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Autore: Lena Mason    15/04/2014    2 recensioni
Un mondo diverso da quello che conosciamo. Un mondo dove a regnare sono creature sovrannaturali: una di queste, di natura diversa e unica, cercherà di conquistare il mondo, ma un gruppo di esseri umani con poteri particolari, supportati da amici speciali, la combatteranno per salvare il mondo. Riusciranno a portare a termine la missione? Il mondo che verrà creato sarà migliore o peggiore del precedente?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattordicesimo 

Abducted

 


Grimmjow non era solo un potente vampiro, ma anche uno dei più testardi: pur di vedere una qualsiasi reazione dal suo centenario compare Ulquiorra, aveva invitato Misaka talmente tante volte che ormai aveva perso il conto, con il solo risultato di essere il primo sulla lista dei prossimi morti di Zephyr Thanatos.

Perché, se Ulquiorra non capiva cosa provocava la sua confusione, Zephyr sapeva di volere Misaka e Grimmjow si era messo in mezzo: il vampiro Antico era a conoscenza del fatto che il gigante dai capelli azzurri, in realtà, aveva altri interessi, ma il fatto che volesse a tutti i costi avvicinare Ulquiorra e Misaka, rendendo quest’ultima sempre più immune al suo fascino, lo faceva impazzire e desiderare Grimmjow morto, nel modo più doloroso e lento possibile.

«Grimmjow è ora di finirla. Te l’ho detto dal primo appuntamento: Ulquiorra non ha interesse verso di me! Ti stai solo inimicando Zephyr e sai che non è una buona cosa. Tu vuoi smuovere Ulquiorra e lui sta cambiando. Lentamente è vero, ma lo sta facendo e non sono io quella che lo sta aiutando. Accettalo così come ho fatto io».

«Se smetterai di combattere e di cercare un punto di incontro con Ulquiorra, Zephyr avrà campo libero lo sai, vero? Le tue difese crolleranno come un castello di carte al vento».

«Non ti preoccupare per me. Me la caverò da sola, come ho sempre fatto. Piuttosto stai attento: qualcuno se ne sta approfittando della tua momentanea assenza» gli disse Misaka, indicando, con un cenno del capo, una Yunalesca impegnata a parlare con Byakuya, ricevendo un sonoro sbuffo come risposta da parte di Grimmjow.

«Forse anche io dovrei fare come te e andare avanti. È palese che alla piccoletta piaccia Kuchiki Taichō e, anche se strano a dirsi per uno così, anche lui sembra non disprezzare la sua compagnia».

«Oh, quando non parla a raffica di videogiochi ignoti, Yuna è una ragazza intelligente e divertente sai?» .

«Lo so» fu l’ultima risposta di Grimmjow prima di lasciarla sola. Misaka si accorse che mentre Orihime parlava con Chizuru di qualcosa, Ulquiorra la guardava: così alzò la mano e lo salutò sorridendo quando il ragazzo ricambiò il gesto.

Misaka tornò, stranamente, a casa da sola quel giorno, fermandosi al kombini più vicino a casa per prendere qualcosa da mangiare: per i due vampiri avrebbe preso delle bistecche che erano le uniche a tenerli calmi quando la sete diveniva troppa, prima dell’arrivo di Byakuya con le scorte di sangue umano. Non ci teneva né a diventare la loro cena né la principessa vampira di Zephyr, quindi comprava la carne spesso, anche se il prezzo non era poi così conveniente.

Rientrò a casa, trovando proprio Zephyr fuori ad aspettarla: non aveva uno sguardo rassicurante.

«Posso sapere perché non hai aspettato me o quell’altro per rientrare? Sai che sei sotto tiro del nemico, vero?».

«Sì, lo so. Scusa, ma volevo rimanere da sola».

«Mph, solo per deprimerti riguardo all’idiota vero? Non capisci, Misaka?» le disse avvicinandosi e sfiorandole la guancia con le dita fredde «Lui non saprà mai amare quanto me. Non capisce i sentimenti umani, mentre io li conosco da millenni. Lascialo perdere e diventa mia».

Misaka scostò la mano di Zephyr e disse, prima di rientrare: «Se conosci così bene i sentimenti umani, sai che non è facile lasciarsi alle spalle qualcuno che ci interessa, anche se questo non ricambia. Quindi sei tu quello che dovrebbe rinunciare. La situazione non cambierà, Zephyr».

Il vampiro rimase fuori da solo per qualche minuto, prima di sentire l’odore del cibo che lo costrinse ad entrare sedendosi a tavola con Misaka, silenziosa e a testa bassa, e Ulquiorra, stranito dai comportamenti dei suoi commensali.

Dopotutto lui non capiva cosa succedeva, intuiva che qualcosa non andasse, solo perché la reiatsu di Misaka, di solito azzurra, era di un cupo colore blu, indice di quella che gli umani chiamavano tristezza.

