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Autore: Lily Liddell    16/04/2014    3 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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1x02 Nuovi inizi
 
Flavius mi costringe a tenere la testa all’indietro mentre mi massaggia i capelli con un siero che li renderà luminosi.
Octavia sta provando a sistemarmi le mani. “Santo cielo Effie, non mi hai lasciato niente su cui lavorare. Da quanto ti mangi le unghie?” Evito di risponderle, perché è un tic nervoso acquisito da poco e non voglio approfondire l’argomento.
Venia torreggia sopra di me, tenendo il suo viso a pochi centimetri dal mio, sistemando le sopracciglia che mi ero rifiutata di toccare da ormai quasi tre mesi.
Questa mattina si sono presentati a casa con la solita spesa, poi mi hanno detto che non potevo farmi trovare in questo stato dai miei nipoti e hanno insistito per occuparsi di me.
Li sto lasciando fare, perché in fondo non mi dispiace che mi coccolino in questo modo; forse se tornerò ad essere quella di prima poco a poco, non sarà traumatico come la prima volta che ho provato…
Niente parrucche, niente trucco pesante, niente vestiti stretti. Ho bisogno di respirare e tutto quello che indossavo una volta ora mi dà la sensazione di star soffocando.
Plutarch aveva ragione, sarà positivo averli qui. Voglio stare bene, non per me, per loro. Hanno bisogno di me.
Dopo i primi attimi di panico, non ho esitato ad accettare la sua proposta. Ho visto quei bambini venire al modo, sono l’unica famiglia che mi è rimasta.
Mi hanno detto che fisicamente stanno tutti e tre bene e dal punto di vista psicologico sono in via di guarigione.
Settimanalmente avranno le loro solite sedute di psicoanalisi, dal momento che non alloggeranno più nell’istituto che li aveva accolti, probabilmente saranno presi in cura dalla mia dottoressa.
Fortunatamente la loro scuola è più vicina a casa mia di quanto non lo fosse all’istituto; non dovranno prendere autobus o mezzi pubblici per raggiungerla e io non dovrò andare a prenderli.
Credo che Plutarch li abbia avvisati della mia- situazione.
Ho provato a uscire ieri, non è andata molto bene.
Sono arrivata alla porta di casa, sono riuscita ad aprirla e ho fatto un passo sul pianerottolo.
Quando i miei occhi sono finiti sulle scale ho avuto la sensazione che l’aria venisse risucchiata dai miei polmoni. Non sono riuscita ad andare oltre, sono dovuta tornare dentro.
Non so nemmeno perché io abbia provato a farlo, non è cambiato niente dall’ultima volta. Non credo lo rifarò… è troppo presto. Voglio aspettare ancora.
Flavius, Venia e Octavia finiscono di prepararmi, poi i primi due lasciano la mia stanza per andare a sistemare le loro cose e resto sola con Octavia.
“Ci trasferiamo.” Dice lei all’improvviso, quando mi volto per guardarla la vedo indaffarata a sistemare nell’armadio i vestiti che hanno tirato fuori per farmeli provare.
All’inizio non capisco che cosa intenta, poi ricordo che mi aveva parlato della loro idea di andare a vivere al Distretto 1. Un po’ mi vergogno, ma il mio primo pensiero è che ora non avrò più nessuno ad aiutarmi con la spesa…
Octavia sembra leggermi nel pensiero quando torna a guardarmi e mi sorride. “Però non preoccuparti! Venia ha parlato con Fulvia di persona e lei le ha detto che sta già cercando qualcuno che ti darà una mano.”
Annuisco, ora che il problema principale è stato risolto, mi lascio prendere dalla tristezza che i miei unici amici mi lasceranno sola.
Plutarch e Fulvia sono gentili, ma credo si sentano obbligati. Loro tre erano gli unici amici che facevano parte della mia vecchia vita. “Immagino sia difficile restare qui.”
Octavia annuisce appena, poi va a sedersi sul mio letto e io la raggiungo. “Qui continuano ad osservarci e a parlare alle nostre spalle.” Mi spiega e posso capirla.
