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Autore: Daistiny    15/07/2008    0 recensioni
Nel bosco si poteva incontrare anche un Houndour un pokèon di tipo buio o uno Sneasel dall’indole dispettosa, Basch vedendo quelle strane quanto mostruose creature ne rimase quasi meravigliato, lui si ricordò che anche nel suo mondo vierano delle creature simili. Basch girò per un po’per il bosco dove ogni tanto si fermava a raccoglire qualche ramo secco caduto a terra, una volta che ne abbe raccolti un bel mucchio il capitano Von Ronsenberg usci velocemente dal boschetto, finalmente fuori l’uomo alzo casualmente lo sguardo verso il cielo che era cosi pieno di stelle che faceva rimanere senza fiato chi lo guardava.Quella notte senza nuvole a Basch ricordava molto le notti del suo mondo Ivalice, il cielo del suo mondo non aveva nulla da invidiare a quel cielo che stava ammirando là in quel modo a lui sconosciuto.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Basch, Gabranth
Note: AU, Cross-over, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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era
NON POSSO PI Ù DIVIDERMI TRA TE IL…

Atto 2 scena “Un passato da riscoprire!”


Dopo l’arrivo di Nivek e Amra nel mondo dei pokèmon qualcun altro appartre i loro genitori si stava muovendo… qualcuno di un altro mondo chiamato Ivalice stava ricordando il passato, questi era un un bell’uomo dal viso d’angelo, che all’incirca aveva più di cinquantanni, ma nonostante cio il tempo aveva risparmiato la sua giovinezza.
Il tipo aveva i capelli biondi cortissimi, così pure la barba, sulla fonte, soprattutto sul sopracciglio desto aveva una cicatrice che ora mai portava da più di vent’anni e che gli conferiva un certo non so chè.
L’uomo indossava dei vestiti eleganti quanto pratici, cio stava ad indicare il rango sociale a cui apparteneva… questi non era altri che il Capitano Basch Von Ronsemburg, che stranamente stava fissando una vecchia foto sbiadita dal tempo e dall’usura, la persona raffigurata nella foto era una ragazza all’incirca di ventidue anni che sorrideva felicemente.
Ora mai erano anni che l’uomo e la ragazza della foto non si rivedevano, gli ultimi ricordi che il Capitano Von Ronsemburg aveva di quella misteriosa quanto bella ragazza, erano alcuni momenti di una festa dove l’aveva vista per l’ultima volta… nella festa del suo ventiduesimo compleanno!
Basch ricordava ancora con chiarezza il volto, la voce e il corpo di quella ragazza più giovane di lui di quattordici anni, lui se ne era innamorato per via della dolcezza e della gentilezza che quella ragazza aveva saputo mostrargli… da quella ragazza aveva avuto un figlio che però non aveva mai avuto la possibilità di conoscierlo, l’unico ricordo che custodiva del figlio era quando l’aveva visto nascere e gli aveva dato il nome, da li in poi il destino li aveva separati. .
Il figlio portava due nomi il primo era stato scelto dalla madre del ragazzo, mentre il secondo nome l’aveva scelto Basch ed era il nome del suo defunto fratello gemello Gabranth. L’uomo desiderava disperatamente rivedere il figlio che solo una volta aveva visto e conosciuto e la madre… dalla quale era stato separato ingiustamente dal vile destino.
Ma questi non sapeva che per gli inspiegabili capricci del destino avrebbe potuto rivedere suo figlio e la sua amata.
Nel frattempo Nivek e Amra stavano ancura decidendo dove andare, se a Viridian City o a Pallet Town; passarono una decina di minuti prima che i due ragazzi decidessero dove andare. Un volta deciso di proseguire per Pallet Town per far visita a un vecchio amico della loro madre Ash che i due ragazzi chiamavano “Zio Ashy” fin da quando erano piccoli e lo andavano a trovare.
