Serie TV > JAG
Segui la storia  |       
Autore: kk549210    15/04/2014    1 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una sparatoria al quartier generale JAG. A due passi dal suo ufficio. Un ufficiale con una pallottola in corpo, ancora sotto i ferri, in bilico tra la vita e la morte. La sua collega miracolosamente illesa, ma emotivamente scossa. La terribile notizia gli era arrivata proprio mentre stava uscendo dal Pentagono, a seguito di un’importante riunione al vertice. “Stia calma, tenente” l’aveva rassicurata “Tra poco il capitano Krennick sarà da lei in ospedale”.
L’ammiraglio non certo era uomo da farsi prendere dal panico. Ufficiale dei corpi speciali, svezzato nella limacciosa carneficina del Vietnam. Procuratore militare da quando il suo orologio biologico non era più sincronizzato con i ritmi serrati della vita da Seal. E ora, da poco più di un mese, Giudice Generale della Marina più potente del mondo. Un uomo per tutte le stagioni. Carattere d’acciaio e modi spicci e un po’ rudi, resi ancora più marcati dalla sua figura. Già inoltrato nella cinquantina, Albert Jethro Chegwidden era grande, bruno, calvo.
Ora c’era una situazione critica da gestire. Il ferito era il più brillante dei suoi uomini. Un neocapitano di corvetta, Harmon Rabb jr, figlio e nipote di aviatori di Marina, eroi di guerra entrambi, caduti nell’adempimento del loro dovere. E lo stesso giovane Rabb aveva compiuto una brillante carriera da Top Gun, prima di conseguire la laurea in legge ed entrare nei ranghi del JAG. Promettente anche come procuratore, non c’era dubbio. Dalla lettura della sua scheda personale, Chegwidden s’era fatto persuaso che il suo sottoposto fosse una sorta di incrocio tra un pilota e un domatore di leoni. Proprio il genere d’uomo di cui la Nazione ha bisogno.
L’ammiraglio si rigirò nervosamente tra le mani quella stessa scheda che si era fatto portare dall’archivio e ordinò via interfono al suo attendente una piccola ricerca telematica.
-Istituto di Oncologia, Clinica Universitaria di Georgetown – la risposta non tardò ad arrivare, attraverso lo stesso mezzo. Il giovane sottufficiale aveva colto subito che era meglio non mostrarsi nel campo visivo del suo superiore, che quel giorno appariva assai più accigliato del solito.
-Grazie – rispose asciutto Chegwidden. Poi prese il cappello e lasciò la sede del JAG senza dire una parola.  
Il comando comporta onori e oneri. E la vita militare si trascina con sé l’ombra lunga e onnipresente della morte e del dolore. Tanti compagni aveva visto cadere al suo fianco. Quella non era la prima volta che doveva comunicare una brutta notizia. Nella sua carriera aveva stretto la mano a madri, padri, vedove.  Accarezzato piccole testoline di orfani e confortato valorosi combattenti rimasti mutilati. Ma ora si sentiva stranamente teso. Forse perché il sedicente capitano della Reale Marina Britannica era di sicuro un pericoloso criminale, che avrebbe senz’altro minacciato nuovamente la vita del tenente Austin e che tramava nell’ombra qualcosa di ben più losco. Un caso gravissimo per cui aveva contattato subito il servizio di controspionaggio della Marina. Ma soprattutto perché sulla scheda di Rabb aveva letto un nome straniero. La moglie del capitano era italiana. Come Marcella e Francesca. Ora si trattava quindi di portare un triste annuncio a una giovane donna, forse sola e lontana dai suoi affetti.
 
 
 
-Mi scusi, sto cercando la dottoressa Livia Rabb – chiese a un giovane biondo con il camice.
-Forse intende Livia Vannucci? – puntualizzò il suo interlocutore.
-Sì, esatto.
-Guardi, è laggiù che trascrive dei dati.
-La ringrazio.
Chegwidden avanzò lungo il laboratorio e si accostò a un tavolo dove una donna era intenta a scrivere al computer. I lunghi capelli castani tenuti indietro con un semplice fermaglio, gli occhiali rossi come il suo vestito, che spuntava sotto il camice aperto. E la pancia. La moglie di Rabb era incinta. Non sembrava a uno stato molto avanzato, ma era certo che aspettava un bambino. In un baleno gli ritornò in mente un’altra gravidanza. Quella di Marcella, la sua moglie italiana. La sua ex moglie, che si era risposata da tempo con un connazionale.
- Dottoressa Vannucci? – chiese con tono fermo ma gentile.
La ricercatrice si distolse dal proprio lavoro. Vedendola direttamente in viso, l’ammiraglio si accorse che era poco più di una ragazza. Come la sua Francesca. La sua unica figlia. La Vannucci annuì e nello stesso tempo parve sbiancare.
“Povera ragazza, penserà che se due uomini in divisa annunciano una disgrazia, uno solo ne annuncia una mezza, ma pur sempre disgrazia”.
Lei si sforzò di mettersi in piedi, ma si vedeva che il suo corpo non le rispondeva. Chegwidden le si avvicinò e la aiutò con premura ad alzarsi.
-Non abbia paura… – le disse d’istinto, in italiano.
La dolce lingua del sì ebbe come l’effetto di un balsamo lenitivo sul cuore della giovane donna, che alzò e si appoggiò con fiducia al suo braccio.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > JAG / Vai alla pagina dell'autore: kk549210