Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: smartys ayane    17/04/2014    2 recensioni
Armin desidera ardentemente conoscere il mondo oltre le mura di Trost, ma sa che è impossibile dal momento che l'umanità è minacciata dai giganti. Si chiede quindi se, da qualche parte nell'Universo, ci sia un mondo come quello che lui ha sempre sognato. E pensando a questo, una notte si addormenta, totalmente ignaro di quello che accadrà l'indomani: al suo risveglio si renderà conto di non trovarsi più a Trost, e crede di essere su un altro pianeta. Tuttavia, lui e i suoi compagni sono stati semplicemente mandati avanti nel tempo di oltre 2000 anni. Ecco quindi i protagonisti di SNK proiettati nel 2014, alle prese con la tecnologia, i costumi moderni e un mondo libero dall'ombra dei giganti.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SNK: 2000 anni dopo
SNK: 2000 anni dopo

Umberto Greco camminava avanti e indietro, le mani strette in un pugno dietro la sua schiena. Di fronte a lui, i due elementi sospetti che erano stati fermati mezz'ora prima continuavano a fissarlo senza pronunciare parola, il che lo rendeva ancora più nervoso.
Non avevano voluto dire i loro nomi, non avevano voluto dire per quale motivo un'ora fa si trovavano aggrappati ad un balcone del sesto piano di un palazzo in centro, e il fatto che al tipo biondo mancasse un braccio lo faceva insospettire ancora di più. Temeva potessero appartenere a una specie di setta satanica, e si chiese perchè mai una cosa del genere fosse dovuta accadere proprio a Galba, piccola cittadina siciliana. Quelle erano cose da telefilm, cose che accadevano al massimo a Roma ma che nella realtà non erano poi così diffuse.
Umberto si sedette di fronte ai due uomini, guardando con i suoi occhi di ghiaccio prima il volto di uno e poi il volto dell'altro. Sembravano tranquilli, il loro viso non tradiva alcuna emozione ed erano talmente immobili da sembrare statue.
I tipici criminali pensò il carabiniere, portandosi una mano alla barba.
In quel momento un agente più giovane, rigorosamente in divisa, aprì la porta e si rivolse direttamente al superiore.
"Capitano, tre ragazzi sono arrivati in caserma e hanno chiesto di loro" disse indicando Erwin e Levi "Li hanno definiti 'comandante Smith' e 'capitano Levi'. Altro non sappiamo!"
Levi alzò gli occhi al cielo, esasperato. Voglio subito vedere la faccia di questi mocciosi che non si fanno gli affari loro!
Umberto annuì al ragazzo, alzandosi dalla sedia. Poi fece cenno ai due uomini di seguirlo, e loro obbedirono senza fiatare. Tuttavia, quando raggiunsero il corridoio, si scambiarono un cenno e in un solo attimo accadde il pandemonio: Erwin, che non era stato ammanettato, aveva lanciato un vaso sulla testa del carabiniere, facendolo svenire all'istante. L'agente più giovane stava per raggiungerli, ma Levi gli bloccò le gambe con un calcio potente quanto inaspettato, e il povero ragazzo cadde a terra impaurito. Erwin aveva intanto liberato il compagno dalle catene, e quest'ultimo staccò un pezzo di stoffa dalla sua vestaglia da notte e la utilizzò per imbavagliare il carabiniere.
Poi si avvicinarono all'ingresso della caserma, sperando che nessuno avesse sentito il minimo rumore. Quando si accorsero dei tre ragazzi, si fermarono sull'uscio della porta agitando una mano per farsi notare. Armin fu il primo a vederli, ma prima di avvisare i suoi compagni chiese all'agente che li sorvegliava se poteva andare in bagno. L'uomo acconsentì, e Eren e Mikasa guardarono il loro compagno che si allontanava nell'altra stanza insieme al carabinere. Nonappena l'uomo mise piede nel locale, Armin lo allontanò con un calcio e subito dopo serrò la porta utilizzando la chiave che aveva precedentemente staccato dalla serratura. Mikasa e Eren lo guardarono confusi, ma in quello stesso momento Erwin e Levi uscirono dal loro nascondiglio correndo velocemente verso l'ingresso. I tre ragazzini li seguirono, ma appena raggiunsero la strada dove si era risvegliato Armin il ragazzo gli ordinò di nascondersi lì dentro, dove nessuno li avrebbe cercati.
Inizialmente Levi si oppose, lamentadosi dello spesso strato di polvere che ricopriva il pavimento della casa in rovina. Poi Erwin lo trascinò letteralmente fino a che non trovarono ognuno un nascondiglio: Armin e Levi sotto una scrivania, Mikasa dietro un divano, Eren all'interno di un enorme vaso di terracotta e Erwin dentro un armadio. I carabinieri passarono di lì solo una mezz'ora dopo, ma non si soffermarono più di tanto e corsero via a cercarli altrove.