Ash con il passare degli anni era diventato un bravissimo allenatore di pokèmon quasi da meritrsi il titolo di Master, si era sposato con Misty una sua cara amica più grande di lui di due anni, da cui aveva avuto due figli.
La priogenita aveva l’eta di Nivek e si chiamava Arborea Carmi Egadi Ketchum, solo che amava farsi chiamare Egadi, il suo era veramente un bel nome lungo con un carattere serio, che sapeva il fatto suo, aveva due splendidi occhi verdeacqua con lungi e fluenti capelli rossi, mentre il secondogenito era un ragazzo di due anni più grande di Amra e si chiama Rasch il quale aveva il carattere da attacca briche che lo faceva apparire a gli occhi di tutti come un teppista cosa che non era vera. Perché infondo infondo Rasch aveva un gran cuore ed era uno a cui ci teneva gli amici, egli aveva i capelli neri come gli occhi.
Amra e Nivek dopo aver parlato un po’ tra loro si incamminarono verso Pallet dove vi arrivarono a meta giornta, una volta arrivati nella piccola cittadina, iniziarono ad espolorarne ogni suo angolo per capire se si trovarono nel posto giusto.
E dopo aver esplorato tutto quel posto i due ragazzi si ermarono a parlare tra loro, mentre erano seduti su una roccia a parlare.
Nivek –È tutto il giorno che camminiamo si può sapere dove ci troviamo?
Amra –Non chiederlo a me sei tu che mi hai trascinato in questo viaggio ma stai zitto!
Nivek –Veramente io non ti ho trascinata, ma ci sei voluta venire tu di tua libera iniziativa. Quindi è inutile ogni tuo tentativo di incolparmi.
Amra –Comunque se ti consola saperlo ci troviamo a Pallet.
Nivek –Dove stava la mamma quando aveva dieci anni?
Amra –Secondoi suoi diari… si! Ma dimmi un po’come mai sei cosi giù oggi non mi dire che soffri di nostralgia di casa?
Nivek –MA STIAMO SCHERZANDO?!
Amra –A me pare di no, tutt’al più si vede lontano un miglio che hai o nostalgia di casa o qualche problema che tu non vuoi dirmi.
Nivek –Se io ti dico ciò che mi fa stare così giù tu mi prometti che non lo dirai a nessuno?
Amra –Promesso! Lo sai che io i segreti li so tenere.
Nivek –Bene…
Amra –Avanti che aspetti a dirmelo.
Nivek –Tu come reagiresti se per caso scoprissi un giorno che quella persona che tu credevi essere tuo padre si scoprisse poi che è in realtà un perfetto sconosciuto?
Amra –CHE STAI INSINUADO CHE NOSTRO PADRE NON IL NOSTRO PADRE NATURALE!!! MA SOLO UNO CHE CI HA ADOTTATO! CHE CAZZO VAI PENSANDO NIVEK!?
Nivek –Amra non ho detto che è reale è solo un solo una supposizione!
Amra –AH! Solo una supposizione… ma non permetterti più di dire una cosa nei confronti di papà e della mamma… loro sono delle pesone meravigliose che ci hanno cresciuto trasmettendoci dei valori e tu che fai ti metti a dire che loro non sono i nostri veri genitori!
Nivek –Io non ho mai voluto insinuare questo… è solo che io non credo di essere figlio a papà… ma il figlio che la mamma a avuto con un'altra persona.
Amra –Mi spieghi che cazzo vai dicendo, perché tu fratello mio sei un pochino confuso. Tu per me sei mio fratello, il figlio di mamma e di papà e l’erede della famiglia Mask.
Nivek –Io ho sempre saputo di essere questo e solo che ora non sono più sicuro di esserlo, perché vedi e da un paio di giorni che sto sognando il volto di un uomo che mi somiglia… e che mi chiama per nome… con il mio secondo nome.
Amra –Non ci pensare è solo un sogno.
Nivek –Ma è un sogno molto reale… sogno quest’uomo che mi chiama per nome… poi d’un tratto mi trovo catapultato in una citta sia futuristica che antica dove convivono in perfetta sintonia passato e futuro…
Amra –Sembra la descrizione di una città in un ambientazione fantasy.
