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Autore: myskinnylove    20/04/2014    8 recensioni
If you remember me, then i don't care if everyone else forgets.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazze, scusatemi per il ritardo ma ho avuto dei problemi in famiglia e non sono riuscita
ad aggiornare prima di oggi,
perdonatemi.
Il capitolo però è abbastanza lungo e spero di essere stata brava,
spero anche che vi piaccia.
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Broken Arrow

Capitolo 2
 
Felicity indossava una t-shirt di Oliver e i pantaloni della tuta che qualche settimana fa aveva lasciato nell'armadietto vicino alle scale per i suoi allenamenti.
Girovagava per il covo senza una meta precisa, era sola e pensierosa. Si fermò immobile ad osservare il costume di Oliver, del suo eroe, una lastra di vetro la divideva da quel famoso cappuccio verde.
Aprì lentamente la teca, spinta da qualche forza misteriosa a toccare quella divisa che ogni notte Oliver indossava.
Al tatto la stoffa era ruvida e dura, chiuse immediatamente la teca quando sentì la porta aprirsi.
Oliver scendeva le scale con una busta in mano.
Era da quando si era risvegliata che Oliver se ne era andato, sicuramente per andare alla Queen C. o per stare con Laurel o magari per passare del tempo con Sarah. Abbassò gli occhi stanca di pensare a tutte le belle donne che circondavano Oliver, consapevole che non sarebbe mai stata l’unica per lui.
Oliver rallentò e la osservò attentamente prima di posare il sacchetto con la cena sul tavolo della sua postazione.
«Felcity,» la richiamò, ma lei non rispose «Felicity!» quasi urlò facendola sobbalzare.
«Che succede?»chiese allarmata. Oliver non rispose, si voltò sospettoso della poca attenzione della bionda e aprì il sacchetto tirando fuori diversi piatti cinesi takeaway  «Spero ti piaccia il cinese.» commentò.
«Ad essere onesta non mi piace. Ogni volta che assaggio il sushi penso ai miei pesciolini rossi, che riposino in pace, poverini.»
«Farai uno sforzo.» disse senza far trapelare nessuna emozione, come faceva sempre.
Felicity sospirò, davvero non le piaceva il cinese ma soprattutto non aveva fame. O forse non voleva passare del tempo da sola con Oliver, la faceva sentire come se fosse un peso.
«Oliver…» si avvicinò cautamente, torturando i laccetti della tuta «Posso andare a casa a cenare, non sei costretto a stare con me, sto davvero meglio. Ciò che non uccide fortifica!»
Oliver la fulminò con lo sguardo, non poteva immaginare di star lontano da Felicity, la paura di poterla perdere non aveva fatto altro che aumentare la voglia che aveva di stare con lei «Non se ne parla.» riuscì a dire. Non era riuscito a proteggerla come lei meritava. «Volevo ringraziarti.» disse con tono duro.
Felicity lo guardò meglio come per cercare di capire a cosa si riferisse. «Per cosa?»
«Per esserti beccata un proiettile avvelenato al posto mio.» continuò senza guardarla, aveva paura di perdersi nei suoi occhi sinceri e puri.
«Lo rifarei anche in questo momento.»
Oliver rimase a bocca aperta e si voltò a guardarla. Sconvolto da quelle parole, Felicity avrebbe provato tutto quel dolore di  nuovo solo per lui.
«Non guardarmi così.» lo riprese da quel momento «Lo rifarei anche centinaia di volte.»
«Grazie.» disse stringendo improvvisamente la sua mano. Lei ricambiò sorridendo.
«Però io cinese non mangio.» incrociò le braccia interrompendo il contatto con la mano calda di Oliver.
Aveva paura di lui, ma che, non di lui ma dei forti sentimenti che provava per lui.
Si sentiva attratta da lui come una calamita e stare a contatto con la sua pelle non la aiutava, staccarsi e correre ai ripari era l’unica cosa che le riusciva meglio.
Oliver la guardò allontanarsi verso il grande armadio dove tenevano diversi oggetti.
La piccola donna prese una sedia per raggiungere il punto più alto, dove c’era il suo borsone.
Lo guardò e si alzò in punta di piedi sulla sedia, il dolore all'addome si fece sentire, chiuse gli occhi per un attimo, rialzò il viso e fu in quel momento che le forze le mancarono. Avrebbe dovuto ascoltare Oliver e mangiare qualcosa, era dalla sera precedente che non toccava cibo.
Fece un passo indietro e la sedia si mosse facendola cadere, ma come solo Oliver riusciva a fare, la salvò, stringendola tra le braccia.
I loro nasi si sfiorarono, si guardarono come per conoscersi la prima volta, si osservarono intensamente le iridi scoprendo emozioni a loro sconosciute.
Oliver la stringeva forte, una forma contorta per lui nel sentirla vicina, quando si accorse che le stava facendo male la rimise subito con i piedi per terra. «Ti ho fatto male?» chiese preoccupato guardando Felicity.
«No, non mi hai fatto male.»  si spostò una ciocca dietro i capelli.
Oliver allungò il braccio e prese il borsone senza fatica «A cosa ti serve?»
«Torno a casa.» rispose.
«Non puoi, prima mi devi una cena.» sorrise indicando la cena cinese.
Stava per rispondere ma qualcuno scese velocemente le scale… Sarah.
«Hey!» salutò Felicity, poi si diresse verso Oliver e lo baciò. Felicity abbassò lo sguardo, poi mise in spalla il suo borsone e prese il cappotto ancora sporco di sangue, ma era l’unico che aveva a disposizione.
«Bene, vi lascio soli, buona serata!» spostò i lunghi capelli da una parte e se ne andò, senza voltarsi.
Oliver la vide andare via e si maledì fortemente per averla lasciata andare così. Ferita e senza forze.