Quando Armin fu sicuro che nessuno li avrebbe più cercati in quel luogo, ordinò ai suoi compagni di uscire dai loro nascondigli per decidere come procedere.
Levi sbatteva i piedi a terra come un forsennato, mentre con le mani si spazzolava le spalle e le braccia.
"Dove siamo?" urlarono tutti in coro, in preda al panico. Solo Levi era rimasto zitto, intento a togliersi la polvere dalla vestaglia.
"Ma, soprattutto, dove andremo adesso?" chiese Armin sconsolato.
"Sicuramente lontano da questa topaia!" esclamò Levi "Non mi basteranno dieci doccie per sentirmi pulito!"
Mikasa alzò gli occhi al cielo, infastidita dal comportamento del capitano.
"La cosa più grave" disse Erwin abbassando lo sguardo "E' che non c'è nessuna traccia di mura in questa città! Io e Levi ci siamo arrampicati su uno di questi palazzi enormi, e abbiamo visto solo una distesa di costruzioni gigantesche! Cosa faremmo se i titani dovessero attaccarci? Non abbiamo nemmeno le nostre attrezzature tridimensionali!"
"E nemmeno una doccia!" continuò Levi, senza smettere di torturarsi la veste.
"Ho un'idea" disse Mikasa attirando perfino l'attenzione del capitano "Troviamo qualcuno che possa indossare più o meno la nostra stessa taglia, ci prendiamo i loro vestiti e fingiamoci cittadini di questo strano pianeta. Così abbiamo più tempo di scoprire dove ci troviamo e non ci inseguiranno più"
"Come te li prendi i vestiti?" chiese Erwin sospirando "E poi ormai conoscono le nostre facce. Difficilmente riusciremo a scappare"
"Per i vestiti è semplice" intervenne Levi "Li uccideremo"
Armin alzò le braccia al cielo per catturare l'attenzione "Aspettate, aspettate un momento. Mikasa non ha tutti i torti, per prima cosa dobbiamo trovare dei vestiti adatti a noi così almeno le persone la smetteranno di guardarci in modo strano e di dirmi cose che non capisco"
"Continuo a non capire come dobbiamo prendere i vestiti" continuò Erwin.
"Ma non saremmo mai normali!" urlò Levi "Guarda, c'è un monco tra di noi! E quella mezza calzetta di Eren si è quasi divorato un intero dito!"
Armin ignorò il capitano, e continuò a esporre il suo piano "Ho visto che ci sono dei negozi in questa città dove vendono vestiti. Possiamo prenderli da lì, senza che nessuno si faccia del male! Che ne pensate?"
Eren, che fino a quel momento non aveva parlato, disse che gli sembrava un ottimo piano. Acconsentirono anche Mikasa ed Erwin, ma ancora Levi si chiedeva come potevano nascondere il braccio non esistente di Erwin. Tuttavia, alla fine, acconsentì anche lui.
Poco dopo, la squadra entrò nel negozio di vestiario più vicino. Nonappena si accorse di loro, la commessa aggrottò le sopracciglia, squadrandoli da testa a piedi. Armin si avvicinò, tentando di essere il più indifferente possibile.
"Come... come posso servirla?" chiese la donna, sistemandosi gli occhiali.
Armin si guardò attorno, fingendo che gli interessasse qualcosa di ogni singolo abito posato sugli scaffali del negozio. Poi prese degli indumenti a caso, e li poggiò sul bancone.
"Cosa vuole per questi?"
La donna lo squadrò nuovamente, sempre più allibita.
"Cosa intende dire?"
"Cosa vuole per questi?" ripetè Armin, alzando la voce "Gli indumenti che abbiamo ora le vanno bene? Possiamo darle anche le scarpe, purchè ce ne fornisca nuove. Se vuole posso donarle anche qualche ciocca dei miei capelli, e credo che lo stesso valga per gli altri quattro. Insomma, come possiamo barattare affinchè lei ci dia qualche indumento decente da indossare?"
La commessa ascoltò incredula ogni singola parola. Poi, d'improvviso, cadde a terra svenuta.
Levi alzò gli occhi al cielo, rassegnato.
"Approfittiamone prima che si svegli. Cercate di prendere più indumenti possibili!"

Più tardi, la squadra si trovava all'interno di un parco, tutta abbigliata con i vestiti più comodi che erano riusciti a trovare: Armin una semplice t-shirt bianca e un paio di jeans, Levi una camicia grigia e jeans, Erwin camicia bianca e pantaloni neri, Eren una t-shirt bianca con la stampa di un automobile e dei bermuda di jeans e Mikasa una casacca bianca e dei pantaloni azzurri. Avevano trovato anche delle scarpe abbastanza comode, ma si sentivano totalmente ridicoli con quei vestiti addosso.