Nivek –SI! Infatti sembra una di quella! comunque io mi trovo tra le strade di questa città che è popolata sia da esseri umani che da strani essere tipo lucertole antropomorfie e da bellissime donne con le orecchie da coniglio. Dopo mi trovo che volo sopra questa città, d’improvviso l’ambientazione cambia di nuovo e mi ritovo in un corridoi di un castello, il corridoio è illuninato dalla luce delle candelle ed è arredato con sedie e splendidi arazzi appesi alle parete che sembrano narrare la storia del posto in cui mi trovo.
Amra –E poi che fai?
Nivek –Inizio a girare per quel corridoio e le sue stanze finche poi non mi ritovo in un enorme stanza illuminata da un grande camino con il fuoco acceso, il cui scoppiettio delle sue fiamme rompe il silenzio che aleggia in quella stanza.
La stanza è arredata con mobile che sembrano apprtenere al periodo del medioevo, poi ci sono degli arazzi… ma la cosa più strana che difronte a me c’è l’uomo che mi somiglia in modo incredibile e che mi chiama per nome… mi guardava con aria gentile e comprensiva come un padre amorevole
Amra –Wow! Che descrizione impressionante.
Ninek –Mi sono solo limitato a descrivere ciò che visto.
Amra –Senti invece di parlare di questo che ne dici se troviamo un posto dove passare la notte, non vorrai dormire all’aperto?
Nivek –Perché no! Non è una cattiva idea.
Amra –Ma sei fuori!
Nivek –Quella che mi sa che qui è fuori sei tu. Non fai che lamentarti ogni due minuti mamma mia sei impossibile.
Amra –E tu sei un apatico insensibile menefreghista di merda.
Nivek –Tu invece sei una lurida rompiscatole.
Amra –Nivek senti un po’ che ne dici smetterla di litigare per adesso e iniziassimo a trovare un posto dove stare almeno per qualche giorno?
Nivek –Veramente so dove poter stare per qualche giorno.
Amra –Stupido per che non l’hai detto prima?
Nivek –Perché non mi hai dato tempo per dirtelo, devi sapere che qui a Pallet la mamma ha una casa che si chiama Bianca Villa.
Amra –È tipo della mamma dare dei nomi cosi strani… un esempio ne è il tuo secondo nome… Graby! ^.^
Appena la ragazza chiamò il fratello “Gabry”, questi innervosito spero un violento quanto fortissimo pugno ad un albero che scoppio alla forza sovrumana di Nivek; il qualle aveva avuto un violento quanto stanissimo attaco di ira causatogli dalla sorella.
Una volta che Nivek sferò il pugno che fece letteralmente a pessi l’albaro, si rivolse alla sorella con un’espressione non poco arrabiata che chiunque l’avesse vista sarebbe sbiancato dallo spavento. Anche se Nivek aveva un bellissimo viso d’angelo che aveva di sicuro erediato dal padre, se si arrabbiava il suo sguardo e il suo bel volto assumevano una ballezza adir poco algida.
Amra –Comunque sia è giusto che tu lo sappia legendo gli ultimi dirai della mamma ho scoperto che lei per un periodo, quattro mesi, lei è stata in un mondo che si chiama Ivalice. Questo posto poi e come l’ha descritto tu.
Nivek –Cosa!
Amra –Di la verita tu gia lo sapevi, ed è per questo che hai inventato tuta questa storia di venire qui. Tanto in questo pondo ci siamo gia stati parecchie volte anche se non l’abbiamo esplorato tutto.
Nivek –Sai avvolte mi fai paura… tu sei come la mamma, ti si puo dire tutto ma a te non sfugge niente centri sempre il punto.
Amra –Non so che dirti io sono fatta così. Faccio solo quel che sento giusto di fare nulla in più nulla in meno. Sai pure che…
Nivek –Lascia stare.
