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Autore: Eynis96    18/04/2014    3 recensioni
Aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta ad ogni costo.
Che i Settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio, e possa la Fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Mr. Mellark, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano rimasti solo in due.

Peeta stava fuggendo dagli ibridi creati da Capitol City, ad ogni passo sentiva le forze venire meno, il fiato mancare, l'unica cosa che lo manteneva vigile era il peso che sentiva sulle spalle e il pizzicorio di due trecce che gli sfioravano il collo.

Quello era il carico più prezioso che aveva mai portato: Primrose Everdeen.

Sì proprio lei, la sorella della persona che amava di più al mondo, ed era per lei che la stava proteggendo da quando quell'inferno chiamato settantaquattresimi Hunger Games era cominciato.

Sin da quando lo avevano scelto, il giorno della Mietitura, egli aveva compreso che nel giro di una settimana sarebbe morto e quindi aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto: aveva promesso a se stesso che si sarebbe preso cura di quella bambina a costo della sua stessa vita e così avrebbe fatto fino in fondo.

E mentre correva a perdifiato nel bosco un ricordo gli attraversò la mente: “Appena dopo l'incontro con il loro mentore Haymitch i tributi si erano ritirati nelle loro stanze, ma Peeta invece di tornare nella sua aveva bussato piano a quella di Prim ed aprendo la porta l'aveva trovata seduta rigida sul suo letto intenta a mordersi il labbro inferiore per trattenere le lacrime.

Peeta sentì il cuore stringersi: Santo Cielo quanto gli ricordava la sua Katniss!

Le si avvicinò lentamente per non spaventarla ulteriormente e le prese le piccole mani fredde e delicate tra le sue grandi e calde, gli occhi lucidi di lei incontrarono lo sguardo cristallino e determinato del giovane:-Prim, non avere paura, hai sentito Haymitch? Quando entrerai nell'arena corri più lontano che puoi, trova un posto sicuro e cerca di trovare qualcosa da mangiare, io arriverò il prima possibile e dopo non dovrai preoccuparti più di nulla va bene?-

Prim distolse lo sguardo disperata:-Peeta, seriamente, quanto pensi che ci metteranno ad uccidermi? Non ho speranze...- quelle parole sulla bocca di una bambina di dodici anni suonavano come una bestemmia.

Il ragazzo toccato nel profondo la abbracciò come se fosse sua sorella e le sussurrò:- Prim tu corri veloce, e ti prometto solo una cosa: ti riporterò a casa da tua sorella e da tua madre, lo giuro sulla mia vita-.”
 

Ed ora lì in mezzo al nulla, con un essere informe alle calcagna ed era più intenzionato che mai a mantenere quella promessa.

Un enorme cane geneticamente modificato li stava inseguendo, Peeta comprese di non poter correre più a lungo, era stremato, così fece scendere Prim dalla sua schiena e le urlò di andarsi a nascondere dietro ad un cespuglio, dopodiché prese la stessa spada che aveva tolto dal corpo esanime di Cato e si girò per affrontare il mostro.

Peeta non era mai stato bravo con le armi, lui faceva il panettiere, non l'aveva mai nemmeno presa in mano una spada prima degli Hunger Games, ma certe cose ti cambiano a tal punto da non riuscire più a distinguere cosa eri e cosa sei ora.

Si battè con tutte le sue forze, ma solo il suo corpo combatteva, la sua mente invece era consapevole della sua imminente fine, e ripercorreva tutti i momenti della sua vita degni dei essere ricordati al suo termine: dall'infanzia serena col padre nella panetteria ai momenti gioiosi con gli amici, e poi lei, il suo volto, i suoi capelli, le sue labbra e i suoi occhi grigi come il cielo d'inverno.

Inizialmente non si accorse della ferita al fianco ma un secondo dopo il dolore esplose con una forza tale da mozzare il fiato a Peeta, che tuttavia non si fermò: il mostro gli era saltato addosso e le sue zanne gli luccicavano a pochi centimetri dal volto, egli cercava di tenerlo a distanza con la spada in orizzontale, poi con le ultime forze ruotò di novanta gradi la lama e spinse ancora più forte fino a trafiggere la giugulare dell'ibrido, che si accasciò senza vita sopra di lui.

Peeta era sfinito, si liberò di quel peso con fatica, dopodiché tentò di alzarsi ma crollò in ginocchio, estenuato dalla perdita di sangue, e sarebbe caduto con la faccia a terra se qualcuno non lo avesse sostenuto.

