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Autore: kk549210    17/04/2014    1 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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-Sst… fai piano! Facciamogli una sorpresa! – disse la bambina al suo fratellino.
Livia aprì un occhio, sentendo le assi del pavimento scricchiolare sotto i passettini concitati dei suoi monelli. Harm dormiva ancora della grossa, girato sul fianco verso di lei com’era sua abitudine, in posizione fetale.
-Svegliaaa!!! – gridò la loro figlia maggiore, buttandosi a pesce sul letto trascinandosi dietro il piccolo di casa.
Livia accolse tra le braccia quei due terribili tesori. Un’impertinente donnina di quattro anni, la vera peste di casa, e un tenero cucciolo di venti mesi con il nasino gocciolante.
-Come sta il fratellino nuovo? – chiese lei.
-Dorme? – fece eco il pupetto, appoggiando teneramente la testa sulla pancia della mamma.
-Sì. Ed è ancora piccino, come un piccolo seme – rispose Livia, accarezzandogli i capelli.
-E’ un dormiglione, come papà… Papà! Svegliati! – fece la bambina. Ma il letto dalla parte di Harm era vuoto.
 
 
 
Il pungente vento primaverile spazzava la distesa erbosa di Arlington. Due cariche a salve dal picchetto dei Marine in alta uniforme. L’omaggio della squadriglia di F-14 che compiva il volo d’onore sopra il cimitero.
-Dalla patria, con gratitudine.
Livia ricevette nelle sue mani tremanti la bandiera a stelle e strisce ripiegata a triangolo e se la tenne in grembo. Ora era sola in quella terra che non sentiva sua, lontana dalla dolcezza di sua madre e dall’abbraccio sicuro di suo padre. Harm non c’era più. E il piccolo che stava per nascere non avrebbe mai conosciuto l’uomo che gli aveva dato la vita. L’ineluttabile maledizione dei primogeniti Rabb si era precocemente abbattuta su di loro.
 
 
 
 
-Mi vuoi sposare? – chiese Harm al termine della cena, aprendo la scatolina con l’anello della nonna.
-Se la metti così… - scherzò lei per celare l’emozione profonda che la scuoteva dalla testa ai piedi.
-Dai, non prendermi in giro – fece lui deglutendo nervosamente – Sto parlando sul serio…
-Sì, Harm.
-Mi vuoi sposare?
-Sì, certo – ribadì Livia.
-E quando? Dai, sposiamoci subito… domani! – propose lui al colmo dell’entusiasmo, infilandole l’anello al dito.
-Ma che dici? Domani chiamiamo padre Edward per la data. Penso che ci vorrà almeno un mese…
-Un mese?
-Certo. Prima di tutto dobbiamo dare il tempo alle nostre famiglie di organizzarsi per venire alla cerimonia… e poi dobbiamo fare il corso prematrimoniale…
-Ma io so già tutto! – disse lui con il suo smagliante sorriso – Soprattutto come nascono i bambini… ne voglio avere almeno dieci! – aggiunse tutto orgoglioso.
“Il mio fidanzato è tutto scemo” pensò lei.
 
 
 
Ora era seduta nella sua stanza all’Isolotto, quella che aveva sempre diviso con Luigi, il suo fratello minore. Quasi un gemello per lei. Si sfilò dalla testa la corona d’alloro. Era felice ed emozionata. Poi la gioia si mutò repentinamente in pianto. Aveva paura. Harm era diventato freddo, come morto. La macchina dell’elettrocardiogramma era impazzita nel suo fischio sibilante e le sfondava le orecchie. Voleva scappare via, ma non voleva lasciare suo marito.
Alzò la testa e vide Luigi, con ancora al collo la stola viola. Da dove era entrato? La stanza non aveva né porte né finestre.   
- Non temere, Livia – le disse sedendosi vicino a lei ed abbracciandola.
  
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