Amra –Se vuoi ti accompagno in questo mondo e…
Nivek –D’avvero lo faresti?
Amra –Hei! Dopo tutto siamo fratello e sorella, come potrei abbandonarti?
Nivek –Grazie!
Amra –Ora però non metterti a piangere, se no questa che storia sarebbe?
Nivek –Non sono quel tipo persona dalla lacrima facile e tu lo sai.
Amra –Però hai la faccia da bravo ragazzo.
Nivek –Più che altro da paladino.
Amra –Se… cavaliere in armatura senza macchia e tutto onore?!
Nivek –Dimentichi che noi discendiamo da una famiglia guerriera e come tali siamo stati educati.
Amra –FORTUNATAMENTE NON ABBIAMODOVUTO SUBIRE IL LAVAGGIO DEL CERVELLO COME L’AVUTO IL NONNO!
Nivek –Se ti sentiva il nonno o papà si incazzavano di brutto.
Amra –E tu lasciali incazzare, che faccino quello che voglio.
Nivek –Più tosto visto che ci troviamo a Pallet che ne dici se andiamo a trovare Egadi e Rasch?!
Amra –Ah! Chi sa perché me lo sentivo che la vresti detto!
Nivek –Non mi dire che che non li sopporti?
Amra –RASCH NO! Egadi poi è una mia amica.
Nivek –Perché non sopporti Rasch?
Amra –Perché è un povero coglione sfigato.
Nivek –Per me è un amico.
Amra –Ma se semrate più che amici, due gemelli identici.
Nivek –La stessa cosa vale per te e Egadi, poi quella è un acidona.
Voce 1# -Qui chi sarebbe l’acidona Gabr…
Nivek –Ehi! Non ti azzardarmi a chiamare in quel modo.
Voce 1# -Se no che mi fai mi sculacci?
Nivek –Lo sai che sei odiosa?
Voce 1# -Non quanto te Gabry!
Amra –Ciao Egadi!
Voce 1# -Ciao Amra.
Amra –Sei capitata a fagiolo!
Egadi –Giusto in tempo per fagli una cazziata.
Nivek –Questo lo dici tu.
Egadi –Gabra sta zitto, che non così dai solo aria alla bocca!
Nivek –Mamma mia quando…
Egadi –Ancora parli ma non ti avevo ordinato di stare zitto.
Nivek –Che donna gelida.
Amra –Certo che litigate come due piccioncini.
Nivek-Egadi –AMRA STA ZITTA… IO CON LUILEI NEANCHE PER SOGNO.
Amra –Però siete una coppia che scoppia!
Nivek-Egadi –PIANTALA!
Amra –Susate stavo solo scherzando.
Mentre Nivek e Amra stavano parlando tra loro riguardo al fatto che forse Nivek non era il figlio biologico di Kevin, ad un certo punto Nivek fece notare alla sorella che trovandosi a Pallet potevano andare a trovare i loro amici Egadi e Rasch.
Appena Amra senti il nome di Rasch subito scatto in piedi come se avesse visto una serpe avvicinarsi lentamente a lei, il suo volto si allarmo subito, gli occhi si spalancarono in un baleno mentre la bocca si aprì ancora più velocemente degli occhi.
La ragazza non riusciva a sopportare Rasch, lo conosceva insieme al fratello da tanti anni, oltre a Rasch conosceva anche Egadi con il quare era amica per la pelle, Amra considerava Rasch un povero fallito, un galletto e un tamarro e come ragazzo non gli piaceva.
La stessa situazione c’era tra Nivek e Egadi, poiché quest’ultima chiamava da sempre Nivek con l’abbreviativo del suo secondo nome, cosa che Nivek non riusciva a sopportare, quande che si mise a parlare con la sorella di Rasch dopo diche passo a parlare di Egadi.
Amra a ogni affermazione negativa sulla sua amica da farte del fratello interveniva in sua difesa, i due ragazzi andarono avati finche non intervenne nella loro conversazione la loro amica Egadi, che sentendo quello che Nivek stava dicendo su di lei decise di intromettersi e di dare una bella lezzione al ragazzo.