-Sdraiati Peeta, hai perso troppo sangue- mormorò Prim scioccata da quel fiume rosso che tingeva ogni cosa.

La bambina aveva qualche conoscenza di erbe mediche grazie alla madre e mentre squarciava la parte superiore della tuta a Peeta col suo piccolo pugnale pensava alle piante che aveva a disposizione nel bosco che avrebbero potuto arrestare l'emorragia che era evidentemente in corso in quel momento, ma le mani del giovane la fermarono.

-Ti prego, smettila, tanto non serve a niente- mormorò lui senza fiato.

-Cosa stai dicendo Peeta? Non fare lo stupido, non ti lascerò morire- ribadì Prim con una determinazione che non pensava di avere.

-Assomigli così tanto a tua sorella in questo momento- sorrise il giovane sentendo la vita che lo abbandonava.

-Sei coraggiosa come lei e presto la riabbraccerai se tutto andrà come deve andare- fu allora che la piccola Prim ricordò la promessa che Peeta le aveva fatto prima di entrare nell'arena, e in quel momento capì che essa poteva essere adempiuta solo con la morte del ragazzo.

-Peeta, no no no ti prego no, puoi ancora farcela lasciami solo...- le mani del giovane stringevano le sue consentendole solo di versare qualche lacrima impotente.

-Ti prego Prim, quando torni a casa potresti dire a Katniss che sono un idiota, che la amo e che continuerò ad amarla anche in quel posto in cui sto per andare per favore?- sussurrò a stento Peeta gentile.

 

Nella piazza del Distretto 12, in prima fila, davanti ai megaschermi, ritta in piedi, c'era una ragazza con gli occhi grigi sbarrati pieni di lacrime e le mani davanti alla bocca ad esprimere un muto stupore.

 

-Peeta, ti prego, non lasciarmi, come farò senza di te? Io non voglio più che rispetti la promessa che mi hai fatto, io voglio che tu viva e che torni a casa con me per poter stare con Katniss, perché te lo meriti, tu sei la persona migliore che io conosca, per favore, rimani con me...- Prim ormai piangeva disperata accarezzando la testa di Peeta che teneva sulle ginocchia.

Anche dai suoi occhi scendevano lacrime silenziose:- Mi dispiace non posso farlo, ma sappi che sarò sempre con te quando ne avrai bisogno-

-E ora, canteresti qualcosa per me?- bisbigliò Peeta.

-Si certo, tutto quello che vuoi- sussurrò Prim, e cantò, cantò per lui fino a che la luce scivolò via dai meravigliosi occhi del ragazzo del pane mentre ancora sussurrava tra le labbra il nome “Katniss”.

 

 

Delle urla si levarono dalla folla radunatasi di fronte agli schermi nel Distretto 12: era la madre di Peeta che si disperava per la morte del figlio, incredula per lo spettacolo a cui aveva appena assistito.

Anche Katniss ormai piangeva apertamente in ginocchio, al centro della piazza, e non si curava degli sguardi di pietà che le persone le rivolgevano, non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di quel ragazzo del suo Distretto, Peeta, che sussurrava il suo nome prima di morire, dopo aver salvato sua sorella quando lei non poteva, e in quel momento comprese che non avrebbe mai più conosciuto un amore incondizionato come quello.

Ad un certo punto si sentì sollevare, si voltò e con stupore si accorse che era il padre di Peeta, egli la sollevò tra le braccia come una piuma e la portò al riparo da sguardi indiscreti con gli occhi pieni di lacrime ed una ferita insanabile nel cuore, per aver appena assistito alla morte del figlio prediletto.

Il signor Mellark la guardò e le disse:-Lui ha mantenuto la sua promessa, ora devo mantenere la mia- e le porse una lettera piegata più e più volte per adattarla alla tasca interna della giacca.

Katniss la prese frastornata, poi prima di lasciare andare quell'uomo spezzato lo richiamò e stringendo la lettera al petto gli sussurrò:- Grazie, grazie per aver messo al mondo una creatura così speciale come Peeta-

Il signor Mellark si asciugò un'altra lacrima che inarrestabile gli stava scorrendo sulla guancia:-Mi sarebbe piaciuto avere te come nuova figlia- disse solamente.

E Katniss non poté fare altro che osservarlo allontanarsi con la sensazione che qualcosa dentro di lei stesse andando a fuoco.






Angolo Autrice
Rieccomi in questo meraviglioso fandom!!
Spero che questa one-shot vi sia piaciuta tanto quanto io ho amato scriverla!
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio
Eynis96
  
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