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Autore: Phoenixstein    20/04/2014    4 recensioni
“Eccolo, ci siamo!” pensò Stiles, non appena la longilinea Chevy Camaro nera ebbe svoltato nel parcheggio dell’asilo. Tutti i suoi bambini aspettavano davanti al portone tenendosi per mano, come lui gli aveva insegnato. Era importante che quei piccoli vulcani stessero buoni buoni, almeno in quel momento, sotto gli occhi dei genitori orgogliosi che li venivano a prendere.
Stiles aveva sempre ritenuto poco professionale l’idea di uscire con uno di loro, ma Derek… beh, Derek era lo zio di Arya e costituiva la sua unica, clamorosa eccezione. Non che ci uscisse con lui, purtroppo. Non ancora.
/// AU: maestro d'asilo!Stiles & zio!Derek ///
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa cosina ad un cupcake in particolare :3

Grazie per i prompt, spero di non deluderti ç.ç

 

 

 

I piu' belli del mondo

 

 

“Eccolo, ci siamo!” pensò Stiles, non appena la longilinea Chevy Camaro nera ebbe svoltato nel parcheggio dell’asilo. Tutti i suoi bambini aspettavano davanti al portone tenendosi per mano, come lui gli aveva insegnato. Era importante che quei piccoli vulcani stessero buoni buoni, almeno in quel momento, sotto gli occhi dei genitori orgogliosi che li venivano a prendere.

Stiles aveva sempre ritenuto poco professionale l’idea di uscire con uno di loro, ma Derek… beh, Derek era lo zio di Arya e costituiva la sua unica, clamorosa eccezione. Non che ci uscisse con lui, purtroppo. Non ancora.

Di recente erano diventate rare le volte in cui era mamma Laura a portare la piccola a casa, e Stiles non poteva che essere grato a qualunque fosse la causa di quel cambiamento. La carrozzeria dell’auto scintillava sotto i raggi del sole caldo di primo pomeriggio e Derek uscì dall’abitacolo stringendo in mano la sua giacca di pelle. La infilò con movimenti fluidi – Stiles che registrava ogni dettaglio da lontano – e si avviò verso il portico dell’asilo.

Arya si alzò sulle punte delle ballerine blu e cominciò ad ondeggiare felice sul posto, riconoscendo lo zio. Derek se ne accorse e la sua bocca si spalancò in un sorriso scolpito nella luce. La bambina si voltò verso il maestro Stiles per chiedere il permesso, e lui non poté fare altro che annuire con tenerezza. Arya corse incontro al suo bellissimo zio per saltargli fra le braccia. Lui scoppiò a ridere, sorreggendola con presa sicura e sfiorandole il naso con il suo. «Guarda nel mio taschino, tesoro. C’è qualcosa per te…»

Gli occhi di Arya si colmarono, se possibile, di ancor maggiore gioia. Tastò la tasca con la manina e trovò un cioccolatino al latte che garantì a Derek lo squittio felice della nipote e un bacetto a fior di labbra.

Stiles, col cuore di panna che si ritrovava, rischiava di sciogliersi in lacrime da un momento all’altro. Tutto quello era di una dolcezza disarmante. Si ritrovò a sorridere, commosso, senza riuscire a smettere di osservare la scena. Gli occhi di Derek si alzarono verso di lui, per nessuna regione apparente, e lui si sentì le guance andare a fuoco come un bambino di cinque anni. Distolse lo sguardo perché dovette aiutare il piccolo Matty a chiudere lo zainetto nuovo, lui non lo faceva mai da solo dato che aveva paura di pizzicarsi le dita. Quando anche quella faccenda fu sistemata, Stiles poté solo accorgersi che zio e nipote gli davano già le spalle. Sospirò e mise su la sua espressione più cordiale mentre la mamma di Jonah gli chiedeva se suo figlio quel giorno avesse fatto i capricci. «Solo un po’, signora. Non sia dura con lui, comincia ad abituarsi al nuovo ambiente.» disse, accarezzando il diretto interessato dalla testolina bionda.

 

 

Era arrivata l’ora del disegno a piacere. Un ritaglio di tempo scandito dalle canzoni dei cartoni animati, giusto dopo il pranzo, in cui i bambini potevano rilassarsi e dare sfogo alla loro fantasia. Spesso finivano con fare la gara a chi faceva il disegno più bello, sventolando i loro lavori sotto il naso del maestro Stiles. Lui, dal canto suo, sapeva quanto i pargoli ci tenessero, perciò si prodigava ogni volta ad interpretare quei capolavori d’arte moderna e a darne giudizi entusiasti.