Sapendo che Nivek non sopportava di essere chiamato “Gabry”, Egadi lo provocò, così facendo i due ragazzi iniziarono a punzecchiarsi come due bamini dell’asilo, la cosa ando avanti per un po’ finche poi Amra non decose di farli smettere dicendo una piccola frase a che attirò su essa l’attenzioni dei due ragazzi.
La situazione però venne subito diplomaticamente da persone amature quali che erano.
Egadi –Senti Nivek che ne dici di piantarla qua, e poi mi sorprende vedervi qua.
Nivek –Veramente non c’è nulla di sorprendente.
Amra –Invece è insolito per lei vederci qua.
Nivek –Perché? Infondo noi siamo originari di questo mondo.
Amra –Sarà ma ricordati che noi siamo venti qua in questo mondo solo poche volte.
Nivek –Ti sbagli qua ci siamostati anche quando eravamo sotto addestramento da parte di Mewtwo.
Amra –Però e da contare che durante il nostro addestramento noi siamo sempre stati a Villa Verde o alla Mew Island.
Nivek –Effettivamente va tenuto conto di sta cosa!
Egadi –Allora ho ragione si o no “Gabry?.
Nivek –Se proprio mi devi chiamare con un nome chiamami col mio primo nome.
Egadi –NO! Il tuo primo nome non mi piace, preferisco il secondo.
Nivek –Bhe… fa come vuoi.
Egadi –Va bene, comunque sia avete un posto dove dormire? Se no posso chiedere ai miei se vi posso ospitare.
Amra –Grazie per il pensiero Egadi ma abbiamo gia un posto dove dormire.
Egadi –E dove pernotterete?
Nivek –A Biancavilla.
Egadi –Capisco… una delle proprirta di vostra madre.
Amra –Quella casa è qualcosa di speciale per nostra madre.
Nivek –Una curiosità Egadi.
Egadi –Di pure.
Nivek –Come mai ti trovavi da questi parti? Stavi facendo una passegiata o ritornavi a casa?
Egadi –No… veramente stavo ritornando a casa, dopo aver fatto alcune cose al professor Oak.
Nivek –Interessante; che tipo di cose?
Egadi –Ma cose di laboratorio, ricerche, accudire i pokèmon.
Amra –Ti piacciono proprio i pokemon?
Egadi –Sono delle creature splendide.
Amra –Concordo con te, infondo io e Nivek le possimo capire… in parte noi simo come loro…
Egadi –Voi siete fortunati, vi invido.
E mentre il gruppetto dei tre ragazzi parlava tranquillamente tra loro del più e del meno e di varie scocchezze, qualcun altro da tutt’altra parte ma soprattutto nel mondo di Ivalice, un uomo di circa trentatre anni finemente vestito e con attegiamenti ragali e allo stesso tempo umili, si stava accingendo ad entrare in una stanza dove l’attendeva un’altra persona.
L’uomo entro nella stanza molto educatamente, guardo con aria abbastanza preocuppata l’uomo anziano che gli stava inanzi, dopo di che gli rivolse la parola chiedendogli con tono gentile cosa lo stesse affligendo.
Uomo 1# –Mio caro amico, amico potrei sapere cosa vi afflige? Se c’è qualcosa che posso fare per sollevare la vostra sofferenza ditemelo e io lo farò.
Uomo 2# -Non potreste fare nulla Maestà.
Uomo 1# -Siete sempre così ligio al dovere? E pure voi dovete sapere che è compito di un Imperatore saggio e giusto sapere se i suoi sudditi stanno bene e se sono felici, come pure dovrei sapere se sono o no felici i miei uomini.
Uomo 2# -Anche se ve lo dicessi non cambierebbero le cose.
Uomo 1# -Perché non me lo dite e forse così doloroso che non vi permette di confidarmi con me.