"Quasi quasi mi sentivo più a mio agio con la vestaglia!" esclamò Erwin, che doveva anche camminare con il braccio staccato di un manichino inserito all'interno della manica destra della camicia per nascondere il suo problema.
"Bene. Adesso dobbiamo cercare di capire dove ci troviamo!" disse Armin portandosi una mano sul mento "Possiamo fingere di esserci persi!"
Mikasa si passò una mano sui capelli, guardando un passante.
"Ei!" esclamò avvicinandosi e cercando di sfoggiare il suo migliore sorriso "Non è che potresti per caso dirmi dove ci troviamo? Stavo cercando mia cugina che abita da queste parti, non l'ho avvisata per farle una sorpresa, ma non riesco a capire se sono nel posto giusto"
"Beh, dove abita tua cugina?"
Mikasa cominciò a sudare freddo. Non se l'era aspettato "Non ricordo il nome della strada. Mi ha solo detto che vicino casa sua c'è un cimitero!"
"Ma il cimitero di Galba si trova fuori città! Non ci sono abitazioni da quelle parti!"
Mikasa drizzò le orecchie. Galba. Stava per chiedere qualcos'altro, quando Armin si avvicinò stringendosi a un braccio di Mikasa.
"In che anno siamo?" chiese improvvisamente, sotto lo sguardo sbalordito dell'amica.
"Armin, stai bene?"
In quel momento comparve Erwin, che si era precedentemente organizzato con il ragazzo.
"Perdonatelo!" esclamò, posando l'unica mano realmente funzionante su una spalla del giovane "E' un pò malato. Ha qualche rotella fuori posto. Diciamo che è ritardato. Dovrebbe avere quindici anni ma non sa nemmeno soffiarsi il naso! E' totalmente deficiente. Ho provato più volte a fargli fare un ragionamento sensato, ma niente. Per non parlare del fatto che quando va a fare la pipì devo ancora tene..."
"In che anno siamo?" urlò di nuovo Armin per evitare che Erwin terminasse la frase.
Lo straniero sorrise, portando una mano sui capelli del ragazzo.
"2014, piccolo!"
Armin avrebbe voluto spaccargli la faccia. Prima a lui e poi ad Erwin, per avere esagerato a descrivere la sua demenza fittizia.
Solo dopo si rese conto di ciò che gli era appena stato detto.
Erwin rimase un attimo in silenzio, soppesando quelle ultime parole. Poi diede una scrollata di spalle ad Armin e sorrise allo straniero.
"Beh, credo che noi dobbiamo andare, adesso. Grazie per il vostro aiuto, signore, io e mia moglie" indicò Mikasa "Troveremo subito casa di sua cugina!"
Il ragazzo sorrise, allungando una mano verso il capitano "Odio chi mi da del lei, figuriamoci chi mi da del voi. Io sono Luca, piacere!"
Erwin rimase a fissare la mano del ragazzo per qualche minuto. Poi si voltò bruscamente, allontanandosi con Armin senza dire una parola.
"Perdonalo!" disse Mikasa senza smettere di sorridere "Ha perso un braccio. E' capitato due millenni fa, ma ancora non è riuscito a passarci su!"
Poi seguì i suoi compagni che si allontanavano, lasciando Luca perplesso nel bel mezzo del parco.

Più tardi, la squadra era letteralmente tornata sulla strada: camminavano nel bel mezzo del traffico, con i clackson che gli suonavano contro e le urla dei conducenti alle spalle. Purtroppo, nessuno di loro capiva quanto stava accadendo.
"Dobbiamo capire come andarcene da qui!" esclamò Rivaille "Qui la gente è tutta stupida e matta. Ci sono cani vestiti come loro, uomini con i buchi alle orecchie e donne che non indossano nè gonne nè pantaloni!"
"Avete sentito lo straniero?" intervenne Eren "Ha detto che siamo nel 2014! Secondo voi stava solo prendendo in giro Armin, dato che Erwin lo ha presentato come un totale imbecille?"
Armin stava per controbattere, quando il suono che avevano sentito qualche ora prima cominciò a rimbombare nuovamente nelle loro orecchie. I ragazzi si voltarono: dietro di loro, l'automobile dei carabinieri si dirigeva veloce verso di loro.
"Maledetti! Se avessi avuto la manovra tridimensionale gli avrei distrutto quella scatoletta metallica in due secondi!" urlò Rivaille cominciando a correre a gambe levate.
