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Autore: kk549210    17/04/2014    3 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Che fantastica giornata!
Su e giù per le montagne russe a Mission Park, con il suo papà. Il piccolo Harm era al colmo della gioia. Da alcuni giorni la casa era di nuovo piena di allegria e di risate. Papà e mamma erano bellissimi insieme, scherzavano sempre. Anche se lui poteva rimanere a casa solo per una settimana. Ma Harm era felice lo stesso: gli avevano persino rifatto la festa per il compleanno, anche se era già passato da qualche settimana. E lui aveva di nuovo spento le sei candeline. Era grande, ormai! L’uomo di casa che doveva proteggere la sua bellissima mamma, mentre papà era via. Harmon Rabb sr era l’uomo più forte e coraggioso del mondo. Un grande aviatore, un tenente della Marina. Era per questo che non poteva rimanere a lungo a casa, a La Jolla. La Nazione aveva bisogno di lui, in un paese lontano chiamato Vietnam. C’era una guerra contro degli uomini cattivi, che Harm non aveva capito bene se fossero rossi o gialli. Fatto sta che il suo papà doveva combattere contro di loro, in nome della Libertà e della Giustizia. Le lettere-cassette che gli mandava erano entusiasmanti, piene di azioni pericolose e coraggiose. Suo padre era un vero eroe, e lui da grande voleva diventare così. Un aviatore della Marina. Alto, forte, bello.
Quel giorno avevano appena inciso su un albero del parco le loro iniziali: HR, con un piccolo due accanto. Il bambino non aveva capito bene il significato di quel numero, ma non importava. Harmon Rabb sr sapeva sempre quello che faceva.
Si sedette su un’altalena, mentre suo padre lo scrutava a debita distanza e ne approfittava per fumarsi un sigaro. Quel bel sigaro grosso e profumato che gli intrideva i baffi di un odore strano. Il piccolo Harm si dondolava pigramente, tutto fiero del proprio giubbotto da  aviatore, uguale a quello di papà, quando sull’altalena vicina si sedette una bimbetta press’a poco della sua stessa età.
-Io so andare più forte e più in alto di te… scommettiamo? – fece lei con tono di sfida.
Harm detestava le bambine. Erano delle autentiche piaghe. Come le sue cugine, le figlie dello zio Mark, il fratello di mamma. Sempre pronte a lamentarsi o interessate solo ai loro vestitini o ai nastri per i capelli. Era ben felice di essere figlio unico e di non avere per casa una mocciosa frignona che gli guastasse ogni divertimento.
Ma quella piccoletta che lo aveva sfidato sembrava molto diversa. Anzitutto, portava i pantaloni come un maschio e uno strano giubbino blu trapuntato. Non aveva nastri vistosi, ma una treccia castana legata con un semplice elastico. E aveva due occhi vivacissimi. Azzurri come quelli di nonna Sarah, la mamma di papà. 
-Guarda che io sono fortissimo! Il mio papà è un aviatore! – replicò lui.
-E che c’entra? Mica è un aereo questo… - ribatté lei con la sicurezza di un piccolo avvocato – e poi io ho sfidato te!
Harm e la bambina si scambiarono un rapido sguardo di intesa e via, dopo una vigorosa spinta diedero vita alla loro sfida.
Doveva ammetterlo, quella lì andava proprio forte. Stanchi e accaldati, dopo qualche minuto passato ad accarezzare le nuvole, decisero di scendere di nuovo a terra.
-E allora? – disse la piccola sconosciuta – Hai visto che so volare in alto?
-Eh, già… -ammise lui con il fiatone.
Papà gli aveva sempre detto che non era educato non presentarsi, soprattutto con una ragazza. E quella tipetta lì era giusta e si meritava il suo rispetto.
-Io sono Harm. E tu, come ti chiami?
-Julia. Sai, tu ti chiami come il mio papà.
-Davvero? – fece Harm sgranando i suoi occhioni cerulei.
-Sì. Anche lui è Harm… Sai, lui è capitano della Marina. Il capitano Harmon Rabb.
-No, ti sbagli. Harmon Rabb è mio padre. Ed è tenente – disse Harm, un po’ vergognoso di non poter ribattere a quella serpentella con un grado più alto del suo.
-No, no. Il mio papà è capitano ed è avvocato. Il più bravo di tutto il JAG.
“Il JAG? Che roba è? Questa bambina è tutta scema.” pensò il suo coetaneo.
-Ti sbagli, Harmon Rabb è un aviatore. Un eroe di guerra!
-Una volta sì,– asserì tutta sicura Julia – ma ora fa l’avvocato.
-Sei una bugiona! –sbottò il bambino tutto spazientito e a corto di argomenti.
-Non è vero! Non sono una bugiona!
-Bugiona!
-Nooo. Ti dico la verità! – insistette la piccola puntando i piedi nella polvere.
Harm tirò un sospiro di sollievo. Suo padre si stava avvicinando. Forse l’avrebbe salvato dalle unghie di quella tigrotta arrabbiata.
- Guarda, il mio papà è uguale a quell’uomo lì – fece lei indicando Harmon Rabb sr – Solo che non ha i baffi.
-Figliolo, perché litighi con questa tua nuova amichetta? Sai che devi essere gentile con le signorine – lo rimproverò il padre scompigliandogli i capelli.
-Scusa…
Harm chinò la testa rassegnato. Suo padre aveva ragione, anche se quella lì era davvero impertinente. Ma cosa faceva ora? Le accarezzava la testa? E la prendeva pure in braccio molto dolcemente? Il bambino bruciava di gelosia. Ma la faccia di quell’uomo che abbracciava Julia non era più la stessa. Quell’uomo era suo padre e allo stesso tempo non lo era. Non aveva né i baffi né il giubbotto da aviatore. E sembrava anche più vecchio, tanto che aveva già una ruga leggera tra le sopracciglia.
 
       
 
      
-Tomcat quattro otto tre in finale di avvicinamento – comunicò Harm all’operatore del ponte di volo della Patrick Henry.
-Sei un po’ sotto il sentiero di discesa! Tiralo su! Tiralo su! – risposero dalla portaerei.
-Papà! E’ buio pesto… è tutto imbrogliato!
-Coraggio figliolo, portalo giù – gli disse Harmon Rabb sr dal sedile del RIO.
-Motore! Motore! Tira su il muso! – gridò alla radio l’operatore.
-Non ce la faccio!
-Eiezione! Eiezione! – dal ponte di volo, una sola parola.
- Dai Harm, portaci a casa! – lo incoraggiò il padre.
“Non posso uccidere anche mio padre” pensò disperato Harm.
Agganciò il secondo cavo e l’aereo fu arrestato molto bruscamente. Un appontaggio duro, ma erano ritornati a casa, senza danni.
-Sei un grande aviatore, molto meglio di me. – gli disse il padre mentre si ritiravano sottocoperta, lungo l’asfalto del ponte – E sarai un padre fantastico – aggiunse mettendogli un braccio intorno alla spalla.
Harm si commosse nel profondo del cuore.
-Papà, nella nostra famiglia c’è mai stata una Julia? Sai, ho fatto uno strano sogno…
-Non ancora – rispose Harmon Rabb sr, con uno dei suoi irresistibili sorrisi. 
 
  
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