Uomo 2# -Perché insistere tanto?
Uomo 1# -Siete un mio amico, allora potrei saperlo?
Uomo 2# -All’unica persona che abbia mai amato.
Uomo 1# -Chi?
Uomo 2# -La conobbi più di ventanni fa.
Uomo 1# -La ragazza della foto? Capitano Basch?!
Basch –Si Larsa.
Larsa –Ce l’avete ancora quella foto? Ma come mai non l’avete dimenticata?
Basch –Perché c’è un qualcosa che ci unisce…
Larsa –Sarei lieto di rivederla.
Basch –E io di rivedere mio figlio Gabranth.
Larsa –Avete un figlio che si chiama come il vostro defunto fratello?
Basch –Si, l’ultima volta che l’ho visto fu quando nacque… di lui e di sua madre non ho più saputo nulla.
Lasra –Mi dispiace io…
Basch –Non scusatevi, sono anni che non li vedo e non so se il destino vorra farmeli rincontrare.
Lasra –Capitano, lasciate che vi cerchi io vostro figlio, ve lo devo per ciò che avete fatto, e per la promessa che vi lega a vostro fratello.
Basch –Maestà c’è solo un problema, loro non sono di questo mondo, dimenticate che la donna che ho amato era “Il Bagliore Bianco di Dalmasca”.
Lasra –La reincarnazione della dea…
I due uomini continuarono a parlare a lungo, finche poi il Capitano Basch non simise di parlare di suo figlio e passo ad altro. Larsa cerco inutilmente di carpire qualche informazione da Basch sul figlio, ma egli preferiva non parlarne chiuso com’era nella sua dura corazza, da quando gli erano stati sotratti dal destino il figlio e la sua amata, lui era visuto solo per fare il suo dovere.
Risoluto e fermo fino alla fine erano queste le sue qualità oltre a una grandissima forza di volta che gli avevano permesso di andare avanti giorno dopo giorno, non c’erano stati giorni in cui si era lamentato di ciò che gli era successo; finche una sera non gli capito di sognare il figlio.
Quella sera Basch pote vedere in sogno com’era diventato il figlio, nel sogno rimase molto sorpreso vedere il figlio diventato un giovane e forte uomo, nel sogno non vide solo il suo adorato figlio ma anche la sua amata.
Quando la rivide ne rimasse quasi folgorato nel vedere che la sua donna non era affatto cambiata anzi era felice di rivedere che la sua bellezza splendiza e misteriosa non era svanita con gli anni. Basch nel vederli si senti felicissimo ma cosi tanto che era da moltissimo tempo che non sentiva, a aveva loro informazioni, l’indomani al suo riveglio l’uomo si senti più rissolevato e di buon umore di com’era stato in quei ultimi anni.
Dopo essarsi alzato Basch indosso dei vestiti diversi da quelli che metteva di solito, i suoi vestiti erano molto semplici ma allo stesso tempo molto particolari, più dardi quando si fini di vestire, Basch si preparo un picolo bagaglio, portando con se um po’ di cibo, qualche soldo ne caso gli fosse serviti e un paio di vestiti.
L’uomo dopo aver preparato il suo bagalio si mise in cammino, lascio la città di Archades, il luogo cui viveva da quasi vent’anni, una volta fuori dalla città Basch si diresse un luogo lontano da occhi indiscreti, usando una carta-cuore aprì un varco nel quale vi entrò.
Basch improvvisamente si ritrovò in mezzo ad una radura in torno a lui ora mai era tutto buio, egli si guardo intorno per capire dove si trovava, il posto era lui sconosciuto, poco più avanti viera un piccolo sentiero che condoceva ad una cittadina di campagna.
Non sapendo che fare l’uomo decise di trascorrere la notte lì, lentamente ed poco alla tirò fuori dalla sacca che aveva con se gli oggetti che gli sarebbero serviti per accamparsi lì. Per prima cosa decise di destrarsi nel boschetto che si trovava vicino a quella radura sileziosa e buia, il boschetto in cui Basch era entrato, era piccolino ma al suo interno pullulava di cespugli ed di erbacce.