Da quando siamo tornati dal Distretto 13 ci trattano come se fossimo fenomeni fa baraccone.
Tutti i vecchi accompagnatori e le vecchie accompagnatrici non mi rivolgono la parola, credo che abbiano cominciato a dire in giro che sono diventata pazza. Della maggior parte di loro non mi interessa.
Venia, Octavia e Flavius, però, sono gli unici ex-preparatori. Non ci sono altri che potrebbero essere nella loro situazione; chi li guarda vede solo tre persone che dovrebbero essere morte e che invece camminano ancora. Tutti gli altri sono stati giustiziati assieme agli stilisti.
Il solo pensiero mi fa di nuovo contorcere lo stomaco. Ogni cosa me li fa tornare in mente, sempre. Prima Portia e poi Cinna. E pensare a loro mi porta automaticamente a pensare ad Haymitch, a Katniss e a Peeta. È da una settimana che Plutarch non li nomina. Non so se sia un bene o un male.
“Dovresti andartene anche tu.” Le parole di Octavia mi distraggono dai miei pensieri, ma non posso fare a meno di ridere genuinamente.
“Non riesco nemmeno ad uscire di casa…” Evidentemente lei si rende conto di quello che ha suggerito solo dopo la mia affermazione, perché la vedo arrossire.
“Beh, non adesso.” Mi sorride. “Magari fra un po’… potrebbe fare bene anche ai tuoi nipoti, no? Non per sempre. Prenderti una vacanza.”
Una vacanza.
Queste due parole fanno scattare nella mia mente una serie di ricordi spiacevoli. Una vacanza… era tutto quello che volevo dopo il Tour della Vittoria.
Poi c’è stato l’annuncio dell’edizione della memoria.
Haymitch.
I giochi.
E poi…
“Effie?” Mi sento afferrare una spalla e in un attimo scatto in piedi, trattenendo il respiro. “Effie, scusami. Non volevo.” La voce di Octavia è tremendamente dispiaciuta quindi scuoto debolmente la testa, cercando di farle capire di non doversi preoccupare e vado alla finestra.
Non la apro, preferisco tenerla chiusa, ma appoggio la fronte contro il vetro e la superfice fredda a contatto con la pelle mi reca un po’ di sollievo.
Faccio vagare lo sguardo sulle strade, prima quelle più lontane e poi quelle più vicine. Seguo una macchina che fa il giro della piazza, poi si ferma sotto il palazzo.
Dalla macchina scende Plutarch, è accompagnato da una donna che non conosco e dai sedili posteriori escono tre bambini.
Non ricordavo che fossero così piccoli…
“Sono arrivati.” Torno a guardare Octavia, cercando di mantenere la calma, anche se sono nervosa.
Insieme raggiungiamo il salotto, dove Flavius e Venia hanno finito di sistemare le loro cose.
Li abbraccio tutti e tre, mi promettono che verranno a salutarmi prima di partire. Li accompagno alla porta e poi rimango lì, aspettando che il campanello suoni annunciando l’arrivo di Plutarch e dei bambini.
Cinque minuti più tardi, sto stringendo la mano alla sconosciuta, che si è presentata con il nome di Deena Heller. È un’assistente sociale, originaria del Distretto 5, ma all’inizio della rivoluzione si era trasferita al 13.
Si comporta in modo gentile, ma a dire il vero non mi piace per niente. Ha l’aria di essere un cavallo. Forse è per via dei denti terribili o per i capelli scuri che le cadono lunghi e piatti attorno al volto.
Plutarch mi informa che ci farà visita una volta al mese, con date prestabilite e si terrà in contatto con la mia dottoressa, per verificare che i bambini stiano bene e che io sia in grado di prendermene cura.
Siamo tutti in salotto, seduti sul divano e i miei nipoti sono in silenzio. Probabilmente sono spaesati.
Non vedo molti cambiamenti in loro. I gemelli, Anita e Alexandre, sono seduti uno accanto all’altra e spostano lo sguardo da me a Deena; Lavinia, la piccola, è seduta in braccio a Plutarch. È sempre stata una bambina espansiva e socievole, sono enormemente sollevata dal fatto che l’esperienza della guerra non abbia cambiato questi aspetti del suo carattere.
