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Autore: Birra fredda    17/04/2014    2 recensioni
Aziel è un angelo sfuggito al Paradiso per il suo amore, un demone di nome Belial.
Un amore malato, una passione travolgente, due corpi, un'anima pura e una maledetta che convivono in una casa immersa nel verde delle colline abruzzesi.
Cosa ne sarà dell'amore quando le cose cominceranno a farsi più difficili e sarà ripresa la lotta tra le forze del male e le forze del bene?
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Belial era andato già a caccia quando Aziel si svegliò. L’angelo dormiva molto di più rispetto al demone, a cui bastava appisolarsi un paio d’ore per sentirsi rinvigorito e riposato.
Aziel vide che al suo fianco nel lettone non c’era nessuno e si concesse un lungo sbadiglio.
Si sentiva spossato e stupido.
Aveva faticato tanto per farsi accettare da Belial, cosa che il demone non ancora ammetteva, ricordandogli, di tanto in tanto, che prima o poi si sarebbe dovuto trovare una casa sua, e il risultato era stato del sesso sadico e carnale, che aveva dato soddisfacimento solo al demone e aveva ferito l’angelo.
Era uno stupido.
Si era illuso di poter cambiare Belial, di farlo tornare a essere anche solo lontanamente quello che era prima della Caduta. Si era illuso di fargli provare un’attrazione verso di lui che non fosse solo fisica, ma, evidentemente, non ci era riuscito.
Aziel scese in cucina per farsi un caffè subito dopo essersi rimesso i boxer aver indossato una camicia a righe di Belial.
Sebbene il demone marcasse sempre il confine tra lui e il suo amante, non aveva mai detto nulla riguardo il fatto che l’angelo gli prendesse i vestiti senza chiedere. E Aziel si era sempre chiesto il perché di questa concessione data senza averlo prima pregato, ma non gli aveva mai domandato nulla.
Indossare i vestiti che Belial indossava il giorno prima la notte dopo il sesso gli lasciava addosso il profumo dell’altro, e Aziel non avrebbe rinunciato a ciò mai e poi mai.
Appoggiato con un fianco al tavolo della cucina mentre usciva il caffè, l’angelo pensò che quella casa lo meravigliava ogni giorno, benché vivesse lì da secoli.
Era strano e bello allo stesso tempo come un demone potesse arredare una casa con la stessa armonia di un essere umano.
Belial aveva scelto il parquet quasi ovunque, quel legno fine per cui ogni volta che lo vedeva con le scarpe gli dava uno spintone o una spallata e gli diceva di togliersele che quel pavimento valeva più di quanto valesse una sua ala da angioletto. Le vetrate immense in cucina e in sala, la poltrona ad angolo, la televisione 65 pollici, le tende bordeaux, il lampadario di cristallo. La camera da letto ampia, con l’armadio di legno di acero alto fino al soffitto, il letto spazioso, le coperte fatte a mano. Il corridoio del primo piano infinito, il ballatoio da cui si vedeva la sala, le casse per la musica.
Il secondo piano vuoto.
La parte preferita della casa, per entrambi, era il secondo piano. Pavimento verde, niente muri, vetrate ovunque. Da lì il panorama era splendido, da un lato vedevi la montagna, da un altro, nelle giornate limpide, il mare.
Era la loro stanza della meditazione, la stanza dove si rifugiavano quando la Terra risultava troppo stretta per quei corpi divini.
Aziel uscì dalla porta sul retro e andò nel giardino, l’unica parte della casa che Belial gli aveva concesso di curare. L’unica parte della casa di cui il demone non si vantasse con i suoi amici, quasi che vantarsi anche di quelle spicchio di verde significasse dare troppa importanza all’angelo.
Aziel sedette sul dondolo con suo caffè tra le mani e osservò il suo lavoro di anni. L’erbetta curata, il piccolo sprazzo di margherite, l’aiuola di papaveri rossi e gialli contornata da pietre, il tavolino di legno con accanto una sdraio a due posti.
Belial poteva disprezzare il lavoro dell’angelo quanto voleva, ma Aziel ricordava una a una le notti d’estate passate a fumare, bere e far l’amore su quella sdraio a due posti. E ricordava una a una le giornate di sole in cui Bel lo aveva preso tra le margherite.
Sorseggiò il caffè fumante e si raggomitolò sul dondolo con le ginocchia al petto.
Pensare a tutte volte che si era concesso a Belial gli faceva sentire una strana sensazione. Caliel l’aveva definita capacità di cercare di affogare qualcuno tra le onde dell’oceano in tempesta tenendogli, di tanto in tanto, la testa fuori dall’acqua perché respiri.
Era proprio così che si sentiva Aziel nei confronti di Belial, come se il demone lo detestasse e, allo stesso tempo, non potesse fare a meno di lui.
Aziel rifletté che se Belial almeno una volta gli avesse rivolto un minimo gesto di affetto, forse quel pensiero si sarebbe potuto un po’ attenuare.
Ma come aveva fatto a innamorarsi di un demone?
Insomma, ci stava tutta a innamorarsi di lui prima della Caduta, quando le sue ali erano ancora candide e lo vedevi passare le giornate a osservare i terrestri immaginando di poter vivere sul pianeta azzurro.
Ma perché non lasciarlo perdere dopo la Caduta?
Aveva le ali nere, ombrose, putride, sottili e tetre come quelle dei pipistrelli. Belial era un demone e lui era un angelo, come poteva essere pazzo di lui?
