccola.
“Può
darsi, ma forse sei ancora qui, perché lo sbalzo temporale non ti ha ancora
colpito o perché in questo tempo i tuoi genitori sono vivi e quindi hai ancora
speranze di nascere, oppure…” Sailor Pluto sospirò “Nemmeno io che sono la custode del tempo,
capisco bene come funzionino queste cose. So solo che non è così semplice. Ci
possono essere tanti motivi perché tu sia qui. Può anche essere per volere del
padre del tempo. Lui volendo può separare i tempi. Non lo so Piccola Lady, mi
dispiace!”
Gli
occhi di Chibiusa si riempirono di lacrime,
sentendosi nuovamente inutile.
“Ma
di cosa state parlando? Cos’è questa faccenda del tempo, del futuro
e….e…insomma, se non ci trovassimo in questa assurda situazione, direi che avere
una fervida immaginazione?” Chiese Kenji esasperato,
sbattendo la mani sulle gambe, volendo comprendere di più.
“Ma
dai papà. Ora che hai visto di cosa sono capaci le guerriere Sailor, ti sorprendi che si possa viaggiare nel tempo?
Eppure da quanto ho capito, Chibiusa lo ha fatto. Non
è del nostro presente, viene appunto dal futuro!” disse Shingo,
che affascinato dagli intrighi delle battaglie Sailor,
non si perdeva nemmeno una parola, arrivando addirittura a dimenticare che
poteva lasciarci le penne da li a poco.
Ikuko
invece aveva ascoltato tutto, senza fare domande, ma il suo cervello stava
lavorando. Guardò Chibiusa e cominciò a ragionare. Da
quanto affermato dalle Sailor, la bambina non poteva
occupava quel grado di parentela che aveva sempre creduto. Lei non poteva
essere sua zia, se Chibiusa non era ancora nata.
Osservò la bambina e si ricordò di una cosa che aveva pensato a un sacco di
volte. Lei e Usagi si assomigliavano come due gocce
d’acqua. Si portò una mano alla bocca per coprire il gemito che lo stupore le
portò, comprendendo la verità.
“Cosa
c’è tesoro?” chiese Kenji, notando lo sguardo
sorpreso della moglie.
Ikuko
scombussolata, scosse la testa “N-niente,
caro…n-niente!” disse tornando a fissare Chibiusa e
poi spostando lo sguardo alle spalle della figlia.
Passarono
diverse ore e la situazione non cambiava.
Le
persone cominciavano a perdere la calma.
Ritrovarsi
in una cupola infondo al mare, con la luce che veniva sempre meno a causa del
calare del sole e il pensiero di non aver più niente al di fuori, li stava
facendo impazzire.
“Dobbiamo
riuscire a tenerli calmi! Se si diffonde il panico è finita!” disse Sailor Mars.
“Ci
penso io!” disse Sailor Urano che con poca grazia
disse alla folla che loro stavano cercando di fare del loro meglio per trovare
una soluzione e che se volevano dare loro una mano, dovevano smettere di
comportarsi come pazzi.
Vedendo
la poca delicatezza dell’amica, intervenne Michiru a
calmare le acque e a spiegare la situazione. Non mentì alla gente. Raccontò
loro che erano veramente nei guai, ma che le guerriere Sailor
avrebbero fatto di tutto per tirarli fuori da quella situazione. L’unica cosa
che chiedeva era un po’ di collaborazione.
Alcune
persone si incaricarono di distribuire il cibo ai presenti, ma la visione diventava
sempre più difficile e fu allora che Sailor Jupiter, ricorrendo ai suoi poteri, alimentò i lampioni e
le luci della scuola, riuscendo così a illuminare il luogo come se ci fosse
ancora il sole.
“Ottimo
lavoro Sailor Jupiter!”
disse Artemis.
“Per
così poco! Vorrei poter fare di più!” disse la guerriera interpellata.
Usagi
si sedette a terra, sciogliendo la trasformazione e immediatamente le sue
compagne e genitori la circondarono, pensando a un malore.
“Usagi, che cos’hai?” chiesero le guerriere all’unisono.
La
ragazza le guardò e disse con un tono quasi divertito “Ragazze, mi sono solo
seduta!”
Le
guerriere scossero la testa e si scambiarono un
sorriso.
“Sicura
che va tutto bene?” Chiese Ikuko inginocchiandosi
davanti alla figlia.
“Si, mamma. Restare trasformata richiede
energie, così almeno ne risparmio un po’!”
Sailor
Saturn tirò un sospiro di sollievo “Ci hai fatto
preoccupare, principessa!”