 
*** 


Felcity era tornata nel suo appartamento, non sapeva come ma aveva gli occhi offuscati dalle lacrime.
Si asciugò in fretta quelle lacrime che definiva inutili e stupide, piangere per una cosa che non esisteva nemmeno. Lei e Oliver, loro, non sarebbe mai esistito un “loro”.
Così andò in bagno e ci buttò il cappotto sporco, si lavò il viso e si soffermò per un attimo a guardare il suo riflesso. Lei non era il tipo di donna che interessava a Oliver, Laurel lo era, Sarah anche, Isabel. Ma lei no, continuò a guardarsi non riconoscendosi completamente nella ragazza che vedeva dall'altra parte.
Sospirò stanca di quei pensieri, tornò in salotto e si sdraiò sul divano, alzò lentamente la maglietta, dalla fasciatura si vedeva una chiazza di sangue farsi sempre più grande  «Porca vacca.» borbottò cercando di osservare meglio la ferita, poteva cambiare la garze. Si tolse la maglietta e incominciò a togliere la fasciatura. Riusciva quasi a vedere la ferita, però quella nella schiena le era completamente irraggiungibile alla sua vista.
Prontamente il campanello suonò nel momento meno opportuno. Abbassò velocemente la maglietta facendo aderire alla ferita ancora fresca la stoffa. Guardò dallo spioncino e vide Oliver. Deglutì in preda al panico.
Aprì la porta, e si affacciò senza dar a vedere il suo salotto, dove sul tavolo c’era il kit di pronto soccorso.
«Oliver, qual buon vento!» cercò di sorridere.
«Ho portato la cena.» fece vedere la scatola della pizza.
«A dire il vero avevo da fare, sai com'è, ho molta polvere da nascondere sotto al tappeto.» gesticolò con le mani.
«Felcity.» la sua espressione diventò seria. Si insospettì dal tono di voce della ragazza.
«Sicuramente Sarah ti sta aspettando. Grazie per la cena.» prese la pizza dalle mani di Oliver e si chiuse la porta alle spalle. Lasciandolo lì completamente allibito.
Bussò con forza, arrabbiato. Felicity non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.
«Hai dimenticato qualcosa?» riaprì la porta.
«Fe li ci ty.» scandì bene il suo nome come solo Oliver Queen poteva fare. «Fammi entrare.» la guardò serio, la bionda si arrese, sapendo che non ci sarebbe stato scampo.
Fece un lungo passo e si fermò ad osservare il suo salottino. Poi focalizzò i suoi occhi sul kit .
«So che non è come casa tua però… »stava per continuare, ma Oliver la fulminò con lo sguardo.
«Che cosa ci fanno queste qui?» prese dal tavolo le bende.
«Stavo cambiando le fasce alla ferita.» alzò la maglietta per guardare il punto dove Diggle era intervenuto, sanguinava. Oliver si tolse la giacca velocemente e tirò su le maniche della camicia.
«Fammi vedere.» ordinò prendendo il disinfettante. Si avvicinò per osservare meglio la ferita, non aveva un bell'aspetto e lui era preoccupato. «Ti fa male?» domandò.
«No…Aia!» urlò quando Oliver passò con un batuffolo di cotone bagnato dal disinfettante sopra la ferita.
Felicity lo osservava mentre si concentrava sulla sua stupida ferita, come poteva un uomo mandarla così tanto in crisi?
Cos'aveva Oliver che le faceva tremare le gambe ogni volta che la guardava? Perché solo lui riusciva a farle questo effetto?
Troppe domande e nessuna risposta.
Oliver continuò a disinfettare la ferita della schiena, però Felicity aveva lasciato il mondo reale da un po’, stava fantasticando su cose che non sarebbero mai successe.
«Fatto.» prese le bende e iniziò a fasciarle la vita, stritolandola. Passò le braccia dietro a lei, e per qualche secondo riusciva a sentire il suo respiro delicato sulla sua pelle, una scossa di brividi partì lungo la sua schiena. Aveva voglia di stringerla a se e baciarla. Con Sarah non aveva questi desideri, non più da tempo ormai.
Stava sbagliando tutto con Felicity.
«Grazie.» sorrise abbassando la maglietta, si trovava quasi petto a petto con Oliver. La sua figura forte e sicura la copriva completamente, quei muscoli che trasparivano dalla camicia la fecero avvampare di imbarazzo.
«Mangiamo la pizza?» si spostò velocemente.
Si accomodarono sul divano, Felicity accese la tv e cenarono chiacchierando come due buoni amici.
Ecco, l’essere buoni amici creava barriere indistruttibili.
Odiava essere definita amica, sembrava essere solo quello: “una buona amica”.
Oliver se ne andò a notte tarda.
Fu quando cercò il pigiama che capì perché era considerata da tutti solo una buona amica.
Il suo armadio era così banale e tremendamente casto. Pochi vestiti le davano l’aria da vera donna, e poi doveva smettere di legare i capelli.