Gli altri lo seguirono, spingendo e buttando a terra tutte le persone che si piazzavano davanti a loro. Armin guidava il gruppo, portandolo nelle stradine più strette in cui si imbattevano: riusciva a capire che l'automobile non sarebbe riuscita a passare in vicoli come quelli. Poi si ritrovarono in una piazza, al centro del quale c'era un enorme fontana. Tutti e cinque si voltarono verso di essa, incantati dall'ennesima meraviglia, ma senza fermarsi. Proprio in quel momento, però, un automobile colpì le gambe di Eren e Mikasa, che comunque riuscirono a non perdere l'equilibrio.
La ragazza all'interno dell'automobile, udendo la sirena dei carabinieri, guardò cosa stava accadendo dallo specchietto retrovisore. Comprendendo che quelli davanti a lei dovevano essere i ricercati, uscì fuori una mano dal finestrino, invitandoli ad entrare.
In un primo momento la squadra rimase immobile dov'era, indecisa sul da farsi. Poi Mikasa aprì lo sportello anteriore, e salì in macchina. Gli altri fecero lo stesso, e si posizionarono nei sedili anteriori. Non c'era abbastanza spazio, perciò Rivaille fu costretto a sedersi sulle gambe del suo superiore.
"Nessuna domanda!" esclamò freddamente, evitando di incrociare lo sguardo divertito di Armin e Eren.
La ragazza cominciò quindi ad accelerare, noncurante dei passanti e delle strade a senso unico, mentre le sirene continuavano a suonare alle loro spalle.
"Figo! Fighissimo!" ripeteva in continuazione, senza che il resto dei presenti capisse qualcosa.
L'automobile raggiunse poi una campagna, talmente vasta che da lì non si poteva vedere la fine. Ai cinque venne una morsa allo stomaco alla vista di quello spazio aperto, ma subito dopo la straniera entrò in un vicolo talmente stretto che Armin si sorprese di come l'automobile fosse potuta entrarci.
Continuarono quindi ad avanzare, fino a quando la strada non divenne talmente stretta da non poter più continuare l'avanzata. Poi, la ragazza si portò un dito alla bocca, invitando ai presenti di fare silenzio.
In quello stesso istante, l'automobile dei carabinieri passò, dietro le loro spalle, diritta verso la campagna. Fortunatamente, non si erano accorti della macchina nascosta nel vicolo.
La ragazza che li aveva salvati tirò un sospiro di sollievo. Poi si voltò verso i suoi passeggeri, allungando una mano verso Mikasa, la più vicina a lei.
"Io sono Diletta! Piacere di conoscervi!"
La squadra la guardava senza dire una parola, mentre Mikasa ricambiava il saluto con una stretta di mano. La ragazza potè sentire così parte della sua forza.
"Ci porterai da quelli?" chiese Armin indicando il posto dov'era appena passata la macchina dei carabinieri "E poi cosa ci succederà?"
Diletta alzò le sopracciglia, sorpresa "Ma no che non vi porto dai carabinieri! Però è da stamattina che la gente parla di voi, e appena mi avete attraversato la strada non ho potuto fare a meno di darvi una mano!" La ragazza guardò il finto braccio di Erwin, poi fece una smorfia "Figurativamente..."
In quel preciso momento Mikasa si allungò sul sedile, piegando l'avambraccio e spingendo Diletta verso il finestrino dell'automobile. Lei deglutì rumorosamente, senza però tentare di liberarsi.
"Siete terroristi?" balbettò con le lacrime agli occhi "E perchè attaccate proprio Galba, una stupida cittadina che non conosce nessuno? E pensare che i miei non volevano mandarmi a Firenze all'università perchè pensavano sarebbe stato pericoloso!"
Rivaille ordinò a Mikasa di liberare Diletta, ed ella obbedì all'istante. Poi si allungò in avanti verso la ragazza, che tremava ancora.
"Non ti faremo del male se tu non ce ne darai motivo. Ma non sappiamo nemmeno di cosa tu stia parlando. Quindi, se possiamo discuterne in un posto più sicuro, ti esporremo tutto ciò che abbiamo da dirti. Saremo totalmente sinceri, ma se scopriamo che tu menti..." Rivaille si portò il pollice da una parte all'altra della gola "Ti uccido!"
Diletta annuì, sospirando. Poi aprì lo sportello dell'automobile, ma prima che potessero scendere tutti, cadde al suolo svenuta.
Rivaille alzò gli occhi al cielo, sbruffando "Sarebbe bello se Eren potesse trasformarsi in un lampo davanti a queste pappemolle. Sarebbe divertente contare quante volte si sfracellano a terra!"

 



ANGOLO AUTRICE: Tadà! Ecco a voi un altro inutile capitolo nonsense! E vabè, questo è lo "scopo" di questa fan fiction u.u Dato che è vacanza, riesco a scrivere molto e quindi ad aggiornare presto :) Però il 22 parto per la gita, e per sei giorni sarete liberi da queste idiozie :') Ma vabè, vi lascio. Al prossimo cap :)
   
 
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