“Ma
perché continuate a chiamarla principessa?” chiese Shingo
curioso.
Usagi
guardò il suo fratellino e i suoi genitori.
Non
sapeva se dire la verità era una cosa buona o meno. Si era sentita sollevata
quando avevano scoperto la sua vera identità, dato che non avrebbe più dovuto
mentire. Ma non era facile raccontare loro che aveva vissuto un’altra vita, con
un'altra famiglia e con un ragazzo che amava alla follia e che l’aveva seguita
sia nella morte che nella reincarnazione.
Decise
che era meglio aspettare, per consentire a Mamoru di
restare vivo ancora un po’, perché suo padre lo avrebbe ucciso quando avrebbe
scoperto che ancora prima di nascere sulla terra, loro due avevano già avuto
una relazione seria.
“è
una lunga storia!” tagliò corto la ragazza, facendo mettere il broncio a Shingo che non aveva potuto soddisfare la sua curiosità.
Sailor
Nettuno cominciò a innervosirsi e per scaricare un po’ i nervi, iniziò a fare
avanti e indietro. Il mare era il suo territorio e avrebbe dovuto avere una
sorte di controllo su di esso. Ora che non doveva più combattere la potenza
dell’onda e che il mare era calmo, non avrebbe dovuto avere problemi a
controllarlo, ma per quanti sforzi facesse, non riusciva a farsi obbedire dalle
acque come voleva.
“Michiru, la forza gravitazionale è troppo forte perché tu
possa controllare l’oceano. Non sprecare energie!” disse Usagi,
girando la testa per poterla vedere almeno con la coda dell’occhio.
Le
guerriere guardarono l’interpellata sorprese. Nessuna di loro si era accorto
dei tentativi della guerriera di Nettuno.
“Come
fai a sapere quello che sto facendo? Non ho detto niente a nessuno!” disse Michiru sorpresa.
“Sento
la pressione marina aumentare e diminuire come se qualcuno cercasse di
allontanare le acque e dato che la luna è ancora ferma al suo posto e che fino
a prova contraria sei tu la guerriera dei mari…bhe…ho
tirato le somme!” rispose Usagi.
“Ma
se alleggerisco la massa d’acqua che si trova su di noi, per te è anche meno
faticoso riuscire a tenere la barriera alzata!” disse Michiru.
“La
resistenza che dovresti fare tu per alleggerire il carico d’acqua sulle nostre
teste, ti costerebbe un grande spreco di forze. È un lavoro più duro di quanto
stia facendo io!” disse Usagi. “Io sto combattendo
contro il peso delle acque, non contro la forza gravitazionale della luna! Il
mare cercherà in tutti i modi di tornare ad assumere la posizione che la luna
gli impone!”
“Puoi
davvero sentire queste cose Usagi?” chiese Kenji, incredulo a quanto le sue orecchie sentissero.
“Solo
grazie al cristallo d’argento!” rispose Usagi,
alzando le spalle. “Il lavoro lo fa lui a me fa il resoconto togliendomi le
energie!”
Kenji
sbuffò e spazientito dalla situazione disse “Ma perché non ci hai detto niente
sulla tua identità? Io e tua madre ne avevamo tutti i diritti. Sei nostra
figlia e dobbiamo sapere tutto quello che ti riguarda. Avremo anche potuto
chiudere un occhio le volte che ti abbiamo sgridato perché eri in ritardo, o a
causa del tuo rendimento scolastico?”
“Non
potevo! E a parte questo ultimo periodo, ho sempre studiato poco perché non
avevo voglia…anche se riuscivo sempre a rimediare a qualcosa grazie alle mie
amiche!”
“E
invece quest’anno ci siamo lasciate andare anche
noi!” disse Jupiter grattandosi la testa.
“Se
dicevate la verità, si poteva…” cominciò
Ikuko, venendo interrotta da Sailor
Pluto.
“è
un segreto. Tutte noi avevamo l’obbligo di tenere nascosta la nostra esistenza,
finchè non sarebbe arrivato il momento!”
“Inoltre
rivelare le nostre identità avrebbe potuto costituire un pericolo per le
persone che ci sono vicino!” disse Sailor Mars prendendo la parola e mordendosi un labbro.