«Oh, Shawn! Questo è un…» roteò il foglio fra le mani, stringendo le labbra l’una contro l’altra nel tentativo di capire cosa volessero rappresentare quelle linee scomposte «…cavallo? Sei tu che vai al galoppo?»

Il bambino scosse la testa e ribatté, come se fosse la cosa più ovvia del mondo: «Ma nooo! Quello è un robot con la testa azzurra!»

«Oh, accidenti, è vero! Come ho potuto sbagliarmi? Scusami, Shawn.» si schernì l’adulto, scuotendo la testa con aria mortificata.

«Sciò tutti!» esclamò una vocina, facendosi largo fra i bambini che erano in fila alla cattedra.

«Arya! Dovresti aspettare come gli altri, non-» la riprese Stiles, troppo tardi per evitare una sorta di mini-zuffa fra lei e Louis. Si alzò e li separò immediatamente, indurendosi perché capissero che non era quello il modo di comportarsi. «Non ci si mette le mani addosso! Non voglio vedervi litigare, sono stato chiaro?»

I due bambini continuarono a guardarsi in cagnesco, Arya più battagliera che mai. Nel frattempo tutti gli altri erano tornati a sedersi, tristi perché il maestro si era arrabbiato. «Sapete cosa dovete fare, su…» aggiunse Stiles, in piedi davanti ai due birbanti.

«Ma è stata lei a cominciareee!» si lamentò Louis.

«Non è vero. Tu mi hai dato un pizzicotto!» sbottò l’altra, ringhiando come un piccolo lupo.

«Non mi interessa chi ha cominciato. Chiedete scusa. Adesso.» disse Stiles, impassibile, una mano sulla spalla di entrambi.

Dopo un paio di scuse bofonchiate, Louis raccolse dal pavimento il suo disegno e tornò a posto pestando i piedi. Arya, invece, non si mosse dalla cattedra. «Maestro, devo dirti una cosa importante.»

Stiles tornò a sedersi e lei gli fece cenno di chinarsi. Oh, evidentemente doveva trattarsi di una cosa seria, se Arya non voleva che nessun’altro ascoltasse. Con le mani a coppa attorno all’orecchio del maestro, la bambina sussurrò il suo segreto.

L’adulto spalancò gli occhi, esterrefatto. Doveva aver capito male, per forza. «Puoi ripetere, tesoro?»

«Voglio che diventi il fidanzato di zio Derek.» ripeté lei, con maggior convinzione, per poi guardarlo con un sorrisetto sornione in attesa di risposta.

Stiles scoppiò in una risatina nervosa. «Io? Come mai?» A volte si convinceva davvero che i bambini avessero delle capacità di comprensione alquanto inquietanti.

«Perché io dico sempre a zio che sei il maestro più bello del mondo e lui ha detto che è vero. E lui è lo zio più bello del mondo, allora dovete essere i più belli del mondo insieme!»

Per quanto Stiles avesse da ridire sulla spropositata bellezza che gli veniva attribuita, dovette ammettere che il ragionamento di Arya filava. Le accarezzò il mento fra pollice e indice, senza sapere cosa dire, e la bambina lo prese come un cenno di approvazione.

 

 

Ok. Decisamente non riusciva a crederci. Era dentro la Camaro. Lui. Strinse la mano attorno alla pelle del sedile e la sentì scricchiolare al tocco, segno che doveva essere vero, tutto vero.

Si girò ad osservare Derek alla guida, gli occhiali da sole a conferirgli quell’aria da bello e dannato. Non che ne avesse bisogno, aveva quell’aria addosso a prescindere, eccetto quando sorrideva per la nipotina. Allora veniva fuori tutto il calore del suo cuore, smisurato, pieno di colore, e Stiles si riteneva fortunato abbastanza per essere stato in grado di coglierlo. Si lasciò sfuggire un sospiro mentre rifletteva su quelle cose.

Non avrebbe mai pensato ad un modo migliore per passare il suo giorno libero. Derek non parlava molto e non era più gentile del necessario, ma il modo schietto in cui lo guardava e gli si rivolgeva valeva più di ogni finta smanceria offerta in cambio di un pomeriggio di sesso facile. Stiles sperava davvero di aver superato quella fase della sua vita e di aver finalmente trovato un candidato serio, quello che sarebbe potuto diventare un fidanzato vero. E poi, dato non trascurabile, non aveva intenzione di deludere le fervide aspettative della piccola Arya.

«Mi sa che gliene dobbiamo una.» ragionò ad alta voce, per poi accorgersi – nel panico – che forse era stato un po’ avventato.

«Sì. Il raggio di sole ha fatto centro.» annuì invece Derek, piegando appena le labbra in un sorrisetto sghembo che Stiles stipò immediatamente nel cassetto mentale delle meraviglie.

 

 

   
 
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