La mattina seguente Felicity era totalmente diversa, entrò alla Queen C. con i capelli sciolti e mossi, gonna stretta a vita alta, con una bella camicetta, le scarpe erano più alte del solito e più accattivanti.
Si sentiva invincibile, sembrava aver dato una svolta alla sua figura, non voleva più essere “una buona amica” per Oliver, voleva fargli capire che Felicity Smoak sapeva essere un tipo da Oliver Queen.
Aveva attirato un po’ gli sguardi dei colleghi che lavoravano sul suo stesso piano.
Sorrise soddisfatta.
Oliver era già nel suo ufficio alzò lo sguardo e rimase completamente imbambolato.
«Buongiorno.» entrò la bionda sorridendo.
«Felicity, cosa ci fai qui?» chiese Diggle, preoccupato.
«Diggle, quello che fate voi, lavoro.» rispose.
«Devi riposarti.» commentò Oliver, squadrandola dalla testa ai piedi.
«Starò tutto il giorno seduta a quella scrivania, mi riposerò abbastanza.» sorrise andandosene, lasciando la vista del suo bel lato b stretto da quella gonna nera aderente.
Quella mattinata molti dipendenti della QC erano passati a chiedere favori a Felicity, o semplicemente a fare due chiacchiere con lei, Oliver torturava una penna, mentre vedeva Jack, un tipo davvero poco affidabile continuare a insistere.
Si alzò con passo veloce e si avvicinò alla scrivania di Felicity.
Si voltò e guardò Jack il più serio possibile, lui sorrise dicendo «Buongiorno signor Queen.»
“Buongiorno un cazzo”
«Buongiorno, non ha nulla su cui lavorare?» chiese scorbutico.
Il ragazzo si dileguò velocemente. Felicity lo guardò sconvolta dalla sua freddezza «Oliver, ma ti sembra il modo?»
“Ma ti sembra il modo di flirtare con gli altri davanti a me, Felicity?”
«Devi seguire tutti gli spostamenti, i tabulati telefonici, tutto quello che riguarda Sebatian Blood.»
«Va bene.» rispose senza guardarlo negli occhi.


Oliver stava aspettando Felicity davanti all'ascensore, dovevano andarsene al covo per prepararsi alla notte.
Felicity appena lo vide raccolse le sue cose e corse verso di lui.
«Allora, da quello che ho trovato…» sbloccò la schermata del suo tablet.
Jack entrò interrompendo la bionda, che subito si zittì. Oliver lo torturò con lo sguardo.
«Fel, allora ti va di cenare insieme?» chiese mettendosi in mezzo ai due.
Felicity fu colta impreparata e iniziò a balbettare qualcosa di indecifrabile, Oliver strinse le labbra e con un movimento veloce, prima che le porte dell’ascensore si chiudessero, colpisce i fascicoli che il moro aveva in mano, lui si precipitò a prenderli fuori dall'ascensore.
Pigiò velocemente il bottone che portava al piano terra.
«Di nuovo?» chiese Felicity.
«Da quando ti chiami Fel?»
«E’ un soprannome.» rispose indispettita la piccola bionda.
Uscirono velocemente per dirigersi alla macchina, Dig li stava aspettando per andare al covo.
Oliver aprì la portiera e Felicity entrò, si accomodarono uno accanto all'altro.
«Bene, ti stavo dicendo che …»
«Buona sera.» una voce a loro sconosciuta interruppe Felicity, sgranò gli occhi, non era Diggle.
«Non vi muovete.» ordinò estraendo una pistola, puntata dritta in fronte.




 
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Eccoci alla fine del capitolo 2, (captain ovvio)
vi ringrazio di cuore per aver letto tutto il capitolo
e se vi piace, potete anche farmi sapere cosa ne pensate lasciando una recensione
aprezzo anche consigli e critiche molto volentieri.
Parlando del capitolo; vediamo un Oliver molto più vicino a Felicity.
Sta per succedere qualcosa nel cuoricino di Oliver?
magari nei prossimi capitoli ci sarà una svolta.

Vi anticipo solo che ci saranno molte scene di salvataggio!!!
  
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