Restiamo a parlare del più e del meno ancora per un po’. Deena mi chiede che cosa sto facendo per vivere, io le rispondo e Plutarch esagera sull’importanza del mio lavoro…
I bambini si rilassano un po’ e rispondono a qualche domanda semplice, come quello che stanno facendo a scuola o come si trovavano all’istituto.
Quando i bambini sono a loro agio, Plutarch e Deena decidono che è il momento di andare.
Plutarch mi fa promettere di chiamarlo se dovessi avere bisogno di aiuto, poi mi lascia sola con i miei nipoti.
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma non immaginavo così tanto… guardo Anita e Alexandre e mi sembra di rivedere mia sorella Allie a tredici anni. Si somigliano moltissimo, se non fosse per gli occhi. Entrambi hanno gli occhi di loro padre.
Lavinia invece è identica a mia sorella quasi in tutto, però ha i miei stessi capelli.
Non so ancora come comportarmi con loro, non vorrei dire cose che li facciano stare male, non posso parlare di Allie, non posso parlare di Nolan, non posso parlare di quello che mi è successo durante questi mesi… fortunatamente è Alexandre a rompere il ghiaccio. “Allora, dove dormiremo?”
Giusto, quasi dimenticavo. Gli sorrido e faccio cenno a tutti e tre di alzarsi e di seguirmi. “Ho solo una camera da letto in più, ma ho fatto portare altri due letti così potrete stare comodi. Spero vada bene…”
“Sempre meglio del dormitorio.” Commenta Anita con un mezzo sorriso. Anche se non è stata il massimo della gentilezza, non dico niente e mi limito ad annuire.
Li aiuto a sistemare le loro cose, non hanno molto, solo dei vestiti e Lavinia dei giocattoli. Quando finiamo, Anita e Alexandre mi chiedono se possono andare a guardare la televisione e dopo avergli dato il permesso, vado in cucina per preparare da mangiare.
Prima della prigione ero abituata a cucinare da sola, dopo ho perso un po’ la mano, ma in questi quattro mesi ho fatto di nuovo pratica. Non sono mai stata particolarmente dotata, ma in genere preparo piatti almeno commestibili.
Lavinia mi raggiunge in cucina chiedendomi se può darmi una mano, sono felice di accettare il suo aiuto e insieme ci mettiamo a cucinare.
Io taglio la verdura che lei ha lavato e che mi passa, dal momento che oggi fa più freddo del solito, decidiamo di cucinare un minestrone caldo.
“Sei cambiata.” Mi dice all’improvviso e io sorrido alla sua espressione innocente.
“È vero.” Le rispondo, perché non c’è motivo di negarlo. Il mio cambiamento è palese. Quando sono arrivati, a dire il vero, per poco non mi riconoscevano. “Ti piaccio così?”
Lavinia annuisce convinta, sorridendomi ancora di più. “Mi piacciono i tuoi capelli, sono come i miei!”
È strano, ma se ci penso, forse è la prima volta che vede i miei capelli naturali.
Continuiamo a chiacchierare tranquillamente e a cucinare, poi portiamo tutto in salotto e a noi si aggiungono Anita e Alexandre. La cena prosegue tranquilla, ho modo di capire che i due più grandi sono quelli più provati dall’esperienza. Evitiamo ogni tipo di discussione che possa portare alla mente brutti ricordi.
Per loro è stata una giornata particolarmente stressante, quindi subito dopo cena decidono di mettersi a dormire.
Io approfitto del silenzio e della solitudine per mettermi a riordinare. Prima di andare in camera, mi soffermo davanti la stanza dei bambini per controllarli.
Lavinia sta dormendo, Anita invece è sveglia, Alexandre però è quello che attira di più la mia attenzione. Continua a rivoltarsi fra le coperte, aggrottando la fronte e borbottando parole senza senso.