Nel busco regnava un’atmosfera quasi spetrale ed inquietante il silenzio di quel luogo era rotto solo dal gufare dei Noctow e degli Hoothoot oltre a questi c’erano anche altre creature, sui rami degli alberi se si guardava attentamente si poteva intravedre qualche ragnatela e il suo tessitore, uno Spinarak o la sua versione evoluta Ariados.
Oltre agli Spinarak si potevano intravedere sui tronchi degli alberi intenti a riposare qualche Caterpie o di Pineco, ma se non si stava attenti ci si poteva inbattere in un gruppo di Zubat, ma la cosa peggiore che poteva capitare il un luogo tetro come quello era l’incontrare qualche pokèmon di tipo fantasma.
In particolar modo bisognava far attenzione a non incontrare uno Gengar il quale si divertiva con le paure delle persone imitandone le ombre alla luce della luna.
Nel bosco si poteva incontrare anche un Houndour un pokèon di tipo buio o uno Sneasel dall’indole dispettosa, Basch vedendo quelle strane quanto mostruose creature ne rimase quasi meravigliato, lui si ricordò che anche nel suo mondo vierano delle creature simili.
Basch girò per un po’per il bosco dove ogni tanto si fermava a raccoglire qualche ramo secco caduto a terra, una volta che ne abbe raccolti un bel mucchio il capitano Von Ronsenberg usci velocemente dal boschetto, finalmente fuori l’uomo alzo casualmente lo sguardo verso il cielo che era cosi pieno di stelle che faceva rimanere senza fiato chi lo guardava.
Il cielo stellato quella sera era splendido sembrava una distesa di tanti diamanti su uno spedido manto scuro, se veramente fossero state ragiungibili quelle stelle, un uomo o donna qualsiasi si sarebbero percipitati a racogierne una manciata. Eppure non si poteva, loro erano là fisse in un cielo che apparteneva a tutti, di sicuro anche i più avdidi vedendo quella notte cosi tranquilla nel suo splendore avrebbero voluto salire in gielo per poter raccogliere una mancianta di quelle stelle e la loro polvere per tenerla tutta per se o per donarla alla persona più cara a loro.
Quella notte senza nuvole a Basch ricordava molto le notti del suo mondo Ivalice, il cielo del suo mondo non aveva nulla da invidiare a quel cielo che stava ammirando là in quel modo a lui sconosciuto.
Il capitano Von Raonsemberg ammirava quasi incantato il cielo estivo di quella sera d’estate, anche mentre cerca di accendere il fuoco con i rami di lagna secca che aveva trovato nel boschetto vicino a quella radura dove si trovava, non smetteva di fissare quel cielo.
Anche quando fu accesso i fuoco, egli si sedette a torno ad esso, lui smise per qualche minuto di guardare il cielo e posò il suo sguardo sulle fiamme del fuoco che aveva da poco acceso, le fiamme erano così belle e incantevoli che sembravano che parevano danzare ininterrotamente distorbate solo dal vento che suffiava un po’ quella sera.
Basch sembrava così preso a guardare il fuoco che non sia accose che a poco a poco il sonno stava sopragiungendo ed avendo la meglio su di lui, lui che era un uomo così pensieroso che per tutta la vita non aveva fatto altro che esseguire i compiti che gli avevano affidato, più volte nella sua testa aveva pensato alla sua famiglia, al suo defunto fratello gemello di cui lui aveva assunto la sua identita sulla esplicita richiesta di quest’ultimo in punto di morte.
Quando era morto suo fartello Basch era insieme a Larsa sulla Stralh, la su quell’aereonave Basch aveva detto addio amaramente a suo fartello on il quale era riuscito a chiarirsi, sembrava tutto un gioco del destino tutto ciò che era successo ma non era così, ma quei avvenimenti che avevano scegnato in modo particore la vita del Capitano Von Ronsemberg erano veramente accadute.