“Esatto,
sapendo la verità, mia madre avrebbe fatto di tutto per proteggermi, anche
mettersi davanti a un mostro. Credo che voi avreste fatto lo stesso per Usagi!” disse Ami, rattristandosi e lasciandosi sfuggire
qualche lacrima. Aveva cercato di resistere, concentrandosi su come uscire da
quel pasticcio, ma quella conversazione la fece cedere e il suo pensiero andò a
sua madre. Quest’ultima non era presente alla gara a
causa del lavoro e quindi minime erano le possibilità che si fosse salvata
dallo tsunami.
Minako
le appoggiò una mano sulla spalla. La capiva benissimo e l’abbracciò facendosi
sfuggire qualche singhiozzo, in quanto anch’essa aveva perso i suoi genitori.
Rei
strinse i pugni fino a farsi male. Pensare che suo nonno e Yuri
non ci fossero più era un dolore immenso, un dolore che però doveva
controllare. Se avesse potuto, avrebbe urlaro e usato
il suo potere contro qualche albero o oggetto per sfogarsi, ma sapeva che non
era il momento di perdere la calma.
Quando
tutte le persone presenti nell’edificio erano state sfamate, i volontari che si
erano occupati di preparare i panini ne offrirono alcuni anche alle guerriere.
“Avete
provveduto a dare da mangiare prima a tutti gli altri?” chiese Mamoru.
Secondo
gli accordi che avevano preso le Sailor e Tuxedo Kamen, la folla avrebbe
dovuto essere sfamata per prima.
Sebbene
loro tutti necessitassero di energie, il loro primo pensiero erano quelle
persone che contavano su di loro.
La
professoressa Haruna, una delle volontarie, si
avvicinò a Usagi e le diede la sua razione di cibo.
“Tieni,
immagino che tu sia affamata, Usagi!”
La
ragazza sorrise “Si, in effetti un po’ lo sono. Grazie!”
L’insegnante
Haruna ricambiò il sorriso “Sai, con questa faccenda
ho appurato che sai parecchie cose sulla luna, potrei anche pensare di alzarti
il voto di scienze!”
“Mi
salverebbe dalla bocciatura?” chiese Usagi con la
bocca piena, dopo aver dato un morso enorme al suo panino.
“Chi
lo sa? Dopo quanto scoperto, cioè sapere quanto ti impegni per proteggere il
mondo, io potrei fare anche uno strappo alla regola, ma sai che non dipende
solo da me, ci sono anche gli altri insegnanti!”
Usagi
alzò le spalle “La ringrazio, ma…nessun favoritismo. Non salvo la terra per
avere qualcosa in cambio, così come le mie amiche!”
“Lo
so, ma io credo che tutti noi vi dobbiamo qualcosa!”disse l’insegnante
dispiaciuta di non poter fare niente per ricambiare.
Chibiusa
intervenne sedendosi accanto a Usagi “Bhe che male c’è ad approfittarne? Io accetterei!” disse
addentando un panino.
Usagi
sorrise divertita, ma il suo riso venne cancellato quando sentì al petto una
sensazione conosciuta.
Si
piegò in avanti e portò le mani all’altezza del cuore. Strinse gli occhi
cercando di immettere aria nei polmoni, sentendosi sempre più soffocare.
Chibiusa
urlò, attirando l’attenzioni di tutti.
Mamoru,
gridando il nome della sua amata, fu il primo a raggiungerla.
Controllò
le sue condizioni, riconoscendone i sintomi. In un primo momento credette che il malore fosse dovuto dal cristallo
d’argento, ma in genere, quando Usagi ne faceva
troppo uso, si sentiva stanca, al massimo sveniva. Non le mancava l’aria e non
le causava dolore. Poteva essere solo uno il motivo. Il nemico la stava
nuovamente attaccando colpendo la luna.
La
fece sdraiare, non trovando la posizione rannicchiata che aveva assunto molto
favorevole alla sua respirazione.
Usagi
aveva preso a fare respiri superficiali e veloci, rischiando così di entrare in
iperventilazione.
Mamoru
le prese una mano e l’appoggiò sul suo petto, dicendo alla ragazza di seguire
il suo respiro, di sentire quando il suo petto si alzava e abbassava. Le disse
di provare a imitarlo per calmare il suo respiro.
La
ragazza aprì leggermente gli occhi per guardare l’uomo, che la incitava a
continuare quando vide che stava facendo bene, ma una forte fitta le mozzò il
respiro e Mamoru sgranò gli occhi a quanto vide.
“Cosa
le sta succedendo?” chiese Ikuko terrorizzata, la
quale aveva affiancato la figlia dalla parte opposta di Mamoru.
Nessuno
rispose. Quello che avevano visto aveva colto di sorpresa tutti.
Un’aura
nera aveva avvolto Usagi.