*

La mattina seguente con grande stizza da parte di Zephyr, Misaka era andata a scuola accompagnata da Yunalesca e Grimmjow: aveva piantato lui e Ulquiorra in mezzo al cortile, correndo verso gli altri due.

Ora si ritrovava a camminare con il suo peggior nemico per le strade della città in direzione della scuola, sbuffando infastidito non solo dalla compagnia, ma anche dagli sguardi che le ragazze, affascinate soprattutto perché erano vampiri, gli riservavano: curiosità, desiderio e apprezzamento.

«Diamoci una mossa, sono stufo di sentirmi preda. Sono un cacciatore, dannazione».

Ulquiorra non rispose comprendendo, per la prima volta, che era meglio lasciarlo parlare: sapeva quanto Zephyr fosse pericoloso quando si arrabbiava, lo aveva sperimentato quella volta che lo aveva combattuto per Misaka.

«C’è una cosa che voglio chiederti, Zephyr-san. Perché hai reagito così male per quell’episodio di Misaka?».

«Ma sei completamente idiota allora! Ho reagito così perché hai osato toccare qualcosa che non ti appartiene! ».

«Non appartiene nemmeno a te, mi pare» rispose semplicemente Ulquiorra, causando un moto di rabbia da parte di Zephyr, il quale lo guardò, con occhi fiammeggianti e disse:

«Per ora no, ragazzino. Ma vedrai che cederà prima o poi. E sarà anche grazie alla tua cecità».

Trovarono il soggetto del loro discutere nel cortile scolastico impegnata a prendere, come sempre, in giro Yunalesca. La rossa riservò loro un unico sguardo, prima di rivolgere le sue attenzioni a Grimmjow.

Zephyr sbuffò per l’atteggiamento di Misaka, mentre Ulquiorra rimase fermo in mezzo al cortile, cercando di comprendere cosa fosse quella strana sensazione che sentiva da quando Misaka aveva smesso di parlargli.

 

*

Mentre il gruppo di ragazzi allenati da Urahara trascorreva le giornate tra studi scolastici e non, i nemici, che dopo il rapimento di Tia e Ulquiorra non si erano fatti più avanti, attendevano nell’ombra, spiando i comportamenti di tutti per trovare il loro punto debole.

«Gin» chiamò una voce bassa.

«Sì, Taichō» rispose pronto l’ex professore vampiro.

«Dobbiamo scuotere un po’ quei vampiri: sono troppo rilassati e ci stanno sottovalutando. Non mi piace che lo facciano. Quindi divertiamoci un po’, tanto sappiamo come fare, non è vero?»

«Sì, Taichō» fu la risposta di congedo del vice, prima di sparire nel nulla, pronto ad eseguire gli ordini.

 

Misaka camminava tranquilla in compagnia di Yunalesca e Ichigo verso il bar vicino alla scuola: lì avrebbero incontrato gli altri, così da bere qualcosa insieme prima di rintanarsi in casa e studiare.

La rossa però vide qualcosa di strano in un vicolo e, senza avvisare i due amici, si fermò inoltrandosi nella strettoia e avvicinandosi alla fonte del rumore che lì l’aveva attirata.

Si avvicinò quel tanto per vedere che era semplicemente un gatto che rovistava nella spazzatura: si voltò quindi per tornare dagli amici, ma qualcuno le bloccò la strada, premendole la mano sulla bocca per non farla gridare e addormentandola con un colpo alla nuca. Se si fosse agitata e con lei la sua reiatsu, allora gli altri sarebbero accorsi.

 

Yunalesca e Ichigo si accorsero dell’assenza della rossa solo quando Grimmjow gli chiese dove fosse finita: la corvina iniziò a correre a ritroso per la strada appena percorsa gridando il nome dell’amica, prima di tirare fuori il cellulare e provare a chiamarla.

Il telefono squillava, ma nessuno rispondeva: fu avvicinandosi ad un vicolo che sentì la suoneria della sua amica echeggiare. Si avvicinò piano, aspettando che Ichigo e Grimmjow arrivassero alle sue spalle e, in mezzo alla schifezza, trovò il costoso telefono dell’amica: di Misaka nemmeno l’ombra.

*

Una volta appurato che Misaka era seriamente scomparsa, si ritrovarono tutti da Urahara, compresi i vampiri nobili non presenti al momento di quello che, a tutti gli effetti ormai, era un rapimento.

«C’è sicuramente lo zampino del nemico» esordì Renji, beccandosi un verso di sufficienza da Tōshirō.

«Ovviamente è così» disse questo «Mi chiedo come abbia fatto a calmare la reiatsu della ragazza così che nessuno di voi sentisse che era in pericolo».

«L’avrà addormentata» disse Ulquiorra, ricevendo segni di assenso.

«Possibile che non si sia ribellata?» chiese Yunalesca «Non è da lei».