“È normale.” Dice Anita, sollevando lo sguardo su di me. “Facciamo incubi di continuo, la maggior parte delle volte è il fuoco. Non lo svegliare, peggiora solamente.”
Non sono sorpresa da questa notizia, ormai dubito che esista qualcuno in grado di dormire sonni tranquilli. Le do la buonanotte, poi chiudo la porta.
Mi faccio una doccia veloce, poi mi infilo sotto le coperte. Sono stanca e vorrei provare a dormire almeno qualche ora…
Mi addormento subito ma dopo poco, non so quanto, vengo svegliata da una mano che mi strattona la spalla. “Zia Effie, svegliati! Zia Effie?”
“Sono sveglia.” Biascico mentre cerco di capire che cosa sta succedendo, la luce sul mio comodino è accesa, dopo qualche istante di confusione i miei occhi mettono a fuoco Lavinia. “Che succede?”
La bambina sembra preoccupata, china la testa e comincia a fissarsi i piedi.
“Hai fatto un brutto sogno?” Le chiedo, ma lei scuote la testa.
“Ho bagnato il letto…”
Mi passo una mano sul viso, cercando di svegliarmi del tutto e poi mi sforzo a sedermi sul letto. “Non fa niente, andiamo a darci una ripulita. Va bene?”
Lavinia annuisce e mi prende per mano, non sono abituata ad un gesto del genere, ma ricambio la stretta e l’accompagno in bagno.
Quando torniamo in camera sua la aiuto a cambiarsi e poi, facendoci aiutare da Anita, che non si era ancora addormentata, portiamo fuori al balcone il materasso.
Non avendo più un letto dove dormire, Lavinia torna in camera con me e insieme ci infiliamo sotto le coperte.

Durante le prime settimane Lavinia continua a bagnare il letto tutte le sere, alla fine ha cominciato a dormire direttamente con me, perché pare sia l’unico modo per evitarlo.
Sono venuta a sapere che Anita aggirava il problema degli incubi cercando di restare sveglia tutta la notte; alla fine sono riuscita a convincerla a provare a dormire, ma dopo qualche giorno e una seduta dalla dottoressa, lei le ha prescritto le mie stesse pillole per dormire.
I miei incubi con loro in casa sono diminuiti, forse è anche la presenza di Lavinia accanto a me che mi fa dormire meglio.
L’assenza di incubi mi ha portata a sognare tutto ciò che mi manca, a partire da mia sorella ad Haymitch, a Portia e a Cinna.
Flavius, Octavia e Venia sono partiti da poco, però mi telefonano di continuo per sapere come stiamo.
Ho anche ripreso i contatti con Johanna; ci siamo scambiate qualche lettera ultimamente e mi ha detto che si è trasferita al Distretto 4 per stare vicino ad Annie e al piccolo Finn, mi ha anche mandato delle foto del bambino.
Le cose sono ben lontane dall’essere perfette, però non sono più sola. Ho la mia famiglia accanto e al contrario di quanto pensassi, ho scoperto di aver bisogno dei bambini tanto quanto loro hanno bisogno di me.

 
A/N: Salve a tutti! Grazie mille per aver letto questo capitolo e il primo. Grazie mille anche per i commenti positivi, spero di riceverne anche per questo! :)
Come avevo accennato, i nipotini sono arrivati. Non sarà facile ma presto staranno tutti meglio, nel prossimo capitolo infatti vedremo come tutti si adatteranno alla nuova vita.
Sto già scrivendo il prossimo capitolo, provo a postarlo domani. Dal 18 al 23 vado fuori per le vacanze di pasqua, spero di riuscire a collegarmi con la chiavetta ma non ne sono sicura… comunque al massimo non mi farò sentire per una settimana.
Gli attori che ho usato per i nipoti (quelli che sono anche nella foto promozionale) sono Dakota Fanning (Lavinia – si lo so uso sempre le due Fanning, ma erano perfette per Effie e Allie e quindi continuo ad usarle per la loro versione bambina) Robbie Kay (Alexandre) e Chloe Moretz (Anita).
Ancora grazie, alla prossima!
 

x Lily
   
 
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