Era innamorato persino dei suoi scatti d’ira, del fatto che non gli desse mai una soddisfazione, dei segni viola sulla pelle provocati dai suoi morsi, del suo modo sadico e lussurioso di far l’amore che, fino alla sera addietro, non gli provocava mai troppo dolore.
Lo amava.
Aziel non riusciva a capacitarsi di questo amore, e non ci era riuscito nessuno dei suoi amici, ma lo amava.
E avrebbe dato qualsiasi cosa, la sua stessa vita, per ricevere anche solo uno sorriso o un bacio non richiesto da Belial.
Non che il demone, dopo secoli di convivenza, non fosse migliorato affatto in quanto ad affettuosità, ma quella non era mai abbastanza.
Aziel ricordava bene i primi tempi, quando Bel gli schiacciava la testa contro il tavolo della cucina, gli calava i pantaloni e lo prendeva lì, senza averlo prima preparato e senza un minimo di delicatezza. Aziel ricordava le loro prime volte, il modo grezzo e distaccato di Belial di fare l’amore, le unghie infilate ovunque nella carne, i gomiti piantati nella schiena. Ricordava le loro notti insieme, quando dormiva poco e aveva sempre paura di essergli troppo vicino nel letto. I primi anni di convivenza in cui aveva vissuto come una specie di ombra in casa, cercando di adattarsi ai bisogni e alle abitudini del demone mettendo da parte se stesso.
Aveva annullato la sua persona per Belial, se ne rendeva perfettamente conto.
Gli esseri umani avrebbero parlato, riferendosi a loro due, di amore malato. Un po’ lo stesso che lega una moglie al marito che la picchia, insomma.
Ma lui non erano un essere umano, non era un semplice terrestre e non lo era neanche Belial. Forse i suoi sentimenti e la sua sensibilità erano piuttosto vicini a quelli dei mortali, ma non quelli del demone che, sebbene fosse migliorato molto, era pur sempre un demone e Aziel se ne rendeva perfettamente conto.
Quando aveva deciso di passare la sua vita con lui sulla Terra, sapeva benissimo a cosa sarebbe andato incontro, a quante sofferenze e delusioni e quante poche soddisfazioni.
Amava Belial per quelle piccole cose che sapeva di aver cambiato in lui.
Il demone era diventato molto meno manesco nei suoi confronti, cosa favorita dal fatto che Aziel era diventato bravissimo nel capire cosa volesse e nel mettergli tutto subito a disposizione. Era raro che i due si trovassero in disaccordo su qualcosa. Aziel era in Belial, ormai, conosceva ogni piccolissima sfumatura del suo carattere e della sua vita e cercava di renderlo felice in ogni modo.
Belial, per via della sua natura, probabilmente non l’avrebbe mai amato, ma ci teneva a lui. In un modo tutto suo, e non gliel’avrebbe mai rivelato, ma Aziel lo sapeva.
Una leggerissima folata di vento fece riscuotere l’angelo dai suoi pensieri: Belial era tornato dalla caccia.
Aziel lo vide volare pochi metri sopra la casa con un capretto sanguinante abbandonato su una spalla.
Dopo secoli si era abituato a vederlo rincasare con animali morti tra le braccia e si era persino abituato a cucinarglieli.
Qualche volta aveva vomitato, è vero, ma la maggior parte delle volte si era mantenuto forte e si era messo ai fornelli di sua spontanea volontà.
Questo anche era, per lui, amare Belial: accettare il fatto che fosse un demone, il suo opposto, ciò che lui avrebbe dovuto detestare sopra ogni altra cosa.
“Buongiorno” disse il moro atterrando nel giardino di casa, togliendo il capretto morto da sopra la spalla per prenderlo tra le mani quasi come si tiene un neonato.
“Buongiorno a te” rispose Aziel sforzandosi di sorridergli. “Come è andata la caccia?”
“Male” disse ancora il demone tirando indietro le spalle per riporre le ali nella schiena, l’immenso tappeto tetro scomparve dalla vista dell’angelo. “Ho incontrato Damien e Ipos che avevano appena fatto fuori tutti caprioli della zona. Lo sai come sono quei due, uccidono gli animali solo per il gusto di farlo, non per necessità. Così mi sono dovuto accontentare di questo capretto.”
Aziel si alzò dal dondolo e lo seguì in casa.
“Vai a farti una doccia, che sei sporco di sangue” gli disse chiudendosi alle spalle la porta di servizio. “Intanto ti cucino questo capretto.”
Belial gli scaricò quell’ammasso di pelo bianco e sporco di rosso tra le braccia prima di fiondarsi in bagno, spogliarsi e infilarsi sotto la doccia.
Aziel non sembrava ancora intristito nei suoi confronti. Sebbene la sera prima gli fosse sembrato palese il fatto che ci fosse rimasto male per via di come avevano fatto l’amore, sembrava già essergli passata.
O, forse, aveva semplicemente capito che non c’era nulla di cui restar male.
Lui era un demone, dannazione, era nella sua natura essere violento, opportunistico, animale. Quell’angioletto non poteva restarci male per qualcosa che era nel suo essere e, dopo secoli di convivenza, avrebbe dovuto ben saperlo.
































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Eccomi tornata il prima possibile col nuovo capitolo! Innanzitutto ringrazio tutte le splendide persone che mi hanno recensita e che hanno messo la long tra le preferite o le seguite, love you. Spero che vi piaccia questo capitolo che rivela ancora di più i sentimenti di Aziel (piccino ç__ç), fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio,
Echelon_Sun

 
  
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