Il Capitano ancora non sapeva ancora quall’era la vera verità sulla donna che amava e sul figlio che aveva avuto da lei, poiché i figli avuti da questa donna non era uno come lui credeva ma bensi due, l’altro bambino che era nato insieme a Gabranth era il suo gemello.
Di questo bambino non si sapeva nulla tranne qualche eccezione fatta per alcune persone, ma il destino da dietro a questa facenda muoveva i suoi fili, fili he siintrecciavano tra loro per formare un goroviglio così fitto che era difficile dire da dove iniziava e dove finiva.
Quel che si sapema in merito a questa storia che era iniziata con una semplice avventura ma che presto avrebbe riportato alla luce fantasmi del passato e scheletri nel armadio, i quali erano rimasti dimenticati per quasi vent’anni.
Il sole stava ora mai sorgendo sulla radura in cui si era accampato Basch il quale stava ancora dormendo, a canto a lui cerano i resti del fuoco che aveva acceso durante la notte. Ciò che rimaneva del fuoco erano molta cenere bianco-grigia e qualche tizzone coperto da una leggede cenere bianca, che sotto essa era ancora accesa, oltre ai tizzoni e qualche carbone spento cera anche qualche pezzo di legna quasi bruciata.
Basch distesso sull’erba dormiva ancora, ingnaro di cosa gli sarebbe di li a poco successo. Da lontano una figura di un ragazzo presso a poco vamtenne, alta quanto Nivek e uguale in viso a lui, tranne che per i capelli cortissimi e la maschera che a differenza di Nivek , lui non indossava.
Questo ragazzo aveva un aria tranquilla quanto un aspettto angelico, il suo nome era Christofer, abitava a Pallet Town nella casa “Biancavilla”.
Questo ragazzo era un bravissimo allenatore che ogni tanto amava dare una mano al laboratorio del professor Oak; inoltre era un ottimo amico di Egadi e di Rasch e della faiglia Ketckum. Spesso Christofer era sopranominto Noy a causa del suo secondo nome, lui era un ragazzo tranquillo per certi versi anche un po freddino ma molto realista e diplomatico era un abile stratega e un ottimo amico.
Su certe cose era molto riservato soprattutto per quando riguardava la famiglia, cosa sulla quale era molto succiettibile, anche lui come Nivek ed Amra aveva dei spettacolri poteri, i quali pero lui li usava solo per alcune cosa.
Per com’era datto Christofer aveva un successo strepitoso sulle donne, non c’era ragazza a Pallet che non aveva perso la testa per lui, i suoi modi raffinati ed eleganti avevano un certo non so che di cavalleresco. Christofer non era mai scortese o maleducato ne irrispetto, egli era sempre impeccabile nonostante chi li stesse di fronte potesse essere un balordo o un cafone, egli non si sminuiva mai era per certi versi molto umile e fermo su aprecchie cose.
Sembrava una persona di altri tempi, quasi un cavaliere in armi pronto a difendere i più deboli, non a caso anche Egadi non era stata immune a questo suo fascino, la ragazza aveva perso letteralmente la testa per lui anche se manteneva fissi i piedi in terra.
Il cognome di Christofer era anche il cognome della madre… Falcar, per la quale lui aveva un profondo rispetto e un legame indissolubile… si ra alllontanato dalla sua famiglia all’età di dieci anni per seguire una carriera e un fururo da allenatore cosa che lui non aveva mai rimpiando.
La sua era stata una scelta criticata molto dal padre, ma Christofer non si era fatto problemi al riguardo, dopo aver salutato la sua famiglia egli era partito, erano passati quasi dieci anni da quando aveva lasciato la sua famiglia, lui in tutto questo suo tempo aveva vissuto moltissime avventure ed era riuscito nel suo scopo diventare un Master di Pokèmon.
Ma cio che non sapeva che il destino quella mattina gli aveva riservato una sorpresa con i fiocchi che avrebbe camiato la vita.
   
 
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