«Probabilmente non ne ha avuto il tempo» disse Zephyr, rimasto in silenzio fino ad allora. Tutti si accorsero che il vampiro Antico aveva qualcosa di diverso: sembrava più feroce e freddo.

«Ora che hanno osato toccare qualcosa di mio, la questione diventa personale. Li staneremo come topi e li massacrerò con le mie stesse mani» disse il vampiro, come se stesse ringhiando e illuminando gli occhi cremisi.

 

 Il gruppo si divise in modo equo così da non lasciare nessun umano sguarnito di protezione. Peccato che le loro ricerche di una notte non portarono a nulla di buono; Misaka si era dissolta nel nulla e con lei la sua reiatsu: ora bisognava dirlo ai suoi.

Quando Yunalesca spiegò la situazione ai signori Kawashima che conosceva da una vita, la madre di Misaka per poco non perse i sensi, prima di scoppiare a piangere.

«La mia piccola Misaka. Dove l’hanno portata? Devo chiamare la polizia» disse, alzandosi di scatto, ma trovando resistenza da parte del marito.

«Lascia perdere Kyoko, non può essere trovata da esseri umani, vero Yunalesca?»

«Esatto, Kawashima-san. L’hanno presa loro» rispose la corvina, prima di abbassare lo sguardo «La troveremo».

«Dov’è Zephyr-kun?» chiese la madre di Misaka, preoccupata per quello che riteneva un normale ragazzo.

«Signora, non si preoccupi per lui. Se la sa cavare da solo e ci aiuterà molto con le ricerche di Misaka» rispose Ichigo, prima di uscire di casa, dopo che un lampo di comprensione aveva attraversato le iridi della signora Kawashima, identiche a quelle della figlia.

 

 

Zephyr correva al massimo della sua velocità per le strade di Karakura, sondando tutto ciò che lo circondava, per trovare un minimo indizio da parte di Misaka, ma il nemico era stato accorto: non riusciva a trovare nulla.

Anche il resto del gruppo non fu più fortunato, lasciando tutti con l’amaro in bocca: dato che l’ora era ormai tarda, tornarono a casa, così da riposare per riprendere le ricerche il giorno seguente.

Intanto Misaka si era svegliata in un luogo buio e umido: probabilmente era in una cantina, visto l’odore di muffa che aleggiava intorno a lei. Non vedeva nulla perché era bendata oltre che legata e imbavagliata.

Proprio mentre iniziava ad agitarsi per liberarsi, una mano gelida le tolse la benda e il bavaglio: Gin Ichimaru, con il suo inquietante sorriso da faina la guardava dall’alto.

«Non agitarti Misaka-chan. Anche se emani tutta quella reiatsu non ti sentirà nessuno. Questa stanza, così come tutto il resto del luogo dove ci troviamo è costruito in modo che nessuno può percepire la presenza di chi sta all’interno» le spiegò, continuando a sorridere come se tutto ciò fosse divertente.

«Tu lo sai che rapendomi avrai fatto incazzare qualcuno,vero?»

«Ti riferisci al Thanatos con il quale avete stretto un patto? Non me ne preoccupo. Il mio Taichō riuscirà a sconfiggere anche lui, vedrai. E poi chissà se ti troveranno mai. Ora scusami, ma devo andare. Ho un’altra missione da compiere: sarebbe così crudele lasciarti sola…» le disse, prima di uscire, lasciando Misaka senza parole per la consapevolezza che il vice avrebbe preso qualcun altro del gruppo.

 

*

Gin Ichimaru sapeva che dopo il primo rapimento la sorveglianza sugli umani con la Vista si sarebbe intensificata, ma questo non faceva altro che eccitarlo maggiormente: più il compito era difficile, più ne era felice.

Il suo prossimo obbiettivo era il più semplice dei due: Orihime Inoue era sorvegliata da Ulquiorra, libero dall’impegno di tenere d’occhio Zephyr, ma sapeva che un minimo accenno di reiatsu da parte di Misaka l’avrebbe distratto a sufficienza per lasciare campo libero al nemico.

Così Gin, grazie ad una delle sue abilità nate con lui, emanò una reiatsu quasi identica a quella di Misaka poco distante da casa di Orihime e vide immediatamente il vampiro dagli occhi verdi scattare, lasciando la sua protetta da sola: ora Gin aveva campo libero.

 

La dolce Orihime si stava preparando per andare a dormire: Ulquiorra aveva sentito la reiatsu di Misaka poco distante e, anche se non era convinto, lei lo aveva spinto ad andare a controllare.

Orihime si accorse troppo tardi della presenza maligna nella sua casa. Se ne accorse quando vide il baluginio del sorriso di Gin Ichimaru, prima di essere addormentata.

 

 

 

 

 

Nda: Un po' in ritardo con l'aggiornamento, ma ce l'ho fatta! Grazie a chi segue, legge e recensisce!

Alla prossima 

Lena


   
 
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